Studi sugli effetti del Covid: problemi psicologici post virus

Studi sugli effetti del Covid: problemi psicologici post virus
Ultima modifica 26.03.2021
INDICE
  1. Introduzione
  2. Disturbi psicologici post Covid-19
  3. Lo studio di Oxford sulla ricaduta psicologica da Covid-19
  4. Lo studio del San Raffaele di Milano
  5. Recupero dei ritmi biologici

Introduzione

Depressione, ansia, disturbo post traumatico da stress. Questi sarebbero i disturbi psichiatrici più comuni provocati dal Covid-19, evidenziati dai ricercatori dell'Università di Oxford che hanno condotto uno studio pubblicato su The Lancet Psychiatry. Dai dati forniti dagli studiosi britannici, che hanno esaminato 69 milioni di cartelle elettroniche di pazienti, al 20 per cento dei pazienti positivi e poi guariti dal Coronavirus viene diagnosticato un disordine psichiatrico entro tre mesi dall'inizio della malattia. L'Università San Raffaele di Milano aveva pubblicato precedentemente una ricerca analoga, condotta su un campione di 402 pazienti con età media di 58 anni a un mese e a tre mesi dall'infezione. Anche in questo caso, erano stati rilevati disturbi di tipo psicologico.

Disturbi psicologici post Covid-19

Il rapporto tra Covid-19 e disturbi psichiatrici può dipendere da molteplici fattori: le condizioni pregresse al contagio, la storia di ogni persona, le condizioni sociali, economiche e anche i fattori biologici come sesso, età e patologie già conclamate. Spesso, in soggetti positivi al virus, durante la malattia, ma anche in seguito, post guarigione, si manifestano disturbi di ansia, stress, insonnia, depressione e sentimenti di rabbia, che non si erano evidenziati durante la prima fase epidemica. Ciò è in parte dovuto al perdurare di questa situazione di emergenza e incertezza sul futuro.

I soggetti che risultano maggiormente esposti al rischio di ricadute a livello psicologico sono quelli che hanno vissuto in prima persona la malattia, quindi che sono stati contagiati o hanno avuto persone vicine o famigliari malati o deceduti, quelli che hanno perso il lavoro o ha avuto danni alla propria attività, ma anche coloro che improvvisamente si sono trovati a dover vivere per lungo tempo in ambienti ristretti per esigenze di quarantena.

La nebbia cognitiva post Covid-19

sintomi della nebbia cognitiva post Coronavirus possono presentarsi sin da subito e durare anche alcuni mesi dopo la guarigione. Tra le caratteristiche più diffuse del manifestarsi di questo disturbo cerebrale ci sono: confusione mentale, difficoltà di concentrazioneamnesie ricorrenti, perdite di memoria prolungate o a breve termine, disturbi dell'apprendimento, stanchezza cronica, senso di smarrimento. È stato riscontrato come i pazienti guariti dal Covid-19 abbiano faticato nel trovare i ritmi lavorativi di prima e come si sentissero sopraffatti e disorientati nel portare a termine le solite pratiche e a svolgere le consuete mansioni.

Lo studio di Oxford sulla ricaduta psicologica da Covid-19

Quali sono le ripercussioni psicologiche sui pazienti provocate dalla pandemia da Covid-19? Da una ricerca del Dipartimento di Psichiatria dell'Università di Oxford, pubblicata sulla rivista The Lancet Psychiatric, è emerso che circa una persona su cinque ha disturbi psichiatrici tra le due settimane e i tre mesi dopo la diagnosi della malattia. I ricercatori hanno esaminato un vasto campione di pazienti, attraverso le loro 69 milioni cartelle cliniche, delle quali 62.354 con diagnosi di Covid-19.

Rispetto alle diverse ricerche già condotte, che avevano evidenziato in pazienti con Covid-19 la co-presenza di sintomi di ansia, disturbo post-traumatico da stress, depressione e insonnia, con questo studio, per la prima volta il campione non è più costituito da persone che rispondono a sondaggi e sintomi autoriferiti, ma su diagnosi contenute in milioni di cartelle cliniche con una condizione di controllo rispetto a chi non ha contratto il Covid-19.

La studio ha inoltre rilevato che una diagnosi psichiatrica nell'anno precedente è associata a una maggiore incidenza di diagnosi di Covid-19.

Lo studio del San Raffaele di Milano

Anche l'Università San Raffaele di Milano aveva pubblicato i risultati di una ricerca analoga, condotta su un campione di 402 pazienti con età media di 58 anni, esaminati a intervalli di tempo di un mese e tre mesi dall'infezione diagnosticata. 

I risultati: il 50 per cento dei partecipanti allo studio ha manifestato almeno un disturbo psichiatrico, in proporzione alla gravità della malattia. Dopo un mese i pazienti hanno riferito di soffrire di: ansia (42%), insonnia (40%) e disturbo post-traumatico da stress (28%). Questi disturbi tendono a migliorare lievemente con il passare del tempo, mentre la depressione non arretra e colpisce il 40% dei pazienti che hanno vissuto la malattia e che avevano già diagnosi psichiatriche e il 20 di chi non ne aveva mai avute.

Recupero dei ritmi biologici

Per cercare di far fronte ad attacchi di ansia, insonnia e sbalzi d'umore provocati dalla pandemia, è utile, secondo gli esperti, agire sui ritmi biologici, che sono stati compromessi durante il lockdown e la malattia. Sincronizzare questi ritmi, regolando i tempi di veglia e sonno. Usando la terapia della luce al mattino, e addormentandosi sempre alla stessa ora di sera, magari con l'aiuto di rimedi naturali come la melatonina. Importante è mantenersi in attività: l'esercizio fisico moderato, una corsa o una passeggiata non lontano da casa contribuiscono a contrastare gli aspetti negativi a livello psicologico delle clausure forzate o dell'esperienza diretta vissuta con il Covid-19. L'attività motoria potenzia il sistema immunitario e diminuisce l'infiammazione.

Se fatica,ansia, stanchezza, e problemi cognitivi permangono, non sottovalutateli e rivolgetevi ad uno specialista perché potrebbe trattarsi di depressione.

 

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