Quanto sopravvive il covid sulla plastica?

Quanto sopravvive il covid sulla plastica?
Ultima modifica 16.10.2023
INDICE
  1. Cosa dice la ricerca
  2. Come si è svolta la ricerca

Anche se a distanza di oltre 3 anni dal suo scoppio la pandemia ci sembra solo un brutto ricordo, il Covid circola ancora e, soprattutto per le persone più fragili, è bene non abbassare del tutto la guardia.

Tra gli aspetti più sottovalutati ma che contribuiscono alla diffusione del virus c'è la trasmissione indiretta, ovvero quella che avviene non entrando direttamente in contatto con SarsCoV2 ma con elementi che a loro volta lo presentano.

Proprio in una ricerca italiana sulle vie di trasmissione indirette è stata fatta un'importante scoperta, ovvero che il virus SarsCoV2 può resistere sulle superfici plastiche fino a due giorni.

Cosa dice la ricerca

Grazie alla ricerca italiana portata avanti dal Ceinge Biotecnologie Avanzate Franco Salvatore e dall'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e pubblicata sulla rivista Emerging Microbes & Infections, è stato possibile stabilire la vita media del virus su diversi tipi di materiali.

In particolare, la sopravvivenza sulla plastica è risultata essere pari a 48 ore.

La ricerca è andata nello specifico, indicando anche che le superfici porose hanno una capacità infettante minore rispetto a quelle non porose. I materiali porosi, infatti, assorbono il virus e questo li rende veicoli di contagio meno efficaci, a differenza dei materiali non porosi, dove il virus è in grado di resistere per un periodo più prolungato, e di conseguenza di infettare di più e per più tempo.

Come si è svolta la ricerca

Per arrivare a queste conclusioni ci sono voluti diversi mesi, durante i quali all'interno del laboratorio di Biosicurezza di livello 3 dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, un team formato da 15 ricercatori ha messo a confronto la sopravvivenza delle varianti del virus SarsCoV2 Wuhan e Omicron, su 10 materiali di uso comune, tra i quali vetro, plexiglass, cartone e alluminio.

Alla fine, ciò che è emerso è che la variante Omicron ha una capacità di sopravvivere sulle superfici maggiore rispetto al suo lignaggio originario B.1. Questo ha dimostrato che le mutazioni rendono il visrus maggiormente in grado di sopravvivere nell'ambiente e di conseguenza, infettare un ospite.

Questa scoperta è molto importante, sia perché è una delle poche in materia, sia perché aiuta a rendere più consapevoli dei gesti quotidiani che si compiono verso tutti quegli oggetti che si usano comunemente come giochi per bambini, borse e utensili vari.

Secondo Franco Salvatore, direttore del Ceinge, fondatore del Centro ed emerito dell'Università Federico II di Napoli, il prossimo obiettivo «è non soltanto estendere la ricerca ad altri materiali, compreso i cibi, ma verificare su di essi la sopravvivenza anche di altri coronavirus».

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