Prostatectomia: Quando Serve e Come si Esegue?
Ultima modifica 02.02.2021

Generalità

La prostatectomia radicale è l'operazione chirurgica di rimozione totale della prostata, ghiandola che secerne una componente fondamentale del liquido seminale.

Prostatectomia

Prostatectomia radicale retropubica.

Immagine tratta da: trialx.com

Eseguibile con un intervento di chirurgia tradizionale o in laparoscopia, tale operazione costituisce il trattamento d'elezione per la cura del tumore alla prostata.
La prostatectomia si esegue in anestesia generale, pertanto, per ridurre al minimo il rischio complicazioni, il paziente deve attenersi alla lettera ad alcune raccomandazioni pre-operatorie.
Conclusa l'operazione, sono previsti generalmente: un ricovero di 2-4 giorni, l'uso di cateteri vescicali per almeno tre settimane e alcune sedute di radioterapia.
Per accorgersi tempestivamente di eventuali recidive, è opportuno che la persona operata si sottoponga a controlli periodici.

Prostata: cenni di anatomia e funzioni

La prostata è una ghiandola situata appena sotto la vescica, davanti al retto. Assomiglia, per forma e dimensioni, a una castagna.
Attraverso la prostata decorre l'uretra, ovvero il dotto che porta all'esterno l'urina e il liquido seminale al momento dell'orgasmo.
Attorno alla prostata, prendono posto dei muscoli chiamati sfinteri, la cui contrazione rende momentaneamente impossibile l'uscita dell'urina, mentre favorisce l'espulsione dello sperma (eiaculazione).

FUNZIONI

La prostata (o ghiandola prostatica) secerne un liquido particolare chiamato liquido prostatico, il quale, mescolandosi con altri secreti (per esempio il liquido prodotto dalle vescicole seminali) e con gli spermatozoi, costituisce il liquido seminale (o sperma).
Il liquido prostatico ha un'importanza vitale per gli spermatozoi originati dai testicoli, perché garantisce loro nutrimento, protezione (quando e se si troveranno dentro la vagina) e maggiore motilità.

Che Cos'è?

La prostatectomia radicale è l'intervento chirurgico finalizzato alla rimozione totale della prostata e, se necessario, di alcuni tessuti circostanti quest'ultima.

Quando si esegue

La prostatectomia radicale rappresenta il trattamento d'elezione per la cura dei tumori alla prostata a uno stadio iniziale, in cui la massa neoplastica è di dimensioni contenute e non ha ancora intaccato gli organi limitrofi (eccetto i linfonodi).
Per i tumori alla prostata a uno stadio avanzato - i quali hanno diffuso metastasi a livello della vescica e in altri organi posti altrove - non è generalmente prevista alcuna operazione chirurgica, in quanto ritenuta ormai poco efficace. Una delle condizioni, che può indurre un chirurgo a operare di prostatectomia radicale anche una neoplasia prostatica avanzata, è la presenza di un'ostruzione a livello delle vie urinarie; ostruzione dovuta alla compressione della massa tumorale ai danni dell'uretra.
Occorre tuttavia sottolineare che, solitamente, in questi frangenti si preferisce asportare solo parte della prostata, mettendo in pratica una prostatectomia parziale particolare chiamata resezione transuretrale.

IL TUMORE ALLA PROSTATA

Il tumore alla prostata, o cancro alla prostata, è il tumore maschile più frequente. Si pensi, infatti, che solo in Italia i casi di tumore alla prostata sono circa 42800 all'anno.
Il rischio di ammalarsi di cancro alla prostata aumenta con l'età: in particolare, a partire dai 50 anni, il pericolo di sviluppare una neoplasia prostatica si fa sempre più alto.
Le cause scatenanti sono poco chiare, anche se i ricercatori hanno individuato alcune condizioni predisponenti, come l'obesità, una storia familiare di tumore alla prostata o al seno, la ricorrenza di infiammazioni alla prostata (prostatite) e - come si è anticipato - l'età avanzata.
I due esami diagnostici più praticati per l'identificazione del cancro alla prostata sono: l'esplorazione rettale digitale e la determinazione del livello ematico (cioè nel sangue) dell'antigene prostatico specifico (PSA).


Segni e sintomi del tumore alla prostata

Rischi

Come ogni operazione chirurgica, la prostatectomia radicale può comportare le seguenti complicazioni:

Inoltre, poiché la prostata è circondata da diverse terminazioni nervose ed organi, e poiché è attraversata dall'uretra, è concreto il rischio di:

  • Problemi d'erezione. Nel rimuovere la ghiandola prostatica, il chirurgo potrebbe ledere, inavvertitamente o per necessità legate alle modalità d'intervento, i nervi che vi passano accanto; tali nervi controllano l'erezione, pertanto una loro lesione riduce le capacità erettili dell'individuo operato.
  • Incontinenza urinaria. Durante la prostatectomia radicale, l'uretra viene momentaneamente tagliata in un punto. La sua riconnessione alla vescica, al termine dell'intervento, potrebbe non essere perfetta (quanto meno nelle prime fasi successive all'intervento) e determinare perdite d'urina.
  • Danni all'intestino retto. Sono dovuti all'attrezzatura chirurgica e alla vicinanza tra prostata e retto.

Preparazione

La prostatectomia radicale è un intervento chirurgico che prevede l'anestesia generale. Pertanto, prima della sua esecuzione, bisogna sottoporre l'individuo da operare ai seguenti controlli clinici:

  • Esame obiettivo accurato
  • Analisi del sangue completa
  • Elettrocardiogramma
  • Valutazione della storia clinica (malattie sofferte in passato, eventuali allergie a farmaci anestetici, medicinali assunti al momento dei controlli ecc).

Se non emergono controindicazioni di alcun genere, il chirurgo operante (o un membro del suo staff) illustrerà le modalità d'intervento, i possibili rischi, le raccomandazioni pre- e post-operatorie e, infine, i tempi di recupero.


Le principali raccomandazioni pre- e post-operatorie:

Procedura

La prostatectomia radicale si può eseguire con un intervento di chirurgia tradizionale (o "a cielo aperto") o con un intervento di chirurgia laparoscopica (o intervento in laparoscopia).


Prostatectomia radicale

Figura: principali tappe della prostatectomia radicale. Si può notare che l'uretra viene riattaccata alla vescica, dopo la rimozione della prostata. Immagine tratta da: urologygroupvirginia.com


PROSTATECTOMIA RADICALE TRADIZIONALE

La prostatectomia radicale "a cielo aperto" prevede l'esecuzione di una sola grande incisione cutanea, o a livello del basso ventre o a livello del perineo (cioè tra scroto e ano).
Se il chirurgo opta per incidere il basso ventre, si parla di approccio retropubico o prostatectomia radicale retropubica; se invece opta per incidere il perineo, si parla di approccio perineale o prostatectomia radicale perineale.
Dall'apertura conseguente l'incisione, il chirurgo recide la prostata e la estrae; dopodiché ricollega ciò che rimane dell'uretra alla vescica e richiude l'apertura sull'addome (o sul perineo) con dei punti di sutura.
Se i linfonodi addominali dovessero essere stati intaccati dal tumore (o c'è soltanto il sospetto che lo siano), vengono opportunamente rimossi anche loro, ma con un'altra incisione a livello addominale.


PSA e rimozione dei linfonodi

La scelta di rimuovere i linfonodi limitrofi alla prostata dipende dallo stadio di avanzamento del tumore prostatico. Talvolta, però, lo stadio di avanzamento tumorale è difficile da stabilire e i chirurghi si affidano alla misura del livelli ematici di PSA. Se tale misura risulta particolarmente elevata, si ricorre all'eliminazione dei linfonodi.

PROSTATECTOMIA RADICALE LAPAROSCOPICA

Prostatectomia retropubica perineale

Immagine tratta da: cancer.org

Durante la prostatectomia radicale laparoscopica, il chirurgo effettua, sul basso ventre, delle piccole incisioni di circa un centimetro; attraverso tali incisioni, introduce la strumentazione chirurgica per orientarsi all'interno dell'addome (laparoscopio) e per recidere la prostata (bisturi). Estratta la prostata, ricollega l'uretra rimanente alla vescica e ricuce le piccole incisioni.


Prostatectomia radicale eseguita in laparoscopia robotica

Gli interventi di prostatectomia radicale si possono eseguire anche in laparoscopia robotica.
Durante la laparoscopia robotica, a svolgere l'operazione sul paziente è una sorta di robot, guidato dal chirurgo. Tale approccio operativo garantisce grande precisione e riduce ulteriormente l'invasività dell'intervento laparoscopico.
È praticato soprattutto in caso di pazienti relativamente giovani, affetti da tumori prostatici di piccole dimensioni.

Fase post-operatoria

A conclusione dell'intervento, è previsto un ricovero di 2-4 giorni, durante il quale chirurgo operante e il personale ospedaliero monitorano, passo per passo, le condizioni del paziente.
Per almeno tre settimane, l'individuo operato deve ricorrere al cateterismo vescicale per eliminare le urine. Pertanto, un membro qualificato dello staff medico si occuperà di insegnargli come svolgere tale operazione in autonomia.

RADIOTERAPIA

È abbastanza frequente che, dopo l'intervento di prostatectomia radicale, il chirurgo prescriva al paziente delle sedute di radioterapia. Ciò avrebbe lo scopo di eliminare le eventuali cellule tumorali che il chirurgo potrebbe non aver asportato, a causa della difficile localizzazione.

SORVEGLIANZA ATTIVA

Tutti i pazienti operati di cancro alla prostata devono sottoporsi a dei controlli periodici precauzionali, che servono a identificare per tempo eventuali recidive (principio della sorveglianza attiva).
Tali controlli consistono in:

Risultati

I risultati di una prostatectomia radicale dipendono da diversi fattori, tra cui:

  • Età del paziente
  • Stato di salute del paziente prima dell'intervento
  • Gravità del tumore

La rimozione dei tumori di piccole dimensioni, confinati alla prostata, ha esito quasi sempre positivo.

PROBLEMI ERETTILI E INCONTINENZA URINARIA

In circa la metà degli uomini operati, i problemi erettili sono temporanei e si risolvono nel giro di qualche mese (da un minimo di 3 a un massimo di 12). Per l'altra metà, sono definitivi o comunque si risolvono solo parzialmente.
Per quanto concerne l'incontinenza urinaria, invece, più della metà dei pazienti lamenta perdite di urina. Tuttavia, in un discreto numero di casi, avviene un sensibile miglioramento della condizione col passare del tempo. Sui tempi di attesa, i medici affermano che la guarigione dall'incontinenza urinaria potrebbe avvenire anche a un anno di distanza dalla prostatectomia radicale.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza