Vuoti di memoria: perché a volte ci si dimentica cosa si sta dicendo?

Vuoti di memoria: perché a volte ci si dimentica cosa si sta dicendo?
Ultima modifica 14.03.2022
INDICE
  1. Cos’è il fenomeno del Doorway Effect
  2. Cosa dice la scienza
  3. Come riprendere il filo del discorso perso

È sicuramente successo a tutti di essere interrotti da una domanda, una telefonata o altro proprio mentre si sta raccontando qualcosa a una persona, e successivamente non riuscire più a riprendere il filo del discorso perché si è dimenticato completamente quello che si stava dicendo.

Oppure di trovarsi di fronte a un armadio o un mobile senza ricordarsi cosa si volesse prendere o di recarsi in una stanza e dimenticarne il motivo.

Ovviamente se questi episodi si ripetono frequentemente è necessario indagarne le cause insieme al proprio medico ma in caso si tratti solo di eventi sporadici è bene rendersi conto che non siano altro che vuoti di memoria leggeri assolutamente comuni e dei quali non è necessario preoccuparsi.

Cos’è il fenomeno del Doorway Effect

Questo fenomeno è stato definito dal neuroscienziato Tom Stafford con il termine Doorway Effect, ovvero effetto soglia, perché solitamente si presenta quando una persona cambia ambiente o viene distratta da un evento che si inserisce in quello primario, obbligando la mente a pensare a diverse cose e a fare un salto tra una e l'altra.

A confermare questa teoria e spiegare perché si verifichino i vuoti di memoria sarebbe anche uno studio sull'attività elettrica del cervello pubblicato su Nature Communications.

Cosa dice la scienza

Secondo gli studiosi impegnati nella ricerca, a interrompere il flusso di pensieri e a determinare di conseguenza questi piccoli vuoti di memoria sarebbe lo stesso meccanismo mentale che blocca bruscamente i movimenti degli individui quando si trovano davanti a piccoli ostacoli. L'esempio più classico è quando si sta per uscire da un ascensore ma istintivamente ci si ferma se una volta aperta la porta si trova qualcuno che aspetta.

Il responsabile numero uno di questo tipo di interruzione automatica delle azioni motorie è il nucleo subtalamico formato da neuroni che si trova nel diencefalo, una parte di cervello umano al centro della scatola cranica. Secondo i ricercatori questo potrebbe anche determinare la repentina cancellazione del flusso di pensieri e quindi la leggera amnesia.

Come si è svolto lo studio

Per arrivare a formulare la tesi nel corso del loro studio, i professionisti hanno preso in considerazione le risposte di un gruppo di volontari sottoposti a un compito di memoria: tenere a mente una stringa di caratteri. In totale sono state coinvolte 20 persone considerate sane e 7 malate di Parkinson. Quest'ultima scelta non è casuale visto che sembra che le stesse strutture cerebrali che svolgono un super lavoro per bloccare i tremori tipici della malattia possano rendano i pazienti anche iper concentrati e tenaci nei loro pensieri.

Durante la sperimentazione, mentre i volontari erano impegnati a cercare di tenere a mente la successione di caratteri, sono stati sottoposti all'ascolto di semplici suoni monocordi. In alcuni momenti però quelle note sono state sostituite dal cinguettio improvviso di un uccellino, una situazione acustica voluta per generare uno stimolo diverso in grado di spiazzare la persona e potenzialmente deconcentrarla.

Analizzando le risposte cerebrali registrate durante il cambio di esposizione sonora, gli studiosi hanno riscontrato movimenti simili a quelli che si verificano durante le interruzioni improvvise del movimento. A causarli anche in questo caso sarebbe proprio il nucleo subtalamico, coinvolto a diversi livelli. Le persone nelle quali questa area del cervello ha lavorato maggiormente hanno avuto molta più difficoltà a riportare alla mente la stringa di lettere richiesta dall'esercizio.

La scoperta potrebbe avere ripercussioni importanti sia sui pazienti con malattia di Parkinson, sia su chi soffre di vari disturbi dell'attenzione.

Anche se il meccanismo di tali eventi sembra quindi chiaro, resta da capire perché questo accada. Una delle spiegazioni possibili è che si tratti di ragioni evolutive. Quando l'uomo primitivo si aggirava per la natura incontaminata e ricca di pericoli pensando alla cena, questa capacità di interrompere bruscamente i pensieri e ritornare alla realtà del momento, e quindi a focalizzarsi su quello che circondava così da potersi difendere da eventuali assalti, probabilmente ha salvato molte vite.

Come riprendere il filo del discorso perso

Buona parte della memoria è strettamente dipendente dal contesto in cui si verifica un evento. In altre parole, le persone ricorderebbero meglio le informazioni in un ambiente che coincide o evoca quello in cui le informazioni sono state apprese.

Per questo, se si sta pensando a qualcosa di preciso nel salotto e lo si dimentica mentre si va verso la cucina, per provare a ricordare l'informazione si può tornare fisicamente nel luogo in cui la si è acquisita e poi persa, e quindi il salotto, oppure cercare di immaginare quel luogo, cosa si stesse facendo e provare a ricordare in che modo i pensieri si siano succeduti e interconnessi fra loro, portando al vuoto di memoria.

Questo esercizio potrebbe rivelarsi utile per riportare alla mente il pensiero primario perché molte informazioni sono immagazzinate nel cervello seguendo gli stessi percorsi neuronali, quindi la ricostruzione della sequenza dei pensieri può far ritrovare ciò che si è dimenticato.