Ultima modifica 26.03.2020
INDICE
  1. Generalità
  2. Cos'è il Piatto Tibiale?
  3. Anatomia
  4. Funzione
  5. Patologie

Generalità

Il piatto tibiale è la particolare superficie liscia che caratterizza la porzione superiore dell'estremità prossimale della tibia.

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Suddividibile in piatto tibiale mediale e piatto tibiale laterale, il piatto tibiale è uno degli elementi costitutivi fondamentali dell'articolazione del ginocchio; basti pensare che, in una sua particolare regione, trovano inserzione il legamento crociato anteriore del ginocchio, il legamento crociato posteriore e i due menischi.
Se sottoposto a traumi di una certa rilevanza, il piatto tibiale può andare incontro a frattura.
Le fratture del piatto tibiale sono alquanto dolorose, sono alquanto invalidanti e, per guarire, richiedono diverse settimane di gesso e riposo assoluto.

Ripasso della tibia

La tibia è l'osso pari che, insieme al perone, costituisce lo scheletro della gamba; la gamba è la porzione anatomica di ciascun arto inferiore che va dal ginocchio alla caviglia.
Appartenente alla categoria delle ossa lunghe (come il femore, l'omero ecc.), la tibia prende parte alla formazione di due importanti articolazioni: l'articolazione del ginocchio, superiormente, e l'articolazione della caviglia, inferiormente.
Come ogni osso lungo, la tibia è suddividibile in tre porzioni principali, conosciute come: estremità prossimale (o epifisi prossimale), corpo (o diafisi) ed estremità distale (o epifisi distale).
L'estremità prossimale della tibia è la sua porzione superiore, cioè quella che prende parte all'articolazione del ginocchio e che risiede inferiormente al femore (osso della coscia); il corpo della tibia è la sua porzione centrale, ossia quella interposta tra l'estremità prossimale e l'estremità distale; infine, l'estremità distale della tibia è la sua porzione inferiore, ovverosia quella che forma l'articolazione della caviglia e che prende posto superiormente alle ossa del piede (astragalo, calcagno ecc.).
Dal punto di vista funzionale, la tibia è importante perché:

  • Sostiene il peso della parte superiore del corpo, alleggerendo di fatto il carico a livello del piede;
  • Permette la locomozione, attraverso le articolazioni di ginocchio e caviglia.
Le sezioni principali della tibia. Shutterstock

Cos'è il Piatto Tibiale?

Il piatto tibiale è la superficie superiore dell'estremità prossimale della tibia; in altre parole, è la porzione di tibia che guarda verso il ginocchio e, spostandosi ancora più in alto, che guarda verso il femore.
Il piatto tibiale è conosciuto anche come la "superficie articolare della tibia", in quanto, come si vedrà nel capitolo dedicato alle sue funzioni, è tra i protagonisti dell'articolazione del ginocchio.

Origine del nome

Com'è facilmente intuibile, il piatto tibiale ha questo nome, perché, dal punto di vista morfologico, assomiglia molto ai piatti usati normalmente per mangiare.

Anatomia

Premessa: per comprendere appieno la seguente descrizione anatomica del piatto tibiale, si consiglia ai lettori di osservare le figure relative alla tibia.

L'estremità prossimale della tibia è una zona visibilmente allargata, in cui è possibile riconoscere due evidenti prominenze, chiamate condilo mediale (disposto verso l'interno gamba) e condilo laterale (disposto verso l'esterno gamba).
Il piatto tibiale è la superficie superiore dei condili mediale e laterale dell'estremità prossimale della tibia.

Caratteristiche anatomiche generali

Come tutte le superfici articolari, il piatto tibiale si presenta come una regione liscia; l'assenza di ruvidità che contraddistingue il piatto tibiale è fondamentale per la corretta mobilità dell'articolazione del ginocchio.
Le descrizioni anatomiche tipiche del piatto tibiale parlano di quest'ultimo come di una zona per lo più ovale, suddivisibile in due parti, denominate piatto tibiale mediale e piatto tibiale laterale, il cui elemento di separazione è la cosiddetta area intercondiloidea.
Piatto tibiale mediale, piatto tibiale laterale e area intercondiloidea saranno trattati in maniera più ampia nei prossimi tre paragrafi.

PIATTO TIBIALE MEDIALE

Il piatto tibiale mediale è la porzione di piatto tibiale che sovrasta il condilo mediale dell'estremità prossimale della tibia; in altri termini, è la superficie superiore del condilo tibiale disposto verso l'interno della gamba.
Ovviamente liscio, il piatto tibiale mediale possiede forma prevalentemente ovale, è concavo e, dal punto di vista dimensionale, è più largo del piatto tibiale laterale.

Significato di mediale e laterale

In anatomia, mediale e laterale sono due termini dal significato opposto, che servono a indicare la distanza di un elemento anatomico dal piano sagittale. Il piano sagittale è la divisione antero-posteriore del corpo umano, da cui derivano due metà uguali e simmetriche.
Mediale significa "vicino" o "più vicino" al piano sagittale, mentre laterale vuol dire "lontano" o "più lontano" dal piano sagittale.

PIATTO TIBIALE LATERALE

Il piatto tibiale laterale è la porzione di piatto tibiale che risiede superiormente al condilo laterale dell'estremità prossimale della tibia; in altre parole, è la superficie superiore del condilo tibiale disposto verso l'esterno della gamba.
Chiaramente privo di asperità e zone ruvide, il piatto tibiale laterale possiede forma più circolare che ovale, è convesso e, dal punto di vista dimensionale, è meno esteso del piatto tibiale mediale.

 

https://www.my-personaltrainer.it/imgs/2018/01/16/piatto-tibiale-anatomia-orig.jpeg Shutterstock

AREA INTERCONDILOIDEA

Interposta tra il piatto tibiale mediale e il piatto tibiale laterale, l'area intercondiloidea è una regione importante perché:

  • Al centro, possiede due processi ossei di forma piramidale, chiamati tubercolo intercondiloideo mediale e tubercolo intercondiloideo laterale, i quali hanno il compito di agganciare il menisco mediale e il menisco laterale del ginocchio;
  • Anteriormente, presenta una depressione ruvida, denominata fossa intercondiloidea anteriore, su cui trova inserzione il capo tibiale del legamento crociato anteriore del ginocchio;
  • Posteriormente, possiede una seconda depressione ruvida, identificata con il termine di fossa intercondiloidea posteriore, sulla quale ha inserzione il capo tibiale del legamento crociato posteriore del ginocchio.

L'area intercondiloidea, quindi, è una regione del piatto tibiale indispensabile alla costituzione dell'articolazione del ginocchio.

Approfondimento: l'eminenza intercondiloidea

Assieme, il tubercolo intercondiloideo mediale e il tubercolo intercondiloideo laterale costituiscono l'elemento anatomico dell'area intercondiloidea conosciuto come eminenza intercondiloidea.
L'eminenza intercondiloidea rappresenta, di fatto, la prominenza ossea che separa la fossa intercondiloidea anteriore dalla fossa intercondiloidea posteriore; inoltre, ha una fisionomia tale per cui si incastra alla perfezione nella cosiddetta fossa intercondiloidea (o fossa intercondilare) presente sul femore, ossia l'osso della coscia con cui la tibia forma l'articolazione del ginocchio.

Funzione

Il piatto tibiale fa parte degli elementi costitutivi dell'articolazione del ginocchio.
All'interno di tale contesto, i suoi compiti sono:

  • Agganciare i menischi, i quali sono sostanzialmente dei cuscinetti ammortizzatori;
  • Agganciare il capo tibiale del legamento crociato anteriore e del legamento crociato posteriore, legamenti che sono fondamentali per la corretta mobilità e la stabilità del ginocchio;
  • Agevolare, grazie alla sua superficie estremamente liscia, lo scivolamento dell'estremità distale del femore sulla tibia, durante i movimenti del ginocchio.

Il piatto tibiale, inoltre, contribuisce in modo determinante all'azione di sostegno svolta dalla tibia, nei confronti della parte superiore del corpo umano; esso, infatti, è al culmine di una porzione ossea appositamente larga, di modo che possa sobbarcarsi al meglio il peso di ciò che c'è sopra (il tronco, la testa ecc.).

Patologie

Il piatto tibiale è una porzione ossea molto fragile; pertanto, se sottoposto a traumi di una certa entità, può essere facilmente oggetto di frattura.
Le fratture del piatto tibiale rappresentano l'esempio più tipico degli infortuni scheletrici a carico dell'estremità prossimale della tibia.

Cause di frattura del piatto tibiale e fattori di rischio

Nella maggior parte dei casi, gli episodi di frattura del piatto tibiale risultano da cadute accidentali, forti contusioni in ambito sportivo e incidenti automobilistici o motociclistici.
Di norma, il piatto tibiale va incontro a rottura, nel momento in cui un trauma agli arti inferiori comporta l'urto violento tra la tibia e l'estremità distale del femore.

FATTORI DI RISCHIO

Ad aumentare il rischio di subire una frattura al piatto tibiale sono fattori come: l'osteoporosi, l'osteopenia, la pratica di sport in cui è previsto il contatto fisico (es: rugby, football americano, calcio ecc.) e l'età avanzata.

Epidemiologia delle fratture al piatto tibiale

Le statistiche dicono che:

  • Le fratture del piatto tibiale costituiscono l'1% di tutti gli episodi di frattura che possono interessare le ossa del corpo umano;
  • All'interno della popolazione maschile, i soggetti più inclini a sviluppare una frattura del piatto tibiale sono gli uomini di circa 40 anni;
  • All'interno della popolazione femminile, i soggetti più suscettibili alla rottura del piatto tibiale sono le donne di circa 70 anni.

Sintomi e segni delle fratture al piatto tibiale

I sintomi e i segni tipici di una frattura del piatto tibiale sono:

  • Dolore alla porzione di gamba più vicina al ginocchio;
  • Gonfiore (o edema) alla porzione di gamba più vicina al ginocchio;
  • Formazione di un versamento di sangue quasi in corrispondenza del ginocchio (versamento articolare sanguigno o emartro);
  • Ridotta mobilità articolare del ginocchio;
  • Zoppia e difficoltà nell'appoggiare a terra e caricare (con il peso del corpo) la gamba sofferente.

Poiché in vicinanza del piatto tibiale scorrono diversi vasi sanguigni e nervi, eventi traumatici di una certa rilevanza (ovviamente a carico del piatto tibiale) possono causare un danno a questi vasi e a questi nervi, con diverse ripercussioni sulla sintomatologia dolorosa, sulla presenza di emartro e sulla sensibilità cutanea.

COMPLICAZIONI

Se è particolarmente grave, l'edema derivante da una frattura del piatto tibiale può comprimere i vasi sanguigni e i nervi limitrofi, al punto da impedire a quest'ultimi di svolgere le loro normali funzioni. In altre parole, quando è notevole, il gonfiore risultante dalla rottura del piatto tibiale può interrompere l'afflusso di sangue ai tessuti limitrofi e il controllo motorio e cutaneo di quest'ultimi.
In medicina, questa particolare situazione prende il nome di sindrome compartimentale.
La sindrome compartimentale è, senza dubbio, la complicanza più importante degli episodi di frattura del piatto tibiale.

Altre possibili complicanze delle fratture del piatto tibiale:

  • Rottura o stiramento del legamento crociato anteriore o del legamento crociato posteriore
  • Rottura del menisco mediale o del menisco laterale
  • Lesione meniscale associata a lesione legamentosa
  • Frattura dell'estremità  distale del femore
  • Artrosi precoce a carico del ginocchio (gonartrosi precoce)

Diagnosi delle fratture al piatto tibiale

La diagnosi di frattura al piatto tibiale si fonda tipicamente su: l'esame obiettivo, l'anamnesi e i test di diagnostica per immagini, quali raggi X, TAC o risonanza magnetica, riferiti ovviamente alla gamba.
Per la precisione, nell'iter diagnostico che porta all'individuazione di una rottura del piatto tibiale, i test di diagnostica per immagini rappresentano le indagini di conferma di quanto emerso nel corso dell'esame obiettivo e dell'anamnesi.

Attenzione ai raggi X

Purtroppo, alcune fratture del piatto tibiale non sono osservabili ai raggi X, nel senso che quest'ultimi non riescono a identificarle. Questa evenienza può portare il medico diagnosta a non accorgersi prontamente dell'infortunio in atto.

Terapia delle fratture al piatto tibiale

Il trattamento di una frattura al piatto tibiale può essere conservativo oppure chirurgico.
È conservativo, quando:

  • La frattura è di gravità intermedia/contenuta;
  • Non sono in corso complicanze;
  • Il paziente è sano e in salute.

Al contrario è chirurgico, quando:

TRATTAMENTO CONSERVATIVO DI UNA FRATTURA AL PIATTO TIBIALE

In genere, il trattamento conservativo di una frattura al piatto tibiale prevede: l'ingessatura dell'arto inferiore infortunato fino alla formazione del callo osseo, il riposo assoluto anche in questo caso fino alla formazione del callo osseo, l'uso della stampelle (per evitare di caricare il peso del corpo sulla gamba interessata) e l'assunzione di farmaci antinfiammatori (es: FANS) contro il dolore.

TRATTAMENTO CHIRURGICO DI UNA FRATTURA AL PIATTO TIBIALE

Esistono diverse tecniche chirurgiche per curare una grave frattura al piatto tibiale; tra queste tecniche, le due più importanti e meritevoli di una citazione sono la cosiddetta fissazione esterna e la cosiddetta fissazione interna.
In occasione degli interventi di fissazione esterna, il chirurgo salda la frattura del piatto tibiale mediante l'applicazione di viti e perni dall'esterno (quindi sono visibili); in occasione degli interventi di fissazione interna, invece, il chirurgo ricompone la frattura del piatto tibiale mediante l'applicazione di viti e perni dall'interno, dopo ovviamente un'apposita incisione della gamba infortunata (viti e perni non sono pertanto visibili).
Com'è intuibile, dopo la terapia chirurgica, il paziente che ha patito una frattura del piatto tibiale deve osservare un periodo di riposo assoluto, portare un gesso all'arto inferiore infortunato e usare le stampelle, il tutto fino alla formazione del callo osseo.

 

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Tempi di recupero da una frattura del piatto tibiale

Una frattura al piatto tibiale di gravità contenuta (trattamento conservativo) guarisce nell'arco di 8-12 settimane; una frattura al piatto tibiale severa (trattamento chirurgico), invece, ha tempi di guarigione che possono superare i 4 mesi.

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza