La sulfasalazina (o sulfasalazopiridina) è un farmaco appartenente alla classe dei sulfamidici (chemioterapici antibatterici).
Tuttavia, la sulfasalazina non è impiegata come antibatterico, bensì come farmaco antinfiammatorio.
Sulfasalazina - Struttura Chimica
Infatti, una volta assunta per via orale, la sulfasalazina subisce metabolismo riduttivo da parte dei batteri intestinali e viene convertita in sulfapiridina (un sulfamidico ad azione antibatterica) e in acido 5-amminosalicilico (o 5-ASA, conosciuto anche come mesalazina), un farmaco antiinfiammatorio non steroideo (o FANS).
Pertanto, la sulfasalazina è considerata un profarmaco.
Indicazioni
Per Cosa si Usa
L'utilizzo della sulfasalazina è indicato per:
- Trattamento della colite ulcerosa di lieve e media entità;
- Terapia aggiuntiva nel trattamento della colite ulcerosa grave;
- Prevenzione delle ricadute della colite ulcerosa;
- Morbo di Crohn;
- Artrite reumatoide.
Avvertenze
Durante la terapia a base di sulfasalazina, sono stati riportati casi d'insorgenza d'infezioni gravi (fra cui polmoniti e sepsi) correlate a mielosoppressione (soppressione del midollo osseo). Pertanto, qualora si sviluppi un qualsiasi tipo d'infezione, il trattamento con la sulfasalazina deve essere immediatamente sospeso.
Prima di cominciare il trattamento con sulfasalazina e per tutta la durata dello stesso, devono essere eseguiti regolari controlli della funzionalità epatica e renale e della crasi ematica.
La sulfasalazina non dovrebbe essere somministrata a pazienti con disfunzioni epatiche e/o renali e/o con discrasie ematiche.
Va usata cautela nella somministrazione della sulfasalazina in pazienti affetti da asma bronchiale o con allergie gravi.
Qualora compaia un qualsiasi tipo di reazione allergica, il trattamento con sulfasalazina deve essere immediatamente interrotto ed è necessario contattare subito il medico.
L'utilizzo della sulfasalazina in bambini affetti da artrite giovanile a esordio sistemico può favorire l'insorgenza della malattia da siero, pertanto, il farmaco non deve essere utilizzato in questa categoria di pazienti.
I pazienti che hanno carenza dell'enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi - e che sono in terapia con sulfasalazina - devono essere attentamente monitorati a causa del rischio d'insorgenza di anemia emolitica.
Poiché la sulfasalazina può causare cristalluria e calcoli renali, durante il trattamento con il farmaco è bene assumere molti liquidi.
La sulfasalazina può conferire alle urine e alla cute una colorazione giallo-arancio.
A causa della presenza del derivato salicilico (5-ASA), quando la sulfasalazina è somministrata a pazienti già in terapia con farmaci anticoagulanti, è necessario eseguire costanti controlli medici.
Interazioni
La sulfasalazina può ridurre l'assorbimento di acido folico e digossina (un farmaco impiegato per aumentare la forza di contrazione del cuore).
La sulfasalazina può interferire con farmaci impiegati nel trattamento del gozzo, con alcuni tipi di diuretici e con gli ipoglicemizzanti orali.
La somministrazione concomitante di sulfasalazina e di tiopurine o aziatropina aumenta il rischio d'insorgenza di mielosoppressione.
La somministrazione contemporanea di sulfasalazina e metotrexato per il trattamento dell'artrite reumatoide può aumentare il rischio d'insorgenza di effetti collaterali di tipo gastrointestinale.
In qualsiasi caso, è comunque bene informare il medico qualora si stiano assumendo - o siano stati recentemente assunti - farmaci di qualsiasi tipo, compresi i farmaci da banco e i prodotti erboristici e/o omeopatici.
Effetti Collaterali
La sulfasalazina può indurre vari tipi di effetti collaterali, anche se non tutti i pazienti li manifestano. Ciò è dovuto alla diversa sensibilità che ogni persona possiede nei confronti del farmaco. Perciò, non è detto che gli effetti avversi si manifestino tutti e con la stessa intensità in ogni individuo.
Di seguito, sono riportati i principali effetti indesiderati che si possono manifestare durante il trattamento con sulfasalazina.
Mielosoppressione
Il trattamento con sulfasalazina può indurre mielosoppressione che può portare a:
- Leucopenia, cioè la diminuzione del numero di globuli bianchi nel circolo ematico, con conseguente aumentata suscettibilità alla contrazione d'infezioni;
- Piastrinopenia, ossia la diminuzione del numero di piastrine nel circolo sanguigno, con conseguente aumentato rischio d'insorgenza di sanguinamenti anomali e/o emorragie;
- Agranulocitosi, cioè la diminuzione del numero di granulociti nel sangue;
- Anemia aplastica;
- Anemia emolitica;
- Anemia megaloblastica;
- Ipoprotrombinemia, ossia una patologia del sangue caratterizzata dalla carenza di protrombina con conseguenti difetti della coagulazione;
- Metaemoglobinemia.
Reazioni allergiche
La sulfasalazina può provocare malattia da siero, angioedema e anafilassi in individui sensibili.
Infezioni
La terapia con sulfasalazina può favorire lo sviluppo d'infezioni che possono portare a meningite asettica o colite pseudomembranosa.
Patologie del sistema nervoso
Il trattamento con sulfasalazina può causare:
- Mal di testa;
- Emicrania;
- Vertigini;
- Alterazioni del senso del gusto;
- Neuropatia periferica;
- Alterazioni dell'olfatto;
- Encefalopatia;
- Atassia;
- Convulsioni;
- Lesioni transitorie della colonna vertebrale;
- Mielite trasversa.
Disturbi psichiatrici
La terapia a base di sulfasalazina può causare insonnia, allucinazioni e depressione.
Patologie cardiache
Il trattamento con sulfasalazina può provocare pericardite e miocardite allergica.
Patologie gastrointestinali
Durante la terapia a base di sulfasalazina possono insorgere:
- Nausea;
- Vomito;
- Dolore addominale;
- Diarrea;
- Colite ulcerosa aggravata;
- Pancreatite;
- Stomatite;
- Parotite;
- Epigastralgia.
Patologie dei polmoni e del tratto respiratorio
Il trattamento con sulfasalazina può causare:
- Tosse;
- Dispnea;
- Dolore orofaringeo;
- Infiltrazione eosinofila;
- Malattia polmonare interstiziale;
- Fibrosi polmonare.
Infertilità
La terapia con sulfasalazina può causare oligospermia e infertilità negli uomini. Generalmente, questo effetto è temporaneo e regredisce dopo qualche mese dal termine del trattamento.
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Il trattamento con sulfasalazina può provocare:
- Prurito;
- Orticaria;
- Alopecia;
- Porpora;
- Rash da farmaci con eosinofilia e sintomi sistemici (sindrome DRESS);
- Sindrome di Stevens-Johnson;
- Necrolisi epidermica tossica;
- Esantema;
- Dermatite esfoliativa;
- Eritemi;
- Reazioni di fotosensibilizzazione.
Patologie epatobiliari
La terapia a base di sulfasalazina può favorire l'insorgenza di ittero, insufficienza epatica, epatite fulminante, epatite colestatica e colestasi.
Patologie dei reni e delle vie urinarie
Il trattamento con sulfasalazina può causare:
- Proteinuria;
- Sindrome nefrosica;
- Nefrite interstiziale;
- Nefrolitiasi;
- Cristalluria;
- Presenza di sangue nelle urine.
Altri effetti collaterali
Altri effetti indesiderati che si possono manifestare durante la terapia con sulfasalazina, sono:
- Febbre;
- Edema facciale;
- Alterazione del colore della pelle e delle urine;
- Diminuzione dell'assorbimento di acido folico;
- Pseudo-mononucleosi;
- Tinnito;
- Pallore;
- Artralgia;
- Lupus eritematoso sistemico;
- Sindrome di Sjögren;
- Periartrite nodosa.
Sovradosaggio
In caso di assunzione di una dose eccessiva di sulfasalazina possono comparire nausea e vomito. I pazienti affetti da alterazioni della funzionalità renale risultano maggiormente esposti all'insorgenza di effetti tossici gravi.
In ogni caso, qualora si sospetti un iperdosaggio da sulfasalazina, è necessario informare subito il medico o recarsi nel più vicino centro ospedaliero.
Meccanismo d'azione
Come sopra accennato, la sulfasalazina è un profarmaco che viene convertito dai batteri della flora batterica intestinale in sulfapiridina e in acido 5-amminosalicilico (5-ASA).
La sulfasalazina trova impiego nel trattamento di patologie infiammatorie proprio grazie alla liberazione del derivato salicilico.
Il 5-ASA esercita la sua azione antinfiammatoria inibendo l'enzima ciclossigenasi (o COX), in particolare, COX-1 e COX-2. Questi enzimi, infatti, sono coinvolti nella sintesi delle prostaglandine, i mediatori chimici della risposta infiammatoria. Pertanto, inibendone la sintesi, l'infiammazione cessa.
Modo d'Uso - Posologia
La sulfasalazina è disponibile per la somministrazione orale sotto forma di compresse gastroresistenti.
La dose di sulfasalazina somministrata e la durata del trattamento devono essere stabilite dal medico, in funzione del tipo e della gravità della patologia che s'intende trattare.
Di seguito, sono riportate alcune indicazioni sulle dosi di farmaco abitualmente impiegate in terapia.
Colite ulcerosa e morbo di Crohn
Negli adulti, la dose di sulfasalazina solitamente impiegata è di 1-2 g quattro volte al giorno.
Nei bambini, la dose di sulfasalazina abitualmente somministrata è di 40-60 mg/Kg di peso corporeo al giorno, da suddividersi in 3-6 dosi frazionate.
Artrite reumatoide
Per il trattamento dell'artrite reumatoide, deve essere seguito lo schema posologico prescritto dal medico.
Gravidanza e Allattamento
Poiché la sulfasalazina inibisce l'assorbimento e il metabolismo dell'acido folico, può manifestarsi deficit di acido folico nelle donne in gravidanza. Inoltre, alcuni neonati le cui madri hanno assunto sulfasalazina durante la gestazione, hanno sviluppato difetti del tubo neurale, anche se, non è ancora del tutto chiaro il ruolo della sulfasalazina nell'insorgenza di tali difetti.
In ogni caso, il farmaco non dovrebbe essere utilizzato in gravidanza a meno che il medico non lo ritenga assolutamente indispensabile.
La sulfasalazina è escreta nel latte materno e può causare effetti collaterali nei neonati, pertanto, il farmaco non deve essere utilizzato dalle madri che allattano al seno.
Controindicazioni
L'uso della sulfasalazina è controindicato nei seguenti casi:
- In pazienti con ipersensibilità nota alla sulfasalazina;
- In pazienti con ipersensibilità nota ad altri sulfamidici o ai salicilati;
- In pazienti affetti da grave insufficienza renale accompagnata da iperazotemia;
- In pazienti affetti da gravi patologie epatiche;
- In pazienti affetti da porfiria;
- In neonati e bambini con meno di 12 anni di età;
- Nell'ultimo periodo della gravidanza;
- Durante l'allattamento.