Ultima modifica 11.03.2016

Mammografia e mastoplastica additiva

Anche per le donne che portano una protesi al seno la mammografia rappresenta il più efficace strumento di diagnosi precoce del tumore alla mammella.
Innanzitutto è bene sottolineare che non esiste alcuna correlazione tra inserimento di protesi e carcinoma mammario.
Esistono casomai dei rischi indiretti, legati agli inesorabili fenomeni di logoramento a cui le protesi vanno incontro con il passare del tempo. MammografiaLa disgregazione dell'involucro esterno può condurre a fuoriuscite di materiale protesico scatenando, in alcuni casi, un'esagerata risposta immunitaria. Alcuni autori ipotizzano addirittura una relazione indiretta tra la fuoriuscita dei polimeri protesici e lo sviluppo di tumori mammari. Si tratta comunque di ipotesi non supportate da dati certi e dipendenti dal tipo di materiale protesico utilizzato. Non a caso la ricerca si sta concentrando sullo studio di sostanze naturali che, in caso di fuoriuscita, risultino del tutto innocue per l'organismo.
Quel che è certo è che le protesi moderne sono dotate di una doppia membrana esterna in grado di impedire la fuoriuscita di materiale qualora si lesionasse lo strato più superficiale.

L'inserimento o la presenza di protesi mammarie può tuttavia influenzare negativamente esami diagnostici quali mammografia e palpazione.
In realtà  molto dipende dal tipo di protesi impiantata e dalla sua collocazione.                         
Le protesi più recenti, sono per esempio, radiotrasparenti e si lasciano attraversare liberamente dai raggi X senza oscurare il tessuto mammario sottostante. In questi casi l'efficacia diagnostica è paragonabile a quella condotta su un seno naturale.
Le protesi più datate sono invece formate da polimeri radiopachi che riducono l'esplorabilità dei tessuti sottostanti ostacolando in alcuni casi la precoce scoperta di un carcinoma mammario. In queste situazioni  le proiezioni standard non sono sufficienti per investigare completamente il parenchima mammario e la diagnosi diventa più difficoltosa.
La radiodensità delle protesi dipende dunque dal tipo di materiale utilizzato e dalle sue caratteristiche fisiche. Prima di sottoporsi ad un intervento di mastoplastica additiva è quindi utile esaminare scrupolosamente le caratteristiche del materiale protesico chiedendo informazioni dettagliate al chirurgo plastico che eseguirà l'intervento.

Anche la collocazione delle protesi influenza pesantemente l'efficacia diagnostica della mammografia. Se l'impianto viene inserito in sede completamente sottomuscolare (al di sotto del muscolo pettorale) la mammografia non richiede particolari precauzioni ed il radiologo non avrà alcuna difficoltà a svolgere la sua indagine.
Al contrario se le protesi sono inserite in sede sottoghiandolare, cioè posizionate al di sopra del muscolo pettorale, l'indagine mammografica risulterà meno agevole.
In ogni caso è necessario preventivamente informare il personale addetto prima dell'inizio delle procedure diagnostiche. Esiste infatti una specifica metodologia che, in caso di impianto sottoghiandolare, prevede più proiezioni della mammella in modo da esaminare il tessuto mammario in tutti i suoi punti.
Questa tecnica consente di ottenere buon risultati anche nel caso le protesi siano costruite con materiali radiopachi. Essa non è tuttavia priva di controindicazioni poiché il maggior numero di scansioni effettuate aumenta la dose di radiazioni assorbita. Si tratta comunque di esposizioni ben al di sotto dei limiti massimi che normalmente non comportano alcun rischio per la paziente.
Bisogna inoltre considerare che un'eccessiva pressione esercitata sul seno durante l'esame potrebbe potenzialmente danneggiare le protesi. Anche per questo motivo si consiglia di rivolgersi a centri accreditati avvisando preventivamente il radiologo in merito alla presenza di protesi.

Occorre infine ricordare che il materiale protesico non interferisce minimamente con altri esami diagnostici come l'ecografia e la risonanza magnetica. Proprio quest'ultima tecnica offre una maggiore attendibilità e rappresenta il mezzo più sicuro per lo studio della mammella con protesi.

Mastoplastica additiva e autopalpazione

Generalmente le donne con una protesi mammaria tendono a ignorare molto più delle altre la presenza di linfonodi, sia per il timore di ledere la protesi, sia per l'oggettiva difficoltà a distinguere il tessuto mammario da quello protesico.
Il chirurgo plastico che ha eseguito l'intervento può tuttavia fornire indicazioni utili per aiutare la paziente ad individuare eventuali noduli.

Un ultimo consiglio

L'analisi dell'efficacia diagnostica di mammografia e autopalpazione in presenza di protesi mammarie, ci ha più volte portato a sottolineare l'importanza della scelta di centri specializzati e di personale qualificato. Occorre dunque porre la massima attenzione nella scelta delle strutture e dello staff addetto all'intervento. E' una regola di comportamento saggia informasi preventivamente, dubitando di chi applica tariffe troppo basse e chiedendo motivazioni concrete a chi ne applica di troppo alte.