Ultima modifica 25.02.2020

Generalità

Ipossiemia significa ridotta quantità di ossigeno disponibile nel sangue. Spesso, ma non sempre, tale condizione si associa a ipossia, cioè a una ridotta quantità di ossigeno disponibile nei tessuti.


IpossiemiaL'ipossiemia insorge a seguito di un'alterazione degli scambi gassosi, tra sangue e atmosfera, che avvengono a livello degli alveoli polmonari. Ad alterare tali scambi possono essere cause diverse, tra cui: enfisema polmonare, mal di montagna, edema polmonare ecc.
Il sintomo più classico dell'ipossiemia è la dispnea, ovvero la difficoltà di respiro.
Il paziente ipossiemico va curato con una somministrazione di ossigeno e, in casi gravi, anche con la ventilazione assistita.

Cos'è l'ipossiemia

L'ipossiemia è una condizione in cui il sangue arterioso contiene una quantità di ossigeno più bassa (o meno disponibile all'uso) rispetto al normale. In altre parole, corrisponde a dire che l'ossigeno contenuto nel sangue arterioso è scarso o poco utilizzabile.
L'ipossiemia è una condizione potenzialmente molto grave, in quanto un sangue poco ossigenato non nutre a dovere i tessuti e gli organi presenti nel corpo. L'insufficiente ossigenazione di quest'ultimi può portare all'instaurarsi di una condizione nota col nome di ipossia.
Un organo o un tessuto affetto da ipossia funziona in modo inadeguato o non adempie più completamente a tutte le proprie funzioni.
I principali organi del corpo, per i quali l'ipossiemia e, a seguire, l'ipossia rappresentano il pericolo maggiore, sono il cervello e il fegato.


Secondo un'altra definizione, l'ipossiemia è anche la diminuzione della pressione parziale dell'ossigeno nel sangue (PO2). Per approfondire il significato della pressione parziale di O2, si legga l'articolo dedicato.

IPOSSIEMIA E IPOSSIA SONO SINONIMI?

Sebbene ipossiemia e ipossia non siano la stessa cosa, spesso si tende a confondere i termini e ad usarli in modo improprio; tale errore origina dal fatto che dalla prima (ipossiemia) deriva molto spesso la seconda (ipossia).

CianosiVediamo di capire meglio.
L'ipossiemia riguarda esclusivamente il sangue e il suffisso -emia sta a indicare proprio questo.
L'ipossia, invece, riguarda l'ossigeno disponibile a livello dei tessuti, la cui carenza non è sempre dovuta a uno stato di ipossiemia. Per esempio, si immagini di stringere, con un laccio, la base di un dito; questo, a poco a poco, comincerà a diventare pallido e a non ricevere più sangue. La mancata irrorazione di sangue determina un processo di ipossia localizzata, circoscritta ai tessuti del dito e non dipendente dai livelli di ossigeno disponibili nel sangue (che sono del tutto normali).

Cause

Per capire meglio: che cosa sono gli alveoli?

Gli alveoli polmonari sono delle piccole cavità dei polmoni, in cui avvengono gli scambi di gas tra sangue e atmosfera. All'interno di essi, infatti, il sangue si arricchisce dell'ossigeno contenuto nell'aria inspirata e si "libera" dell'anidride carbonica scartata dai tessuti, dopo la loro irrorazione.


L'ipossiemia insorge quando gli scambi gassosi tra sangue e atmosfera sono ridotti o, peggio ancora, impossibili. Le condizioni a causa delle quali può verificarsi questo scambio deficitario sono:

  • Un'ostruzione a livello delle vie aeree che conducono l'aria inspirata agli alveoli polmonari. A ostruire il passaggio d'aria, possono essere, per esempio, il muco in eccesso prodotto da gravi attacchi di asma oppure la presenza di un corpo estraneo inalato per sbaglio.
  • ARDS, o sindrome da distress respiratorio acuto. È una grave malattia dei polmoni, determinata da un danno dei capillari alveolari (cioè i vasi sanguigni degli alveoli); questi, una volta danneggiati, non vengono più adeguatamente raggiunti dal sangue da ossigenare. Le principali cause di ARDS sono: sepsi, un forte trauma al torace, l'inalazione di sostanze nocive e una polmonite grave.
  • Alcuni farmaci che deprimono l'attività dei centri respiratori. Esempi classici di tali medicinali sono i narcotici (come la morfina) e gli anestetici (come il propofol).
  • Difetti cardiaci congeniti. Si tratta di patologie del cuore, presenti fin dalla nascita, come per esempio il cosiddetto difetto interatriale o il cosiddetto difetto interventricolare.
  • BPCO, o broncopneumopatia cronica ostruttiva. È una malattia dei bronchi e dei polmoni, a causa della quale si verifica una ridotta funzionalità polmonare.
  • Enfisema polmonare. È una malattia dei polmoni, dovuta a un'alterazione anatomica degli alveoli. L'enfisema polmonare è considerato, per certi aspetti, una forma di broncopneumopatia cronica ostruttiva, ma, date alcune caratteristiche che lo contraddistinguono, viene spesso trattato a parte.
  • Mal di montagna. I pericolosi effetti delle altitudini elevate cominciano a comparire attorno ai 2.500 metri. A questa altitudine, infatti, a causa della bassa pressione atmosferica (attenzione: la pressione, non la presenza di ossigeno!), gli scambi gassosi tra sangue e atmosfera sono ridotti.
  • Malattia polmonare interstiziale. Si riferisce a uno stato morboso del polmone, in cui il tessuto polmonare è sostituito da tessuto cicatriziale. La presenza di tessuto cicatriziale impedisce la normale respirazione, quindi anche l'ossigenazione del sangue.
  • Polmonite. È il termine medico usato per indicare l'infiammazione dei polmoni. Essa ha, di solito, un'origine batterica (Streptococcus pneumoniae, Staphylococcus aureus o Mycoplasma pneumoniae) o virale (virus influenzale, Adenovirus o Herpes simplex), ma può essere provocata anche da alcuni funghi (Pneumocystis jirovecii).
  • Un pneumotorace. È l'espressione di un'infiltrazione anomala di aria all'interno della cavità pleurica che si trova tutt'attorno al polmone. Il polmone diventa più piccolo (collasso) e il paziente fatica a respirare.
  • Edema polmonare. È una condizione patologica assai grave, dovuta al fatto che i bronchioli e gli alveoli si riempiono di liquido. Tale liquido proviene dai capillari alveolari ed è l'elemento responsabile dei mancati scambi gassosi.
  • Embolia polmonare. È una circostanza altamente pericolosa, caratterizzata dalla presenza, nei vasi arteriosi diretti al polmone, di un coagulo di sangue, chiamato anche embolo. Un embolo ostacola il flusso sanguigno diretto agli alveoli, riducendo così la quota di sangue che viene ossigenata.
  • Fibrosi polmonare. È dovuta alla formazione, al posto del normale tessuto polmonare, di tessuto cicatriziale-fibrotico, il quale comprime i polmoni, riducendo la funzionalità degli alveoli.
  • Apnea notturna. È una malattia del sonno, per cui chi ne soffre interrompe momentaneamente la respirazione mentre sta dormendo.

Sintomi

L'ipossiemia e ciò che può comportare, cioè l'ipossia, si manifestano con una sintomatologia diversa da persona a persona, in base alle condizioni patologiche scatenanti.
In generale, i segni e i sintomi osservabili sono:

COME SI MISURANO LA SATURAZIONE DI OSSIGENO E LA PRESSIONE PARZIALE DELL'OSSIGENO NEL SANGUE?

La saturazione di ossigeno (SpO2) e la pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso (PaO2) sono due parametri fondamentali per stabilire lo stato di ipossiemia.

Ossimetria

Figura: strumento per l'ossimetria. Dal sito: normalbreathing.com

La saturazione di ossigeno, ovvero la percentuale di molecole di ossigeno legate all'emoglobina, si misura con uno strumento particolare, chiamato ossimetro (N.B: l'esame è l'ossimetria), che viene applicato su un dito della mano o su un lobo dell'orecchio (in entrambi i casi si tratta di regioni anatomiche altamente vascolarizzate). Sono considerati normali valori di saturazione di ossigeno superiori al 95%, mentre iniziano a diventare pericolosi per la vita valori pari o inferiori al 90%.
La pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso, invece, si misura tramite la cosiddetta emogasanalisi, al termine della quale si ha un quadro completo delle pressioni parziali di tutti i gas contenuti nel sangue.

I valori normali della pressione parziale dell'ossigeno nel sangue e i valori della stessa in caso di ipossiemia sono riportati nella tabelle sottostanti.


Valori normali della pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso (PO2).
Età (anni) PO2 mmHg
20-29 94 (84-104)
30-39 91 (81-101)
40-49 88 (78-98)
50-59 84 (74-94)
60-69 81 (71-91)

Valori della pressione parziale dell'ossigeno nel sangue arterioso, in caso di ipossiemia.
Grado di ipossiemia PO2 mmHg
Ipossiemia lieve 60-80
Ipossiemia moderata 40-60
Ipossiemia grave <40


NOTA BENE: i valori di SpO2 sono correlati a quelli di PaO2. Ad esempio, un valore di SpO2 del 90% (che abbiamo visto essere pericoloso) si correla a un valore di PaO2 inferiore a 60mmHg.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?

Il segno più caratteristico dell'ipossiemia è la dispnea. Nei casi meno gravi, compare solo sotto sforzo (quando cioè è richiesto un aumento della frequenza respiratoria); mentre, nei casi più gravi, compare anche a riposo.

Trattamento

In caso di ipossiemia e di ipossia conclamate, l'intervento terapeutico dev'essere immediato e basarsi sulla somministrazione di ossigeno tramite strumentazioni mediche apposite (ossigenoterapia).
Quindi, ripristinati i livelli di ossigeno, bisogna capire la cause scatenanti e intervenire conseguentemente su queste. Tanto per citare un esempio, in caso di asma grave, è opportuno far assumere al paziente dei farmaci appositi, come i broncodilatatori o i corticosteroidi inalatori, il cui scopo è rendere nuovamente pervie (cioè aperte) le vie aeree.

CASI GRAVI

Il malato affetto da una grave ipossiemia e ipossia potrebbe necessitare di un supporto per la respirazione, rappresentato da un macchina per la ventilazione artificiale.

ALCUNI CONSIGLI

Ai pazienti con dispnea e altri problemi respiratori, si consiglia solitamente di:

  • smettere di fumare, perché il fumo attivo è tra le principali cause di enfisema polmonare e di BPCO;
  • evitare il fumo passivo, perché è pericoloso quanto il fumo attivo;
  • praticare regolarmente attività fisica (ovviamente adeguata alla propria età e al proprio stato di salute), in quanto migliora la tolleranza agli sforzi e la respirazione.

Tali consigli, per ovvie ragioni, vengono spesso dati anche a coloro che soffrono di ipossiemia e ipossia.


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza