Lattosio: Cos’è e a Cosa Serve
Ultima modifica 21.01.2021
INDICE
  1. Cos’è
  2. A Cosa Serve
  3. Digestione e Assorbimento
  4. Intolleranza
  5. Fa Bene o Fa Male?
  6. Alimenti con e Senza Lattosio

Cos’è

Cos’è il lattosio?

In nutrizione, dietetica e alimentazione, il lattosio è lo zucchero tipico del latte.

In chimica invece, il lattosio è considerato un piccolo polimero glucidico di tipo disaccaride formato da due unità o monomeri di tipo monosaccaride, cioè D-glucosio e D-galattosio.

lattosio Shutterstock

Questa categoria, che include anche il saccarosio e il maltosio, raggruppa le strutture più piccole del più vasto insieme degli oligosaccaridi (max 10 unità).

Vista la semplicità della sua struttura molecolare e l'alta solubilità in acqua che lo caratterizzano, il lattosio viene spesso definito un "carboidrato semplice" – cerchia nella quale rientrano i singoli monosaccaridi che lo compongono ed il fruttosio.

Il legame chimico tra glucosio e galattosio, intrinseco del lattosio, è di tipo O-glicosidico (β 1−4). La sintesi avviene per condensazione mentre lisi per idrolisi; entrambe richiedono un agente catalitico che, nell'organismo, è fisiologicamente costituito da un enzima.

A Cosa Serve

A cosa serve il lattosio?

Il lattosio è un macronutriente con funzione principalmente energetica.

Essendo costituito da glucosio e galattosio, apporta le tipiche chilocalorie (kcal) di ogni glicide: 3,75 per grammo (g) – in molti semplificano arrotondando a 4,0 kcal / g.

Per dire il vero, la funzione del lattosio andrebbe differenziata tra glucosio e galattosio. Il primo è utilizzato pressocché esclusivamente a scopo energetico, ma il secondo costituisce alcuni polimeri complessi presenti nell'organismo.

Detto questo, nonostante la maggior parte provenga da fonti esogene, il galattosio può essere prodotto autonomamente dall'organismo.

Poiché se ne richiedono livelli abbastanza modesti, l'esubero di galattosio apportato con gli alimenti acquisisce un ruolo calorico sovrapponibile a quello degli altri carboidrati; ciò richiede, tuttavia, la sua conversione in glucosio da parte del fegato.

Digestione e Assorbimento

Digestione e assorbimento del lattosio

Passando indenne per la bocca e lo stomaco, il lattosio viene digerito ed assorbito nell'intestino tenue.

La sua digestione viene portata a termine da un singolo enzima chiamato lattasi.

Questo catalizzatore biologico, posizionato sull'orletto a spazzola degli enterociti (cellule della mucosa intestinale), è deputato all'idrolisi del legame chimico del disaccaride.

Solo previa questa scissione sarà possibile assorbire il glucosio e il galattosio (per mezzo di trasporto attivo) prima che termini il tratto del piccolo intestino ed inizi quello del crasso.

Intolleranza

Intolleranza al lattosio

Cos'è l'intolleranza al lattosio

L'intolleranza al lattosio è la mancanza o l'insufficienza dell'enzima lattasi che genera, come conseguenza, reazioni avverse di natura tipicamente gastrointestinale – anche se non mancano sintomi atipici correlati.

Si tratta di una condizione patologica se presente nel lattante, visto il ruolo "essenziale" di questo zucchero per la sopravvivenza del bambino fino allo svezzamento, e para-fisiologica o addirittura fisiologica nel post-divezzamento e oltre.

Nota: l'intolleranza al lattosio non è un'allergia (come quella alle proteine del latte), perché non è coinvolto il sistema immunitario nella modalità tipica di queste condizioni.

Cause di intolleranza al lattosio

L'unica causa nota di intolleranza al lattosio è l'insufficienza di lattasi. Questo fenomeno tuttavia, può avere eziologie differenti.

Esistono soggetti che nascono privi o carenti di lattasi, e in tal caso si parla di deficit genetico o primario o permanente, e persone che invece la perdono, e in tal caso di parla di deficit acquisito o secondario.

La mancanza secondaria o acquisita di lattasi, inoltre, può anche risultare transitoria.

Come suggerisce il nome stesso, il deficit genetico è dovuto all'impossibilità di produrre l'enzima da parte degli enterociti intestinali per cause connaturate. Viceversa, il deficit acquisito è spesso il risultato di uno o più fattori predisponenti.

Tra questi sarebbero principalmente implicati:

  • mancata assunzione di lattosio nel lungo termine;
  • resezione intestinale;
  • malattia celiaca;
  • malattie croniche infiammatorie e autoimmuni;
  • malattie infettive dell'intestino (virali e batteriche).

È perciò intuibile che alcune di queste cause possono essere trattate, mentre altre meno o addirittura per nulla.

Chi colpisce l'intolleranza al lattosio?

Alcuni gruppi di popolazione sono più soggetti di altri ad intolleranza al lattosio.

Parliamo di differenze legate all'etnia, all'ereditarietà e a condizioni patologiche predisponenti.

Ad esempio, gli asiatici sono più soggetti a intolleranza dei caucasici centro-europei, così come è presente una correlazione tra questa condizione e la celiachia e, ovviamente, si osserva una discreta familiarità.

Conseguenze dell'assunzione di lattosio negli intolleranti

In condizioni di deficit di lattasi, mangiando alimenti con lattosio, si crea una condizione favorente la comparsa di reazioni gastrointestinali indesiderate.

I meccanismi coinvolti sono principalmente due: l'azione localmente tossico-osmotica del lattosio e il successivo intervento della flora fisiologica intestinale.

Il risultato è la liquefazione del contenuto intraluminale, dovuto al richiamo di acqua nel tenue, e un cospicuo metabolismo batterico nel crasso con alta produzione di gas.

Sintomi e segni clinici dell'intolleranza al lattosio

Sintomi e segni clinici tipici dell'intolleranza al lattosio sono: sensazione di cattiva digestione, diarrea, crampi addominali, gonfiore e flatulenza, distensione addominale; con una certa frequenza compare il vomito.

Sono atipici: mal di testa, manifestazioni cutanee e fastidi all'apparato urinario.

La comparsa di sintomi e segni clinici dovuti all'introduzione di lattosio da parte degli intolleranti è piuttosto soggettiva.

Ovviamente, maggiore è il deficit di lattasi, più intensa dovrebbe essere la reazione indesiderata. Per lo più è così, ma non sempre.

Esistono infatti casistiche (poco frequenti) di soggetti normalmente provvisti di lattasi che mostrano comunque il profilo tipico dell'intollerante e, viceversa, persone con poca lattasi che non lamentano gravità significative.

Attenzione! Assumendo latte caldo è possibile avere sintomi simili anche possedendo normali concentrazioni di lattasi. Ciò è dovuto alla conversione momentanea del lattosio in lattulosio, ad opera del calore, che divenendo indigeribile determina conseguenze abbastanza simili.

Come si diagnostica l'intolleranza al lattosio?

Prevalentemente con il breath-test o test del respiro, un esame non invasivo che consiste nella misurazione dell'espirato – in particolare dell'idrogeno – dopo l'assunzione di un carico di lattosio.

Come detto in precedenza, la disponibilità di lattosio nel colon conferisce alla flora batterica la possibilità di nutrirsi abbondantemente.

Le sostanze di scarto includono molti gas, parte dei quali non fa in tempo ad essere espulsa con le flatulenze, venendo conseguentemente assorbita dall'intestino e messa in circolo sanguigno.

A questo punto l'unica via di eliminazione è l'espirato polmonare. Ecco perché misurando questo parametro è possibile comprendere l'entità della fermentazione intestinale di lattosio e, di conseguenza, la mancata espressione di lattasi nel tenue.

Trattamenti per l'intolleranza al lattosio

L'unico trattamento efficace per l'intolleranza al lattosio è l'esclusione dello stesso dalla dieta.

Questo può avvenire togliendo latte, derivati e additivi alimentari che contengono il disaccaride, oppure sostituendoli con cibi delattosati (nei quali il lattosio è scisso in glucosio e galattosio). Tuttavia la ricerca scientifica e l'industria alimentare non si sono fermate qui.

Esistono prodotti a base di enzimi lattasi da assumere per bocca che dovrebbero sostituire la mansione fisiologica degli enterociti. I risultati sono tuttavia controversi e ad oggi non è possibile considerarli una valida soluzione terapeutica nel cronico per tutti i soggetti intolleranti al lattosio.

Fa Bene o Fa Male?

Il lattosio fa bene o fa male?

La pertinenza dietetica del lattosio è costantemente al centro di numerosi dibattiti.

Tali controversie nascerebbero dal fatto che una parte rilevante della popolazione non è oggettivamente capace di digerirlo adeguatamente, mostrando una condizione (assolutamente fisiologica) nota come intolleranza al lattosio.

In natura il lattosio si trova solo nel latte, secrezione post-partum della ghiandola mammaria femminile esclusiva della classe biologica Mammiferi, la cui funzione sarebbe di nutrire la prole fino al divezzamento.

Latte e lattosio sono quindi necessari solo al lattante, ragione per la quale alcuni professionisti della nutrizione reputano evolutivamente corretto escluderli totalmente dalla dieta a seguito dello svezzamento.

Quindi, a chi lo tollera il lattosio non fa né bene né male; svolge sostanzialmente lo stesso ruolo degli altri idrati di carbonio. Per gli intolleranti invece, è causa di sintomi e segni clinici sgradevoli e piuttosto limitanti.

Peraltro, ogni specie animale produce un latte specifico, chimicamente diverso da quello degli altri animali; è infatti molto rischioso nutrire un bambino nei primi 6 mesi di vita con latti di diversa provenienza (nessuno escluso).

Dal lato opposto è innegabile che i cibi apportatori di lattosio comunemente presenti nella dieta dell'umano divezzato (latte, yogurt e simili, ricotte, formaggi ecc.) possiedano caratteristiche chimiche tutt'altro che trascurabili.

Latte, yogurt e simili, ricotte, formaggi sono ottime fonti nutrizionali di proteine ad alto valore biologico (amminoacidi essenziali), vitamina B2 (riboflavina), calcio e fosforo.

Alimenti con e Senza Lattosio

Quali sono gli alimenti con lattosio?

Sono alimenti con lattosio: latte e derivati non (o poco) fermentati o stagionati, come burro, crema di latte, ricotte, emmenthal, mozzarella ecc.

Non vanno sottovalutati i cibi che contengono additivi in polvere ricavati dal latte. Questi, con funzione assorbente e conservante, vengono impiegati soprattutto nella produzione di insaccati macinati come i salami.

Percentuale di lattosio nel latte

La quantità di lattosio nei latti dipende dalla specie e dal momento dell'allattamento; solitamente è inferiore nel colostro e aumenta in seguito.

Il lattosio costituisce il 5 % del latte vaccino intero commerciale (40 % della sua porzione secca) e il 7 % di quello umano di proseguimento (non colostro).

Attenzione! Seppur vero che queste percentuali possono cambiare, non è comunque possibile trattare un'intolleranza al lattosio, qualunque essa sia, sostituendo un latte con un altro non delattosato.

Quali sono gli alimenti senza lattosio?

Sono alimenti senza lattosio: tutto ciò che non include il latte o suoi derivati, latte e derivati delattosati, derivati altamente fermentati come lo yogurt o lungamente stagionati come il parmigiano reggiano e il grana padano (ad esempio 36 o 40 mesi).

Molti salumifici stanno cercando alternative senza lattosio alle polveri ricavate dal latte.

Autore

Riccardo Borgacci

Riccardo Borgacci

Dietista e Scienziato Motorio
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer