Alimenti Aproteici ed Ipoproteici
Ultima modifica 01.04.2020
INDICE
  1. Definizione
  2. Etichettatura
  3. Indicazioni all'uso
  4. Rimborsabilità
  5. Notizie dal mondo scientifico

Definizione

Gli alimenti aproteici sono dei prodotti dietetici classificati come alimenti a fini medici speciali, ossia come prodotti destinati ad un'alimentazione particolare e pertanto:

  • Da utilizzare sotto controllo medico;
  • Destinati all'alimentazione completa o parziale di pazienti con una limitata o disturbata capacità di assunzione, digestione, assorbimento, metabolizzazione o escrezione degli alimenti di uso corrente o di alcuni nutrienti o metaboliti in essi contenuti;
  • Destinati all'alimentazione completa o parziale di pazienti il cui trattamento dietetico, non può essere realizzato attraverso la modifica della normale dieta né con l'impiego di altri prodotti dietetici che non siano alimenti a fini medici speciali.

Più precisamente, citando la Circolare ministeriale del 5 novembre 2009, si definiscono prodotti aproteici/ipoproteici succedanei, con un residuo proteico non superiore all'1%, di alimenti di uso corrente con significativo tenore proteico, di derivazione vegetale come pane, pasta, biscotti, prodotti da forno e simili.

In questa categoria rientrano anche gli alimenti con residuo proteico compreso tra l'1 ed il 2%, e i succedanei di bevande fonte o ricche di proteine anche di origine animale con residuo proteico non superiore allo 0,5%.

Etichettatura

Valori nutrizionali per 100 gr di pasta

Pasta Aproteica

Comune pasta di semola

Valore energetico

1528 KJ / 360 Kcal

1553 KJ/ 371 Kcal

Proteine

0,5 g

13.04 g

Fenilalanina

17 mg

668 mg

Tirosina

<15 mg

243 mg

Carboidrati

86,3 g

74,67 g

Amido

86,1 g

62,45 g

Zuccheri

0.20 g

2,67 g

Polialcoli

0 g

0 g

Grassi

1,3 g

1,51 g

Saturi

1,0 g

800 mg

Trans

0 g

0 g

Fibra

0,5 g

3,2 g

Sodio

9 mg

9 mg

Potassio

6 mg

223 mg

Fosforo come P

22 mg

190 mg

Data l'importanza di questi alimenti nella gestione terapeutica dei pazienti affetti da patologie croniche e congenite, è fondamentale che tutti i prodotti rispondano a specifici requisiti di composizione e di etichettatura che consentano all'utente di valutare con la massima trasparenza gli ingredienti presenti e le relative concentrazioni.

Più precisamente in etichetta devono essere definite le concentrazioni dei "nutrienti" indicando all'occorrenza quella di specifici aminoacidi, zuccheri, acidi grassi o sostanze di altro tipo utili a salvaguardare la salute del paziente nonché:

  • Le indicazioni all'uso sia di tipo dietetiche che cliniche;
  • Avvertenze relative all'uso del prodotto sotto controllo medico;
  • Avvertenze relative all'evitare l'uso dell'alimento in questione come unica fonte alimentare, vista l'incompletezza dietetico-nutrizionale;
  • Avvertenze relative al rischio dell'uso del prodotto in pazienti non affetti dai disturbi e dalle patologie per le quali invece ne è indicato l'uso.

Indicazioni all'uso

Perché si usano gli alimenti apoproteici?

L'uso di alimenti dietetici aproteici risulta indicato in particolari condizioni congenite patologiche caratterizzate da alterato assorbimento, digestione, metabolismo od escrezione di specifici aminoacidi, così come in caso di affezioni croniche come l'insufficienza renale cronica. Quest'ultima rappresenta la principale indicazione all'uso di alimenti aproteici, contestualizzato in un più generale regime dietetico ipoproteico, che limita l'assunzione giornaliera di proteine a 0,6 - 0,8 gr / kg.

Nonostante il ridotto apporto proteico, dettato da evidenti condizioni fisio-patologiche, è opportuno che il nutrizionista riesca in ogni caso a sopperire alle esigenze aminoacidiche del paziente, utilizzando quindi proteine ad alto valore biologico come quelle derivate dagli alimenti di origine animale. E' proprio per questo motivo che risulta fondamentale ricorrere all'uso di alimenti aproteici, in maniera tale da ridurre il più possibile il consumo di proteine a basso valore biologico, come quelle presenti nelle farine, nei cereali e nei prodotti derivati; in questo modo sarà possibile compensare agevolmente le necessità plastiche e strutturali dell'organismo ricorrendo all'integrazione specifica di aminoacidi essenziali.

Nonostante le importanti restrizioni dietetiche proteiche, affinché il paziente affetto da insufficienza renale cronica preservi il proprio stato di salute, rallentando il progressivo deterioramento della funzionalità renale, è opportuno che questo presti la massima attenzione anche al consumo di alimenti ricchi in potassio, vista la ridotta capacità di escrezione ed il conseguente rischio di iperpotassiemia, di fosforo, nota quindi l'alterata omeostasi, e di calcio, le cui concentrazioni tendono a decrescere significativamente vista la ridotta attività renale nell'idrossilazione della vitamina D.

Differenti studi hanno dimostrato come il rispetto di queste norme dietetiche possa migliorare sensibilmente la qualità di vita dei pazienti affetti da insufficienza renale cronica, ritardando il deterioramento della funzionalità renale e riducendo sensibilmente l'incidenza di patologie clinicamente rilevanti come l'osteoporosi, l'acidosi sistemica e soprattutto le patologie cardiovascolari.

Rimborsabilità

Vista l'importanza degli alimenti dietetici aproteici nella gestione della patologia renale, il sistema sanitario nazionale ha previsto un sistema di rimborso, commisurato alle capacità finanziare del paziente e della sua famiglia, per le spese sostenute per l'acquisto di questi prodotti attualmente inseriti in Fascia C, pertanto fino a poco tempo fa interamente a carico del cittadino.

Tale meccanismo ha innescato un importante sistema virtuoso, come dimostrano i vari studi, in grado di aumentare la compliance terapeutica del paziente, quindi di migliorarne la qualità di vita allungandone al contempo la durata.

Notizie dal mondo scientifico

Interessantissimi sono i risultati pubblicati in letteratura riguardanti l'uso di alimenti dietetici aproteici, nel contesto di diete ipo- o aproteiche, al di fuori delle normali prescrizioni cliniche.

In particolare lo studio delle risposte ormonali ha dimostrato come diete ipoproteiche possano indurre:

  • Ipoinsulinemia, con conseguente alterazione dell'omeostasi glucidica e incremento del tono noradrenergico;
  •  Riduzione significativa delle concentrazioni ematiche di testosteroneormone luteinizzante e ormone follicolo stimolante, compromettendo così le capacità riproduttive, fortunatamente in maniera reversibile e transitoria;
  • Riduzione significativa della massa magra, ed in particolare di quella muscolare scheletrica;
  • Alterazione del controllo adrenergico/noradrenergico con significative turbe vascolari e cardiache.

Da tali evidenze traspare agevolmente l'importanza del corretto apporto proteico nel salvaguardare l'integrità funzionale e strutturale di interi tessuti, organi, apparati e sistemi, bocciando pertanto le tendenze dietetiche, prive di supporto scientifico, che limitano significativamente, in assenza di condizioni patologiche che lo richiedono, il consumo di proteine.