Anemia infettiva felina: cos'è e come si cura

Anemia infettiva felina: cos'è e come si cura
Ultima modifica 09.11.2023
INDICE
  1. Che cos'è l'anemia infettiva felina?
  2. Cause
  3. Trasmissione
  4. Segni e sintomi
  5. Diagnosi
  6. Cure e trattamenti

Che cos'è l'anemia infettiva felina?

L'anemia infettiva felina - FIA, dall'inglese Feline Infectious Anemia - è una patologia provocata dal batterio Mycoplasma haemofelis (precedentemente noto come Haemobartonella felis, da cui il precedente nome della malattia: haemobartonellosi felina). Questo batterio si comporta come un parassita dei globuli rossi, sui quali vive determinando danni strutturali che ne comportano infine la distruzione.

Lo sapevi che…

Il nome "anemia infettiva felina" è ritenuto ormai impreciso, in quanto sono diversi i patogeni che possono infettare i gatti e provocare anemia. Per questo, sarebbe più corretto parlare di micoplasmosi emotropica felina (o FHM, dall'inglese Feline Hemotropic Mycoplasmosis) quando ci si riferisce all'anemia indotta da Mycoplasma haemofelis. Di contro, nel linguaggio comune è ancora piuttosto diffusa la dicitura "anemia infettiva felina".

Anemia infettiva felina Shutterstock

Cause

Cosa provoca l'anemia infettiva felina?

Come accennato, il responsabile dell'anemia infettiva felina è da ricondursi nell'infezione sostenuta dal batterio Mycoplasma haemofelis.

Più nel dettaglio, una volta entrato nell'organismo felino, dopo un periodo d'incubazione di 6-17 giorni, questo parassita batterico infetta i globuli rossi del gatto, fissandosi alla loro superficie, alterandoli e provocandone la distruzione. Allo stesso tempo, la presenza del batterio sulla superficie di queste cellule del sangue può determinare l'attivazione del sistema immunitario del felino che - individuando il batterio come estraneo - lo attacca provocando un inevitabile danno anche a carico dei globuli rossi nei quali il patogeno si trova.

La distruzione dei globuli rossi - sia ad opera dello stesso batterio che ad opera del sistema immunitario - porta quindi alla condizione di anemia.

Approfondimento: cosa si intende per anemia?

L'anemia è intesa come la riduzione del numero di globuli rossi e/o dei livelli di emoglobina.

Trasmissione

Come si trasmette l'anemia infettiva felina provocata da Mycoplasma haemofelis?

Si ritiene che la principale fonte di trasmissione dell'infezione da Mycoplasma haemofelis sia rappresentata dal morso di parassiti come pulci e zecche o dalle punture di zanzare. Al contrario, la trasmissione attraverso oggetti in comune (come ciotole per il cibo o per l'acqua), saliva e urine sembra essere improbabile.

Alcuni autori menzionano fra le possibili vie di trasmissione del patogeno anche la gravidanza e l'allattamento, benché ancora non sia del tutto noto come le mamme gatte malate possano infettare i propri gattini.

Per quel che riguarda la trasmissione diretta da gatto a gatto, ci sono ancora dei dubbi s riguardo e non ancora non è chiaro come possa avvenire. Le ferite da morsicatura e l'eventuale ingestione di sangue infetto, tuttavia, possono determinare la trasmissione del patogeno.

Infine, anche la trasfusione di sangue proveniente da un donatore infetto può costituire una via di trasmissione.

Segni e sintomi

Anemia infettiva felina sintomi: quali sono?

In alcuni casi, l'anemia infettiva felina indotta da Mycoplasma haemofelis potrebbe passare inosservata e non dare segni rilevabili. La malattia potrebbe rimanere così "nascosta" e palesarsi solo nel momento in cui l'animale va incontro ad una riduzione delle difese immunitarie.

Quando la malattia non dà segni evidenti, purtroppo, un gatto malato potrebbe diffondere il patogeno e contagiare altri felini.

Nel momento in cui la malattia si palesa, i segni e i sintomi sono quelli dell'anemia nel gatto, quali:

  • Pallore delle mucose (di occhi, gengive, ecc.) o mucose bianche;
  • Affaticamento;
  • Letargia;
  • Debolezza;
  • Difficoltà respiratorie;
  • Aumento della frequenza respiratoria;
  • Aumento della frequenza cardiaca;
  • Febbre;
  • Ingrossamento della milza e/o dei infondi;
  • Perdita di appetito;
  • Perdita di peso corporeo.

Diagnosi

Come si diagnostica l'anemia infettiva felina?

Oltre alla valutazione dei segni e dei sintomi manifestati dal gatto e riportati dal proprietario, la diagnosi si basa sull'esecuzione di alcuni tipi di esami. In passato, la diagnosi risultava piuttosto complessa, poiché l'unico modo per determinare la presenza dell'infezione consisteva nella ricerca del parassita sulla superficie dei globuli rossi (manifestanti, quindi, alterazioni strutturali) su strisci di campioni di sangue opportunamente colorati. Tuttavia, il numero di organismi rilevabili cambia ciclicamente nel giro di poche ore, rendendo difficile la diagnosi anche in gatti fortemente infetti.

Fortunatamente, ad oggi è possibile ricorrere ad un altro tipo di esame: il test PCR (Polymerase Chain Reaction). Con l'uso di questa tecnica, infatti, è possibile amplificare piccole porzioni di DNA, rendendo più facile la determinazione della presenza del batterio, anche se presente in quantità ridotte.

I test PCR possono risultare positivi già 4-15 giorni dopo l'infezione.

Cure e trattamenti

Come si cura l'anemia infettiva felina?

Il trattamento dell'anemia infettiva felina si basa sostanzialmente sull'eliminazione del patogeno responsabile, ossia del Mycoplasma haemofelis. Il veterinario, pertanto, una volta accertato che questo batterio parassita è il responsabile dell'anemia del gatto potrà prescrivere una terapia antibiotica. Fra gli antibiotici per uso veterinario che possono essere impiegati in questo contesto vi sono le tetracicline (in particolare, la doxiciclina) e i chinoloni (in particolare, i fluorochinoloni).

Per sopprimere l'azione del sistema immunitario che, ricordiamo, è anch'esso implicato nella distruzione dei globuli rossi in presenza di infezione da Mycoplasma haemofelis, il veterinario potrebbe decidere di prescrivere la somministrazione di farmaci corticosteroidi.

Nel caso in cui l'anemia sia particolarmente severa, potrebbe essere necessaria una trasfusione di sangue.

Ad ogni modo, sarà il medico veterinario a stabile quale approccio terapeutico è meglio adottare. Pertanto, si raccomanda di attenersi sempre alle indicazioni da esso fornite e, per qualsiasi dubbio, di richiedere un nuovo consulto.

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Autore

Ilaria Randi

Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista