Cherofobia: come riconoscere e affrontare la paura di essere felici

Cherofobia: come riconoscere e affrontare la paura di essere felici
Si può provare paura di essere felici? Sì, nonostante sembri paradossale. Questa condizione è nota come cherofobia, un timore irrazionale che porta chi ne soffre a sviluppare una patologica avversione verso le emozioni comunemente considerate positive.
La Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online Unobravo, in occasione del 20 Marzo, giornata internazionale della Felicità, spiega come riconoscere e affrontare la cherofobia per poter vivere più felici.
Cherofobia: cos'è?
La cantante Martina Attili ha reso familiare il concetto di cherofobia con un brano dal titolo omonimo presentato ai provini di X Factor nel 2018
"Questa è la mia cherofobia
No, non è negatività
Questa è la mia cherofobia
Fa paura la felicità
Questa è la mia cherofobia..."
Il termine ha radici greche e significa letteralmente "paura della felicità", kairós "ciò che rallegra" e fóbos "paura".
Anche se non è presente nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), la cherofobia viene definita in psicologia come una forma d'ansia anticipatoria che impedisce di raggiungere la felicità. Si tratta di una tendenza a evitare le circostanze positive e le emozioni che ne derivano, motivata dalla convinzione che la felicità sia transitoria e che possa essere seguita da sfortune o eventi negativi. Questo atteggiamento può portare all'autosabotaggio e all'evitamento delle situazioni che potrebbero generare gioia o euforia, precludendosi così l'opportunità di vivere una vita felice.
La cherofobia non deve essere confusa con la depressione: chi soffre di cherofobia teme la felicità e la sua scomparsa, non la tristezza e l'infelicità.
La Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris, Psicoterapeuta e Clinical Director del servizio di psicologia online e Società Benefit Unobravo, descrive così la cherofobia
"Non si tratta di una patologia diagnosticata, ma di una forma di ansia anticipatoria che nasce dalla paura che la serenità possa in qualche modo renderci vulnerabili. Dietro questa fobia c'è, infatti, la convinzione che la felicità sia uno stato volatile e passeggero e che a un momento gioioso debbano necessariamente seguire disgrazie, traumi o eventi negativi. Chi soffre di cherofobia prova un'angoscia profonda dovuta al timore di ciò che gli accadrà dopo aver raggiunto un traguardo o vissuto un'esperienza positiva. Vedendo la felicità come una minaccia, il cherofobico attiva inconsciamente un meccanismo di difesa che, solitamente, si manifesta con l'autosabotaggio e l'evitamento di qualsiasi tipo di situazione che potrebbe generare contentezza, divertimento o euforia". "Si potrebbe erroneamente confondere la cherofobia con la depressione. In realtà, il soggetto cherofobico, è proprio di soffrire e di essere infelice che ha paura. Teme infatti che la felicità, una volta raggiunta, possa svanire lasciandolo solo e impreparato davanti al vuoto e alla sofferenza. È proprio per questo che pratica un'attiva evasione delle emozioni positive. Se, da un lato, questo atteggiamento può aiutarlo a prevenire eventuali delusioni, dall'altro lo porta però a precludersi qualsiasi opportunità di vivere una vita felice"
Quali sono i sintomi della cherofobia
Ad oggi i professionisti della salute mentale hanno individuato un corpus di sintomi e atteggiamenti comuni a molti cherofobici, per esempio:
- la tendenza a evitare opportunità che potrebbero condurre a cambiamenti di vita positivi
- il rifiuto di prendere parte ad attività divertenti.
Chi soffre di cherofobia prova, inoltre, ansia se invitato a partecipare a un'occasione sociale.
La felicità è poi spesso percepita dal cherofobico come un "frutto proibito", qualcosa da non mostrare agli altri e per cui sentirsi in colpa, e a cui, sicuramente, seguirà una punizione. Il cherofobico crede anche che la felicità possa renderlo un individuo peggiore e non ben visto e ritiene che perseguirla sia una perdita di tempo e uno sforzo inutile.
Cherofobia: quali sono le cause
La cherofobia può derivare da esperienze negative del passato, spesso legate all'infanzia, che hanno creato un'associazione distorta tra felicità e dolore e che hanno minato il senso di ottimismo, fiducia e sicurezza verso gli altri e l'esterno.
In moltissimi casi la cherofobia affonda le proprie radici nell'infanzia. La paura di essere felici è, infatti, spesso legata a uno o più momenti gioiosi vissuti da bambini a cui ha fatto seguito un evento traumatico, fisico o emotivo, come una punizione, una delusione o anche una perdita importante. Questa esperienza negativa, in cui emozioni come la rabbia, l'umiliazione e il dolore hanno ottenebrato ogni sensazione positiva, ha fatto sì che si venisse a creare un'associazione distorta della relazione causale tra felicità e dolore. La persona cherofobica si priva, quindi, di qualsiasi esperienza che potrebbe procurargli gioia o euforia mossa dal timore che provare un picco di felicità possa riattualizzare il trauma esperito nel passato e causargli nuovamente sofferenza.
Anche il contesto e la cultura in cui si vive e l'educazione ricevuta possono contribuire al disturbo. I soggetti cherofobici evitano esperienze che potrebbero procurare loro gioia a causa del timore che possano riattualizzare il trauma del passato. Questo meccanismo difensivo li porta a sfuggire alla felicità per ripararsi dal dolore e dalla sofferenza.
Come gestire e superare la paura della felicità
La cherofobia si manifesta nell'evitare eventi che potrebbero causare infelicità, limitando così la vita sociale, lavorativa e sentimentale dell'individuo. Riconoscere il disturbo è un primo passo importante e attraverso un lavoro di autoriflessione e il supporto di familiari, amici o partner si può affrontare e superare la fobia. Anche se non esiste una cura specifica per la cherofobia, la psicoterapia può risultare molto efficace nel trattamento delle fobie in generale.
"Col supporto del terapeuta, si andranno prima di tutto a identificare gli eventi che hanno dato origine al problema e le ragioni che portano il soggetto a evitare ciò che potrebbe farlo star bene. Successivamente, paziente e terapeuta lavoreranno insieme sulla costruzione di un nuovo modus pensandi, scevro di pensieri disfunzionali e basato sulla capacità di conferire nuovi significati e interpretazioni al concetto di felicità. È, infine, fondamentale tenere a mente che non è possibile essere sempre felici o esserlo per tutto. Possiamo, però, godere appieno e senza paura di ogni momento di felicità e imparare ad accogliere e abbracciare ogni emozione per vivere liberamente e con pienezza la vita", ha concluso la Dott.ssa Valeria Fiorenza Perris.
Fonte: