
Il digiuno fu utilizzato come forma di contestazione già in epoca pre-cristiana, più precisamente in Irlanda (Troscad o Cealachanìì).
Mahatma Gandhi fu recluso nel 1922, nel 1930, nel 1933 e nel 1942, e partecipò a due importanti scioperi della fame (dharna) contro i coloni inglesi.
All'inizio del '900, le suffragette inglesi adottarono lo sciopero della fame a difesa dei propri diritti.
Così via, fino ai giorni nostri: i repubblicani irlandesi nel 1980-1981 e subito dopo i prigionieri politici in Turchia, nel 2019 Lyubov Sobol e nel marzo-aprile 2021 Aleksei Navalny fecero lo stesso in Russia, nel 2018 toccò al famoso regista ucraino Oleh Sentsov; perfino in Italia, Marco Pannella ha utilizzato più volte questo sistema.
Ma perché i manifestanti mettono in pericolo la propria vita e usano lo sciopero della fame come forma di protesta?
Cosa succede al corpo umano quando non dispone dei nutrienti sufficienti e per un periodo di tempo così lungo?

Significato ed obbiettivi dello sciopero della fame
Lo sciopero della fame (hunger strike) è un metodo di protesta non violenta durante il quale ci si astiene completamente dall'assunzione di cibo.
Utilizzato principalmente da coloro che non dispongono di altri mezzi per protestare – ad es. detenuti o soggetti in qualche modo oppressi – ha spesso l'obbiettivo di attirare l'attenzione su aspetti sociali, politici, morali o filosofici.
Rifiutando il cibo – e talvolta anche l'acqua – i manifestanti pregiudicano il proprio stato di salute, rischiando danni permanenti e, potenzialmente, anche la morte.
Esistono fondamentalmente due forme di sciopero della fame:
- privazione di alimenti;
- privazione di alimenti e acqua.
Poiché l'organismo soffre molto prima la disidratazione piuttosto che l'iponutrizione da energia, minerali e vitamine, lo sciopero della fame con privazione d'acqua corta maggiori rischi e ad insorgenza precoce rispetto a quello di soli alimenti.
Quali sintomi e complicazioni provoca lo sciopero della fame?
Il digiuno "a tempo indeterminato" colpisce l'intero corpo umano e la psiche.
In estrema sintesi, lo scioperante va incontro a:
Tempo di insorgenza | Sintomo e/o complicazione |
Già dal 1° giorno | fame, sete |
debolezza generale da precarietà glicemica | |
Già dal 2 ° giorno | perdita di peso, per perdita di liquidi, deplezione delle scorte di glicogeno, inizio di dimagrimento e di catabolismo muscolare |
freddo | |
Dopo 2-3 giorni | carenza di elettroliti: sodio, potassio, magnesio ecc. vengono inizialmente perduti con le prime urine e, nonostante l'organismo inizi subito a "risparmiarli", i livelli sono inesorabilmente sub-ottimali e poi francamente carenti |
rilevante perdita di forza muscolare | |
ridotta capacità di guarigione dalle ferite | |
franca disidratazione, a seconda delle variabili di temperatura esterna, livello di attività fisica ecc. | |
riduzione della resistenza alle infezioni | |
Dopo 2 settimane | ipotermia: l'organismo perde la capacità di mantenere una temperatura corporea idonea, prima per il crollo della termogenesi (più precoce) e poi per l'incapacità di termoregolazione; |
insufficienza cardio-circolatoria: si instaura bradicardia e si riduce la riserva cardiaca | |
problemi neurologici e psichiatrici: compaiono vertigini, sindrome di Wernicke-Korsakoff, perdita della coordinazione, nistagmo orizzontale, amnesia, atassia del tronco stato di coscienza alterato, depressione ed apatia | |
generalizzato principio d'insufficienza d'organo | |
Dopo 1 mese | perdita del 18% del peso corporeo |
difficoltà a deglutire, perdita dell'udito e della vista | |
danni permanenti, soprattutto neurologici | |
insufficienza respiratoria: la ventilazione rimane compromessa per la perdita di funzionalità muscolare di intercostali e diaframma | |
insufficienza epatica: si ripercuote anzitutto con un'alterazione della sintesi proteica, con conseguente alterazione della pressione oncotica del sangue | |
Dai 45 giorni in poi | rischio d'infezione, di collasso cardiovascolare e di morte |
Nota: i sintomi possono verificarsi solo parzialmente o completamente. Inoltre, non abbiamo menzionato tutti gli organi, ma solo i principali.
Dopo quanto tempo si muore con lo sciopero della fame?
Il rischio di morte inizia ad essere considerevole dopo 45 giorni dall'inizio dello sciopero della fame ma con liquidi.
Un soggetto in stato di eunutrizione che inizia lo sciopero della fame e continua ad assumere acqua, ha un rischio considerevole di andare incontro alla morte in 6-8 settimane dall'inizio.
Tuttavia, se gravemente malato, un manifestante può decedere anche prima, da pochi giorni a 3 settimane.
L'astensione dai liquidi può indurre la morte anche dopo soli 7 giorni.
Sebbene la perdita di massa muscolare possa essere significativa, una persona di solito muore a causa di infezione o insufficienza d'organo.
Cosa succede dopo lo sciopero della fame?
Al termine dello sciopero della fame, esiste il potenziale rischio di refeeding syndrome (sindrome da rialimentazione).
Questa si verifica a seguito di cambiamenti importanti nei fluidi corporei, soprattutto a carico degli elettroliti, somministrando velocemente troppo cibo o liquidi:
- Sbilancio dei minerali: bassi livelli di sodio, potassio, magnesio, ecc.;
- Disfunzione cardiaca: aritmia, tachicardia;
- Ritenzione idrica: con conseguente sovraccarico cardiaco;
- Altri: alterata funzionalità epatica, dolori addominali, anemia, difficoltà respiratoria ecc.
Il rischio maggiore è quindi di: disfunzione epatica, aritmia cardiaca, sintomi polmonari, neurologici o di altro tipo, e morte.
I professionisti sanitari incaricati devono quindi assicurarsi che, chiunque abbia rifiutato il cibo per 5 giorni o più, introduca il cibo gradualmente e sotto monitoraggio.