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Come proteggere il microbiota vaginale e prevenire le infezioni

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Infezioni urogenitali: quanto sono comuni?

Le infezioni urogenitali sono disturbi molto comuni: basti pensare che circa il 29% delle donne è colpito almeno una volta nella vita da vaginosi batterica, mentre l'incidenza della candidosi riguarda il 75% delle donne tra i 18 e i 70 anni.

A ciò si aggiunge la considerazione che, dopo il primo episodio, aumenta il rischio di ulteriori attacchi. Se trascurate o mal gestite, infatti, queste infezioni possono recidivare, interferendo non soltanto con il benessere individuale e la vita di coppia, ma anche con la salute e la fertilità.

Microbiota vaginale: funzioni

Nelle donne in età riproduttiva, i lattobacilli sono i costituenti predominanti della flora microbica vaginale sana, nota anche come microbiota vaginale.

La colonizzazione da parte di questi batteri "buoni" è normalmente protettiva, in quanto:

  • Mantiene il pH vaginale a valori normali (tra 3.8 e 4.2): la flora lattobacillare si nutre del glicogeno presente nelle secrezioni vaginali e sintetizza acido lattico, contribuendo a mantenere l'ambiente vaginale leggermente acido, ostile per i patogeni;
  • Previene l'eccessiva proliferazione di potenziali patogeni, inibendo la loro capacità d'instaurare infezioni: i lattobacilli competono con gli altri microrganismi per i nutrienti e l'aderenza all'epitelio vaginale; inoltre, producono sostanze antimicrobiche, come batteriocidine e perossido d'idrogeno.

In altre parole, i lattobacilli svolgono un ruolo cruciale nella funzione di difesa dell'apparato genitale e sono fondamentali per mantenere una reciproca condizione di equilibrio tra le diverse popolazioni di microrganismi che normalmente colonizzano la mucosa vaginale (si parla di eubiosi).

Composizione ideale per l’eubiosi vaginale

Come anticipato, il microbiota vaginale è costituito in maggior parte da batteri appartenenti al genere Lactobacillus; tra questi, i rappresentanti principali sono quattro: Lactobacillus crispatus, Lactobacillus iners, Lactobacillus jensenii e Lactobacillus gasseri.

Oltre a queste specie "buone" sono presenti, in quantità molto più basse, anche una varietà di altri batteri, funghi e virus, tra cui: Stafilococchi, Streptococchi, Ureaplasma, Mycoplasma, Escherichia coli, Gardnerella, Prevotella, Clostridium e Candida. Tra questi vi sono microrganismi potenzialmente patogeni e opportunisti che non causano problemi in presenza di eubiosi vaginale, ma possono provocare infezioni urogenitali, se trovano le condizioni favorevoli alla loro proliferazione.

Il microbiota può cambiare in termini di tipologie e quantità di specie che lo compongono, per l'intervento di vari fattori fisiologici o patologici: variazione del pH vaginale; igiene intima eccessiva o, al contrario, carente; cambiamenti ormonali; attività sessuale; uso di alcuni farmaci (in particolare di antibiotici e anticoncezionali), stato di salute generale (es. presenza di patologie) ecc.

Appare evidente, quindi, come l'equilibrio dell'ecosistema vaginale risulti da complesse interazioni e sinergie tra l'ospite ed i diversi microrganismi che popolano questo distretto.

Anche quando il microbiota muta nelle varie fasi della vita di una donna, un segno distintivo efficace delle buone condizioni di salute, dalla pubertà alla menopausa, è il mantenimento di un elevato numero di lattobacilli. In particolare, la dominanza di Lactobacillus crispatus nell'ambiente vaginale ha dimostrato essere un valore aggiunto, in termini di stabilità e benessere femminile.

Disbiosi vaginale: cosa succede quando l’equilibrio viene a mancare

In presenza di significative alterazioni dell'ecosistema vaginale, il tratto urogenitale femminile risulta vulnerabile agli attacchi di natura infettiva, che possono derivare sia da patogeni opportunisti (microrganismi di norma innocui, che acquisiscono un carattere "aggressivo" in determinate condizioni a loro favorevoli), sia da agenti dannosi non appartenenti al microbiota.

Per esempio, le vaginosi batteriche sono infezioni causate da una serie di batteri patogeni, come Prevotella spp., Gardnerella vaginalis, Ureaplasma urealyticum e Mycoplasma hominis, che di norma convivono in modo innocuo, in basse concentrazioni, sulla mucosa vaginale. Quando vengono a stabilirsi particolari circostanze, favorevoli alla loro replicazione, questi microrganismi opportunisti sono in grado di creare significativi disturbi. Allo stesso modo, può instaurarsi una candidosi, che riconosce, invece, un'eziologia micotica.

A favorire l'insorgenza delle infezioni urogenitali sono tutti i fattori che:

  • Alterano i valori fisiologici del pH vaginale;
  • Destabilizzano l'equilibrio del microbiota, che protegge la mucosa vaginale.

Problematico è soprattutto quando la disbiosi vaginale viene ad instaurarsi con una certa frequenza, poiché diventa sempre più difficile da gestire e predispone a infezioni ricorrenti. Inoltre, va considerato che farmaci antibiotici e antimicotici, sistemici o locali, per la cura di candidosi o di vaginosi batterica possono destabilizzare ulteriormente il microbiota, soprattutto se le terapie sono prolungate e reiterate nel tempo, e come effetto collaterale, possono a loro volta concorrere alla disbiosi vaginale. Di conseguenza, se l'eubiosi non viene ripristinata tempestivamente, viene ad instaurarsi un circolo vizioso che rende le recidive più probabili.

Ruolo di Lactobacillus crispatus

Da tutto quanto riportato, è evidente come la dominanza della componente lattobacillare del microbiota vaginale abbia un ruolo primario positivo e benefico nel:

  • Ridurre il ricorso a terapie con antibiotici e antimicotici;
  • Recuperare l'instabilità dell'ambiente vaginale, ripristinando l'eubiosi;
  • Modulare l'attività del sistema immunitario locale, fornendo un continuo stimolo positivo all'immunità innata dell'ambiente cervico-vaginale.

Brevemente, ricordiamo che la funzione protettiva dei lattobacilli nell'ambiente vaginale si deve alla capacità di contrastare i microrganismi patogeni occupando le sedi di adesione (togliendo quindi loro spazio e nutrimento) e, contemporaneamente, producendo acido lattico che favorisce l'acidificazione del pH a valori fisiologici.

Attualmente, la comunità scientifica ha consolidato il ruolo preventivo e terapeutico di Lactobacillus crispatus nel ripristinare una condizione di eubiosi vaginale, ma non solo: il microbiota in cui domina questa specie risulta essere quello con la maggior possibilità di ridurre i rischi di infezioni sia batteriche, che fungine, virali e protozoarie.

Rispetto agli altri lattobacilli, Lactobacillus crispatus risulta essere il più protettivo contro le infezioni vaginali e si è dimostrato efficiente nel contrastare l'infettività delle principali forme microbiche:

  • Riduce la carica di Mycoplasma, Atopobium, Megasphaera, Sneathia, Prevotella ed Escherichia coli;
  • È l'unico lattobacillo che possiede la capacità di limitare Gardnerella vaginalis;
  • Dimostra la maggior capacità antagonista diretta verso Chlamydia, impedendone la proliferazione, e verso Candida e Trichomonas vaginalis.

Considerate tutte queste peculiarità e potenzialità, nella gestione delle infezioni urogenitali, coadiuvare il trattamento farmacologico specifico, durante e subito dopo, con una terapia probiotica a base di Lactobacillus crispatus può essere un valido approccio a sostegno della salute dell'intero apparato.

Come ripristinare l’eubiosi con i probiotici

Il ruolo dei probiotici a base di Lactobacillus crispatus nella gestione delle infezioni urogenitali si espleta:

  • Nella prevenzione, poiché ostacolano la colonizzazione da parte dei patogeni. L. crispatus è, infatti, il più performante nel produrre acido lattico (di conseguenza, nel ripristinare il pH vaginale a valori fisiologici) e nel contrastare i principali patogeni genitali quali Gardnerella vaginalis, Prevotella, ma anche Candida e protozoi;
  • Nel trattamento, come coadiuvanti ai farmaci nelle fasi sintomatiche e come terapia di mantenimento nel periodo di remissione, in quanto modificano in senso positivo il microbiota vaginale. I farmaci sono efficaci, infatti, nel determinare una rapida risposta, ma possono indebolire i lattobacilli e spesso non risolvono la tendenza alle recidive, ossia il ritorno ciclico delle infezioni urogenitali, sostenuto dal persistere di una situazione di disbiosi. Senza sottovalutare il fenomeno dell'antibiotico-resistenza, problema di grandissima attualità in tutto il Mondo, che rende più complessa l'eradicazione dell'agente infettivo chiamato in causa. In questi casi, l'utilizzo di probiotici può risultare un utile supporto sia per ripopolare l'ecosistema vaginale con lattobacilli (quindi ripristinare e rinforzare le sue naturali difese), sia per ristabilire il pH vaginale adeguato, indice di minore incidenza infettiva.

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Tra i ceppi probiotici di L. crispatus finora selezionati, Lactobacillus crispatus M247 è quello più studiato. Le pubblicazioni scientifiche disponibili concordano nell'attribuirgli una peculiare capacità di colonizzare l'ambiente vaginale e intestinale.

Inoltre, test in vitro sembrano mostrare che il Lactobacillus crispatus M247 risulti insensibile o resistente ad alte concentrazioni di metronidazolo (farmaco con il miglior rapporto costo-beneficio per le vaginosi batteriche) e acido borico (usato localmente nelle forme di candidosi resistenti agli antifungini), caratteristica che lo rende unico fra tutti i lattobacilli e idoneo alla co-somministrazione.

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