Come si Cura COVID-19: Terapia Domiciliare e Ospedaliera

Come si Cura COVID-19: Terapia Domiciliare e Ospedaliera
Ultima modifica 11.12.2023
INDICE
  1. Introduzione
  2. Cure Domiciliari
  3. Cure Ospedaliere
  4. Terapie Non Raccomandate o Non Efficaci
  5. Approfondimenti su COVID-19 e Nuovo Coronavirus

Introduzione

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La ricerca di una cura efficace e sicura per il COVID-19 è, come quella dei vaccini, motivo di grande interesse fin dagli inizi della pandemia da SARS-CoV-2.

Fin dagli esordi dell'emergenza sanitaria, medici e ricercatori hanno valutato farmaci e provato differenti piani terapeutici, il tutto allo scopo di individuare una terapia che potesse favorire la guarigione dei pazienti ed evitare le complicanze più gravi dell'infezione da Nuovo Coronavirus.

È giusto precisare che, fortunatamente, la maggior parte delle persone ammalate di COVID-19 non necessita di cure ospedaliere ed è in grado di superare l'infezione con i trattamenti domiciliari più semplici, gli stessi tra l'altro adottati anche in occasione dei più classici episodi di influenza o condizioni simil-influenzali.

Tuttavia, c'è purtroppo una porzione di individui che, complice l'età avanzata, la storia clinica e fattori genetici e metabolici, sviluppa una forma di COVID-19 tale per cui servono cure più specifiche e perfino il ricovero in ospedale.

Questo articolo si pone l'obiettivo di chiarire, per quanto possibile, i trattamenti domiciliari e ospedalieri per il COVID-19, tenendo conto del fatto che le informazioni relative ad alcune terapie sono in continua evoluzione.

Il problema di definire con precisione un piano terapeutico contro l'infezione da SARS-CoV-2 nasce dalla ancora non completa conoscenza del suddetto virus e dei suoi punti deboli.

Per approfondire: Coronavirus SARS-CoV-2: come riconoscere i primi Sintomi

Cure Domiciliari

Trattamento Domiciliare di COVID-19: Chi riguarda?

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La gestione domiciliare di COVID-19 è prevista in tutti i casi di infezione di grado lieve.
Per grado lieve s'intende che il paziente presenta i caratteristici sintomi della malattia infettiva (febbre, tosse, naso che cola ecc.), ma non soffre né di polmonite né di ipossia.
Di norma, COVID-19 è di grado lieve nelle persone in buona salute e non particolarmente anziane; è bene però precisare che questa non è una regola assoluta: infatti, come ci sono individui anziani o non in perfetta salute che sviluppano una forma lieve di COVID-19, così ci sono anche adulti non anziani e in salute che contraggono una forma infettiva grave e tale da richiedere l'ospedalizzazione.

In situazioni particolari, la terapia domicialiare potrebbe trovare indicazione anche in caso di infezioni di grado moderato.
Per grado moderato s'intende che il paziente presenta segna clinici di polmonite non severa.
Sono potenziali candidati a questa strategia terapeutica i soggetti che da un lato, almeno per il momento, non hanno bisogno di ossigenoterapia, ma dall'altro presentano una o più condizioni costituenti un fattore di rischio per lo sviluppo di forme gravi di COVID-19.

Sia l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), sia i National Institutes of Health (NIH) statunitensi hanno stilato una classificazione della gravità di COVID-19 sulla base dei sintomi e delle complicanze.
Per la sua consultazione, si consiglia la lettura dell'articolo presente al link sottostante.

Per approfondire: Cura Domiciliare di COVID-19: Cosa Fare?

Rimedi Contro la Febbre

Contro la febbre, la gestione domiciliare di COVID-19 prevede solitamente:

In caso di ricorso a farmaci per il controllo della febbre, è importante ricordare di assumere questi medicinali secondo le dosi indicate nel foglietto illustrativo e dal proprio medico curante, senza eccedere.

Come capire se il livello di idratazione è corretto?

In presenza di febbre moderata-alta, un buon indicatore dei livelli di idratazione è il colore dell'urina: se quest'ultima è giallo chiaro e limpida significa che il paziente si sta reidratando in maniera adeguata; viceversa, se è di color giallo intenso vuol dire che l'idratazione è scadente.

Rimedi Contro la Tosse

Contro la tosse, il trattamento domiciliare di COVID-19 prevede in prima battuta rimedi completamente naturali, come le combinazioni acqua tiepida e limone, miele e limone o acqua tiepida, miele e limone, e, per quando si è a letto, la preferenza per una posizione semiseduta o su un fianco. 

A letto, è sicuramente da evitare la posizione supina, in quanto quest'ultima, comprimendo in un certo senso le vie respiratorie, tende a peggiorare l'entità della tosse e il malessere associato (la compressione delle vie respiratorie indotta dalla posizione supina induce l'organismo umano ad aumentare la tosse, al fine di liberare le stesse vie respiratorie).  

Se i rimedi naturali non fossero sufficienti a dare sollievo, sussistono le condizioni per ricorrere a un farmaco specifico per la tosse. Occorre però precisare che deve essere il medico curante a consigliarne l'utilizzo e a prescrivere quello più adatto al paziente e al suo stato di salute.

Pulsossimetro e Misura della Saturazione dell’Ossigeno

Il pulsossimetro (o saturimetro) è un piccolo strumento che, nelle versioni per uso domiciliare, permette di misurare anche da casa il livello di ossigeno nel sangue, parametro anche noto come saturazione dell'ossigeno nel sangue.

Il pulsossimetro permette di monitorare l'andamento di COVID-19 e individuare agli esordi le sue conseguenze a livello polmonare.

Il suo utilizzo è raccomandato in modo particolare alle persone con una forma lieve o moderata dell'infezione, che rientrano nella categoria delle cosiddette persone fragili, ossia a rischio di malattia moderata-grave.

Tale raccomandazione però non esclude che possano dotarsi di pulsossimetro anche i pazienti non a rischio, nel caso cui questo strumento li renda più tranquilli durante il decorso dell'infezione.

Il pulsossimetro/saturimetro è ormai reperibile anche online, non solo nelle farmacie, il che permette di procurarselo anche durante l'isolamento domiciliare previsto in caso di malattia da SARS-CoV-2.

Prima del suo acquisto è importante assicurarsi che presenti il marchio CE, segno che soddisfa gli standard di salute e sicurezza.

Come interpretare le Misure dei Livelli di Ossigeno

Il pulsossimetro è uno strumento facile da usare. A ogni modo, i prodotti certificati CE sono dotati sicuramente di un manuale d'istruzione; inoltre, in caso di eventuali dubbi, esiste sempre la possibilità di consultare il medico curante.

È buona norma annotare le misurazioni, così da rendere più facile l'individuazione di eventuali modifiche dei livelli di saturazione sanguigna.

Ecco cosa fare in funzione degli esiti della misurazione:

  • Se la saturazione è superiore al 95%, significa che la funzione respiratoria è nella norma. Il paziente, quindi, può continuare a curarsi da casa.
  • Se la saturazione è tra il 95% e il 93%, potrebbe voler dire che è in corso un lieve problema respiratorio che ostacola la corretta ossigenazione del sangue. Un simile risultato deve indurre il paziente a contattare il proprio medico per ricevere indicazioni su cosa fare.
  • Se la saturazione è uguale o inferiore al 92%, potrebbe significare che il meccanismo di ossigenazione del sangue è compromesso in modo importante. In tali frangenti, è bene contattare subito i soccorsi.

Anticorpi Monoclonali per il Trattamento Domiciliare

Semplificando al massimo il concetto, gli anticorpi monoclonali sono speciali proteine capaci di riconoscere e legarsi a una ben determinata entità estranea all'organismo (un virus, un batterio, una cellula tumorale ecc.), con lo scopo di richiamare su di essa le attenzioni del sistema immunitario così che questo possa provvedere a contrastarla.

Gli anticorpi monoclonali progettati per agire nei pazienti affetti da COVID-19 hanno come bersaglio, ovviamente, il virus SARS-CoV-2; più precisamente, il target è la proteina Spike, ossia l'arma di cui dispone SARS-CoV-2 per aggredire le cellule dell'ospite e avviare di fatto l'infezione.

Legandosi a Spike, gli anticorpi monoclonali riducono la capacità del virus di penetrare nelle cellule dell'ospite e fortificare il processo infettivo.

Attualmente (Febbraio 2022), esiste la possibilità di sfruttare gli anticorpi monoclonali nella gestione domiciliare di COVID-19.
È tuttavia doveroso segnalare da subito che, per poter attuare questa strategia terapeutica, il paziente e l'infezione devono presentare specifici requisiti; ecco quali:

  • Innanzitutto l'infezione deve essere di grado lieve-moderato;
  • Il paziente non deve aver bisogno dell'ossigenoterapia;
  • Il paziente deve presentare fattori di rischio per lo sviluppo di una forma grave di COVID-19 (es: età superiore ai 65 anni, epatopatia cronica, insufficienza renale cronica ecc.).

Gli anticorpi monoclonali disponibili oggi per la terapia domiciliare di COVID-19 sono:

  • Casirivimab/Imdevimab in associazione (Ronapreve®), combinazione autorizzata dall'EMA (Agenzia Europea per il Farmaco);
  • Sotrovimab (Xevudy®), autorizzato dall'EMA;
  • Tixagevimab/cilgavimab in associazione (Evushled®), combinazione autorizzata dall'EMA.

Questi farmaci sono utilizzabili in soggetti adulti e di almeno 40 kg di peso corporeo, e, a eccezione di Regdanvimab, in individui giovani di età pari o superiore ai 12 anni e sempre di almeno 40 kg di peso corporeo.

La via di somministrazione è esclusivamente endovenosa, tranne che per Casirivimab/Imdevimab che contempla, se necessario, anche quella sottocutanea.

Anche in ambito domiciliare, a eseguire la somministrazione di anticorpi monoclonali deve essere un operatore sanitario adeguatamente formato, che sappia come intervenire in caso di reazioni avverse ai farmaci suddetti.

Alla somministrazione, poi, deve seguire sempre un periodo di monitoraggio (del paziente) della durata di un'ora. 

Se sono rispettate le indicazioni, gli anticorpi monoclonali rappresentano un'efficace soluzione terapeutica alle infezioni da COVID-19.
Occorre però segnalare il fatto che presentano dei limiti quali appunto il campo d'impiego limitato (pazienti selezionati; infezione di grado lieve-moderato ecc.) e il costo, che è molto elevato.

Farmaci Antivirali

Negli ultimi mesi, il quadro dei trattamenti disponibili per la gestione domiciliare di COVID-19 si è arricchito ulteriorimente con la possibilità di utilizzare anche farmaci antivirali.

Attualmente (Dicembre 2023), i farmaci antivirali disponibili per la trattamento da casa di COVID-19 sono due:

Sono due farmaci che, in ambito domiciliare, possono trovare impiego solo in specifiche situazioni: innanzitutto il paziente deve presentare condizioni costituenti fattori di rischio per lo sviluppo di forme gravi di COVID-19 (es: patologia oncologica, insufficienza renale cronica ecc.); in secondo luogo, è importante che l'infezione sia in corso da poco tempo (il trattamento andrebbe cominciato entro pochi giorni dall'inizio dei sintomi) e che sia di grado lieve-moderato (il paziente non deve aver bisogno dell'ossigenoterapia).

Mentre per Remdesivir la somministrazione per via endovenosa, per Paxlovid l'assunzione avviene per via orale.

Si segnala che dal 24/02/2023, su suggerimento dell'EMA, l'Associazione Italiana del Farmaco ha sospeso la possibilità di utilizzare come antivirale da casa Molnupiravir, per la mancata dimostrazione di benefici clinici relativamente alla mortalità e ai ricoveri ospedalieri. 

Farmaci Corticosteroidi

Solitamente la terapia a base di farmaci corticosteroidi è destinata ai pazienti ospedalizzati per COVID-19.

Tuttavia, in una nota dell'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco), si legge che l'utilizzo di questi medicinali è preso in considerazione anche in ambito domiciliare nei pazienti che "presentano fattori di rischio di progressione della malattia verso forme severe, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l'ossigenoterapia e qualora non sia possibile nell'immediato il ricovero per sovraccarico delle strutture ospedaliere"

I corticosteroidi sono farmaci da impiegare con estrema cautela, per via degli effetti collaterali che li caratterizzano.
A tal proposito, si segnala come la somministrazione di questi medicinali possa concretamente peggiorare l'andamento dell'infezione nei pazienti affetti da patologie croniche

Eparina

Sempre in una nota AIFA si legge che l'uso routinario delle eparine a basso peso molecolare non è raccomandato nei pazienti COVID non ospedalizzati (quindi che si trovano in ambito domiciliare) e non allettati, poiché non esistono evidenze di un beneficio clinico in questa tipologia di malati.

L'Agenzia, tuttavia, aggiunge anche che potrebbero trovare impiego nel paziente domiciliare allettato, allo scopo di prevenire fenomeni trombo-embolici.

Specifica, infine, che l'infezione da SARS-CoV-2 non rappresenta una controindicazione alla continuazione delle terapie antiaggreganti e/o anticoagulanti (in queste specifiche situazioni, si raccomanda comunque di contattare il proprio medico curante e di affidarsi alle sue indicazioni).

Cosa Fare se i Sintomi del COVID-19 peggiorano?

Se la sintomatologia da COVID-19 peggiora con il passare dei giorni anziché migliorare o se persiste per alcune settimane anche senza particolari peggioramenti, è il caso di chiamare il proprio medico o il più vicino centro ospedaliero.

Alcuni segnali di un peggioramento dell'infezione sono:

  • Difficoltà a respirare e mancanza di fiato non appena ci si muove o ci si alza dal letto;
  • Aumento del malessere generale;
  • Aumento del senso di debolezza e stanchezza;
  • Perdita di appetito;
  • Incapacità di prendersi cura di se stessi (es: lavarsi, vestirsi ecc.).

Altri indicatori, ancora più importanti, di un peggioramento di COVID-19 sono:

Regole Fondamentali per il Contenimento del Contagio

Vale la pena ricordare una volta di più che, anche quando COVID-19 è in forma lieve, il paziente è tenuto comunque a osservare l'isolamento domiciliare fino alla remissione dell'infezione, remissione confermata dal tampone molecolare di controllo.

Questo vuol dire: non uscire di casa, nemmeno per andare in farmacia o per andare a fare la spesa di generi alimentari (esistono le farmacie e i supermercati online che recapitano la merce davanti alla porta di casa); restare confinati in una stanza della casa, evitando qualsiasi contatto diretto con gli altri coinquilini e limitando al minimo il soggiorno negli spazi comuni; usare un bagno unicamente per sé (se il bagno di casa fosse uno soltanto, occorre pulirlo accuratamente dopo ogni utilizzo da parte della persona malata); rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza attiva (è un obbligo); non ricevere visite a casa.

Tutti questi comportamenti e precauzioni sono in funzione del contenimento del contagio.

Per approfondire: Farmaci per la Cura Domiciliare di COVID-19

Cure Ospedaliere

Terapia Ospedaliera di COVID-19: Chi riguarda?

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Generalmente, necessitano di cure ospedaliere i malati di COVID-19 con un'infezione di grado moderato, grave o critico.

A partire dal grado moderato, la malattia si caratterizza per polmonite e difficoltà respiratorie sempre più severe; inoltre, allo stadio critico, sfocia in shock settico e insufficienza multiorgano.

Nella maggior parte dei casi, COVID-19 è responsabile di simili decorsi negli anziani, negli individui con malattie croniche e in coloro che assumono farmaci che comportano una depressione del sistema immunitario.
Come affermato in precedenza, però, ci sono delle eccezioni: può capitare, infatti, che l'infezione scateni gravi complicanze anche in adulti non anziani, sani e non considerati a rischio.
Tutto questo porta a una conclusione importante: non sottovalutare SARS-CoV-2, ma rispettare le norme di contenimento e prevenzione del contagio (distanziamento sociale, lavaggio delle mani, uso della mascherina, evitare assembramenti, quarantena in caso di sospetto contatto con persone malate ecc.).

Tornando quindi alle cure ospedaliere per COVID-19, prima di entrare nei loro dettagli, è importante sottolineare un aspetto della questione: SARS-CoV-2 è un virus "nuovo", ancora poco conosciuto, di cui i ricercatori ne stanno ancora studiando meccanismi d'azione e soprattutto punti deboli; tutto questo, di conseguenza, comporta che ci siano dibattiti ancora aperti sulle terapie più efficaci e sicure, e che da domani non sia più in uso una cura oggi considerata valida.

Ossigenoterapia e Ventilazione Meccanica

I malati di COVID-19 che sviluppano insufficienza respiratoria acuta (indicata anche come sindrome da distress respiratorio acuto o ARDS) necessitano di un supporto alla respirazione che solo i reparti ospedalieri di terapia intensiva e sub-intensiva sono in grado di fornire.

Per insufficienza respiratoria si intende una difficoltà di respirazione caratterizzata da un'incapacità dei polmoni di effettuare in modo efficace lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica.  
Le persone con insufficienza respiratoria, quindi, non riescono a soddisfare le esigenze dell'organismo in termini di ossigeno.
Sintomi tipici di insufficienza respiratoria sono fame d'aria e aumento della frequenza cardiaca.

Attualmente, i trattamenti capaci di supportare i pazienti con difficoltà respiratorie sono due: l'ossigenoterapia e la ventilazione meccanica tramite intubazione.

Lo sapevi che…

Ad aprile 2021, tra i pazienti ricoverati per COVID-19, erano poco più di uno su 10 quelli che hanno avuto bisogno delle cure della terapia intensiva.

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Ossigenoterapia

Come suggerisce il nome, l'ossigenoterapia consiste nella somministrazione supplementare di ossigeno a scopo terapeutico.

Attuata solitamente nei reparti di terapia sub-intensiva, essa trova impiego nei malati di COVID-19 che presentano difficoltà respiratorie importanti, ma che non versano ancora in condizioni critiche (shock settico ecc.).

Si può considerare come il primo dei due trattamenti per il supporto respiratorio e come quello, tra i due, di tipo non invasivo (ventilazione non invasiva).

La sua realizzazione può avvenire tramite maschera, cannule nasali o la metodica CPAP erogata tramite uno strumento, simile a un casco (e infatti così chiamato), che eroga ossigeno a pressioni molto alte.

Il CPAP tramite casco sembra essere uno dei trattamenti di ossigenoterapia più adatti a evitare l'intubazione per la ventilazione meccanica.

Durante l'ossigenoterapia, il paziente è cosciente, sveglio, il che, come si vedrà, è in netta contrapposizione con la ventilazione meccanica tramite intubazione.

Dopo l'inizio dell'ossigenoterapia, il personale medico provvede a monitorare periodicamente le capacità respiratorie (e non solo) del paziente, in modo da intervenire tempestivamente in caso di eventuali peggioramenti.

Nell'ipotesi in cui le condizioni del paziente dovessero peggiorare, ecco che diviene necessaria la ventilazione meccanica tramite intubazione.

Ventilazione Meccanica tramite Intubazione

La ventilazione meccanica tramite intubazione è una metodica invasiva di respirazione assistita (ventilazione invasiva).

Essa prevede l'utilizzo di un ventilatore capace di soffiare aria nei polmoni mediante un tubo appositamente inserito nella trachea del paziente a partire dall'apertura della bocca.

La ventilazione meccanica tramite intubazione è riservata ai malati di COVID-19 a uno stadio critico, con saturazione inferiore al 90%, alterazione dello stato di coscienza, instabilità di alcuni parametri ematici correlati all'infezione (es: aumento dei neutrofili, carenza di linfociti), elevata reazione infiammatoria e ipercoagulabilità del sangue (aumento del rischio di fenomeni trombo-embolici).

La ventilazione meccanica tramite intubazione rappresenta un trattamento salvavita, da portare avanti fino al miglioramento delle capacità respiratorie dei polmoni.

Diversamente da quanto accade nell'ossigenoterapia, nella ventilazione meccanica tramite intubazione il paziente è incosciente, mantenuto tale attraverso l'utilizzo di farmaci anestetici.

È importante precisare che i malati di COVID-19 che necessitano della ventilazione meccanica tramite intubazione presentano una condizione di salute profondamente compromessa e sono a rischio di numerose altre complicanze, quali per esempio insufficienza renale, miocardite e danni neurologici.
Tutto questo per dire che si sta parlando di un'infezione non più limitata alle sole vie respiratorie, ma diffusa in modo drammatico all'intero organismo.

Farmaci Antivirali: Remdesivir

Tra i farmaci antivirali disponibile per la gesione ospedaliera di COVID-19 figura il già citato Remdesivir, un medicinale da somministrare per via endovenosa. 

Sono candidati al trattamento con Remdisivir i pazienti adulti e quelli giovani di età superiore ai 12 anni, di peso corporeo superiore ai 40 kg, che presentano polmonite e necessitano di ossigenotarapia ma non di ventilazione meccanica, e con sintomi in atto da meno di 10 giorni.

Lo sapevi che…

Dal punto di vista storico, Remdesivir rappresenta il primo farmaco antivirale autorizzato dalla Commissione Europea per il trattamento di COVID-19 in adulti e giovani di età superiore ai 12 anni, di peso corporeo superiore ai 40 kg, con polmonite che richiede ossigenoterapia.

Dal 30 Dicembre 2021, è diventato anche un medicinale autorizzato per la gestione domiciliare di COVID-19.

Remdesivir esisteva già da prima di COVID-19: fu infatti oggetto di test come farmaco antivirale per il trattamento dell'ebola.

Corticosteroidi

I corticosteroidi sono potenti antinfiammatori utilizzati ormai da diverso tempo e con risultati incoraggianti nei malati di COVID-19 bisognosi di un supporto per la respirazione (compresa la ventilazione meccanica).

L'utilizzo di questi farmaci - in particolare il desametasone - trova giustificazione nel fatto che le forme più severe di COVID-19 innescano una risposta infiammatoria aberrante, caratterizzata da una sovrapproduzione di citochine pro-infiammatorie (tempesta di citochine) che finiscono per aggredire i polmoni e altri organi di importanza vitale.

I corticosteroidi hanno dimostrato di sapersi opporre a questa risposta infiammatoria anomala con un'efficacia che gli esperti giudicano significativa; studi, infatti, hanno dimostrato che riduce il rischio di morte nei pazienti ospedalizzati con una forma grave di COVID-19 sottoposti a ossigenoterapia o ventilazione meccanica tramite intubazione.

Considerazione finale sui corticosteroidi: sono farmaci poco costosi e facilmente reperibili.

Eparine a Basso Peso Molecolare

AIFA riporta che tutte le principali linee guida inerenti la gestione ospedaliera dei pazienti COVID raccomandano l'utilizzo di eparine a basso peso molecolare negli individui con infezione respiratoria acuta e allettati (o con ridottà mobilità). 

In questi malati, lo scopo di questo trattamento farmacologico è prevenire gli eventi trombo-embolici.

La durata della sommonistrazione deve continuare per l'intero periodo di immobilità del paziente.

Anticorpi Monoclonali nelle gestione ospedaliera dei Pazienti COVID

Inizialmente, gli anticorpi monoclonali rappresentavano un trattamento attuato esclusivamente in ambito ospedaliero.
Oggi, come descritto nel capitolo precedente, la situazione è cambiata: in pazienti selezionati, gli anticorpi monoclonali possono trovare impiego anche in ambito domiciliare.

A Dicembre 2023, gli anticorpi monoclonali utilizzabili nella gestione ospedaliera dei pazienti COVID-19 sono:

  • Tocilizumab;
  • Sarilumab;
  • Casirivimab e Imdevimab in associazione. 

Tocilizumab è indicato nei pazienti adulti con una forma grave di COVID-19 e/o con elevati livelli degli indici di infiammazione sistemica, in condizioni cliniche rapidamente ingravescenti (es: pazienti recentemente ospedalizzati ricoverati in terapia intensiva da meno di 24/48 ore che ricevono ventilazione meccanica o ossigeno ad alti flussi).

Sarilumab è da considerarsi un'alternativa al Tocilizumab, qualora quest'ultimo non fosse disponibile; i pazienti candidabili al trattamento con Sarilumab presentano le stesse caratteristiche di quelli descritti per Tocilizumab.

Infine, l'associazione Casirivimab/Imdevimab è indicata nei pazienti adulti e pediatrici, ovviamente ospedalizzati per COVID-19, in ossigenoterapia non ad alti flussi (sono esclusi quindi quelli sottoposti a ventilazione meccanica).
Si ricorda che l'associazione Casirivimab/Imdevimab è utilizzabili anche in ambito domiciliare. 

Lo sapevi che…

Diversi studi risalenti ai primi mesi del 2021 riportavano che gli anticorpi monoclonali riducono significativamente il rischio di ospedalizzazione e di morte entro 28-29 giorni dopo l'inizio del trattamento.

Baricitinib

Baricitinib è un inibitore selettivo e reversibile di Janus chinasi di tipo 1 (JAK1) e di tipo 2 (JAK2), enzimi intracellulari coinvolti nella trasmissione del segnale di citochine e fattori di crescita implicati nell'ematopoiesi e nella risposta immunitaria.

Baricitinib, in realtà, è un farmaco che nasce per altri scopi (l'EMA l'ha autorizzato per la cura di altre condizioni cliniche), ma che in casi particolari può trovare impiego anche in individui con infezione da SARS-CoV-2.

Una nota AIFA di Marzo 2023 riporta che, in ambito ospedaliero, Baricitinib è utilizzabile "per il trattamento di soggetti adulti ospedalizzati con COVID-19 grave, con fabbisogno di ossigeno in rapido aumento che richiedono ventilazione meccanica non invasiva od ossigenoterapia ad alti flussi, e/o con livelli elevati degli indici di infiammazione sistemica".

Anakinra

Anakinra è un antagonista umano del recettore dell'interleuchina 1 (IL-1), prodotto mediante la tecnologia del DNA ricombinante, che possiede la capacità di neutralizzare l'attività biologica delle interleuchine 1 di tipo alfa e di tipo beta mediante l'inibizione competitiva del legame di queste interleuchine con il loro recettore di tipo I.

Volendo semplificare, Anakinra blocca i recettori di tipo I che servono ad attivare biologicamente le interleuchine 1 di tipo alfa e di tipo beta; quindi, di fatto, è un inibitore di queste stesse interleuchine.

Una nota dell'EMA (Agenzia Europea del Farmaco) riporta che, in ambito ospedaliero, Anakinra è utilizzabile soltanto in pazienti adulti ospedalizzati con polmonite da COVID-19 moderata/severa, che necessitano di ossigeno supplementare e che sono a rischio di progressione verso l'insufficienza respiratoria severa.

L'AIFA ha approvato Anakinra verso fine Settembre 2021 assieme a Baricitinib e all'anticorpo Sarilumab.

Per approfondire: Farmaci per la Cura Ospedaliera di COVID-19 Per approfondire: Tutti i Farmaci per la Cura di COVID-19

Terapie Non Raccomandate o Non Efficaci

In questa sezione, l'articolo riporta una serie di farmaci e terapie non raccomandate in caso di COVID-19 o che in passato la comunità scientifica aveva valutato come efficaci, salvo poi cambiare indicazioni a riguardo (grazie agli studi condotti in merito).

Antibiotici: Quando Servono?

Com'è noto, COVID-19 è un'infezione provocata da un virus; in linea generale, pertanto, gli antibiotici – che sono farmaci usati contro le infezioni da batterinon servono.

Tuttavia, può capitare che all'infezione da SARS-CoV-2 se ne associ un'altra di tipo batterico (sovrainfezione o confezione batterica); il verificarsi di un simile evento rende necessaria una terapia antibiotica ad hoc, che aiuti il paziente a contrastare l'infezione batterica.

La possibilità di sovrainfezione batterica non è esclusiva di COVID-19, ma riguarda numerose malattie virali a carico dei vie respiratorie (es: influenza).

Riepilogando, quindi, i malati di COVID-19 non hanno bisogno di antibiotici, salvo non sia in corso una sovrainfezione batterica.

A questo punto è doverosa un'ultima considerazione: il comune paziente con sintomi lievi che segue una cura domiciliare non ha gli strumenti e le competenze per capire quando è in corso una sovrainfezione batterica; il peggioramento della sintomatologia, è vero, può essere un indicatore importante, ma in ogni caso, per averne la certezza, occorre un parere medico.

Alla luce di quanto appena detto, è evidente che sono da escludersi l'autoterapia e qualsiasi forma profilassi antibiotica: gli antibiotici devono trovare impiego solo in caso di una conferma medica di sovrainfezione batterica.

Plasma di Convalescente per COVID-19: Funziona?

Quando un individuo si ammala di un'infezione, il suo sistema immunitario si attiva e il sangue, più esattamente il plasma, comincia a popolarsi di anticorpi contro il virus responsabile.

"Plasma di convalescente" è un'espressione medica che indica appunto il plasma di una persona che, per un'infezione recente, è ricco di anticorpi contro il patogeno responsabile.

La somministrazione di plasma di convalescente è una strategia terapeutica conosciuta da più di 100 anni e utilizzata per trattare in modo sicuro e, talvolta, con buoni risultati patologie infettive come la poliomielite, il morbillo, la varicella ecc.

Per quanto riguarda COVID-19, inizialmente, il plasma di convalescente sembrava funzionare (riduzione dell'ospedalizzazione e del rischio di intubazione e di morte), tanto che nell'agosto 2020 la FDA ne aveva approvato l'utilizzo in casi di emergenza.

Analisi successive, però, hanno evidenziato che i benefici di questo trattamento non erano poi così significativi, pertanto l'entusiasmo che aleggiava attorno a esso si è di molto ridimensionato.

Idrossiclorochina: Funziona?

L'idrossiclorochina è un farmaco indicato nel trattamento della malaria e nella gestione terapeutica di patologie autoimmuni come il lupus eritematoso sistemico e l'artrite reumatoide.

Agli inizi della pandemia, alcuni studi cinesi e francesi promossero l'utilizzo della idrossiclorochina, sostenendo che quest'ultima fosse in grado di contrastare i sintomi delle forme gravi di COVID-19.

Studi successivi, tuttavia, hanno dimostrato che l'idrossiclorochina non apporta alcun beneficio terapeutico e non serve neanche a prevenire le complicanze dell'infezione da SARS-CoV-2.

Alla luce di ciò, da diversi tempo ormai, FDA ed EMA sconsigliano l'impiego dell'idrossiclorochina nei malati di COVID-19, facendo presente tra l'altro che si tratta di un farmaco non esente da effetti collaterali.  

Lopinavir/Ritonavir, Darunavir/Ritonavir e Cobicistat: Funzionano?

Una nota dell'AIFA di Dicembre 2021 esclude che possano prevenire o curare l'infezione farmaci antivirali quali lopinavir/ritonavir, darunavir/ritonavir o cobicistat; specifica, infatti, che gli studi clinici randomizzati a oggi pubblicati concludono tutti per un'inefficacia di questi approcci farmacologici.

Approfondimenti su COVID-19 e Nuovo Coronavirus

Autore

Dott. Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza