Ultima modifica 26.01.2021

La flessibilità, detta anche mobilità articolare, articolarità, articolabilità, estensibilità ecc.:

"…è la capacità di una o di un insieme di articolazioni, di muoversi liberamente per tutto il proprio range di mobilità".  

"…è la capacità di un soggetto di muovere una o più articolazioni con la massima escursione articolare possibile, senza alcun limite e senza dolore".

Dal punto di vista del fitness la flessibilità o mobilità articolare, rappresenta una qualità importante per un soggetto attivo; essa contribuisce infatti a mantenere il benessere fisico, una corretta postura, ad economizzare i gesti, migliorare le performances sportive, sviluppare la forza e prevenire gli infortuni muscolo-tendinei-articolari.

Dal punto di vista della performance, la mobilità articolare costituisce una componente essenziale della prestazione motoria e come tale dev'essere sviluppata e mantenuta attraverso un adeguato programma di allenamento.


PRINCIPI:

La flessibilità di un'articolazione è specifica
La flessibilità è diversa per diverse articolazioni
La flessibilità è diversa in individui diversi


Fattori che influenzano la flessibilità:


A) Struttura anatomica dell'articolazione (Legamenti, Capsula Articolare, Tendini, Muscoli, Pelle, Tessuto Adiposo)

B) Fattori fisiologici (Sesso, Età, Temperatura corporea, Temperatura atmosferica, Ora del giorno, Stanchezza, Stato d'animo)

-strutture anatomiche: le limitazioni poste da strutture ossee si osservano solo per alcune articolazioni (ad esempio per quelle di tipo trocleare, come il gomito); tuttavia in tutte le articolazioni, comprese quelle a troclea, i cosiddetti tessuti molli sono quelli che influenzano e vincolano maggiormente il grado di mobilità e libertà articolare.
La capsula ed i tessuti connettivi ad essa associati offrono, insieme al muscolo, la maggior parte della resistenza alla flessibilità ad angoli medi di movimento, mentre agli angoli estremi del range articolare il maggiore effetto limitante e resistente è offerto dai tendini.

Le limitazioni prodotte dai tessuti molli e la flessibilità, possono essere modificate (a volte anche di molto) dall'esercizio e dall'allenamento specifico, vista la natura in parte elastica di alcuni di questi tessuti.


-Fattori che influenzano la flessibilità: fattori fisiologici


Esistono alcuni fattori che determinano le caratteristiche della mobilità durante la prestazione:

POSITIVI


Il riscaldamento motorio (a 45°C la flessibilità dinamica aumenta di circa il 20%)
Il riscaldamento passivo: un bagno caldo aumenta fortemente le condizioni di mobilità delle articolazioni.
L'ora del giorno: meglio il pomeriggio o la tarda mattinata.


NEGATIVI


La mancanza di riscaldamento.
Il freddo (a 18°C si ha una riduzione della mobilità articolare pari al 10-20%)
La prestazione sportiva nelle ore mattutine, dopo il riposo notturno.
La stanchezza (la maggior parte degli incidenti nello sport avviene quando l'atleta è stanco e viene meno la possibilità di controllare i movimenti).


Molte attività sportive richiedono una flessibilità relativamente "normale", mentre per primeggiare in altri sport, quali la ginnastica artistica, la danza, i tuffi e le arti marziali, è necessaria un'escursione articolare superiore alla norma.

Flessibilità eccessiva.

È possibile che i muscoli di un'articolazione diventino troppo flessibili.

Un eccesso di flessibilità porta spesso ad  instabilità–lassità articolare, provocando problemi gravi quanto un suo difetto. Esiste infatti un compromesso tra flessibilità e stabilità. Quando si diventa "più sciolti" o più agili in una particolare articolazione, i muscoli stabilizzatori offrono meno supporto. Una flessibilità eccessiva può così diventare pericolosa al pari di una ridotta mobilità articolare; entrambe le condizioni aumentano infatti il rischio di lesioni (i legamenti si lacerano se allungati più del 6 % della loro normale lunghezza, i tendini non sono neppure preposti all'allungamento).
Anche se non arrivano a lacerarsi, legamenti e tendini allungati possono influire sulla stabilità dell'articolazione, aumentando enormemente il rischio di lesione.


CLASSIFICAZIONE DELLA FLESSIBILITÀ:


La flessibilità si distingue in :

DINAMICA
STATICA

ATTIVA dovuta all'azione dei muscoli che distendono gli antagonisti;
PASSIVA dovuta all'azione dell'inerzia o della gravità o al semplice peso del corpo, o ancora all'azione di un partner o di un attrezzo;
MISTA dovuta all'interazione delle due precedenti in forma varia.


FLESSIBILITÀ DINAMICA
La flessibilità dinamica (detta anche flessibilità cinetica) è la capacità di svolgere movimenti dinamici (o cinetici) dei muscoli, per portare un arto attraverso la sua intera gamma di movimento nelle articolazioni.

FLESSIBILITÀ ATTIVA
La flessibilità statica attiva (detta anche flessibilità attiva) è la capacità di assumere e mantenere posizioni distese, usando solo la tensione degli agonisti e degli agenti sinergici mentre sono allungati gli antagonisti (sollevare la gamba e tenerla in alto senza supporto esterno, utilizzando solo i muscoli della gamba).

La flessibilità attiva è influenzata dalle capacità di contrazione dei muscoli agonisti, e cioè dalla loro forza. Un rapporto molto delicato è quello che intercorre fra flessibilità e forza dell'atleta; le sole capacità di forza costituiscono un fattore limitante della mobilità attiva, l'opposto si realizza nella capacità di mobilità nel suo complesso.
Spesso si osserva che soggetti molto forti presentano una limitata capacità di mobilità e, viceversa, soggetti molto flessibili sono poco dotati di forza.
L'allenamento di questa capacità ha come obiettivo quello di mantenere dei rapporti armonici fra essa e la forza, in base ai livelli ottimali tipici di ogni disciplina.


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