Positività tossica: cos'è e perché è un problema

Positività tossica: cos'è e perché è un problema
Ultima modifica 10.02.2022
INDICE
  1. Cos’è la positività tossica
  2. Come sviluppare un ottimismo che non sia tossico
  3. Cosa dice la scienza sulla positività tossica

Porsi con atteggiamento positivo è indubbiamente un ottimo modo per affrontare le situazioni ma esserlo troppo potrebbe paradossalmente diventare controproducente perché così facendo si rischia di cadere in quella che viene comunemente definita positività tossica.

Cos’è la positività tossica

Quando si parla di positività tossica si intende un atteggiamento eccessivamente positivo e forzato, che si mette in atto, a volte consciamente e altre no, di fronte a un evento negativo o semplicemente poco piacevole, con l'intento di cercare di allontanarlo da sé.

Si tratta quindi di un meccanismo di difesa che si avvale della negazione delle emozione e impedisce alle sensazioni che si stanno davvero provando di scorrere libere.

Anche se non lasciarsi andare allo sconforto o alla negatività è un modo sano di affrontare i momenti no, eccedere con un atteggiamento opposto non è salutare.

Provare rabbia, delusione o sconforto a volte è normale e allontanare questi stati d'animo da sé significa infatti semplificare eccessivamente le reazioni del cervello umano e il modo in elabora le emozioni. Questo con il tempo invece di migliorarla può essere dannoso per la salute mentale.

Come sviluppare un ottimismo che non sia tossico

Sopprimere le emozioni negative è controproducente anche perché queste se non elaborate non spariscono ma vengono trasferite nell'inconscio, da dove si ripresentano sotto forma di ansia, stress eccessivo, depressione o paura.

È importante quindi rendersi conto che ogni emozione ha valore e deve essere riconosciuta ed espressa, ricordandosi che non si può essere sempre felici o allegri, ma che la vita sia anche fatta di momenti negativi, tristezza, frustrazione e dolore, che devono essere attraversate senza vergogna o paura ma solo con naturalezza.

Cosa dice la scienza sulla positività tossica

A dispetto del nome la positività tossica è quindi in realtà una condizione estremamente negativa è a dirlo è anche la scienza, che di fatto conferma che essere di cattivo umore a volte sia concesso e addirittura salutare.

Sono diversi infatti gli studi che hanno provato come enfatizzare eccessivamente un atteggiamento positivo, soprattutto di fronte ad eventi o momenti della vita che di fatto non lo richiederebbero, possa ritorcersi contro all'individuo, portando paradossalmente all'infelicità.

Una delle ricerche più note, pubblicata su The Journal of Positive Psychology, è stata compiuta da un team della Federation University Australia e ha coinvolto quasi 500 persone.

Gli osservatori impegnati nella ricerca hanno notato che le persone che si aspettavano di sentirsi sempre felici e che davano molta importanza alla loro felicità più che ai modi concreti per raggiungerla tendevano anche a vedere gli stati emotivi negativi come un segno di debolezza e fallimento. Questo ovviamente li spingeva a evitarli e a non accettarli come un evento normale dell'esistenza e a sviluppare come reazione una positività tossica.

Al contrario, chi cercava la felicità indirettamente conducendo una vita incline al proprio essere, non si dimostrava spaventato di fronte ad emozioni contrarie, a stress o cattivo umore, ma le accoglieva senza interpretarle come un indizio di fallimento non adeguatezza ma semplicemente come momenti passeggeri.

Questo ovviamente non significa che per non incappare nella positività tossica si detta sviluppare una negatività cronica e aspettarsi sempre il peggio ma riuscire a sviluppare un equilibrio e una confidenza con se stessi tale che non faccia sentire a disagio nel provare emozioni negative.

Per farlo, secondo i ricercatori potrebbe essere utile impegnarsi in comportamenti che aumentino la probabilità di giungere a felicità autentica come lavorare per un obiettivo concreto o fare volontariato, invece di cercare di essere felici in ogni momento.

Dopo un'attenta osservazione, alla fine gli studiosi sono arrivati quindi alla conclusione che perseguire la felicità possa essere positivo, ma tramutarsi velocemente in negativo se lo si fa a tutti i costi, e che sarebbe questo il meccanismo all'origine della positività tossica.

A spingere le persone a forzare la mano e a sviluppare l'attitudine alla positività tossica sono infatti molto spesso le alte aspettative che sviluppano nei confronti di determinati eventi o l'elevato valore che attribuiscono alla propria felicità. In questi casi il mancato raggiungimento di un obiettivo le fa sentire frustrate, arrabbiate e deluse e genere ma invece di lasciarsi andare a questi sentimenti li reprimono, fingendo una inesistente felicità.

La positività tossica, quindi, non è altro che un'inclinazione naturale che dipende dall'atteggiamento che una persona tiene nei confronti della felicità e di ciò che avviene nella sua quotidianità, che a sua volta la porta a rispondere in un modo o nell'altro alle esperienze negative come fallimenti, perdite o delusioni.

Queste sono presenti nella vita di tutti, a fare la differenza è il modo in cui le si affronta e se si punta alla felicità costante i momenti difficili non possono che essere vissuti come ostacoli alla propria realizzazione, mentre se si comprende come queste emozioni siano parte della vita scompare l'esigenza di doverle negare e di sviluppare una positività solo di facciata e quindi tossica.