Antipsicotici - Farmaci Antipsicotici tipici e atipici: quali sono? Effetti collaterali

Antipsicotici - Farmaci Antipsicotici tipici e atipici: quali sono? Effetti collaterali
Ultima modifica 07.03.2023
INDICE
  1. Cosa sono gli Antipsicotici?
  2. Sviluppo degli antipsicotici
  3. Classi di farmaci Antipsicotici
  4. Antipsicotici effetti collaterali: quali sono?
  5. Antipsicotici ed effetto rebound

Cosa sono gli Antipsicotici?

I farmaci antipsicotici sono farmaci impiegati per il trattamento delle psicosi. Le psicosi possono essere definite come un insieme di patologie psichiatriche gravi, caratterizzate da alterazioni del comportamento, incapacità di pensare in maniera coerente e incapacità di comprendere la realtà.

Secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM), i disturbi psicotici comprendono:

  • Schizofrenia;
  • Disturbo schizofreniforme;
  • Disturbo schizoaffettivo;
  • Disturbo delirante;
  • Disturbo psicotico breve;
  • Disturbo psicotico condiviso;
  • Disturbo psicotico indotto da sostanze (come, ad esempio, amfetamine, LSD, cocaina, ecc);
  • Disturbo psicotico dovuto a condizione medica generale;
  • Disturbo psicotico non altrimenti specificato.

Generalmente, gli antipsicotici hanno un effetto calmante e antiallucinatorio e stabilizzano l'umore nei pazienti affetti da psicosi.

Antipsicotici Shutterstock

Sviluppo degli antipsicotici

Breve riassunto della storia dei farmaci Antipsicotici

Il primo farmaco antipsicotico - la clorpromazina - fu sintetizzato nel 1950 dal chimico Paul Charpentier nel tentativo di sintetizzare analoghi della prometazina, una fenotiazina dotata di attività neurolettica e antistaminica.

In seguito, il chirurgo francese Laborit e i suoi collaboratori scoprirono la capacità di questo farmaco di potenziare gli effetti dell'anestesia. Essi notarono che la clorpromazina di per sé non produceva perdita di coscienza, ma favoriva la tendenza al sonno e un marcato disinteresse per l'ambiente circostante.

Nel 1952 gli psichiatri Delay e Deniker ipotizzarono che la clorpromazina non solo fosse un agente capace di trattare i sintomi di agitazione e ansia, ma che potesse avere anche un effetto terapeutico nel trattamento delle psicosi. Da quel momento in poi ebbe inizio lo sviluppo della prima classe di farmaci antipsicotici: le fenotiazine.

In seguito, alla fine degli anni '50, fu sintetizzato un altro antipsicotico ancora oggi molto utilizzato e appartenente alla classe dei butirrofenoni: l'aloperidolo.

L'aloperidolo fu scoperto per caso dal ricercatore Paul Janssen e dai suoi collaboratori nel tentativo di ottenere farmaci analoghi della meperidina (un analgesico oppioide) con aumentata attività analgesica. Le modifiche apportate alla molecola di meperidina portarono allo sviluppo di un analogo che possedeva sì aumentata attività analgesica, ma che - allo stesso tempo - aveva effetti antipsicotici simili a quelli della clorpromazina.

Janssen e i suoi collaboratori capirono che con opportune modifiche strutturali nella molecola dell'analogo ottenuto avrebbero potuto eliminare l'azione analgesica a favore dell'attività neurolettica. In seguito a queste modificazioni finalmente si ottenne l'aloperidolo. Questo farmaco fu commercializzato in Europa a partire dal 1958 e negli Stati Uniti a partire dal 1967.

Classi di farmaci Antipsicotici

Come sopra affermato, la prima classe di farmaci antipsicotici a essere sviluppata fu quella delle fenotiazine, seguita poi dalla classe dei butirrofenoni.

Gli antipsicotici sviluppati per primi sono anche noti come antipsicotici tipici, antipsicotici convenzionali, antipsicotici di prima generazione o neurolettici.

In seguito, la ricerca in questo campo proseguì e permise la sintesi di nuove classi di farmaci, fino ad arrivare alla scoperta dei più recenti antipsicotici atipici, anche detti antipsicotici di seconda generazione.

Di seguito, verranno brevemente illustrati i principali tipi di antipsicotici suddivisi in base alla classificazione effettuata da un punto di vista chimico.

Fenotiazine

In realtà, con il termine fenotiazine si indica un gruppo di molecole che possiede sia attività antipsicotica, sia antistaminica. In questo caso, verranno prese in considerazione solo le fenotiazine con proprietà antipsicotiche che, come abbiamo detto, appartengono al gruppo degli antipsicotici convenzionali o di prima generazione.

Le fenotiazine ad azione neurolettica sono quindi farmaci antipsicotici tipici che agiscono antagonizzando i recettori D2 della dopamina; alcune di esse, tuttavia, presentano una maggiore affinità per i recettori istaminergici di tipo 1 (H1) rispetto ai recettori D2. Rientrano in questa classe:

Le fenotiazine oltre alle proprietà neurolettiche, vantano anche proprietà antiemetiche (cioè antivomito).

Butirrofenoni

I butirrofenoni agiscono anch'essi antagonizzando i recettori D2 della dopamina e alcuni di essi vantano proprietà antiemetiche oltre a quelle antipsicotiche. Anche in questo caso, si tratta di antipsicotici tipici o di prima generazione.

Appartengono a questa classe:

Derivati benzammidici

A questa categoria appartengono:

Si tratta di farmaci antipsicotici atipici o di seconda generazione. Agiscono a livello centrale antagonizzando i recettori D2 della dopamina. In linea generale, come tutti gli antipsicotici atipici, questi principi attivi producono effetti collaterali extrapiramidali minori (vedi capitolo "Effetti collaterali").

Derivati benzazepinici

I farmaci appartenenti a questa categoria sono tutti antipsicotici atipici, pertanto, presentano un'incidenza di effetti collaterali extrapiramidali più bassa rispetto agli antipsicotici tipici. Agiscono antagonizzando i recettori D2 della dopamina e 5-HT2 della serotonina.

Appartengono a questa classe:

Altri antipsicotici atipici

Fra gli altri antipsicotici atipici tuttora utilizzati in terapia ricordiamo:

Antipsicotici effetti collaterali: quali sono?

Prima di veder quali sono i possibili effetti indesiderati indotti dal trattamento con farmaci antipsicotici, è opportuno precisare che tali effetti possono variare in funzione del principio attivo preso in considerazione e che, nell'insorgenza di tali effetti, può esserci una certa variabilità individuale, poiché ciascuna persona reagisce in maniera soggettiva alla somministrazione di un dato antipsicotico.

Ad ogni modo, gli effetti collaterali indotti dagli antipsicotici sono imputabili al fatto che questi farmaci - oltre ad antagonizzare i recettori di dopamina e serotonina - esercitano un effetto antagonista anche su altri sistemi recettoriali del sistema nervoso centrale, come il sistema adrenergico, istaminergico o colinergico.

Alcuni degli effetti collaterali che gli antipsicotici possono causare, sono:

Gli effetti extrapiramidali sono causati soprattutto dagli antipsicotici tipici, mentre gli antipsicotici atipici presentano un'incidenza più bassa di tali effetti (ma non ne sono del tutto privi).

Gli effetti extrapiramidali vengono anche definiti come "effetti Parkinson-simili" perché assomigliano ai sintomi che si manifestano negli individui affetti da morbo di Parkinson. Tali effetti sono causati dall'antagonismo degli antipsicotici nei confronti dei recettori D2 della dopamina che si trovano nelle aree nigrostriatali del cervello. I sintomi extrapiramidali comprendono:

Nonostante gli antipsicotici atipici siano meglio tollerati rispetto ai tipici, alcuni di essi sembrano essere associati a un maggior rischio di sviluppo di sindrome metabolica.

Infine, gli antipsicotici possono causare l'insorgenza di un particolare disturbo noto come sindrome neurolettica maligna o sindrome maligna da neurolettici. Questa sindrome è un disturbo neurologico caratterizzato da:

In caso di comparsa di questi sintomi, è necessario interrompere immediatamente il trattamento con il farmaco e contattare subito un medico.

Antipsicotici ed effetto rebound

Gli antipsicotici rientrano fra i farmaci che possono dare origine al cosiddetto effetto rebound. Si tratta di un effetto che si verifica quando la sospensione della terapia avviene in maniera brusca, oppure quando avviene un inappropriato abbassamento del dosaggio di farmaco assunto. Simili comportamenti possono quindi determinare un effetto rimbalzo per il quale si manifestano nuovamente i sintomi della patologia dapprima tenuti sotto controllo grazie all'uso dei farmaci; sintomi che possono manifestarsi ancora più severi rispetto a quelli inizialmente accusati prima di iniziare il trattamento.

Da qui, appare chiara l'importanza di attenersi sempre alle indicazioni del medico per quel che riguarda dose, modo e tempi di utilizzo dei farmaci antipsicotici e l'importanza di NON interrompere o modificare la terapia con antipsicotici senza il consulto preventivo con il medico.

Per approfondire: Effetto Rebound: cos’è? Quando si verifica, farmaci più a rischio e cosa fare

Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista