Allarme siccità: in Italia non piove da troppo tempo

Allarme siccità: in Italia non piove da troppo tempo
Ultima modifica 29.03.2022
INDICE
  1. Pioggia quasi completamente assente nell’inverno 2021-22
  2. Il Po e i grandi corsi d’acqua del Nord in secca come ad agosto
  3. Colture agricole in ginocchio secondo Coldiretti

Nonostante l'estate sia ancora lontana, nel nostro Paese è già allarme siccità. L'inverno appena concluso infatti è stato caratterizzato da precipitazioni inferiori del 33% su tutto il territorio nazionale e della metà sul Nord Italia.

Una situazione anomala e preoccupante che conferma come i cambiamenti climatici in atto siano seri e, oltre all'innalzamento delle temperature, interessino la distribuzione temporale e geografica delle precipitazioni.

Pioggia quasi completamente assente nell’inverno 2021-22

Secondo il World Resources Institute, l'Italia sarà in una situazione di stress idrico entro il 2040. Anche se questa dichiarazione può sembrare eccessivamente allarmistica, le avvisaglie del fenomeno sono già sotto gli occhi di tutti, soprattutto se si analizza l'inverno appena terminato, con precipitazioni piovose praticamente inesistenti al Nord Italia e temperature più alte della media che hanno fatto evaporare velocemente la poca acqua caduta.

Nello specifico, dall'8 dicembre sul Piemonte non sono state avvistate piogge o nevicate rilevanti e a Milano si sono registrati solo 7 giorni di pioggia in tutto l'inverno meteorologico e 39 giorni consecutivi completamente asciutti. Non meglio la situazione in Emilia-Romagna, che ha vissuto l'inverno più secco dal 2013 con precipitazioni ridotte del 55%.

Il Po e i grandi corsi d’acqua del Nord in secca come ad agosto

A destare particolare preoccupazione è la situazione del fiume Po, che si presenta in secca e con un livello idrometrico già oggi più basso rispetto a quello normalmente registrato nel mese di agosto.

Secondo il monitoraggio di Coldiretti, il Po al Ponte della Becca è sceso a -3,3 metri, finendo così ai minimi del periodo da almeno trent'anni. Una situazione che non può essere sottovalutata, anche perché non circoscritta al grande fiume ma rappresentativa della condizione dell'intero bacino idrografico del nord del Paese. In questa area geografica infatti, i corsi d'acqua in affanno sono tantissimi, soprattutto in Veneto, Piemonte, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Toscana.

Non migliore la salute dei grandi laghi, che sempre secondo il monitoraggio di Coldiretti hanno percentuali di riempimento che vanno dal 5% di quello di Como al 31% del Maggiore.

A preoccupare è anche l'innalzamento dei livelli del mare che sta determinando la penetrazione dell'acqua salata nell'entroterra e la conseguente bruciatura delle coltivazioni nei campi. Queste azioni nefaste a catena portano a danni ingenti e, in alcuni casi, possono spingere anche all'abbandono dell'attività agricola. La risalita del cuneo salino, ovvero l'infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende infatti inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni e questo in prospettiva potrebbe tradursi in un epilogo molto preoccupante per l'economia agricola di buona parte d'Italia compresa quella della valle del Po.

Colture agricole in ginocchio secondo Coldiretti

L'assenza prolungata di precipitazioni ha reso la siccità il nemico principale dell'agricoltura italiana, al punto che i danni stimati a causa di questo fenomeno sono, secondo Coldiretti, in media di un miliardo di euro all'anno soprattutto per le quantità e la qualità dei raccolti.

Se le cose non cambieranno velocemente le prospettive non sono rosee visto che una primavera senza acqua potrebbe pregiudicare la crescita delle colture, che proprio in questa stagione hanno bisogno di acqua in abbondanza per crescere rigogliose.

Secondo Coldiretti la siccità che sta colpendo la pianura padana minaccia oltre il 30% della produzione agricola nazionale di pomodoro da salsa, frutta, verdura e grano. Le coltivazioni seminate nel periodo autunnale come orzo, frumento e loietto iniziano ora la fase di accrescimento che rischia di essere compromessa dalla siccità, mentre in questo periodo partiranno le lavorazioni per la semina del mais, del girasole e della soia, ma con i terreni aridi e duri le operazioni potrebbero risultare molto problematiche.

A rischio anche la salute degli allevamenti, cuore pulsante della food valley italiana conosciuta in tutto il mondo. In particolare a preoccupare è lo sviluppo dei prati destinati all'alimentazione degli animali, che se le condizioni di secca dovessero continuare, potrebbero costringere gli agricoltori a intervenire con irrigazioni di soccorso dove sarà possibile.

Il progetto di Coldiretti

«Per risparmiare l'acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie abbiamo elaborato e proposto per tempo un progetto concreto immediatamente cantierabile. - ha sottolineato il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini - Si tratta di un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall'alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di bacini di accumulo con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti, progettualità già avviata e da avviarsi con procedure autorizzative non complesse, in modo da instradare velocemente il progetto e ottimizzare i risultati finali. L'idea è di "costruire" senza uso di cemento per ridurre l'impatto l'ambientale laghetti in equilibrio con i territori, che conservano l'acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all'industria e all'agricoltura, con una ricaduta importante sull'ambiente e sull'occupazione».