Ultima modifica 05.02.2020

Generalità

La sindrome di Angelman è una rara malattia genetica di tipo neurologico, provocata da una mutazione del cromosoma 15 materno. Si manifesta con gravi deficit intellettivi, comportamentali e motori; il paziente mostra i primi sintomi già nella primissima infanzia, ma non sempre i genitori sono in grado di accorgersene subito.

Sindrome di Angelman

Figura: un bambino con sindrome di Angelman. Dal sito: armyofangels.org

Ai primi sospetti di qualcosa di anomalo, è quindi bene sottoporre il piccolo paziente ad alcuni test genetici, i quali sono in grado di chiarire la situazione.
Purtroppo, la sindrome di Angelman è incurabile, ma esistono delle buone contromisure che alleviano i sintomi e migliorano il tenore di vita dei malati.

Breve richiamo di genetica: il DNA e i cromosomi

Prima di descrivere la sindrome di Angelman, è bene fare un breve richiamo di genetica.

I CROMOSOMI E IL DNA

Ogni cellula di un essere umano sano possiede 23 paia di cromosomi omologhi: 23 sono materni, cioè ereditati dalla madre, e 23 sono paterni, ovvero ereditati dal padre. Un paio di questi cromosomi è di tipo sessuale, cioè determina il sesso dell'individuo; le restanti 22 paia, invece, sono composte da cromosomi autosomici. Nella loro totalità, i 46 cromosomi umani contengono l'intero materiale genetico, più noto come DNA.

Nel DNA di un individuo sono scritti i suoi tratti somatici, le sue predisposizioni, le sue doti fisiche ecc.

I GENI E LE MUTAZIONI DEL DNA

Il DNA si organizza in tantissime sequenze, più o meno lunghe, chiamate geni.

Cromosomi omologhi

Figura: l'organizzazione di un gene all'interno di una coppia di cromosomi omologhi. Una coppia di cromosomi omologhi contiene specifici geni, tutti aventi due varianti, gli alleli, occupanti la stessa posizione cromosomica e facenti le stesse funzioni (salvo mutazioni). La coppia di cromosomi di sinistra presenta due alleli uguali (entrambi azzurri); la coppia di destra presenta, invece, due alleli diversi (uno è rosso, l'altro è azzurro).

Ogni gene occupa uno specifico cromosoma e il suo omologo, in quanto è presente in due copie, dette alleli. Un allele proviene dalla madre e risiede nel cromosoma materno; l'altro allele proviene dal padre e alloggia nel cromosoma paterno.
Dai geni originano le proteine, presenti nel nostro organismo. Quando avviene una mutazione del DNA, un gene (di solito un solo allele) di un dato cromosoma può risultare difettoso e produrre, di conseguenza, una proteina difettosa, oppure mancare del tutto.

Cos'è la sindrome di Angelman

La sindrome di Angelman è una malattia genetica che colpisce il sistema nervoso e provoca deficit a livello fisico-motorio e intellettivo. Gli individui malati di sindrome di Angelman manifestano i primi disturbi poco dopo la nascita; in genere, ad accorgersene sono i genitori, i quali notano un ritardo nello sviluppo.
L'aspettativa di vita è più o meno quella di una persona sana, ma, fatta questa eccezione, non ci sono altre analogie: il paziente, infatti, è chiaramente affetto da diverse disabilità e comportamenti anomali.

EPIDEMIOLOGIA

La sindrome di Angelman è molto rara: essa colpisce una persona ogni 25.000. I primi segnali della malattia si hanno attorno ai 6-12 mesi di vita, ma, spesso, la diagnosi è molto più tardiva, tra i 2 e i 6 anni.

Cause

La sindrome di Angelman è una malattia genetica. Pertanto, la causa scatenante è un'anomalia, o mutazione, di un gene.

Il gene in questione è il cosiddetto UBE3A, situato sul cromosoma 15.

GLI ALLELI DEL GENE UBE3A

Solitamente, le cellule del nostro corpo utilizzano entrambi gli alleli per creare le proteine. In altre parole, ciò significa che entrambi i cromosomi, il materno e il paterno, sono utili e forniscono il loro contributo genetico.

Tuttavia, in alcune particolari cellule, per una questione evolutiva e non patologica, funziona un allele soltanto (paterno o materno) e il suo operato è più che soddisfacente.

Il gene UBE3A è presente in tutte le cellule del corpo umano. Come ogni gene, è composto da due alleli, uno materno e uno paterno, ugualmente funzionanti, salvo che nel cervello.

Cromosoma 15 UBE3A

Figura: un cromosoma 15 e la posizione del gene UBE3A. Dal sito: cureangelman.org

Infatti, in alcune cellule cerebrali, gli unici alleli di UBE3A attivi sono quelli materni.

IL GENE UBE3A E LA SINDROME DI ANGELMAN

Mediante test genetici, si è visto che i pazienti con sindrome di Angelman o presentano una mutazione sul cromosoma 15 materno, a livello del gene UBE3A, o non lo presentano affatto. Queste due possibili alterazioni creano meno problemi nelle cellule in cui entrambi gli alleli sono attivi; al contrario, sono deleterie nel cervello, dove gli unici alleli attivi sono quelli materni.

GENETICA ED EREDITARIA? O SOLO GENETICA?

I genetisti reputano la sindrome di Angelman una malattia genetica, in quanto, dagli studi effettuati, è emerso che la mutazione genetica non è ereditata dai genitori (i quali possiedono un corredo cromosomico normale), ma insorge poco prima del concepimento.
Tuttavia, la veridicità di questa affermazione è minata dal rilevamento di alcune coppie di genitori con più di un figlio affetto da sindrome di Angelman. In questi casi, si ha motivo di credere che possa esserci una qualche componente ereditaria, ancora tutta da dimostrare, all'origine della malattia.

Sintomi e Complicanze

I sintomi e i segni tipici della sindrome di Angelman sono assai numerosi.
I deficit originano nel sistema nervoso e si manifestano a livello fisico-motorio e intellettivo.

Pur essendo una malattia presente fin dalla nascita, non è facile accorgersi subito della sua presenza. Infatti, lo sviluppo ritardato (il segno più caratteristico dell'età infantile), durante i primi 6-12 mesi di vita, può passare inosservato, salvo poi rendersi palese più avanti (18 mesi).

LA SINTOMATOLOGIA PRINCIPALE

La sintomatologia principale include sintomi e segni evidenti a livello anatomico, motorio, e comportamentale:

  • Sviluppo ritardato. Dopo 6-12 mesi di vita, il bambino non emette alcun suono e non cammina ancora a quattro zampe
  • Deficit intellettivi
  • Assenza completa o parziale della parola
  • Problemi d'equilibrio e mancanza di coordinazione motoria (atassia)
  • Movimento tremolante di braccia e gambe
  • Sorrisi e risate frequenti, senza particolari motivi
  • Personalità eccitabile, agitazione e inspiegabile felicità
  • Testa piccola e appiattita nella parte posteriore

GLI ALTRI SINTOMI

Altre caratteristiche riscontrabili, seppur in misura minore, sono:


Caratteristiche comportamentali/motorie:

  • Epilessia. Di solito, comincia tra i 2 e i 3 anni di vita
  • Movimenti rigidi e convulsi degli arti
  • Abitudine a camminare con le braccia sollevate in aria, o comunque sollevate
  • Abitudine a "fare la lingua", senza alcun motivo
  • Tendenza a sbavare
  • Attrazione per l'acqua
  • Masticazione eccessiva, nel momento in cui il paziente mangia

Caratteristiche fisiche:

QUANDO RIVOLGERSI A UN MEDICO?

Un bambino che, durante i primi 6-12 mesi di vita, presenta un ritardo nello sviluppo, dev'essere posto sotto osservazione medica, in quanto non è un fatto consueto. Questa indicazione vale in generale, a prescindere che all'origine del disturbo ci sia la sindrome di Angelman o un altro disturbo. Sarà compito del pediatra, dopo aver sottoposto il bambino agli esami diagnostici del caso, stabilire di cosa si tratta.

COMPLICAZIONI

Alla sindrome di Angelman possono associarsi altre condizioni patologiche, talvolta anche gravi. Grazie a una diagnosi precoce della malattia, è possibile, quanto meno in parte, porvi rimedio.

  • Difficoltà a mangiare. Alcuni pazienti, in età infantile (specialmente i lattanti), possono mostrare gravi difficoltà ad alimentarsi: suzione e deglutizione risultano infatti alterate.
  • Iperattività. Molti giovani pazienti con sindrome di Angelman sono iperattivi, cioè cambiano sovente attività, passando da una all'altra senza alcun motivo. Spesso, associano a questo inusuale comportamento alcuni gesti particolari, come battere le mani e fare smorfie con la bocca. La loro capacità di attenzione è, inoltre, decisamente ridotta. Si osservano dei miglioramenti spontanei con l'età.
  • Disturbi del sonno. I pazienti dormono meno e, quando lo fanno, hanno un sonno disturbato.
  • Scoliosi. In alcuni casi, può verificarsi una curvatura anomala della colonna vertebrale e conseguente diagnosi di scoliosi.
  • Obesità. Il paziente tende ad avere sempre molto appetito, che lo porta ad accumulare molti chili in eccesso.

Diagnosi

Una pre-diagnosi di sindrome di Angelman può essere posta già a partire dall'esame obiettivo dei sintomi e dei segni. Dopodiché, per una conferma, servono dei test genetici più o meno specifici.

ESAME OBIETTIVO

Durante l'esame obiettivo, il pediatra, deve stabilire se lo sviluppo ritardato è patologico oppure no. Dopodiché, osserva il comportamento, le capacità motorie e l'aspetto fisico del paziente: sono elementi importanti la mancanza di equilibrio, la testa piccola, il cranio appiattito e le frequenti risate.
Molto spesso, il medico, data la giovane età dei pazienti, si avvale dell'aiuto dei familiari, i quali, passando molto tempo assieme al malato, possono fornire preziose informazioni relative ai diversi deficit intellettivi ecc.

I TEST GENETICI

I test genetici sanciscono, definitivamente, la pre-diagnosi, perché confermano se si tratta o meno di sindrome di Angelman. Questi esami si effettuano su un campione di sangue, pertanto basta un piccolo prelievo dal bambino in osservazione.
Le procedure sono:

  • Cariotipo. Tramite esso, si esamina il corredo cromosomico di un individuo, mostrando la forma, le dimensioni e il numero di cromosomi presenti nelle sue cellule.
  • Ibridazione in situ fluorescente (FISH). È un test che mostra se mancano delle porzioni di cromosoma.
  • Metilazione del DNA. È una procedura concettualmente molto complessa. Tramite essa, si constata se il cromosoma 15 materno (contenente uno dei due alleli del gene UBE3A) è mancante oppure no. È considerato negativo se il cromosoma 15 materno è presente.
  • Ricerca di mutazioni genetiche. È un test alternativo alla metilazione del DNA, quando questa dà esito negativo (ovvero il gene UBE3A c'è), ma tutti i sintomi sono, comunque, a sostegno della sindrome di Angelman. Il gene UBE3A, infatti, può essere presente, ma mutato.

Trattamento

Purtroppo, trattandosi di un malattia genetica, la sindrome di Angelman non è curabile. Gli unici trattamenti terapeutici applicabili hanno lo scopo di moderare i sintomi (per esempio, l'epilessia), limitare alcuni comportamenti anomali e, in generale, migliorare il tenore di vita dei pazienti.
Per fare tutto ciò, serve un'equipe di medici ed esperti, specializzati in diversi campi, dalla neurologia alla logopedia, dalla fisioterapia alla psicoterapia.
Di seguito, verranno riportate alcune delle misure terapeutiche più adottate quando ci si imbatte in malati di sindrome di Angelman

COME CURARE L'EPILESSIA

Un individuo con sindrome di Angelman può soffrire di epilessia. In questi casi, è buona regola somministrare dei farmaci anti-epilettici, contro eventuali attacchi.

LA FISIOTERAPIA E LA TERAPIA OCCUPAZIONALE

Ogni paziente presenta gravi deficit motori e, per questo motivo, ha bisogno di affidarsi a un fisioterapista esperto, che conosca a fondo la patologia di base. Una fisioterapia accurata limita la mancanza di coordinazione, il tremolio degli arti e previene la scoliosi. I miglioramenti possono essere davvero evidenti.
Oltre alla fisioterapia, è altrettanto importante la terapia occupazionale. Tramite essa, si insegna al paziente come prendersi cura di sé, come vestirsi, come mangiare, in altre parole come svolgere le principali attività quotidiane.

ALIMENTAZIONE DURANTE L'INFANZIA

Durante i primi anni dell'infanzia, il bambino malato ha notevoli difficoltà ad alimentarsi e a deglutire il cibo. La suzione, per esempio, risulta quasi impossibile. Per rimediare a tale problema, si ricorre all'uso di un piccolo tubo naso-gastrico, tramite cui scorre il cibo (solitamente ricco di nutrienti e molto calorico, per limitare l'uso del tubo stesso).

TERAPIA DEL LINGUAGGIO

Quasi tutti i pazienti hanno enormi problemi comunicativi, nel senso che non parlano o pronunciano poche parole. È fondamentale l'intervento di un logopedista, ma anche di un esperto del linguaggio dei segni e di quello grafico (tramite disegni).

LA PSICOTERAPIA

Sebbene non tutti i pazienti mostrino lo stesso grado di mancanza d'attenzione, di iperattività e di disturbi del sonno, la psicoterapia ha sempre un'importanza fondamentale. Essa, infatti, migliora il tenore di vita del malato e le relazioni tra quest'ultimo e il resto delle persone.

IL SUPPORTO DEI FAMILIARI

La vicinanza dei familiari è fondamentale per aiutare il parente malato, specialmente quando questo è ancora giovane. Il consiglio che si dà, di solito, alle famiglie è di seguire il paziente in ogni sua attività, informarsi sul giusto comportamento da adottare nei suoi confronti, non escluderlo ecc.

Prognosi e prevenzione

Non esistendo una cura specifica per la sindrome di Angelman, la prognosi può essere solo negativa. Questo vale anche a dispetto del fatto che le aspettative di vita di un paziente siano le stesse di una persona sana.
Le poche cure disponibili e il supporto che si può dare tramite la fisioterapia, la psicoterapia ecc, migliorano il tenore di vita, anche in modo sensibile, ma rimangono, pur sempre, delle misure di controllo dei sintomi e nulla più.
È fondamentale l'appoggio dei familiari: il loro sostegno, infatti, offre dei benefici impensabili.

PREVENZIONE

Prevenire la sindrome di Angelman non è cosa facile, dato che questa non è propriamente una malattia ereditaria. Tuttavia, se due genitori hanno dato alla luce un figlio con sindrome di Angelman, prima di una seconda gravidanza possono sottoporsi ad alcuni test genetici per sapere se sono portatori o meno della malattia.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza