Con il termine "Tigna" viene indicata una delle più comuni micosi superficiali del cane e del gatto riscontrabile in tutto il mondo. La tigna assume il nome di dermatofitosi se si fa riferimento al suo agente patogeno: i dermatofiti. Essi hanno una elevata capacità di trasmissione tra animali e dall'animale all'uomo, diventando una delle più comuni zoonosi.
La tigna, cos'è?
La tigna è una patologia dermatologica causata da un fungo filamentoso capace di utilizzare come unica fonte di energia la cheratina presente sulla cute dell'animale. Il fungo, arrivando sull'animale, invade il bulbo pilifero ed ottiene l'energia necessaria per la sua proliferazione in forma di ife fungine, dette macroconidi; in condizioni particolari per facilitare la sua trasmissione può assumere forme maggiormente resistenti: le spore o artroconidi.
I dermatofiti che sono stati maggiormente isolati nel cane e nel gatto sono il Microsporum canis (soprattutto nel gatto), il Trichophyton mentagrophytes, il Microsporum gypseum ed il Microsporum (Ninnizzia) persicolor. Particolare attenzione meritano i primi due come agenti patogeni di zoonosi, capaci quindi di essere causa della patologia dermatologica nei proprietari di cani o gatti infetti.
Come si trasmette la tigna?
La trasmissione della tigna può avvenire per contatto diretto con un soggetto infetto o per contatto indiretto ambientale o di oggetti inanimati sopra cui sono state depositate delle spore. Coperte, trasportini, divani, cucce, tappeti, guinzagli devono essere considerati anch'essi infetti e oggetto di disinfezione per evitare una continua reinfezione dei nostri cani e gatti e di noi stessi.
La spora fungina in seguito a contatto con la cute dell'animale impiega circa 6 ore per attivarsi ed iniziare la sua riproduzione.
E' importante sapere che i funghi riescono a provocare la patologia quando sono presenti alcuni fattori predisponenti che alterano il sistema immunitario e rendono il soggetto più vulnerabile.
Le condizioni che facilitano la proliferazione del fungo possono essere:
- un sistema immunitario non ancora del tutto competente, come in soggetti molto giovani, o debilitato, in soggetti anziani
- la presenza di lesioni cutanee o parassiti, che alterano il sistema barriera della cute e possono provocare prurito con conseguenti autotraumatismi
- lavaggi troppo frequenti, che alterano il sebo presente sulla cute a scopo protettivo
- la concomitanza di patologie immunodepressive o debilitanti. Nel gatto può essere associato ad infezioni da retrovirus, quali virus dell'immunodeficienza felina (FIV) e il virus della leucemia felina (FeLV).
- il trattamento con farmaci immunosoppressivi
- lo stile di vita dell'animale, essendo facilitata una trasmissione in ambienti di gatti e cani conviventi
- condizioni ambientali di temperatura ed umidità
Tutte le razze di cani e gatti sono sensibili alla presenza dei dermatofiti, ma cani di razza Dalmata, Barboncino, Jack Russel Terrier, Manchester Terrier e Yorkshire Terrier possono sviluppare con più facilità una forma sintomatologica generalizzata. Per i gatti si pensa che i Persiani e le altre razze a pelo lungo aiutino la proliferazione del fungo, anche se non è stata ritrovata una vera e propria predisposizione di razza.
Per approfondire: La tigna nel gattoCome si manifesta?
L'azione cheratinolitica del dermatofita può provocare la formazione di lesioni alopeciche tondeggianti sul corpo dell'animale, che possono estendersi per aree più vaste provocando una forma detta "generalizzata".
La forma "focale" della patologia vede lesioni di piccole dimensioni caratterizzate dalla perdita di pelo in direzione centrifuga. Il fungo infatti dal punto di insediamento andrà a consumare la cheratina portando alla caduta del pelo e si sposterà verso i peli periferici ancora sani. Le lesioni solitamente interessano la parte anteriore del corpo: zampe, muso e orecchie sono i primi siti di sviluppo, ma è facile vedere lesioni anche in altri punti per trasporto del fungo da parte dell'animale tramite leccamento.
Una condizione particolare del gatto è quella di poter sviluppare forme asintomatiche, da considerare in casi di infezione di cani/gatti conviventi e di lesioni dermatologiche del proprietario, in cui l'animale ha il ruolo di carrier del fungo senza sviluppare sintomi dermatologici.
La tigna non è una malattia primariamente pruriginosa: il prurito può incorrere per infezioni secondarie o fattori predisponenti. Sebbene questa sia la regola, è possibile trovare lesioni pruriginose in gatti adulti con un prurito da moderato ad intenso.
Spesso si osservano ulteriori sintomi di progressione cutanea dati dall'infiammazione creata dal fungo. Possono essere visibili scaglie e croste, pustole o papule infiammatorie, fino ad arrivare a lesioni umide ed essudative causate da una compartecipazione batterica.
Come si effettua la diagnosi?
Dopo una prima visita generale e delle lesioni dermatologiche il veterinario può diagnosticare la presenza di dermatofiti attraverso tre tecniche.
- Un primo esame di screening viene effettuato tramite l'utilizzo della Lampada di Wood. Illuminando il mantello dell'animale con la sua luce a raggi ultravioletti di tale lampada è possibile visualizzare i dermatofiti presenti, che assumono una colorazione fluorescente giallo-verdastra. Questa tecnica però non esclude totalmente la presenza dei dermatofiti sul pelo in caso di non fluorescenza ed ha il limite di portare a risultato positivo anche in presenza di sostanze chimiche per trattamenti locali.
- Per questo motivo è sempre consigliabile confermare il primo risultato con l'esame microscopico del pelo. Il campione raccolto nelle zone periferiche delle lesioni (dove il fungo è più attivo) viene ottenuto per scarificazione della cute e visualizzato al microscopio. Il pelo, in caso di infezione fungina presenterà al suo interno e sulla superficie grappoli o catene di spore fungine.
- Il terzo metodo che si può utilizzare è quello dell'esame colturale. Il campione in questo caso può essere ottenuto tramite scarificazione cutanea, strappo di peli periferici alle lesioni o passando uno spazzolino sterile su tutto il mantello dell'animale. Il materiale raccolto quindi viene depositato in un terreno apposito, sopra il quale si potranno sviluppare le colonie fungine.
Quale terapia è più efficace?
Il trattamento antifungino deve essere attuato non solo per una risoluzione della sintomatologia nell'animale, ma anche per evitare la facile diffusione del fungo nell'ambiente e ad altri soggetti. Il materiale infetto costituito da peli e spore fungine rimane infatti attivo fino a 18 mesi nell'ambiente.
Una terapia efficace vede l'utilizzo di farmaci ad uso sistemico associati ad un trattamento locale delle lesioni.
I farmaci che possono essere utilizzati per via sistemica ad azione antifungina sono:
- l'itraconazolo, registrato per il gatto in formulazione liquida, costituisce la prima scelta per la sua sicurezza di utilizzo. Il protocollo terapeutico è dato da una somministrazione del farmaco a settimane alterne per almeno tre cicli.
- il ketoconazolo, antifungino registrato per il cane, ma che presenta alcuni effetti collaterali come anoressia, vomito ed epatotossicità.
- la griseofulvina, non più utilizzabile in territorio europeo per gli affetti avversi ematologici, gastrointestinali e teratogeni nei soggetti gravidi.
I trattamenti topici richiedono una disponibilità del proprietario ad effettuare almeno due volte a settimane spugnature sulle lesioni alopeciche, concentrandosi soprattutto sul pelo periferico. Esistono numerosi prodotti in commercio in forma liquida, spray o spugne antifungine, per cui la tosatura del pelo può essere proposta per una maggiore facilità ed efficacia d'azione.
Un trattamento diventa efficace se effettuato per una giusto tempo. Queste terapie antifungine infatti hanno bisogno di un tempo di quasi due mesi ed è importante terminare dopo aver ricevuto risultato di due colture negative. Se dopo 8 settimane il trattamento non ha ancora avuto effetto il veterinario valuterà l'approfondimento del caso per eventuali patologie concomitanti.
Come prevenire la tigna?
- La principale prevenzione è data da una minimizzazione dei contatti con animali infetti. Questo concetto vale sia per animali conviventi, per il quale risulta necessaria una divisione delle zone di abitazione, sia per le persone che possono essere maggiormente sensibili. Dopo una diagnosi di micosi nell'animale bisogna quindi evitare il contatto diretto con bambini anziani e soggetti con un sistema immunitario compromesso, su cui il fungo può più facilmente provocare lesioni dermatologiche.
- Anche l'ambiente ha un grande ruolo di diffusione. Per questo motivo una valida disinfezione ambientale e degli oggetti contaminati può essere effettuata con l'utilizzo di soluzioni di ipoclorito di sodio (candeggina domestica) diluito in acqua con rapporto 1:10 oppure con soluzioni di enilconazolo. Queste ultime esistono in formulazioni fumiganti, ma non sono autorizzate per uso domestico o di gattili e canili.