Ultima modifica 05.02.2020

Generalità

Il femore è l'osso che risiede all'interno della coscia, cioè la parte superiore di ciascun arto inferiore.
FemoreAppartenente alla categoria delle ossa lunghe, presenta tre porzioni principali: l'estremità prossimale, che si articola con il bacino; il corpo centrale, che ha la forma di una clessidra; infine, l'estremità distale, che si articola con la tibia per formare l'articolazione del ginocchio.
Ciascuna porzione ha una particolare anatomia e possiede alcune zone specifiche, che fungono sia da punto d'origine sia da punto d'inserzione per muscoli e legamenti.
Il femore è fondamentale per la ripartizione del peso corporeo lungo tutto l'arto inferiore e per la locomozione.

Cos'è il femore

Il femore è l'unico osso della coscia. Appartiene alla categoria delle ossa lunghe e rappresenta l'elemento osseo più lungo del corpo umano.
Il femore è un osso pari e funge sia da punto d'origine sia da zona d'inserzione per numerosi muscoli e legamenti.

Anatomia

Gli esperti di anatomia suddividono il femore in tre regioni (o porzioni) ossee principali: l'estremità prossimale, il corpo, e l'estremità distale.


Nota importante: significato di mediale e laterale

Mediale e laterale sono due termini dal significato opposto. Tuttavia, per comprendere appieno che cosa vogliono dire, è necessario fare un passo indietro e rivedere il concetto di piano sagittale.

Piani corpo umano

Figura: i piani con cui gli anatomisti sezionano il corpo umano. Nell'immagine, è evidenziato, in particolare, il piano sagittale.

Il piano sagittale, o piano mediano di simmetria, è la divisione antero-posteriore del corpo, divisione dalla quale derivano due metà uguali e simmetriche: la metà destra e la metà sinistra. Per esempio, da un piano sagittale della testa derivano una metà, che comprende l'occhio destro, l'orecchio destro, la narice nasale destra e via dicendo, e una metà, che comprende l'occhio sinistro, l'orecchio sinistro, la narice nasale sinistra ecc.
Ritornando quindi ai concetti mediale-laterale, la parola mediale indica un rapporto di vicinanza al piano sagittale; mentre la parola laterale indica un rapporto di lontananza dal piano sagittale.
Tutti gli organi anatomici possono essere mediali o laterali rispetto a un punto di riferimento. Un paio di esempi chiariscono tale affermazione:
Primo esempio. Se il punto di riferimento è l'occhio, questo è laterale rispetto alla narice nasale dello stesso lato, ma mediale rispetto all'orecchio.
Secondo esempio. Se il punto di riferimento è il secondo dito del piede, tale elemento è laterale rispetto al primo dito (alluce), ma mediale rispetto a tutti gli altri.

ESTREMITà€ PROSSIMALE

L'estremità prossimale del femore è la porzione ossea più vicino al tronco. Del resto, nel linguaggio medico-anatomico, il termine prossimale significa "più vicino al centro del corpo" o "più vicino al punto d'origine" (N.B: per convenzione, il punto d'origine di qualsiasi osso che diparte dal tronco è il tronco stesso).
L'estremità prossimale presenta una morfologia tale, che le permette di unirsi perfettamente all'acetabolo del bacino (l'acetabolo è una concavità, simile a una ciotola) e formare l'articolazione dell'anca.
Le componenti strutturali rilevanti dell'estremità prossimale sono 6:

  • La testa: è la parte più prossimale del femore. Proiettata in direzione mediale, ha le sembianze di una sfera, precisamente di un 2/3 di sfera. Possiede una superficie liscia e una piccola depressione (fovea capitis), che funge da punto d'inserzione per il legamento rotondo. Il legamento rotondo è uno dei legamenti più importanti dell'articolazione dell'anca: un suo capo è legato alla testa del femore e l'altro suo capo all'acetabolo.
    L'acetabolo è un incavo di natura ossea, con sede nel bacino, il cui ruolo è accogliere la testa del femore.
  • Il collo: è la breve sezione di osso femorale che collega la testa al corpo del femore. Dall'aspetto molto simile a un cilindro, è leggermente piegato in direzione mediale: questa piegatura, nell'essere umano adulto, forma un angolo di circa 130° con il collo.
    L'angolo in questione è particolarmente importante, in quanto permette all'articolazione dell'anca di godere di un notevole range di movimento.
  • Il grande trocantere: è un processo osseo (o proiezione ossea) che origina dal corpo e si colloca lateralmente, rispetto al collo. Ha forma quadrangolare e un'anatomia particolare, che gli permette di accogliere i capi terminali di numerosi muscoli, coinvolti nel movimento dell'anca e della coscia (muscolo piriforme, muscolo otturatore esterno, muscolo otturatore interno, muscoli gemelli, muscolo piccolo gluteo e muscolo medio gluteo).
    Il grande trocantere è palpabile: il lettore può apprezzarne la presenza al tatto, toccando il lato esterno-alto di una delle sue due cosce.
  • Il piccolo trocantere: è un processo osseo di dimensioni inferiori al grande trocantere, che ha origine sul corpo del femore, in una zona con posizionamento postero-laterale. Dalla forma conica e tozza, sporge appena sotto il collo e ha un orientamento opposto a quello del grande trocantere (quindi "punta" verso l'interno, cioè in direzione mediale).
    Il piccolo trocantere serve come punto d'inserzione per le porzioni terminali dei tendini dei muscoli grande psoas e iliaco (che combinati insieme prendono il nome di ileo-psoas).
  • La linea intertrocanterica anteriore: situata sulla superficie anteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale (cioè va verso il basso e verso l'interno), che unisce tra loro i due grandi trocanteri.
    La linea intertrocanterica anteriore rappresenta il punto d'inserzione per il legamento iliofemorale, uno dei legamenti più importanti e resistenti dell'articolazione dell'anca.
  • La cresta intertrocanterica posteriore: situata sulla superficie posteriore del femore, è una cresta ossea con orientamento infero-mediale, che collega tra loro i due trocanteri.
    Lungo il suo breve percorso, presenta un tubercolo arrotondato, chiamato tubercolo quadrato, che accoglie il capo terminale del muscolo quadrato del femore.

Per una descrizione precisa dei due trocanteri e delle altre strutture dell'estremità prossimale del femore, si consiglia ai lettori di consultare l'articolo presente in questa pagina.


Testa del femore

Figura: visione posteriore dell'estremità superiore del femore.

CORPO DEL FEMORE

Il corpo è la regione centrale del femore, compresa tra l'estremità prossimale e l'estremità distale.
Ha un aspetto simile a una clessidra: largo nelle zone periferiche e stretto al centro.
La sua superficie posteriore presenta un'anatomia particolare: nel mezzo, c'è una cresta ossea con orientamento longitudinale - la cosiddetta linea aspra - che si biforca sia superiormente (quindi in direzione dell'estremità prossimale) sia inferiormente (quindi in direzione dell'estremità distale).

  • La linea aspra accoglie i capi terminali dei muscoli adduttore lungo, adduttore breve e grande adduttore. Inoltre, rappresenta il punto da cui originano i muscoli bicipite femorale, vasto laterale e vasto mediale.
  • La biforcazione superiore forma una cresta mediale e una cresta laterale. La cresta mediale prende il nome di linea pettinea, mentre la cresta laterale prende il nome di tuberosità glutea.
    La linea pettinea accoglie il capo terminale del muscolo pettineo; la tuberosità glutea, invece, serve da punto d'aggancio per il capo terminale del muscolo grande gluteo.
  • La biforcazione inferiore forma (anch'essa) una cresta mediale e una cresta laterale. La cresta mediale è la cosiddetta linea sopracondilare mediale, mentre la cresta laterale è la cosiddetta linea sopracondilare laterale.
    La linea sopracondilare mediale termina il suo percorso con una piccola protuberanza, chiamata tubercolo adduttore. Il tubercolo adduttore rappresenta, assieme alla linea aspra, il punto d'inserzione per il capo terminale del muscolo grande adduttore.
Anatomia del Femore

Figura: all'interno della coscia, il femore decorre leggermente in obliquo, con orientamento mediale. Ciò garantisce una maggiore stabilità all'articolazione del ginocchio.

Osservando dall'alto verso il basso, il femore ha un andamento mediale, cioè tende svilupparsi in direzione del piano sagittale. Questa caratteristica non è casuale: fornisce maggiore stabilità all'articolazione che il femore forma con la tibia; articolazione che prende il nome di ginocchio.

ESTREMITà€ DISTALE

L'estremità distale del femore è la porzione ossea più distante dal tronco. Del resto, nel linguaggio medico-anatomico, il termine distale è in antitesi con la parola prossimale e significa "più lontano dal centro del corpo" o "più lontano dal punto d'origine".
L'estremità distale è più larga dell'estremità prossimale, ha forma cuboide e presenta alcune particolarità che le permettono di articolarsi perfettamente con la tibia e la rotula e formare l'articolazione del ginocchio.
La tibia è una delle due ossa che, insieme al perone, costituisce la gamba; la rotula, invece, è l'elemento osseo, dalle sembianze di una conchiglia, che risiede nella parte anteriore del ginocchio, a protezione di quest'ultimo.
Le strutture anatomiche che contraddistinguono il femore sono:

  • Il condilo mediale e il condilo laterale. Sono due prominenze oblunghe e arrotondate, che hanno sede alla fine del femore. La loro superficie postero-inferiore si articola con la tibia e i menischi mediale e laterale del ginocchio, mentre la loro superficie anteriore si articola con la rotula. Tra le suddette strutture c'è proprio una vicinanza fisica.
    Anteriormente, a separare i due condili, c'è una lieve depressione che prende il nome di superficie patellare. La superficie patellare è liscia e ha un ruolo fondamentale nell'articolazione femore-rotula.
    Particolarità: il condilo mediale è leggermente più lungo del condilo laterale. Ciò fa sì che, malgrado l'orientamento mediale del femore, il margine inferiore dell'estremità distale sia comunque orizzontale.
  • L'epicondilo mediale e l'epicondilo laterale. Sono due eminenze ossee, rispettivamente, del condilo mediale e del condilo laterale, situate sopra quest'ultimi (N.B: il prefisso epi- significa "sopra"). Partecipano all'articolazione del ginocchio in maniera differente rispetto ai condili: fungono da punto d'aggancio per il capo iniziale del legamento collaterale mediale (epicondilo mediale) e del legamento collaterale laterale (epicondilo laterale). I legamenti collaterali mediale e laterale sono fondamentale per fornire stabilità al ginocchio e permettere a quest'ultimo un ampio range di movimenti, senza che l'estremità distale del femore tocchi l'estremità prossimale della tibia.
  • La fossa intercondilare. È la depressione che separa i due condili sulla superficie posteriore del femore (N.B: il prefisso inter- significa "tra"). Serve come punto d'inserzione per i capi iniziali dei legamenti interni del ginocchio: il legamento crociato anteriore e il legamento crociato posteriore.
  • La faccia per l'aggancio del legamento crociato anteriore. È una zona della fossa intercondilare, situata in posizione laterale. Su di essa, prende inserzione il legamento crociato anteriore (LCA), una struttura fondamentale per l'articolazione del ginocchio. La rottura del LCA limita fortemente il range di movimento articolare e favorisce il processo di artrosi a carico del ginocchio.
  • La faccia per l'aggancio del legamento crociato posteriore. È una zona della fossa intercondilare più grande della precedente, con localizzazione mediale. Funge da punto d'aggancio per il legamento crociato posteriore (LCP), un altro importante elemento articolare del ginocchio.
Anatomia del Femore

Funzioni

Il femore è un osso fondamentale per l'equa ripartizione delle forze e del peso corporeo sull'arto inferiore e per la locomozione (i muscoli che aggancia sono essenziali per camminare, correre e saltare).
La tabella sottostante riporta l'elenco dei 22 muscoli che originano o terminano in corrispondenza del femore.


Muscolo Capo terminale o capo iniziale Sede di contatto sul femore
Muscolo iliaco Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande psoas Capo terminale Piccolo trocantere
Muscolo grande gluteo Capo terminale Tuberosità glutea
Muscolo medio gluteo Capo terminale Superficie laterale del grande trocantere
Muscolo piccolo gluteo Capo terminale Parte anteriore del grande trocantere
Muscolo piriforme Capo terminale Margine superiore del grande trocantere
Muscolo gemello superiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo otturatore interno Capo terminale Superficie mediale del grande trocantere
Muscolo gemello inferiore Capo terminale Grande trocantere
Muscolo quadrato femorale Capo terminale Cresta intertrocanterica posteriore
Muscolo otturatore esterno Capo terminale Fossa trocanterica (piccola depressione in prossimità del grande trocantere; si veda la figura del grande trocantere).
Muscolo pettineo Capo terminale Linea pettinea
Muscolo adduttore lungo Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo adduttore breve Capo terminale Parte mediale della linea aspra
Muscolo grande adduttore Capo terminale Parte mediale della linea aspra e tubercolo adduttore
Muscolo vasto laterale Capo iniziale Grande trocantere e parte laterale della linea aspra
Muscolo vasto intermedio Capo iniziale Superficie frontale e laterale del femore
Muscolo vasto mediale Capo iniziale Sezione distale della linea intertrocanterica e parte mediale della linea aspra
Bicipite femorale Capo iniziale Parte laterale della linea aspra
Muscolo popliteo Capo iniziale Sotto l'epicondilo laterale
Muscolo gastrocnemio Capo iniziale Dietro il tubercolo adduttore, sopra l'epicondilo laterale.
Muscolo plantare Capo iniziale Sopra il condilo laterale

Malattie del Femore

Le più importanti problematiche che possono interessare il femore sono le fratture delle sezioni ossee che lo costituiscono, nella fattispecie: la frattura dell'estremità prossimale e la frattura del corpo.

FRATTURE DELL'ESTREMITà€ PROSSIMALE DEL FEMORE

Le fratture dell'estremità prossimale del femore presentano un'alta mortalità. Circa 1/3 dei pazienti, infatti, muore entro un anno dalla rottura dell'osso della coscia.
Esistono due diverse tipologie di frattura dell'estremità prossimale: le fratture femorali intracapsulari e le fratture femorali extracapsulari.
Nelle fratture intracapsulari, la rottura ossea riguarda la testa del femore, cioè la porzione che s'inserisce nell'acetabolo e forma la cosiddetta capsula articolare (N.B: intracapsulare significa "dentro la capsula").
Nelle fratture extracapsulari, la rottura ossea interessa una porzione prossimale non coinvolta nell'articolazione dell'anca.
Mentre le fratture intracapsulare sono tipiche degli anziani, le fratture extracapsulari sono più comuni nei soggetti giovani.

FRATTURE DEL CORPO DEL FEMORE

Le fratture del corpo del femore sono poco comuni, perché, a provocarle, ci vogliono traumi fortissimi, che si verificano solo in rare circostanze (per esempio, un incidente stradale particolarmente violento).
Due particolari complicanze di queste fratture sono: la paralisi del nervo femorale e l'accorciamento della gamba (N.B: tale complicazione è tipica delle fratture del corpo del femore definite "a spirale").


Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza