Cosa provano i pesci: dal dolore alla consapevolezza di sé
In un'epoca in cui l'animalismo è una realtà sempre più viva e presente, uno dei temi che viene spesso trattato riguarda la fauna marina. I pesci provano dolore? In tanti sostengono che la pesca non sia minimamente paragonabile alla caccia. Lo stesso dicasi per i due differenti tipi di allevamenti, quello ittico e quello ben più vasto e differenziato, che va da polli e conigli alle vacche.
Esistono anche alcune persone che non mangiano animali ma, al tempo stesso, non disdegnano un piatto di spaghetti alle vongole. Proviamo quindi a capire il mondo della scienza cosa ci dice. Di seguito troverete tutte le informazioni del caso ma sappiate, però, che potete anche unirvi al nostro canale Whatsapp per aggiornamenti e approfondimenti sul mondo degli animali, della salute e del benessere e il profilo Instagram di MypersonalPet, imperdibile per gli amanti degli animali.
Quanto soffre un pesce?
L'uomo tende a guardare al mondo che lo circonda dal suo punto di vista, spesso particolarmente ottuso. Ciò vuol dire anche che se un animale non grida, con ogni probabilità non sta sperimentando sofferenza. La scienza invece ci dice che i pesci provano dolore, nonostante non reagiscano come noi.
Questa erronea credenza è stata confutata da uno studio condotto dall'Università di Liverpool, pubblicato sulla rivista Philosophical Transactions of the Royal Society B. Le creature acquatiche, dunque, non vivono il dolore in maniera così dissimile dai mammiferi.
Molte specie di pesci modificano il proprio comportamento dopo uno stimolo doloroso. Alcune perdono del tutto l'appetito, ha spiegato la biologa firmataria del progetto, Lynne Sneddon. Altri invece diventano attivi e altri ancora vanno in uno stato di iperventilazione. In maniera molto simile a noi, infine, alcuni "strofinano", per quanto possibile, l'area danneggiata al fine di massaggiarla, quasi.
Un esempio è dato dal Cymatogaster aggregata. Si tratta di un pesce persico marino, che dopo la cattura all'amo e il successivo rilascio, mangia meno. Se pescato in maniera indolore, invece, una volta liberato riprenderà le proprie consuete abitudini alimentari.
Analisi simili sono state condotte con i pesci rossi. Questi evitano un'area della vasca dove sono soliti nutrirsi per 3 giorni di fila, in caso di scariche elettriche ricevute. Ciò vuol dire che sono memori dell'esperienza.
Come esprimono ciò che sentono i pesci?
- Differenze espressive;
- Assenza di smorfie
- Assenza di sorrisi;
- Stessi nocicettori.
Il concetto di sensibilità animale si applica quasi soltanto ai cosiddetti animali da compagnia. Che si tratti di cani, gatti, conigli o uccelli, in linea di massima, siamo tutti concordi nel dire che provano emozioni. Il discorso cambia quando si parla di pesci, mentre viene del tutto ignorato quando si parla di vitelli, vacche, bufale, maiali ecc.
Il problema di fondo è dato dal fatto che i pesci sono totalmente distanti da noi, in quanto specie. Al di là dell'habitat, esiste un approccio alla vita totalmente differente. Non ritroviamo in loro i nostri codici, il che ci spinge a pensare che non provino emozioni.
Non hanno espressioni facciali, se non nei cartoni animati. Non sorridono e non sbattono le palpebre. Non fanno smorfie e, dunque, in loro non rivediamo una capacità percettiva vicina alla nostra. Un gap empatico che ci porta a dire che i pesci non sentono dolore. È stato invece dimostrato come abbiano gli stessi nostri nocicettori. Questi fanno parte del sistema nervoso sensoriale, che è presente nella pelle e nei tessuti. Sono loro a trasmettere i segnali di dolore al cervello.
Numerosi gli studi condotti, ma una ricerca portoghese del 2017, pubblicata su Scientific Report è decisamente affascinante. Alcune orate sono state sottoposte a stimoli positivi o negativi, dal cibo all'immobilizzazione. Sono dunque stati indotti degli stati mentali, così da analizzare le risposte. Queste sono state varie, dall'avvicinamento all'allontanamento. Ancora differenti, inoltre, nel caso in cui gli stimoli fossero presentati in maniera prevedibile o meno.
I pesci soffrono in acquario?
L'acquario può essere paradiso e inferno per i pesci, a seconda dei casi. Molto dipende ovviamente dallo spazio a disposizione, così come dalla cura dell'habitat artificiale. Nel 2017 sono stati pubblicati i risultati di uno studio della Troy University, in Alabama.
Il risultato è: i pesci in cattività possono soffrire di depressione. Le dinamiche non sono così differenti da quelle degli uomini. È quasi allarmante quanto la neurochimica dei pesci e dei loro proprietari sia simile.
Ciò accade soprattutto in spazi limitati, scarsa compagnia e poche "distrazioni". È stato creato addirittura un test per verificare le condizioni dei pesci. Si posiziona il pesce in un nuovo recipiente, osservandone la posizione dopo cinque minuti. Se va nella metà inferiore o addirittura sul fondo, sarebbe depresso. Se nuota verso l'alto o staziona nella metà superiore, non lo sarebbe.
I pesci hanno coscienza?
Il mondo della scienza è particolarmente attento al mondo acquatico. Stando agli studi, alcuni pesci avrebbero la capacità di riconoscersi. Si parla di "test dello specchio", che indica la capacità di riconoscere se stesso in una specie. Appartiene principalmente agli scimpanzé, ma anche a cavalli, elefanti, orche e non solo.
Anche alcuni pesci fanno parte di questo gruppo senziente, come il Labroides dimidiatus. È quanto evidenziato da una ricerca della Osaka City University. Si parla di facoltà di autoconsapevolezza e, come detto, è presente in maniera dimostrata soltanto in alcune tipologie di fauna marina.