Coronavirus: cosa mangiare?
Ultima modifica 01.04.2020
INDICE
  1. Cosa mangiare ai tempi del Covid-19?
  2. Come deve cambiare la nostra dieta dopo il Decreto "Io resto a casa"?
  3. Riferimenti bibliografici

di Simona Bertoli

Responsabile dell'Unità per l'obesità e Laboratorio di ricerca sull'alimentazione e sull'obesità, Dipartimento di malattie endocrine e metaboliche IRCCS Istituto Auxologico Italiano

Professore associato di Scienze alimentari e dietetiche, Dipartimento di Scienze alimentari, ambientali e nutrizionali (DeFENS), Università degli Studi di Milano

Coordinatore del servizio di Nutrizione Ambulatoriale, Centro Internazionale per la valutazione dello stato nutrizionale, ICANS, Università degli Studi di Milano

Cosa mangiare ai tempi del Covid-19?

È una delle frequenti domande che spopola sul web in questi giorni. Per dare una risposta scientifica a questa domanda, è necessario suddividere il quesito in due:

- Esiste una dieta che ci aiuta a difenderci o a migliorare la nostra risposta all'infezione?

- Come deve cambiare la nostra dieta in seguito al grande e rapido cambiamento di stile di vita conseguente alle restrizioni decise dall'ultimo Decreto del Presidente del Consiglio?

Al primo quesito è bene chiarire che non abbiamo una risposta specifica al Covid-19. È ovvio, conosciamo questo nuovo virus da poche settimane, sappiamo molto poco delle sue caratteristiche biologiche, non ci sono studi su possibili trattamenti farmacologici, non sono disponibili evidenze scientifiche su quali alimenti o nutrienti siano in grado di migliorare le nostre difese immunitarie per prevenire o combattere questa infezione.

Tuttavia, la possibilità di modulare alcune delle funzioni del sistema immunitario attraverso l'assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali è stato ampliamente studiato negli ultimi decenni. In particolare, proprietà immuno-stimolanti sono state dimostrate per alcune vitamine (Vit. A, C, E e D), per alcuni micronutrienti quali zinco e selenio e più recentemente per i probiotici.

Oltre 140 studi su animali suggeriscono che la vitamina C può prevenire o alleviare i sintomi di infezioni causate da batteri, virus e protozoi. L'infezione umana più studiata è il raffreddore comune dove la vitamina C somministrata regolarmente sembra ridurre la durata dei sintomi, indicando un effetto biologico. Solo due studi controllati hanno riscontrato un beneficio terapeutico della vitamina C per i pazienti con polmonite pertanto ad oggi, gli effetti della vitamina C contro le infezioni devono essere ulteriormente indagati (Hemilä 2017).

Negli ultimi anni, numerosi studi sono stati rivolti al possibile ruolo della vitamina D in seguito alla scoperta dei suoi numerosi effetti extrascheletrici, e né è stato dimostrato un rilevante impatto sulle risposte immunitarie innate e adattive. Secondo la maggior parte degli autori, sono necessari ulteriori studi per esplorare l'effetto preventivo della supplementazione di vitamina D sulle infezioni virale (Gruber-Bzura 2018).

Tra i minerali, il più studiato in campo immunologico è lo Zinco. È stato dimostrato, in studi nei modelli animale e sull'uomo, che un suo deficit può portare ad alterazioni dell'integrità del sistema immunitario (Dardenne 2002). Una sua carenza marginale è stata osservata in diversi gruppi di popolazione "a rischio", come gli anziani supportando l'ipotesi che la supplementazione nei soggetti più vulnerabili potrebbe impedire la compromissione del sistema immunitario e migliorare sostanzialmente la resistenza alle infezioni in questi soggetti.

Più recentemente l'interesse scientifico è stato rivolto ai probiotici che oltre ad avere un ruolo specifico nella regolazione del microbiota intestinale sembrano avere un effetto immunomodulatore. Tra i probiotici i β-glucani sono i più studiati, e gli effetti maggiormente noti derivano principalmente da studi effettuati su animali e consistono nell'aumento dell'attività di fagocitosi e dell'attività delle cellule natural-killer (Akramienė 2007).

Dove troviamo questi nutrienti? Il nostro modello dietetico di tipo Mediterraneo, caratterizzato dall'abbondanza di alimenti vegetali come pane, pasta, verdure, legumi, frutta e frutti secchi, olio di oliva come fonte primaria di grassi, un moderato consumo di pesce, di carne bianca, di latticini e uova, moderate quantità di carne rossa e modesto consumo di vino durante i pasti, fornisce un ottimale apporto di tutti i nutrienti "funzionali" che possono giocare un ruolo immunomodulatore, lasciando l'uso di supplementi ai casi in cui si possa ipotizzare uno stato carenziale.

Come deve cambiare la nostra dieta dopo il Decreto "Io resto a casa"?

Il Decreto #IORESTOACASA ha numerose importanti conseguenze che possono influire sui nostri fabbisogni energetici e sul nostro comportamento alimentare in particolare:

- la riduzione dell'attività motoria giornaliera, come conseguenza dello smart working, della chiusura delle palestre e delle associazioni sportive, dell'invito ai soli spostamenti essenziali e, per i bambini, la chiusura delle scuole e di tutte le attività ludico sportive ha determinato una significativa riduzione del fabbisogno energetico giornaliero. Per esempio, un uomo di anni 40 con un peso di 73kg e un'altezza di 180 cm e con uno stile di vita moderatamente attivo ha un fabbisogno energetico stimato compreso tra le 2730 e le 2990 kcal al giorno che diventano 1710 -2480 kcal al giorno se lo stile di vita diventa sedentario (LARN, 2014). Sono 500-1000 kcal in meno al giorno a cui dovrebbe corrispondere una corrispondente riduzione dei consumi alimentari;

- l'ansia, lo stress e la noia che possono subentrare in questo momento possono favorire la comparsa o peggiorare, in chi già né soffre, il cosiddetto "emotional eating", ossia il ricorso al cibo come meccanismo di compensazione attraverso cui regolare e ridurre le emozioni negative. Questa alterazione del comportamento porta al consumo di cibo generalmente ricco di zuccheri e grassi e quindi ipercalorico, ad alto indice glicemico e con un quantitativo elevato di colesterolo (Marieke 2011);

- la necessità di ridurre le occasioni di uscire per fare la spesa induce un maggior consumo di alimenti conservati, generalmente a più alto contenuto sodio, grassi, conservanti e ad una minor disponibilità di frutta e verdure fresche, peggiorando globalmente la qualità della dieta.

Quali conseguenze?

Le conseguenze sono un aumento del rischio di incremento del peso corporeo e nei soggetti già affetti da sovrappeso, obesità, diabete e sindrome metabolica un peggioramento del quadro clinico.

Cosa fare?

Implementare le attività motorie in house utilizzando cyclette, tapis roulant oppure affidandosi ai tanti tutorial presenti sui web dove sono suggetiti esercizi da svolgersi senza particolari attrezzi.

Cucinare con fantasia seguendo il modello mediterraneo e incrementando il consumo di frutta e verdura ad almeno 5 porzioni per garantire il corretto consumo di vitamine, minerali e nutrienti funzionali e ridurre l'apporto calorico incrementare l'attività fisica, cucinare o implementare altre attività ricreative sarà inoltre di grande aiuto anche per contrastare l'emotional eating.

Riferimenti bibliografici

Akramienė D, Kondrotas A, Didziapetriene J, et al. Effects of β-glucans on the immune system. Medicina (Kaunas) 2007:43;597-606

Dardenne M. Zinc and immune function. Eur J Clinical Nutr 2002;56(Suppl 3):S20-3.

Hemilä H. Vitamin C and Infections. Nutrients. 2017;9(4):339. Published 2017 Mar 29.

Gruber-Bzura BM et al Vitamin D and Influenza-Prevention or Therapy? Int J Mol Sci. (2018)

Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), IV ed. 2014. Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU)

Marieke A. Adriaanse, Denise T.D. de Ridder & Catharine Evers (2011) Emotional eating: Eating when emotional or emotional about eating?, Psychology & Health, 26:1, 23-39, DOI: 10.1080/08870440903207627