Cura dell'Ipertensione - Guarire dalla Pressione Alta

Ultima modifica 08.04.2020

Premessa

L'ipertensione (nota anche come pressione alta) è uno stato patologico in cui i livelli di pressione arteriosa a riposo risultano costantemente superiori alla norma.
In termini numerici, una persona soffre di ipertensione (cioè è ipertesa), quando:

  • La pressione arteriosa massima (o pressione sistolica) supera “costantemente” il valore di 140 mm/Hg;
  • La pressione arteriosa minima (o pressione diastolica) supera “costantemente” il valore di 90 mm/Hg.

IpertensioneIn base alle cause, i medici distinguono due tipologie di ipertensione:

  1. l'ipertensione essenziale o primaria, frutto di una molteplicità di fattori e non di una causa ben specifica
  2. l'ipertensione secondaria, derivante dalla presenza di una precisa circostanza o malattia (es: diabete, malattia renale cronica, glomerulonefrite, ipotiroidismo, sindrome di Cushing, abuso di alcol ecc.).

Complice il fatto che l'ipertensione primaria è decisamente più diffusa dell'ipertensione secondaria, questo articolo relativo alla cura dell'ipertensione concentrerà le proprie attenzioni su come abbassare la pressione alta non imputabile a una precisa causa scatenante.

Cura dell'ipertensione

La cura dell'ipertensione è impostata su un preciso obiettivo: riportare i livelli di pressione a riposo nella norma. Pertanto, se il limite che segna la normalità della pressione arteriosa a riposo è 120/80 mmHg, lo scopo della cura dell'ipertensione è far rientrare i livelli pressori a riposo entro i suddetti limiti.

Approccio terapeutico non farmacologico: cos'è?

Questa prima sezione relativa alla cura della pressione alta analizzerà il trattamento dell'ipertensione arteriosa in fase iniziale, dopo una diagnosi precoce. Questa singolare circostanza è di particolare interesse, in quanto lo stato ipertensivo agli esordi è controllabile con la semplice introduzione di piccoli cambiamenti nello stile di vita, quindi senza l'impiego di farmaci.
L'elemento fondamentale per il successo del cosiddetto approccio terapeutico non farmacologico dell'ipertensione (ossia la terapia basata solo su un cambiamento dello stile di vita) è la motivazione dei pazienti.


Curiosità: ipertensione agli esordi o pre-ipertensione

L'ipertensione agli esordi, quando cioè l'innalzamento pressorio è ancora curabile senza farmaci, è conosciuta anche come pre-ipertensione.
Il range di valori pressori che caratterizza lo stato di pre-ipertensione oscilla tra 130/85 mmHg e 139/89 mmHg.


Cura ipertensione

Figura: l'immagine riporta una scala che descrive, in breve, l'approccio terapeutico standard da seguire in caso di ipertensione. Come i lettori possono notare, il primo gradino della scala è l'approccio non farmacologico, seguito dall' approccio farmacologico e dalle sue modificazioni a secondo del successo o insuccesso che ottiene.

La validità dell'approccio terapeutico non farmacologico

È doveroso far presente ai lettori che l'approccio terapeutico non farmacologico dell'ipertensione è valido non soltanto agli esordi dell'innalzamento patologico della pressione arteriosa, ma anche nelle fasi più avanzate. L'unica differenza tra le due circostanze è che, nel secondo caso, risulta fondamentale aggiungere (non sostituire!), al piano terapeutico, una terapia farmacologica.


Punto fondamentale

Il cambio radicale di uno stile di vita contrario alla buona salute riduce la pressione sanguigna e costituisce la base della terapia antipertensiva, indipendentemente dal grado di severità dell'innalzamento pressorio.

Quando se ne possono apprezzare gli effetti?

L'approccio terapeutico non farmacologico dell'ipertensione non ha effetti immediati; per poterne apprezzare i benefici, il paziente iperteso che lo mette in pratica deve attendere dalle 4 alle 6 settimane.
Quindi, è sbagliato preoccuparsi se, dopo pochi giorni dal cambio dello stile di vita, non si notano cambiamenti nei livelli pressori; mentre è corretto contattare immediatamente il medico se, a distanza di una trentina di giorni, non c'è stata una diminuzione significativa della pressione arteriosa.

Punti chiave dell'approccio terapeutico non farmacologico dell'ipertensione

Entrando nei dettagli, i punti chiave dell'approccio terapeutico non farmacologico dell'ipertensione sono:

RIDUZIONE DEL PESO CORPOREO

Ai pazienti con ipertensione e problemi di peso (sovrappeso od obesità), i medici raccomandano il raggiungimento e il mantenimento di un indice di massa corporea (BMI o IMC) compreso tra 18,5 e 24,9 kg/m2, in quanto ciò è di enorme beneficio per la salute.

Studi medico-scientifici, infatti, hanno dimostrato che:

  • 10 kg persi, ovviamente in un individuo in sovrappeso od obeso, comportano un calo pressorio, sia nei valori massimi che nei valori minimi, oscillante tra 5 e 20 mmHg;
  • Ogni kg perso da una persona con necessità di dimagrire abbassa la pressione di circa 1 mmHg;
  • Il sovrappeso e l'obesità aumentano la pressione arteriosa, perché mettono sotto sforzo il cuore.

Punto fondamentale
Riportare o mantenere il proprio peso corporeo nella norma è uno dei principali segreti per proteggersi dall'ipertensione.


Occorre precisare che, quando si parla di ipertensione e peso corporeo, la semplice considerazione del peso corporeo totale non basta, ma bisogna prendere in analisi anche un altro parametro: la distribuzione del grasso corporeo. Diverse ricerche, difatti, hanno evidenziato che, per un iperteso con problemi di peso, l'accumulo di adipe è più pericoloso quando ha sede nel ventre e determina il cosidetto fenomeno dell'obesità androide od obesità viscerale.
Per ottenere una stima della distribuzione del grasso corporeo e verificare la presenza della cosiddetta obesità androide, i medici possono:

  • Misurare il giro vita di un individuo. Secondo i valori di riferimento stabiliti dagli esperti, è lecito parlare di obesità viscerale quando il giro vita supera i 102 cm, nei maschi, e gli 88 cm nelle femmine.
  • Valutare l'indice WHR, ossia il rapporto tra la circonferenza della vita e la circonferenza dei fianchi. Secondo quanto concordato dagli esperti in materia, per una persona in salute, il rapporto circonferenza vita/fianchi dovrebbe essere inferiore a 0,95, per gli uomini, e a 0,8, per le donne.

Perché è bene contrastare l'obesità viscerale?

L'obesità viscerale si accompagna a un più elevato rischio cardiovascolare e ciò spiega per quale motivo i medici ne raccomandano il trattamento, specie quando è presente uno stato ipertensivo.

BMI = kg/m2

CONDIZIONE

SOTTOPESO

18.5 - 25   

NORMOPESO

25 - 30

SOVRAPPESO

30 - 40

OBESITA' DI MEDIO GRADO

> 40

OBESITA' DI ALTO GRADO


Pressione Alta

ADOZIONE DELLA DIETA DASH

DASH è l'acronimo di Dietary Approaches to Stop Hypertension, che in italiano vuol dire: Approcci Dietetici per Fermare l'Ipertensione.
Pertanto, come il lettore può intuire dal significato italiano della sigla DASH, l'adozione di questa dieta rappresenta una strategia appositamente studiata per la cura dell'ipertensione.
I punti cardine della dieta DASH sono diversi e comprendono:

  • L'invito al consumo di molta frutta e verdura;
  • La raccomandazione a ridurre l'apporto di grassi animali;
  • L'abolizione dell'aggiunta di sale agli alimenti (N.B: nel sale da cucina, l'elemento pericoloso è il sodio);
  • L'abolizione del consumo di cibi conservati per mezzo di cloruro di sodio (cioè per mezzo del normale sale da cucina);
  • La raccomandazione a preferire latte e derivati a basso contenuto di grassi;
  • Il consumo di pasta e cereali integrali al posto di pasta e cereali raffinati;
  • Il consumo di pesce dalle 2 alle 3 volte a settimana;
  • L'abolizione degli alcolici.

Un approccio alimentare basato sui principi della dieta DASH, oltre a garantire un miglior controllo della pressione arteriosa, favorisce anche la riduzione del grasso in eccesso.


Per approfondire il tema dieta DASH: Esempio Dieta DASH

RIDUZIONE DELL'APPORTO DI SALE NELLA DIETA

In presenza di lievi stati ipertensivi, ridurre l'aggiunta di sale agli alimenti garantisce numerosi benefici. In termini quantitativi, la riduzione dell'apporto di cloruro di sodio nella dieta a non più di 6 grammi al giorno (100 mmol/die) permette un calo pressorio pari a 2-8 mmHg.
Quando c'è la necessità di abbassare la quantità di sale introdotta con la dieta, i medici raccomandano ai pazienti di prestare particolare attenzione al consumo di prodotti alimentari preconfezionati (alcuni tipi di frutta secca, insaccati, snack ecc.), in quanto quest'ultimi sono ricchi di cloruro di sodio.


Consigli più comuni per ridurre l'apporto di sale nella dieta:

  • Quando si acquista un alimento preconfezionato, scegliere sempre la variante a più basso contenuto di sale o, meglio ancora, quella che ne è completamente priva;
  • Non aggiungere altro sale, se il prodotto alimentare che si sta per consumare già ne contiene;
  • Preferire gli ortaggi freschi agli ortaggi conservati in barattoli ecc;
  • Preferire la frutta come snack agli alimenti preconfezionati, anche se questi sono a basso contenuto calorico;
  • Optare per i sostituiti del sale, i quali sono a basso contenuto di sodio e donano comunque un ottimo sapore ai cibi;
  • Imparare a utilizzare le spezie, al posto del sale, per insaporire i cibi. L'uso corretto delle spezie può dare agli alimenti sapori inaspettatamente deliziosi, anche senza aggiungere cloruro di sodio;
  • Impiegare quantità minime di sale durante la cottura dei cibi. Inizialmente, non è facile mangiare cibi meno salati; tuttavia, con il passare del tempo, il senso del gusto si adatta al cambiamento e l'individuo interessato non avverte più come meno salato il cibo che sta consumando;
  • Non aggiungere il sale ai cibi, senza prima averli assaggiati;
  • Seguire il piano di alimentazione DASH.

RIDUZIONE DELL'APPORTO DI GRASSI SATURI NELLA DIETA

Quando parlano di grassi saturi, dietisti e dietologi fanno riferimento a grassi di origine animale, come per esempio il burro, gli insaccati, le carni rosse, i latticini ecc.
Nella dieta ideale del soggetto iperteso, i grassi saturi devono rappresentare meno del 7% delle calorie totali e la loro limitazione deve accompagnarsi a un maggiore consumo di grassi polinsaturi (pesce, semi di lino, olio di lino ecc.) e grassi monoinsaturi (olio di oliva).
In presenza di ipertensione arteriosa, la raccomandazione a ridurre l'apporto di grassi saturi nella dieta si spiega con il fatto che questi grassi sono molto pericolosi per la salute di due delle vittime preferite della pressione alta: il cuore e i vasi sanguigni di medio e grosso calibro (sistema cardiocircolatorio).


Dislipidemia e ipertensione

In presenza di ipertensione, la limitazione dei grassi saturi nella dieta a favore di quelli monoinsaturi e polinsaturi assume un valore ancora più importante quando sussiste una dislipidemia, ossia un'anomalia significativa dei lipidi presenti nel sangue.
Infatti, essendo anch'essa pericolosa per la salute del cuore e del sistema cardiocircolatorio, la dislipidemia associata all'ipertensione comporta la somma del rischio cardiovascolare della prima al rischio cardiovascolare della seconda


LIMITAZIONE DEL CONSUMO DI ALCOLICI

Il consumo di bevande alcoliche comporta un innalzamento della pressione arteriosa. È per questo motivo che i medici consigliano, quando è in corso uno stato ipertensivo, di limitare (o, in alcune circostanze, addirittura evitare) l'assunzione di alcolici.
Si ricorda che, per un adulto sano, le quantità di alcol consentite (quindi non dannose per la salute) sono:

  • Due Unità Alcoliche, per gli uomini al di sotto i 65 anni, e
  • Un'Unità Alcolica, per tutte le donne e gli uomini sopra i 65 anni.

Un'Unità Alcolica corrisponde a 12 grammi di etanolo; 12 grammi di etanolo sono contenuti in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino a media gradazione, in una lattina o bottiglia da 330 ml di birra di media gradazione o in un bicchierino da bar (40 ml) di superalcolico.


Il falso mito del vino rosso che fa bene al cuore

Sfortunatamente per gli amanti del vino rosso, questo famosa bevanda non ha alcun effetto miracoloso sul cuore e ciò va a sfatare il mito che vi aleggia attorno.
Il vino rosso, quindi, non dev'essere bevuto nella condizione che possa giovare al cuore; chi lo gradisce, può consumarne al massimo uno o due bicchieri al giorno, ai pasti; chi non lo gradisce, dovrebbe continuare a farne a meno.


ATTIVITÀ FISICA REGOLARE

Gli studi più attendibili hanno dimostrato che una regolare attività fisica aerobica, come per esempio 30 minuti di camminata a passo sostenuto dalle 3 alle 5 volte a settimana, permette di ridurre la pressione arteriosa di 4-9 mmHg.
Per i pazienti abituati alla sedentarietà, la regolarità dell'esercizio fisico può rappresentare un vero problema. Per vincere tale resistenza, il consiglio più comune dei medici è quello di scegliere un'attività che piaccia e diverta, in modo tale che i 30 minuti dedicati allo sport siano più un piacere che un “incubo”.
L'esercizio fisico regolare ha un ruolo fondamentale anche nella riduzione/mantenimento nella norma del peso corporeo.


Per approfondire l'argomento: Ipertensione e Sport


Attività fisiche ideali per ridurre l'ipertensione:

ABOLIZIONE DEL FUMO DI SIGARETTA E DELLE DROGHE

Fumo di sigaretta e droghe in generale contengono sostanze eccitanti ad azione adrenergica che, proprio per questa azione adrenergica, determinano un innalzamento della pressione arteriosa.
Il fumo di sigaretta, inoltre, favorisce la formazione di placche aterosclerotiche, che contribuiscono al peggioramento di un eventuale stato ipertensivo.
Alla luce di tutte queste evidenze, è palese l'importanza che assume l'abolizione del fumo di sigaretta e delle droghe, durante la cura dell'ipertensione.



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Autore

Antonio Griguolo
Laureato in Scienze Biomolecolari e Cellulari, ha conseguito un Master specialistico in Giornalismo e Comunicazione istituzionale della scienza