un approccio di tipo ergonomico
A cura del Dott. Giovanni Chetta
Quasi sempre il nostro adattamento al terreno piano associa all'iperlordosi lombare una rotazione del bacino: da ciò nasce, a livello del rachide, la comunissima scoliosi funzionale che nei casi più gravi causa, in modo particolare durante la crescita e in età avanzata, deformità vertebrali (scoliosi strutturale). La scoliosi, nella maggioranza dei casi, rimane comunque il miglior atteggiamento possibile che il sistema dell'equilibrio, in un determinato soggetto, riesce a ottenere su un terreno a lui poco congeniale quale è quello piano. Questo spiega il frequente fallimento dei busti correttivi i quali, al prezzo di grossi sacrifici di chi li indossa, una volta tolti, di norma, non riescono a garantire altro che un brevissimo periodo di riallineamento della colonna vertebrale (il tempo sufficiente al sistema posturale per realizzare che la strutturazione più funzionale per quel determinato soggetto in quella determinata situazione prevede una scoliosi vertebrale).
In determinate zone critiche della colonna vertebrale (ultime vertebre inferiori cervicali e lombari) il disallineamento comporta la creazione di momenti di forza in grado, col tempo, di provocare veri e propri scivolamenti in avanti o dietro, listesi o spondilolistesi, di una vertebra rispetto all'adiacente che, nei casi più gravi, si accompagnano a rottura, lisi, di un determinato frammento, istmo vertebrale, della vertebra slittata (spondilolisi).
La spondilolistesi ha come prima conseguenza una forte contrazione, praticamente costante, dei muscoli interessati a impedire in ogni modo lo scivolamento vertebrale (muscoli delle docce paravertebrali); non c'è, in questo caso, massaggio, stretching, mobilizzazione articolare che possa risolvere tale situazione. La soluzione sarà modificare permanentemente l'atteggiamento posturale in modo da annullare quei momenti di forza agenti sulla vertebra la cui risultante è una forza che sposta la vertebra dalla sua sede originale. Dopodichè si potrà intervenire efficacemente con la fisioterapia.
Il disallineamento, lo scivolamento e la rotazione delle vertebre sono la causa del restringimento, oltre ai processi degenerativi osteofitici dovuti al sovraccarico, del foro di coniugazione o intervertebraleche spesso accade, in particolare, nelle zone inferiori del tratto lombare e cervicale, dove sono presenti, rispettivamente, gli importanti plessi nervosi brachiale e sacrale. Questo restringimento, solitamente associato a forti contratture dei muscoli paravertebrali profondi, è in grado di irritare il nervo spinale che lo attraversa che proietterà così dolore (neuropatie da fibrosi della radice nervosa), parestesie, disfunzioni ecc., nella regione del corpo da lui innervata. E' questa spesso la vera ragione delle diagnosi errate (e quindi del fallimento dei relativi interventi chirurgici) di ernie del disco, periartriti scapolo-omerali, epicondiliti, epitrocleiti, sindrome del tunnel carpale.
Oltre a simulare ma spesso anche essere concomitante a tali sindromi, il meccanismo sopracitato è in grado di provocare, ad esempio, cervicalgia, brachialgia, dorsalgia, lombalgia, lombo-sciatalgia, sciatalgia e ulteriori problemi organici descritti nel prossimo capitolo.
Sempre a livello del rachide, disallineamenti, tensioni e sovraccarichi rappresentano un terreno fertile per discopatie,protrusionied ernie discali, spesso a carico dei dischi intervertebrali delle ultime vertebre cervicali e lombari.
La tensioni e i processi infiammatori derivanti della cerniera cervico-dorsale si manifestano in, taluni casi, come accumulo di tessuto adiposo definito "gobba del bisonte".
Tensioni e posture non fisiologiche del cingoloscapolo-omerale sfociano spesso, col passare del tempo,in conflitti sub-acromiali e patologie a carico della cuffia dei rotatori.
Il malposizionamento del bacino porta, come conseguenza, rotazioni anomale dei colli femorali. Ciò creerà tensioni nell'articolazione coxofemorale a livello della capsula articolare, dei legamenti, dei tendini dei muscoli interessati con possibili conseguenze quali coxalgia e pubalgia (per infiammazione del legamento inguinale) oltre ad artrosi precoce articolare (coxartrosi) a causa dello squilibrio ponderale. Inoltre, un'asimmetria a livello del bacino (un emibacino più antiverso o retroverso rispetto all'altro) è in grado di simulare una falsa dismetria degli arti inferiori.Relativamente alla comune e temuta frattura del femore in età avanzata, solitamente la causa viene attribuita all'osteoporosi avanzata. In realtà la prima e vera causa è di origine posturale.
Durante la locomozione, quando l'arto inferiore, nella fase monopodalica, sopporta il peso del corpo, l'articolazione coxofemorale trasmette la sollecitazione al collo del femore che agisce come trave a sbalzo, ancorata a un estremo alla diafisi femorale (struttura di sostegno) e sottoposta, all'altro estremo, al peso del corpo. In stazione monopodalica, il centro di gravità si sposta verso il lato opposto a quello d'appoggio (aumentando il braccio di leva di circa 3 volte) e il momento della forza peso derivante fa sì che i muscoli abduttori debbano esercitare una forza 3 volte maggiore di quella del peso del corpo per mantenere la pelvi orizzontale; il peso che agisce sull'articolazione coxofemorale, dal lato in appoggio, è quindi circa 4 volte il peso del corpo.
Grazie al loro decorso parallelo al collo femorale, quando il bacino è i posizione corretta, gli abduttori, in particolare i muscoli piccolo e medio gluteo, contraendosi spingono longitudinalmente il collo femorale dentro la cavità acetabolare. Tale compressione si sovrappone alla spinta di flessione del collo femorale dovuta alla forza peso. In condizione fisiologiche si crea sul collo femorale un gradiente di sollecitazione in cui la compressione è minima sulla parte superiore e massima sulla parte inferiore. Per tale ragione, infatti, la base del collo femore. umano presenta un robusto strato di osso compatto molto resistente alla compressione (meno alla flessione), mentre il resto è formato da osso poroso. L'azione fisiologica degli abduttori consente quindi a un osso apparentemente fragile (ed esso in realtà lo è nei riguardi della flessione) di far fronte a un grosso carico.
Purtroppo, quando il bacino non è posizionato correttamente, il sistema tonico posturale durante l'appoggio monopodalico recluta solo parzialmente i muscoli piccolo e medio gluteo ed è costretto a vicariare, in buona parte, con altri muscoli, tra cui i più significativi sono il breve e tenace muscolo piriforme (che origina sulla superficie anteriore del sacro, tra S2 e S4, e si inserisce sul margine superiore del grande trocantere) e il lungo e nastriforme muscolo tensore della fascia lata (che ha origine sulla spina iliaca anteriore superiore e su parte del labbro esterno della cresta iliaca e si inserisce, tramite il tratto ileo-tibiale, sul condilo laterale tibiale laterale).
Ciò comporta varie conseguenze. La più importante è che viene comunque a mancare la fisiologica compressione del femore che gli consentirebbe di ben tollerare le forze di flessione derivanti dal peso del corpo esponendolo, col passare degli anni e l'aumento dell'osteoporosi, al rischio di frattura.
In secondo luogo, l'ipersollecitazione del muscolo piriforme favorisce la temuta sindrome del piriforme in cui la sua alterazione strutturale (aumento volume e rigidità) irrita il nervo sciatico (che, a seconda dei casi, passa inferiormente, superiormente o attraverso il muscolo piriforme) irradiando così dolore e parestesie nella zona glutea e dell'arto inferiore (sciatalgia) inducendo talvolta a una errata diagnosi di ernia del disco lombare.
Infine vi è un riflesso negativo di tipo estetico-fisiologico ossia glutei poco sodi e cellulite. E' risaputo che, a riguardo, diete, creme, terapie farmacologiche (ad es. mesoterapia) ecc. possono ben poco e comunque non sono in grado di procurare miglioramenti duraturi. D'altronde non sono poche le ragazze anoressiche che presentano, nonostante la loro estrema magrezza, accumuli di grasso e cellulite sulle cosce. Il motivo di ciò è che in realtà si tratta di una problematica perlopiù posturale. Infatti, il reclutamento del muscolo tensore della fascia lata in appoggio monopodalico, per le motivazione precedentemente descritte, fa sì che l'organismo, per supportare l'accresciuto dispendio energetico di questo sottile e lungo muscolo situato sulla parte laterale della coscia, crei intorno ad esso un magazzino di riserva di ossigeno ed energia supplementare: la cellulite. Ulteriori contributi alla formazione di cellulite deriveranno naturalmente anche da altri fattori quali: cattiva circolazioni (che, come vedremo nel prossimo capitolo, è spesso di origine posturale), sedentarietà, abitudini alimentari scorrette, stress, inquinamento ambientale, predisposizione genetica ecc. Così, le conseguenze di una postura scorretta possono anche essere glutei poco sodi (per difetto di utilizzo dei muscoli piccolo e medio gluteo) e cellulite (per eccesso di utilizzo del muscolo tensore della fascia lata). Lo snellimento di cosce e fianchi e il rassodamento dei muscoli glutei e addominali, ottenuti dopo una rieducazione posturale, non fa altro che confermare che salute e bellezza vanno di pari passo.