Influenza: negli anziani alcune cellule fanno più fatica a combatterla

Influenza: negli anziani alcune cellule fanno più fatica a combatterla
Ultima modifica 05.11.2023
INDICE
  1. Cosa dice lo studio
  2. Come si è svolta la ricerca e cosa comporta

L'influenza colpisce indistintamente bambini, adulti e anziani, con sintomi e conseguenze più o meno significative. Tuttavia, è risaputo che, oltre ai soggetti fragili, ad essere particolarmente esposte a influenze e malesseri stagionali sono le persone anziane.

La colpa non sarebbe solo dell'indebolimento generale del fisico e della ricorrente concomitanza con altre patologie, ma anche un altro fattore recentemente scoperto: la sostituzione spontanea nell'organismo di alcune cellule.

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Cosa dice lo studio

Una ricerca condotta da un team di immunologi del Doherty Institute for Infection and Immunity di Melbourne, insieme ad altre tre università australiane, ha scoperto che con il passare degli anni alcune cellule del corpo umano deputate a proteggere dagli attacchi di virus e batteri vengono sostituite da altre, simili ma che risultano essere meno in grado di leggere e decodificale le minacce provenienti dalle infezioni, e quindi di combattere le varie forme di influenza.

Le cellule in questione sono quelle immunitarie chiamate "killer T cells", che fino ad ora si riteneva rimanessero immutate nel corso della vita adulta.

Importantissime all'interno del sistema immunitario, il loro compito è di regolare la risposta dell'organismo contro patogeni e infezioni e di formare una memoria immunologica a lungo termine. Questa capacità è essenziale perché aiuta il corpo umano a riconoscere gli elementi esterni con i quali entra in contatto e a ricordarli in un secondo momento, in caso si ripresentassero.

Secondo quanto scoperto le "killer T cells", negli anziani non sono le stesse di quelle di adulti più giovani ma assomigliano molto, dal punto di vista del profilo genetico, a quelle che si trovano invece in neonati e bambini, soggetti in cui il sistema immunitario non si è ancora completamente formato e stabilizzato e il cui organismo non è ancora in grado di riconoscere i virus dell'influenza.

Quella che si verificherebbe, insomma, sarebbe una vera e propria sostituzione cellulare che renderebbe l'organismo più debole nei confronti dei virus influenzali.

Come si è svolta la ricerca e cosa comporta

La ricerca è stata condotta insieme all'University of New South Wales, University of Melbourne e Monash University di Melbourne e pubblicata su Nature Immunology.

Per arrivare alle considerazioni finali gli studiosi hanno esaminato le cellule in diverse persone, appartenenti a quattro fasce d'età: neonati, bambini, adulti e ultra sessantenni.

Alla fine delle osservazioni, ciò che è stato chiaro è che queste cellule diventano meno efficaci con l'età e arrivano a esaurirsi, per essere poi sostituite da nuove cellule meno capaci di riconoscere le cellule infettate da virus.

Questa scoperta è considerata di primaria importanza perché segna una svolta nella ricerca su immunità e invecchiamento e getta le basi per diverse nuove implicazioni a livello medico, come ad esempio lo sviluppo di nuovi vaccini più mirati e di terapie su misura, pensate per differenti gruppi di età.

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