Latte materno e latte vaccino

Ultima modifica 01.04.2020

Confronto tra Latte materno e Latte di Mucca

Uno dei latti animali che più si avvicina a quello umano è il latte di vacca. Il confronto tra i due tipi di latte è riportato nella tabella:

 

COMPONENTI

LATTE UMANO (100 g)

LATTE VACCINO (100 g)

Proteine in grammi (g) 1,2 3,3
0,72
0,35
0
0,10-0,15
0,10-0,15
0,48
0,6
0,15-0,18
0,37
0,02-0,05
0,05
2,9
Zuccheri in grammi 7 4
6
1
4
tracce
Lipidi in grammi 3,5 3,5
45%
55%
75%
25%

CALORIE

65 Kcal/100 g

67-68 Kcal/100g

Le Proprietà ineguagliabili del latte materno

La quota calorica è praticamente uguale tra i due, come pure quella lipidica. Ciò che distingue i due tipi di latte è il tipo di acido grasso contenuto: mentre nel latte di donna c'è una prevalenza di acidi grassi insaturi (55%), in quello vaccino tale quota è solo del 25%. La differenza più eclatante è comunque quella del contenuto proteico: 1,2 g del latte umano contro 3,3 g del latte vaccino. Si tratta praticamente di un rapporto 3 a 1. Quindi, dovendo usare il latte vaccino per alimentare un neonato, esso va assolutamente diluito, perché le proteine sono troppo elevate nel latte vaccino, e precipitano a livello dello stomaco in grossi fiocchi (flocculazione massiva), creando una specie di massa nodulare che verrà rigurgitata dal neonato. La componente proteica maggiormente coinvolta in questo fenomeno è la caseina, che è presente nel latte vaccino con una quota di 2,9 g, contro lo 0,48 g del latte umano. Tuttavia, diluendo il latte vaccino per ridurre la quota proteica, si riduce anche la quota lipidica; di conseguenza, la percentuale di acidi grassi insaturi raggiunge un livello insignificante dal punto di vista nutrizionale. Ecco che allora il latte vaccino andrà addizionato di questo nutriente.
La quota di glucidi, nel latte vaccino, è inferiore; per portarla ad un valore simile a quello del latte umano, basta aggiungere degli zuccheri, per esempio il saccarosio. Esso, pur non essendo lo stesso zucchero che caratterizza quello del latte umano, ovvero il lattosio, consente comunque di ristabilire la quota glucidica e calorica.
Il latte di donna è un alimento completo ed ottimale per il lattante e non richiede alcuna integrazione. Vi fa eccezione la somministrazione di vitamina D, poiché appare poco probabile che nei primi mesi di vita il fabbisogno (notoriamente non coperto della vitamina D contenuta nel latte) possa essere compensato dall'esposizione al sole del lattante (l'esposizione solare stimola la produzione di questa vitamina nell'uomo). La dose consigliata è di 400 UI al giorno per tutto il primo anno, a partire dal primo mese.
Le modificazioni del latte vaccino sono valide se fatte a livello industriale: in questo caso, viene separata la quota proteica, vengono inseriti lattosio, acidi grassi insaturi vegetali e ridotti i saturi. Con tutte queste modifiche si ottiene il cosiddetto latte formulato o latte per lattanti o, più comunemente, latte artificiale.
Nonostante il prodotto artificiale abbia il grande merito di ovviare alle richieste nutrizionali del neonato, esso crea sicuramente uno sforzo metabolico: pertanto, qualsiasi condizione di equilibrio precario del bambino, come una malattia per esempio, può scatenare fenomeni di tipo infettivo (enterite) anche se, fortunatamente, questi sono molto più rari che in passato.
Un'altra differenza tra latte materno ed artificiale riguarda la b-lattoglobulina che, nell'ambito delle proteine, è la più allergizzante: ne consegue una notevole incidenza di allergie al latte che, invece, raramente compaiono nei lattanti al seno. Qualora queste dovessero verificarsi nei bambini allattati al seno, anche se in casi estremamente rari, non si tratta di allergie al latte materno, bensì di allergie a proteine veicolate dal latte materno stesso. Per esempio, se la donna consuma latte vaccino, nel latte da lei prodotto si possono ritrovare alcune proteine vaccine ancora praticamente intatte; questa è la spiegazione di come esistano dei casi in cui l'intolleranza al latte vaccino si manifesti anche un bambino allattato al seno. La terapia consiste nel modificare la dieta della donna; fatto ciò, il bambino può riprendere senza alcun problema l'allattamento al seno.

 


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