Celiachia e Proteina pRPQ: un peptide per combatterla

Celiachia e Proteina pRPQ: un peptide per combatterla
Ultima modifica 10.03.2023

Celiachia: cosa è perché può essere dannosa

La Celiachia è un'intolleranza alimentare permanente a base autoimmune nei confronti della gliadina, componente alcol solubile del glutine. Il glutine è un complesso proteico (gliadina più glutenina) contenuto nei cereali come frumentofarrosegalekamut e orzo.

E' semplice capire che in soggetti affetti da celiachia la somministrazione di questi cereali ha un ruolo tossico e porta allo sviluppo di una reazione infiammatoria che con il tempo danneggia la mucosa intestinale causando atrofia dei villi.

La celiachia in genere compare nell'infanzia, si manifesta tipicamente con dimagrimentocarenze nutrizionalianemia e affaticamento (conseguenti ai difetti di assorbimento dei nutrienti) e disturbi gastrointestinali come dispepsia, difficoltà digestive, inappetenza, diarrea.

Nelle forme che compaiono in età adulta questi sintomi possono mancare, essere molto sfumati, o anche sostituiti o accompagnati da manifestazioni meno specifiche, come mancanza di forze, irritabilità e nervosismo.

Secondo l'Associazione italiana celiachia (AIC), l'incidenza di questa intolleranza in Italia è in continuo aumento; senza contare i soggetti sensibili al glutine ma non celiaci.

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Proteina pRPQ: cos'è e perché è importante per il celiaco

Alcuni ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), hanno isolato un decapeptide (molecola costituita da 10 amminoacidi) all'interno della sequenza della frazione del glutine, chiamato pRPQ, che contrasta l'effetto tossico del glutine stesso.

Questo peptide è naturalmente presente nel glutine, anche se in piccole quantità, quindi non è in grado di contrastare l'azione tossica degli atri componenti. In vitro, su culture cellulari e su frammenti di mucosa intestinale ottenuti da persone celiache, si è visto che, somministrando il peptide pRPQ in concentrazioni simili a quelle della gliadina, non si manifesta nessuna lesione tipica della celiachia.

Questo è quindi un passo importante per la ricerca italiana, che ci apre a nuovi orizzonti nella prevenzione e nella terapia della celiachia. Possiamo ragionevolmente affermare che, se i risultati ottenuti in vitro verranno prima o poi confermati da ulteriori studi in vivo, anche le persone affette da celiachia potranno tornare a reintrodurre nella loro dieta quei cereali e loro derivati fino ad allora considerati tossici, senza incorrere in alcun problema.

Trattandosi di una sostanza naturale, è anche ipotizzabile la creazione di un frumento che presenti elevate quantità del peptide, in grado di contrastare naturalmente l'azione delle frazioni tossiche del glutine. L'ipotesi non è fantascientifica perché i ricercatori italiani hanno anche individuato il "gene" che induce la sintesi del pRPQ. Perciò, almeno in teoria, con una relativamente semplice modifica genetica, si potrebbero creare dei grani che esprimano elevate quantità di pRPQ. In tal modo sarebbe possibile contrastare le sequenze tossiche della gliadina, quindi ottenere un frumento adatto all'alimentazione di tutti, senza modificarne le caratteristiche nutrizionali ed organolettiche.

Rimane comunque un problema da risolvere, ovvero la biodisponibilità di questo peptide,. C'è da capire se la quantità della molecola somministrata tramite alimenti o integratori può essere effettivamente assorbita ed entrare in circolo.

Ad oggi (2023), la pRPQ non costituisce ancora un rimedio utile all'annullamento della celiachia, ma rimaniamo fiduciosi nella ricerca scientifica.