Febbre tifoide (tifo): cos'è? Cause, sintomi e cura
Cos'è il tifo (o febbre tifoide)
Il tifo addominale - o febbre tifoide - è una malattia infettiva sistemica (che coinvolge l'intero organismo), provocata dal batterio Salmonella enterica sierotipo typhi.
L'agente responsabile del tifo è presente nelle urine e nelle feci di persone infette, e può essere trasmesso da uomo a uomo per via oro-fecale attraverso l'ingestione di cibi o bevande contaminate.
La febbre tifoide è molto contagiosa e scarse condizioni igienico-sanitarie predispongono alla sua diffusione. Dopo che una persona è stata infettata, i batteri si moltiplicano rapidamente nell'intestino e nel flusso sanguigno, innescando i primi sintomi. La febbre tifoide presenta un esordio insidioso, caratterizzato da febbre, cefalea, costipazione o diarrea, malessere e mialgia. La malattia può essere trattata con antibiotici, tuttavia la resistenza batterica è molto diffusa.
Senza un trattamento tempestivo, i batteri possono diffondere ad altri distretti dell'organismo, provocando il peggioramento dei sintomi e gravi complicanze (emorragie interne, perforazione intestinale o peritonite). Anche dopo il recupero dal tifo, un limitato numero di individui, chiamati portatori sani, continua a rilasciare la Salmonella typhi nelle feci ed è quindi in grado di infettare gli altri. Un vaccino è disponibile, ed è raccomandato per coloro che manipolano acqua e alimenti potenzialmente contaminati, in zone ad alto rischio. Il vaccino, tuttavia, non fornisce una protezione completa dalle infezioni.
La febbre tifoide è comune nei paesi meno industrializzati, principalmente a causa dell'accesso limitato all'acqua potabile, dell'inadeguato smaltimento delle acque reflue, e delle inondazioni. A causa del modo in cui l'infezione si diffonde, la febbre tifoide è più comune in alcune parti del mondo che presentano bassi livelli di servizi igienico-sanitari. L'incidenza annuale di febbre tifoide è stimata in circa 17 milioni di casi in tutto il mondo.
Salmonella typhi
Quali sono le cause della febbre tifoide?
L'agente eziologico della febbre tifoide è la Salmonella typhi, il cui vettore può essere solo umano. Pertanto, l'infezione si trasmette sempre da un essere umano, malato o portatore sano del batterio, ad un altro. Il periodo di incubazione può variare a seconda della dose infettante, ma abitualmente è di 1-3 settimane.
Dopo l'ingestione di cibo o acqua contaminati, i batteri invadono l'intestino tenue ed entrano temporaneamente nella circolazione sanguigna. La Salmonella typhi si moltiplica inizialmente nelle cellule di fegato, milza e midollo osseo, per poi rientrare nel sangue. Quando il microrganismo diffonde nel flusso sanguigno, i pazienti sviluppano sintomi, compresa la febbre. I batteri invadono la colecisti, le vie biliari ed il tessuto linfoide associato all'intestino. Qui, si moltiplicano in numero elevato per passare poi nel tratto intestinale. In questa fase i patogeni possono essere identificati, per la diagnosi, in colture di feci testate in laboratorio.
Contagio
In genere, la febbre tifoide si contrae con l'ingestione di batteri presenti in cibo o acqua contaminati.
La Salmonella typhi è dotata di una notevole resistenza nell'ambiente esterno, soprattutto se contenuta in materiali organici: i batteri possono sopravvivere per settimane anche in liquami e fango.
I pazienti con malattia possono contaminare l'acqua attraverso le feci, che durante la fase acuta dell'infezione contengono un'alta concentrazione di batteri. L'inquinamento batterico della rete idrica può, a sua volta, contaminare l'approvvigionamento di cibo. Se un soggetto sano mangia cibo o bevande che sono stati contaminati con una piccola quantità di feci o urine in cui è presente la Salmonella typhi, può contrarre l'infezione.
Inoltre, se i pazienti infettati non si lavano le mani correttamente dopo essere andati in bagno, possono contaminare il cibo o le superfici che toccano, contribuendo alla diffusione dell'infezione.
Altri modi in cui la febbre tifoide può essere contratta sono:
- Mangiare crostacei o frutti di mare provenienti da una sorgente di acqua che è stata contaminata da feci od urine infette;
- Avere rapporti sessuali (orali o anali) con una persona portatrice di Salmonella typhi.
Lo stato di portatore sano può seguire la malattia acuta. Se la febbre tifoide non viene trattata, si stima che una persona su 20 diventerà vettore della condizione a lungo termine, anche se asintomatica. Questo significa che l'escrezione di Salmonella typhi dall'organismo dei portatori cronici può continuare e protrarsi per più di 1 anno.
Sintomi tifo
Se l'infezione non è trattata, i sintomi si sviluppano nel corso di quattro settimane, con manifestazioni in continuo a peggioramento. Quando la condizione progredisce, il rischio di sviluppare complicanze aumenta. Con il trattamento, i sintomi dovrebbero migliorare rapidamente entro 3-5 giorni.
Prima settimana
I sintomi che compaiono durante la prima settimana di infezione sono:
- Febbre elevata (39-40°C);
- Dolore addominale;
- Stitichezza (più comune negli adulti) o diarrea (nei bambini);
- Vomito;
- Tosse secca;
- Cefalea;
- Esantema papuloso a livello cutaneo (macchie rosa larghe 1-4cm localizzate al tronco e distribuite in meno di cinque punti);
- Malessere generale.
Seconda settimana
Nel caso improbabile che non si riesca a sottoporsi a trattamento, i sintomi sopra elencati diventeranno più gravi nella seconda settimana di malattia, e potranno associarsi ad un grave gonfiore dell'addome e a bradicardia (rallentamento delle pulsazioni).
Terza settimana
Durante la terza settimana, possono presentarsi:
- Anoressia (mancanza di appetito) e perdita di peso;
- Esaurimento fisico;
- Attacchi di diarrea maleodorante, acquosa e di colore giallo-verde;
- Deterioramento dello stato mentale, con grave confusione, apatia e, in alcuni casi, psicosi (la persona non è in grado di capire la differenza tra realtà e fantasia).
Le complicazioni si sviluppano spesso in questo periodo.
Quarta settima
Entro la fine della terza settimana, la febbre tende a diminuire gradualmente (fase di defervescenza). Questo processo si conclude nella quarta ed ultima settimana. I segni ed i sintomi della malattia possono ripresentarsi dopo 10 giorni dall'abbassamento della febbre.
Diagnosi
L'agente eziologico può essere identificato in campioni di sangue, midollo osseo, feci od urine. La diagnosi di febbre tifoide, di solito, può essere formulata mediante:
- emocoltura e test sierologico di agglutinazione di Widal - durante la prima settimana;
- coprocoltura e ricerca degli antigeni nel sangue - durante la seconda e terza settimana.
Le colture fecali sono sensibili nelle fasi precoci e tardive della malattia, ma spesso devono essere integrate con l'esame colturale del sangue per la diagnosi definitiva. L'analisi di un campione di midollo osseo è un modo più accurato per confermare l'infezione di Salmonella typhi, tuttavia è utilizzato solo se gli altri test sono inconcludenti. Nel caso l'esito sia positivo per la presenza della Salmonella typhi, è consigliabile estendere l'accertamento medico anche agli altri membri della famiglia del paziente.
Trattamento
La febbre tifoide richiede un trattamento immediato con antibiotici e la convalescenza si prolunga per un certo tempo. Se diagnosticata nelle sue fasi iniziali, è probabile che l'infezione sia lieve e, di solito, può essere trattata per 7 -14 giorni. I sintomi dovrebbero iniziare a migliorare già entro 48-72 ore dall'inizio della terapia, ma è comunque fondamentale portare al termine la cura, seguendo le indicazioni mediche. I casi più gravi di febbre tifoide richiedono il ricovero in ospedale e la somministrazione di antibiotici e fluidi per via endovenosa. L'ospedalizzazione è di solito consigliata se il paziente lamenta vomito persistente, addome gonfio e diarrea grave.
Diversi antibiotici sono efficaci per il trattamento della febbre tifoide. Il cloramfenicolo è stato per molti anni il farmaco di elezione, ma a causa dei gravi effetti collaterali (seppur rari), è stato sostituito da altri antibiotici. Alcuni ceppi di Salmonella typhi hanno sviluppato una resistenza ad uno o più tipi di questi farmaci, pertanto può essere prescritta una combinazione di diversi antibiotici. La scelta della terapia dev'essere guidata dall'identificazione della regione geografica dov'è stata contratta l'infezione e dal risultato delle colture disponibili (ceppi multiresistenti di S. typhi sono diventati comuni in alcune aree del mondo, come nel subcontinente indiano e nella penisola arabica). La ciprofloxacina è il farmaco più frequentemente utilizzato, mentre il ceftriaxone, rappresenta un'alternativa per le pazienti in stato di gravidanza. Altri antibiotici che possono essere prescritti sono l'ampicillina ed il trimetoprim/sulfametossazolo, anche se in questi ultimi anni è stata osservata una certa resistenza. La chirurgia può essere necessaria per correggere eventuali complicazioni pericolose per la vita, come emorragie interne o perforazioni dell'intestino. Tuttavia, questa è un'evenienza molto rara nelle persone sottoposte a trattamento con antibiotici.
- Recidive. Se il trattamento non risolve completamente l'infezione, i sintomi della febbre tifoide possono ripresentarsi: circa una persona su 20 va incontro ad una recidiva, con ri-presentazione dei sintomi dopo una settimana dalla conclusione del trattamento antibiotico. Nella recidiva, i sintomi tendono comunque ad essere più lievi e durano per un lasso di tempo limitato. Di solito, è raccomandata un'ulteriore terapia antibiotica.
- Vettori a lungo termine. Lo stato di portatore sano può essere gestito con una terapia più prolungata. Spesso, la rimozione della cistifellea, sito d'infezione cronica (insieme al tratto intestinale), riesce a debellare l'infezione. Al termine della terapia, il paziente dovrebbe sottoporsi ad una coprocoltura per verificare se la Salmonella typhi è ancora presente nelle feci. Se l'esito è positivo, significa che il soggetto è un portatore di febbre tifoide e dovrà sottoporsi ad un ulteriore trattamento con antibiotici.
Fino a quando i risultati dei test non si negativizzeranno, dimostrando che i campioni sono liberi dai batteri, il paziente dovrebbe evitare di manipolare o preparare cibi, oltre a lavarsi con particolare cura le mani dopo essere andato in bagno.
Complicanze
Le complicazioni, di solito, colpiscono le persone che non sono state trattate con antibiotici, presentandosi nella terza settimana dopo la comparsa dei sintomi.
Le complicanze più comuni che si possono verificare nella febbre tifoide non trattata sono:
- Emorragia intestinale;
- Perforazione intestinale.
La perforazione intestinale rappresenta una complicanza molto grave, in quanto diffonde l'infezione ai tessuti vicini e può causare peritonite. Se questo accade, l'infezione può diffondersi rapidamente nel sangue, prima di estendersi ad altri organi. Ciò comporta il rischio di insufficienza multipla d'organo e, se non viene trattata, può essere fatale.
Vaccinazione
La vaccinazione è raccomandata per le persone che hanno intenzione di recarsi in parti del mondo dove il tifo è molto diffuso. I Paesi con i più alti tassi di febbre tifoide sono: Bangladesh, Cina, India, Indonesia, Laos, Nepal, Pakistan e Vietnam.
In particolare, la vaccinazione contro il tifo è consigliata per:
- Viaggiatori in aree in cui vi è un rischio riconosciuto di esposizione alla Salmonella typhi. Il rischio è maggiore se la destinazione è un Paese in via di sviluppo (ad esempio, America Latina, Asia e Africa);
- Persone che devono lavorare o vivere in parti del mondo dove l'infezione è presente, a stretto contatto con la popolazione locale, esponendosi frequentemente o in modo prolungato a scarse condizioni igienico-sanitarie.
Tuttavia, i vaccini forniscono solo una protezione limitata e l'immunità conferita può essere sopraffatta da elevate concentrazioni di S. typhi. Inoltre, i viaggiatori devono essere avvertiti che la vaccinazione contro il tifo non può sostituirsi ad un'attenta selezione di cibi e bevande, sempre indispensabile. Quando si viaggia in Paesi dove la febbre tifoide è presente, è importante, quindi, seguire alcune precauzioni:
- Bere solo acqua in bottiglia (adeguatamente sigillata);
- Non mangiare verdura cruda, frutta sbucciata, frutti di mare o insalate;
- Non mangiare gelato, cubetti di ghiaccio o bere succo di frutta da venditori ambulanti;
Due vaccini sono disponibili per la prevenzione del tifo:
Vaccino ViCPS |
Vaccino Ty21a |
Efficace al 75% contro la febbre tifoide nel primo anno dopo la vaccinazione |
Efficace al 50-60% contro la febbre tifoide nel primo anno dopo la vaccinazione |
Somministrato mediante iniezione (uso parenterale); numero di dosi necessarie: 1 |
Disponibile in forma orale (capsule); numero di dosi necessarie: 4 |
Vaccino inattivato |
Vaccino vivo attenuato prodotto dal ceppo Ty21a di Salmonella typhi, caratteristica che lo rende controindicato in pazienti immunocompromessi o persone che prendono antibiotici, al momento della vaccinazione. |
La vaccinazione primaria dev'essere realizzata almeno un mese prima del viaggio |
Prima di una possibile esposizione, l'immunizzazione dev'essere completata entro una settimana |
L'effetto protettivo del vaccino ha una durata di circa 2 anni, dopo i quali sarà necessaria una vaccinazione di richiamo |
Il vaccino è efficace per circa 5 anni, al termine del quale è necessario un richiamo |
- Il vaccino contro la febbre tifoide non è adatto a bambini di età inferiore a due anni.
- La distribuzione del vaccino parenterale calore-fenolo-inattivato, ampiamente utilizzato per molti anni, è stata interrotta.
Dopo la vaccinazione contro la febbre tifoide, alcune persone sperimentano dolore temporaneo, rossore o gonfiore nel sito di iniezione. Circa l'1% delle persone sperimenta un aumento della temperatura corporea (38°C), mentre gli effetti collaterali meno comuni includono dolore addominale, mal di testa, nausea e diarrea. Le reazioni gravi sono rare.