Fuoco di Sant’Antonio: come si cura e quando si può fare il vaccino

Introduzione
Dal 28 febbraio al 6 marzo 2022 si tiene in tutto il mondo la prima settimana globale di sensibilizzazione sull'Herpes Zoster (HZ), il cosiddetto "Fuoco di Sant'Antonio ("Shingles Awareness Week"). In effetti, molte persone sottovalutano questa malattia, che invece può causare sintomi e conseguenze invalidanti e che è molto diffusa. Il tema scelto per questa prima edizione è "il rischio di Fuoco Sant'Antonio (Herpes Zoster) è qui": occorre sapere, infatti, che secondo le stime, in Europa, circa una persona su tre è destinata a soffrire di Herpes Zoster nel corso della propria vita, in due casi su tre dopo i 50 anni.
Che cos’è il Fuoco di Sant'Antonio
L'Herpes zoster è scatenato da un virus molto subdolo. Infatti, una volta entrato nell'organismo non viene eliminato completamente, ma può riattivarsi nel corso della vita. In genere, al primo contatto, scatena la varicella, di solito in età infantile; poi si rifugia in alcune cellule, rimanendo latente senza dare sintomi, in attesa di momenti favorevoli per "riscatenarsi": quando si riattiva, scatena proprio il Fuoco di Sant'Antonio. Fra un "risveglio" e l'altro, dunque, il virus rimane "dormiente", è cioè nascosto nei gangli sensitivi craniali e del midollo spinale (agglomerati di cellule nervose). La riattivazione può avvenire in qualunque momento, più frequentemente a distanza di decenni. Il virus riattivato viaggia lungo i nervi e raggiunge la cute, causando il dolore e l'eruzione cutanea che caratterizzano il Fuoco di Sant'Antonio.
Secondo un sondaggio condotto da Ipsos MORI in diversi Paesi del mondo, che ha coinvolto 2.509 persone, in media solo il 7% dei partecipanti sa di essere ad alto rischio di sviluppare l'Herpes Zoster nei prossimi 10 anni. Invece, più del 90% sei soggetti sopra i 50 anni ha già contratto il virus e un adulto su tre svilupperà il Fuoco di Sant'Antonio nel corso della sua vita. È proprio per aumentare l'informazione sul tema che GlaxoSmithKline, in collaborazione con l'International Federation on Ageing (IFA), ha deciso di organizzare la settimana globale di sensibilizzazione sulla patologia.
Le cause
Ad oggi, non si sa esattamente perché in molti soggetti, a un certo punto, il virus dell'Herpes zoster si riattivi. Sicuramente parte della responsabilità è da attribuire al declino fisiologico del sistema immunitario (l'immunosenescenza), che inizia dai 50 anni e diventa accentuato a partire dai 60-65 anni: con gli anni, l'apparato di difesa si indebolisce, per cui non è più perfettamente in grado di respingere le minacce interne ed esterne. Ma ad essere a rischio non sono solamente coloro che hanno difese immunitarie meno efficienti per via dell'età: sono esposte anche le persone fragili perché affette da patologie croniche o che alterano la funzionalità del sistema immunitario, come il diabete, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), le patologie cardiovascolari, respiratorie e dismetaboliche, i tumori, l'Hiv, l'artrite reumatoide. Anche le cure immunosoppressive e lo stress possono favorire la comparsa della malattia. Chiunque abbia contratto la varicella, comunque, può sviluppare l'Herpes zoster successivamente, molto spesso a distanza di diversi anni.
Come si manifesta
In genere, il Fuoco di Sant'Antonio causa un'eruzione cutanea dolorosa, che può comparire in qualsiasi parte del corpo, ma che nella maggior parte dei casi interessa un lato del torace o dell'addome, sotto forma di una singola striscia di vescicole. Tuttavia, può coinvolgere anche il viso, e in particolare occhio e nervo ottico. In realtà, nella prima fase (prodromica) l'eruzione cutanea è assente: la persona avverte sintomi generici, come mal di testa, stanchezza, malessere diffuso e ipersensibilità cutanea. Poi inizia ad avvertire prurito e dolore in una zona del corpo, quindi compaiono vescicole piene di liquido, che in genere rimangono per circa una settimana: successivamente si formano le croste, che spariscono in tre settimane. Il dolore causato dall'Herpes zoster, sia nella forma acuta sia in quella cronica, è molto caratteristico. Altri sintomi comprendono: febbre; mal di testa; bruciore; disturbi di stomaco.
Le complicanze
Purtroppo il Fuoco di Sant'Antonio causa spesso delle complicanze. Le più comuni sono:
- nevralgia post-erpetica: a livello del nervo coinvolto si sviluppa un dolore intenso, che può durare anche per mesi, anni o addirittura per tutta la vita, con un impatto pesantissimo. Si tratta della complicanza più comune, la cui incidenza aumenta con l'età;
- sindrome di Ramsay Hunt: l'infezione coinvolge il nervo facciale, vicino all'orecchio causando paralisi facciale e perdita dell'udito;
- infezione degli occhi e perdita della vista: l'infezione interessa il nervo trigemino, provocando infiammazione del nervo ottico, glaucoma, ulcere e cicatrici sulla superficie dell'occhio; questa complicanza può portare alla perdita della vista;
- infezione batterica delle vescicole;
- cicatrici permanenti;
- infezione di polmoni, fegato, meningi, encefalo.
Le cure
In genere, nella fase acuta si ricorre all'uso di farmaci antivirali, come l'aciclovir, che servono per mitigare i sintomi e limitare la progressione della malattia. Sembra, però, che per essere davvero efficaci, queste molecole debbano essere somministrate entro 48-72 ore dalla comparsa delle prime manifestazioni cutanee. Si possono prescrivere anche altri medicinali, come corticosteroidi, antinfiammatori non steroidei, oppioidi, antidepressivi triciclici, antidolorifici e anticonvulsivanti. Pare che anche gli integratori di vitamina B12 possano dare effetti benefici. Sulle vescicole è possibile applicare un gel a base di cloruro d'alluminio, che ne accelera la guarigione e riduce il prurito/dolore.
L'ideale comunque sarebbe giocare d'anticipo vaccinandosi. Esiste un vaccino ben tollerato e sicuro per l'immunizzazione degli adulti over 50, in grado di contrastare la riattivazione e la replicazione virale del virus Varicella Zoster, che ha una buona efficacia. Da poco, è disponibile anche un nuovo vaccino ricombinante adiuvato, che sembra particolarmente efficace.
Anche per l'infarto potrebbe essere presto pronto un vaccino, al momento in fase di sperimentazione.