Ultima modifica 14.02.2020

Generalità

L'autolesionismo è un disturbo della sfera psicologica, che induce chi ne è affetto a procurarsi intenzionalmente danno fisico, come forma di punizione.
In genere, le persone autolesioniste si fanno del male ricorrendo a tagli o bruciature, assumendo grandi quantità di farmaci (overdose), perforandosi con punteruoli o strumenti simili, non mangiando o ingerendo notevoli quantità di sostanze alcoliche.
AutolesionismoSecondo gli esperti, l'autolesionismo è espressione di un forte stress emotivo, un grave senso di colpa o un pensiero angoscioso difficilmente superabile.
Al contrario dell'opinione comune, raramente chi soffre di autolesionismo vuole suicidarsi o ha tendenze suicide.
Il trattamento dell'autolesionismo richiede l'intervento di specialisti nel campo della psichiatria e della psicologia.
Tra le terapie più efficaci, meritano una citazione particolare la psicoterapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia familiare.

Cos'è l'autolesionismo?

Si parla di autolesionismo quando un individuo reca intenzionalmente danno al proprio corpo.
In genere, le persone autolesioniste agiscono con l'intento di punire sé stesse. Raramente, hanno l'intenzione di uccidersi.
L'autolesionismo è un disturbo particolare, perché coinvolge la sfera psicologica, ma si manifesta con segni fisici.

Modalità

Le persone che soffrono di autolesionismo recano danno a sé stesse in vari modi.
Tra i gesti più comuni con cui gli autolesionisti si producono lesioni, rientrano:

  • I tagli e le bruciature della pelle.
  • Le perforazioni tramite punteruoli o strumenti appuntiti simili.
  • Colpi alla testa o al resto del corpo.
  • L'assunzione di prodotto chimici tossici o l'ingestione di grandi quantità (overdose) di farmaci.
  • L'ingestione di grandi quantità di alcol.
  • La mancata ingestione di cibo. A tal proposito, si ricorda ai lettori che c'è un certo legame tra l'autolesionismo e i disturbi del comportamento alimentare, come l'anoressia nervosa e la bulimia.
    Per conoscere i dettagli sull'anoressia nervosa e sulla bulimia, il lettore può cliccare qui (anoressia nervosa) e qui (bulimia).
  • La pratica incessante di esercizio fisico.

Cause

Secondo medici ed esperti del comportamento umano, l'autolesionismo è espressione di un travolgente stress emotivo, un'angoscia intollerabile, circostanze di vita insopportabili o gravi sensi di colpa .
Di solito, queste difficili situazioni sono il frutto di:

  • Problemi sociali, come per esempio: essere sottomessi a qualcuno; avere difficoltà in ambito lavorativo o scolastico, avere difficoltà di relazione con amici, genitori o il partner; sentirsi esclusi per le proprie preferenze sessuali; ecc.
  • Traumi fisici, come per esempio gli atti di violenza e gli atti di abuso sessuale.
  • Traumi emotivi, legati per esempio alla morte di una persona cara o alla perdita di un figlio, durante la fase di gravidanza (aborto spontaneo).
  • Problemi di natura psicologica, quali per esempio: depressione, mancanza di fiducia in sé stessi, personalità instabile ecc.

Autolesionismo DroghePERCHÉ GLI AUTOLESIONISTI SI FANNO DEL MALE?

Gli esperti del comportamento umano hanno studiato a lungo i motivi alla base dell'autolesionismo, cercando di rispondere in qualche modo alla domanda "perché gli autolesionisti si fanno del male?".
È loro opinione che, per il soggetto autolesionista, il procurarsi un danno fisico rappresenti un  modo per sentirsi meglio, per ridurre lo stress emotivo o l'angoscia che lo attanaglia, per alleviare gli eventuali sensi di colpa.

PERSONE PIÙ COLPITE

Secondo alcune indagini statistiche, le persone che maggiormente soffrono di autolesionismo sono:

  • I giovani. Il problema dell'autolesionismo può riguardare soggetti di qualsiasi età, ma ha una particolare incidenza nella popolazione giovanile.
  • Le persone omosessuali o bisessuali. Pare che, in questi individui, l'autolesionismo sia il risultato di atti di discriminazione e pregiudizio nei loro confronti.
  • Coloro che hanno amici autolesionisti. Gli esperti ritengono che alcune persone si producano danno volontario per emulazione o perché la vista di un amico autolesionista (mentre si faceva del male) le ha impressionate.
  • Coloro che sono stati vittime, in un passato più o meno recente, di violenze o abusi sessuali.
  • I carcerati, coloro che chiedono asilo politico e i veterani di guerra.

EPIDEMILOGIA

Gli esperti ritengono che l'autolesionismo sia un disturbo sotto-diagnosticato, in quanto le persone autolesioniste tendono a nascondere le proprie problematiche.
Secondo alcune stime, riferite alla popolazione giovanile e che tengono conto soltanto degli individui ospedalizzati, l'autolesionismo interesserebbe un soggetto ogni 10.
Il modo più comune con cui le persone autolesioniste si procurano danno è tramite tagli della cute.


Un interessate studio medico statunitense ha preso in considerazione 4.000 persone autolesioniste, ricoverate in ospedale, e ne ha analizzato il motivo del ricovero. L'analisi ha riportato che circa l'80% dei soggetti aveva assunto una dose esagerata di farmaci e circa il 15% si era procurata dei tagli.
Tale osservazione non contrasta con quanto detto poc'anzi, in merito al modo più comune con cui gli autolesionisti si procurano danno: i tagli della pelle costituiscono la modalità più comune in generale, mentre le assunzioni esagerate di farmaci rappresentano la modalità che più frequentemente porta al ricovero.

Sintomi

Le manifestazioni dell'autolesionismo comprendono segni fisici e comportamenti anomali, legati ai segni fisici.
Tra le manifestazioni più tipiche dell'autolesionismo, rientrano:

  • La presenza di tagli o bruciature (in genere sono bruciature di sigaretta), a livello di polsi, braccia, gambe o torace.
  • La tendenza, da parte del soggetto autolesionista, a coprire con gli indumenti le parti del corpo lesionate, anche quando la temperatura ambientale è elevata.
  • Segni di depressione, come basso tono dell'umore, facilità al pianto, assenza di motivazione e mancanza di interesse verso qualcosa.
  • La dimostrazione di un certo disgusto verso sé stessi.
  • Tendenza suicide.
  • La tendenza a isolarsi e a parlare poco con le altre persone.
  • Cambiamenti a livello di abitudini alimentari, con un insolito calo (o un insolito aumento) del peso corporeo.
  • Segni di poca autostima, dalla continua autocritica al non sentirsi mai adatto/a a svolgere qualche compito.
  • La tendenza a strapparsi i capelli o mangiarsi compulsivamente le unghie
  • Segni di un abuso di alcol o farmaci.

L'INTENZIONE DI FARSI DEL MALE È CONTINUA?

In genere, gli autolesionisti recano danno a sé stessi successivamente a un momento di crisi, momento durante il quale i pensieri scatenanti il disturbo "si fanno sentire" in maniera più insistente.
Al termine della crisi, la situazione torna alla normalità e l'intenzione di farsi del male scompare gradualmente.
Quindi, le persone autolesioniste alternano momenti di serenità più o meno lunghi a momenti critici, in cui sentono il desiderio di procurarsi delle lesioni.Autolesionismo Depressione

LA PAURA DI ESSERE SCOPERTI

Le persone sofferenti di autolesionismo temono che le altre persone possono scoprire i loro problemi.
Questo è il motivo per cui tendono a isolarsi, ad assumere un atteggiamento particolarmente riservato, a coprire le ferite sul proprio corpo in maniera talvolta sospetta e a non chiedere aiuto a chi di dovere.

COMPLICAZIONI

Chi soffre di autolesionismo può recarsi dei danni fisici letali.
Infatti, alcune intossicazioni da farmaci o prodotti nocivi, tagli assai profondi o alcuni colpi alla testa possono portare anche alla morte, specie se i soccorsi non sono immediati.
Inoltre, è importante ricordare il pericolo legato alle possibili complicanze di condizioni, quali l'anoressia nervosa, la bulimia o l'abuso di alcol.


Autolesionismo e suicidio volontario

Come affermato all'inizio dell'articolo, è molto raro che le persone autolesioniste si procurino danno con l'intento di suicidarsi.
Il suicidio volontario, quindi, non è solitamente nelle intenzioni di chi soffre di autolesionismo e la procura del danno fisico è sempre contenuta entro certi limiti.

CHI È PIÙ A RISCHIO DI COMPLICANZE?

Dati medici alla mano, sono più a rischio di complicanze da autolesionismo coloro che:

  • Recano danno a sé stessi in maniera estremamente violenta o pericolosa.
  • Si producono lesioni con regolarità.
  • Tendono a isolarsi completamente dal mondo, chiudendo ogni rapporto sociale con le altre persone.
  • Soffrono di una qualche malattia mentale.

QUANDO RIVOLGERSI AL MEDICO?

Una persona che soffre di autolesionismo potrebbe necessitare di soccorsi immediati, se per esempio è in overdose da farmaci; ha abusato in maniera esagerata di sostanze alcoliche; ha perso coscienza; lamenta fortissimo dolore a seguito di un determinato colpo o lesione; manifesta gravi problemi respiratori; ha perso cospicue quantità di sangue a seguito di uno o più tagli; è in stato di shock in conseguenza a un taglio o a una bruciatura; ecc.

Diagnosi

In genere, le indagini mediche finalizzate alla diagnosi di autolesionismo prevedono un accurato esame obiettivo e un'analisi del profilo comportamentale e psicologico.
È importante delineare con precisione le caratteristiche di una condizione di autolesionismo, in quanto una diagnosi accurata permette ai medici curanti la pianificazione della terapia di supporto più adeguata.


Punto fondamentale!
Gran parte delle possibilità dei medici di diagnosticare con accuratezza l'autolesionismo dipende dalla sincerità dell'individuo sotto esame.
Le persone autolesioniste tendono a mentire in merito ai propri disturbi e, spesso, i percorsi di diagnosi risentono di questo anomalo comportamento.

La consapevolezza, da parte dei soggetti autolesionisti, di aver bisogno di assistenza medica è il punto di partenza per la descrizione precisa del disturbo in atto e per il raggiungimento della guarigione.

ESAME OBIETTIVO

L'esame obiettivo consiste nella valutazione dello stato di salute generale del paziente, nella misurazione di alcuni suoi parametri corporei (peso, pressione sanguigna ecc.) e nell'osservazione, sul suo corpo, dei segni sospetti di autolesionismo.


Ferite, tagli e bruciature sono segni abbastanza evidenti.
Tuttavia, a un occhio esperto, lo possono essere anche i comportamenti e l'aspetto di chi ha abusato di sostanze alcoliche o farmaci.

ANALISI DEL PROFILO COMPORTAMENTALE E PSICOLOGICO

L'analisi del profilo comportamentale e psicologico spetta, in genere, a un esperto in salute mentale e malattie psicologiche.
Brevemente, consiste in una serie di domande finalizzate a stabilire le modalità di autolesionismo e i motivi per i quali il paziente produce danno a sé stesso (quindi se è per una forma di depressione, se è per un trauma fisico subìto, se è per un trauma emotivo, se è per una grave malattia psicologica ecc).
Al termine di tale valutazione e con i dati raccolti durante l'esame obiettivo, il team di medici e specialisti che ha svolto le varie indagini è in grado di stilare una valutazione del caso sotto osservazione.

Punti che la diagnosi deve chiarire, al termine delle varie osservazioni:
  • Le relazioni interpersonali ed eventuali problemi di interazione sociale.
  • I modi con cui il paziente si procura danno.
  • Quanto spesso il paziente si reca danno.
  • Sentimenti o circostanze particolari che precedono l'intenzione di farsi del male.
  • Che cosa (se mai se ne è a conoscenza) riduce la tentazione di recarsi danno
  • Se l'intenzione di procurarsi danno è occasionale oppure persistente.
  • Quali sono i pensieri nel momento in cui i pazienti si producono delle lesioni.
  • Se l'autolesionismo è legato a qualche tendenza suicida.

Trattamento

Nella maggior parte dei casi, il trattamento dell'autolesionismo richiede la collaborazione di diversi specialisti – tra cui medici, psichiatri e psicologi – ed è di tipo psicologico (psicoterapia).
Tra i trattamenti di tipo psicologico, quelli più comunemente utilizzati (e forse più efficaci) sono: la psicoterapia cognitivo-comportamentale e la psicoterapia familiare.
Secondo alcuni esperti in materia di autolesionismo, sarebbe importante, ai fini terapeutici, anche la terapia di gruppo.
Il percorso di guarigione potrebbe richiedere diversi mesi di sedute terapeutiche, in quanto l'autolesionismo è un problema alquanto delicato e difficile da trattare.

PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE

La psicoterapia cognitivo-comportamentale consiste nel preparare il paziente a riconoscere e a dominare i sentimenti e i pensieri "distorti" che spingono a recare danno al proprio corpo.
Essa prevede una parte "in studio", con lo psicoterapeuta, e una parte "a casa", riservata all'esercizio e al miglioramento delle tecniche di dominio.

PSICOTERAPIA FAMILIARE

La psicoterapia familiare è un tipo di trattamento psicologico che interessa tutta la famiglia del paziente autolesionista
Brevemente, si basa sul concetto che i genitori, i fratelli e gli altri parenti più stretti giochino un ruolo determinante nel supportare il proprio caro, durante il percorso terapeutico previsto per lui.
Per ottenere buoni risultati dalla psicoterapia familiare, è bene che la famiglia impari le caratteristiche del disturbo in atto e come aiutare al meglio chi ne è sofferente.


Quando è inadeguata la psicoterapia familiare?
La psicoterapia familiare risulta poco appropriata qualora l'autolesionismo sia legato a difficoltà familiari, come abusi sessuali o violenze praticate da uno dei due genitori.

TERAPIA DI GRUPPO

La terapia di gruppo consiste in gruppi di persone con problematiche di uguale natura, che condividono i propri disturbi e si supportano a vicenda.
Rapportarsi con soggetti in situazioni analoghe rende più facile la condivisione dei propri problemi, fa sentire meno soli e può risultare estremamente utile ai fini terapeutici (per esempio, un paziente potrebbe consigliare a un altro una nuova strategia di dominio dei pensieri "distorti" e così via).

ESISTONO FARMACI?

Non esiste alcun farmaco specifico contro l'autolesionismo.
Tuttavia, è bene precisare che, in presenza di depressione o altri disturbi dell'umore, il team di specialisti potrebbe concordare la somministrazione di alcuni farmaci antidepressivi.

PERCHÉ I MEDICI CONSIGLIANO DI CURARSI?
I medici raccomandano alle persone autolesioniste di curarsi e dare continuità alla terapia, per i seguenti motivi:

  • Una persona autolesionista su 3, che si è recata danni gravi una volta, ripete gli stessi gesti almeno un'altra volta durante lo stesso anno.
    Si ricorda che una lesione grave potrebbe portare anche alla morte.
  • 3 persone autolesioniste di lunga data (almeno 15 anni) ogni 100 arrivano a suicidarsi, poiché non riescono più a sostenere la causa che le spinge a farsi del male.
  • I tagli e le bruciature possono lasciare cicatrici permanenti. Inoltre, le lesioni a carico di nervi e tendini potrebbero compromettere definitivamente la capacità sensitiva di una determinata area del corpo o la sua adeguata funzionalità.

ALCUNI CONSIGLI

Secondo gli esperti del comportamento umano, le persone autolesioniste potrebbero trovare sollievo e superare i momenti di crisi in vari modi:

  • Parlando con qualcuno. Se il soggetto autolesionista è solo, può utilizzare il telefono e chiamare un amico fidato o un parente.
  • Uscendo di casa. Questo consiglio è particolarmente indicato per tutti quei casi di autolesionismo in cui la causa scatenante è legata, in qualche modo, a un familiare.
  • Ascoltando della musica e cominciando un'attività nuova, al fine di trovare una distrazione.
  • Recandosi in un posto rilassante/confortante.
  • Trovando modi alternativi per esprimere i pensieri angosciosi, lo stress ecc.
  • Procurandosi dei dolori "innocui", come per esempio mangiare un cibo estremamente piccante o fare una doccia fredda.
  • Focalizzando la propria mente su qualcosa di positivo.
  • Concedendosi dei momenti di svago.
  • Raccogliendo in un diario personale o in una serie di lettere personali tutte le sensazioni indotte dall'autolesionismo.
Per approfondire: Persone autodistruttive: dinamiche psicologiche

Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza