Imipramina: cos'è, a cosa serve, effetti collaterali

Imipramina: cos'è, a cosa serve, effetti collaterali
Ultima modifica 01.04.2020
INDICE
  1. Che cos'è l'Imipramina?
  2. Indicazioni
  3. Avvertenze
  4. Interazioni
  5. Effetti indesiderati
  6. Sovradosaggio da Imipramina
  7. Meccanismo d'azione
  8. Modo d'uso e posologia
  9. Uso in gravidanza e allattamento
  10. Controindicazioni

Attenzione!

A giugno 2023 non risultano esserci farmaci a base di Imipramina in commercio in Italia.

Che cos'è l'Imipramina?

L'imipramina (anche conosciuta come melipramina) è un farmaco antidepressivo di tipo dibenzoazepinico, appartenente alla classe degli antidepressivi triciclici (TCA).

L'imipramina fu scoperta nel 1950 dallo psichiatra svizzero Ronald Kuhn e divenne il capostipite dei TCA.

Imipramina

Imipramina - Struttura Chimica

Indicazioni

Per cosa si usa l'Imipramina

L'uso d'imipramina è indicato per il trattamento di:

  • Disturbo depressivo maggiore;
  • Fase depressiva della psicosi maniaco-depressiva;
  • Depressione reattiva;
  • Depressione mascherata;
  • Depressione in corso di psicosi schizofreniche;
  • Depressioni involutive;
  • Depressione grave in corso di patologie neurologiche o di altre affezioni organiche;
  • Enuresi notturna (emissione involontaria di urina durante la notte).

Avvertenze

La depressione è una patologia che aumenta il rischio di pensieri suicidari, di comportamenti autolesionisti e di suicidio. Dopo l'assunzione d'imipramina può essere necessario un certo periodo di tempo prima che il farmaco svolga la sua azione farmacologica. Perciò, è necessario sorvegliare attentamente i pazienti finché non avviene un significativo miglioramento dello stato depressivo.

L'imipramina non deve essere utilizzata in bambini e in adolescenti sotto i 18 anni di età.

Bisogna usare cautela nella somministrazione d'imipramina in pazienti affetti da preesistenti patologie cardiovascolari, soprattutto in quei pazienti affetti da insufficienza cardiovascolare.

La somministrazione d'imipramina in soggetti affetti da epilessia - o che presentano disturbi convulsivi - deve essere effettuata solo sotto stretta sorveglianza medica.

L'imipramina può causare un aumento degli stati psicotici in pazienti affetti da schizofrenia.

All'inizio del trattamento con imipramina in pazienti che soffrono di attacchi di panico, può manifestarsi un'intensificazione dell'ansia; questo effetto paradosso, però, scompare con il proseguimento della terapia.

Bisogna prestare attenzione alla somministrazione d'imipramina in pazienti con un'anamnesi di glaucoma o di aumentata pressione intraoculare.

Particolare cautela va usata nella somministrazione d'imipramina in pazienti affetti da patologie epatiche, renali e/o tumori delle ghiandole surrenali, poiché possono verificarsi crisi ipertensive.

Molta attenzione va prestata all'assunzione d'imipramina da parte di pazienti ipertiroidei o che assumono ormoni tiroidei, in quanto potrebbe verificarsi un peggioramento degli effetti collaterali cardiaci indotti dall'imipramina.

Durante la somministrazione d'imipramina è bene eseguire controlli periodici della conta ematica, in particolare dei globuli bianchi.
La brusca interruzione del trattamento con imipramina deve essere evitata a causa degli effetti avversi che possono manifestarsi.

Interazioni

La somministrazione contemporanea d'imipramina con altri farmaci antidepressivi, quali gli inibitori delle monoamino ossidasi (IMAO ) deve essere evitata a causa dei gravi effetti collaterali che possono manifestarsi.

La somministrazione contemporanea d'imipramina e di antidepressivi inibitori selettivi del reuptake di serotonina può causare un aumento degli effetti collaterali. In particolare, l'assunzione concomitante d'imipramina e di fluoxetina o fluvoxamina può causare un aumento della concentrazione plasmatica d'imipramina stessa, con conseguente aumento degli effetti avversi.

L'imipramina può aumentare l'azione depressiva sul sistema nervoso centrale di farmaci sedativi, ipnotici, ansiolitici e anestetici.

L'imipramina può aumentare l'attività di farmaci anticoagulanti.

La tossicità dell'imipramina a carico dell'occhio, della vescica, dell'intestino e del sistema nervoso centrale può essere aumentata dalla somministrazione concomitante di fenotiazine (un gruppo di farmaci ad attività antipsicotica e antistaminica), antistaminici atropina.

La somministrazione concomitante d'imipramina e di farmaci simpaticomimetici può causare un aumento degli effetti collaterali cardiovascolari indotti dall'imipramina stessa.

La somministrazione concomitante d'imipramina e di L-dopa (un farmaco usato nel trattamento del Parkinson) può aumentare il rischio di comparsa di aritmie e di ipotensione.

L'imipramina non dovrebbe essere somministrata in concomitanza a farmaci antiaritmici di tipo chinidinico, poiché potrebbero ridurne l'efficacia.

La cimetidina (un farmaco usato per il trattamento dell'ulcera gastrica) è in grado di aumentare la concentrazione plasmatica d'imipramina, perciò in caso di somministrazione concomitante è necessario abbassare la dose di antidepressivo somministrata.

Effetti indesiderati

L'imipramina può causare vari effetti collaterali, alcuni anche gravi. Tuttavia, ogni individuo reagisce in maniera diversa alla terapia in base alla sensibilità che possiede nei confronti del farmaco. Perciò, non è detto che il tipo di effetti indesiderati e l'intensità con cui si manifestano siano gli stessi in tutti i pazienti.
Di seguito sono riportati i principali effetti collaterali che possono insorgere in seguito al trattamento con imipramina.

Alterazioni del sangue e della funzionalità del midollo osseo

Benché sia un effetto collaterale raro, l'imipramina può provocare una depressione del midollo osseo (mielosoppressione) e - di conseguenza - una ridotta produzione di cellule del sangue.
In particolare, possono insorgere leucopenia (cioè una diminuzione di globuli bianchi nel circolo ematico con conseguente aumentata suscettibilità alla contrazione d'infezioni) e trombocitopenia (ossia una diminuzione del numero di piastrine nel sangue, con aumentato rischio di sanguinamenti anomali e/o emorragie).
Inoltre, l'imipramina può causare la porpora . Con questo termine ci si riferisce a un insieme di patologie caratterizzate dalla comparsa di piccole macchie su pelle, organi e mucose. Tali macchie sono conseguenza della rottura di piccoli vasi sanguigni.

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

La terapia con imipramina può causare un aumento di peso, ma può anche favorire l'insorgenza di anoressia.

Patologie del sistema endocrino

Il trattamento con imipramina può causare la sindrome da inappropriata secrezione dell'ormone antidiuretico (SIADH).

Disturbi psichiatrici

L'imipramina può causare vari disturbi a livello psichiatrico, fra cui:

Più raramente, l'imipramina può scatenare comportamenti aggressivi, ideazioni e/o comportamenti suicidari.

Disturbi del sistema nervoso

Il trattamento con imipramina può causare tremorivertiginicefaleasonnolenza, sedazione e parestesie. L'imipramina, inoltre, può provocare convulsionimioclonia (breve e involontaria contrazione di un muscolo o di un gruppo di muscoli), sintomi extrapiramidali (ovvero sintomi Parkinson-simili) e disturbi della parola.

Patologie dell'occhio

La terapia con imipramina può causare visione offuscata, diminuzione della lacrimazionemidriasi (dilatazione della pupilla) e - anche se raramente - può favorire l'insorgenza di glaucoma.

Patologie cardiache

L'imipramina può causare tachicardia sinusale, anomalie dell'elettrocardiogramma, aritmie, disturbi della conduzione dell'impulso cardiaco, palpitazioniinsufficienza cardiaca, aritmiatachicardia ventricolarefibrillazione ventricolare e infarto del miocardio.

Disturbi vascolari

Il trattamento con imipramina può provocare vampate di calore, vasospasmo e aumento della pressione sanguigna. Il farmaco, inoltre, può indurre ipotensione ortostatica, cioè un repentino abbassamento della pressione sanguigna quando si passa da una posizione stesa o seduta ad una posizione eretta.

Patologie gastrointestinali

In seguito all'assunzione d'imipramina possono insorgere nauseavomitodiarreasecchezza delle fauci o stipsi. Più raramente, l'imipramina può favorire l'insorgenza di disturbi addominali, ileo paralitico e ulcerazione della lingua.

Patologie epatobiliari

Il trattamento con imipramina può causare un'alterazione dei test di funzionalità epatica e - in alcuni casi - può indurre epatiti con o senza ittero.

Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo

L'imipramina può causare iperidrosi (secrezione eccessiva di sudore), prurito, reazioni di fotosensibilità, alopecia e iperpigmentazione cutanea.

Sintomi da interruzione

In seguito alla brusca interruzione del trattamento con imipramina possono manifestarsi i cosiddetti sintomi da interruzione. I principali sintomi che possono insorgere sono nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, insonnia, ansia, nervosismocefalea.

Altri effetti collaterali

L'imipramina può causare anche altri effetti collaterali, fra cui:

Sovradosaggio da Imipramina

Non esiste un antidoto specifico in caso di sovradosaggio d'imipramina, perciò il trattamento è solo sintomatico.

I sintomi derivanti da un iperdosaggio di farmaco consistono in un'esacerbazione degli effetti collaterali, soprattutto di quelli a carico del sistema cardiovascolare e del sistema nervoso.

Se si sospetta di aver assunto una dose eccessiva di farmaco, è necessario contattare immediatamente un medico e recarsi in un centro ospedaliero. Potrebbe essere utile indurre il vomito ed effettuare una lavanda gastrica.

Meccanismo d'azione

L'imipramina è un antidepressivo triciclico in grado di inibire la ricaptazione di noradrenalina (NA) e - in maniera più lieve - inibisce anche la ricaptazione di serotonina (5-HT).

In particolare, l'imipramina ostacola il legame di NA e 5-HT con i trasportatori deputati al loro reuptake all'interno della terminazione nervosa presinaptica (NET per la noradrenalina e SERT per la serotonina).

La permanenza di noradrenalina e serotonina all'interno dello spazio sinaptico per un tempo prolungato fa sì che queste interagiscano maggiormente con i propri recettori posti sulla terminazione nervosa postsinaptica. La maggior interazione recettoriale di NA e 5-HT si traduce in un aumento del segnale noradrenergico e serotoninergico; tale aumento favorisce il miglioramento della patologia depressiva.

Modo d'uso e posologia

L'imipramina è disponibile per la somministrazione orale sotto forma di compresse che devono essere deglutite intere, senza masticare.

La posologia d'imipramina deve essere stabilita dal medico in base al tipo di patologia da trattare e deve essere adattata al paziente in base alle sue condizioni e al suo quadro clinico.

Uso in gravidanza e allattamento

La somministrazione d'imipramina in donne in gravidanza - sia accertata che presunta - dovrebbe essere evitata.

Poiché l'imipramina viene escreta nel latte materno, le madri che allattano al seno non devono assumere il farmaco.

Controindicazioni

L'uso d'imipramina è controindicato nei seguenti casi:

  • Ipersensibilità nota all'imipramina o ad altri antidepressivi triciclici appartenenti al gruppo delle dibenzoazepine;
  • In caso di terapia contemporanea con IMAO;
  • In pazienti affetti da glaucoma;
  • In pazienti affetti da preesistenti patologie gastrointestinali o genito-urinarie;
  • In pazienti affetti da patologie epatiche;
  • In pazienti affetti da preesistenti patologie cardiovascolari;
  • In gravidanza e durante l'allattamento;
  • In bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni.

NOTA BENE

In questo articolo si è cercato di fornire una panoramica generale sulle principali caratteristiche dell'imipramina e dei medicinali che la contengono. Tuttavia, per informazioni più specifiche e dettagliate, si rimanda alla lettura del foglietto illustrativo del medicinale che si deve utilizzare e al consulto con il medico. Per qualsiasi dubbio, rivolgersi a questa figura sanitaria.

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista