Ultima modifica 17.02.2016

Strychnos nux vomica L. (Fam. Loganiacee)

 

Pianta arborea alta circa 12 metri, originaria delle zone tropicali dell'Asia e presente anche nel nord Australia. Il nome nux vomica deriva da due parole latine, unite ad indicare una "noce che provoca il vomito".

Noce vomicaDalla macinazione dei cinque o sei semi contenuti nei frutti aranciformi, si ricava una polvere ricca di stricnina e di altri alcaloidi tossici come la brucina (15-20 volte meno attiva).

La noce vomica fu introdotta in Europa dagli Arabi nel XVI secolo e trovò pronto impiego nell'eliminazione di animali molesti (gatti, cani, volpi, roditori). La droga è particolarmente tossica anche per l'uomo, tanto da risultare mortale già a dosi comprese tra i 30 ed i 90 mg. Tuttavia, se utilizzata a bassissime concentrazioni si trasforma da veleno a medicamento, utile per le sue proprietà eupeptiche (facilita la digestione) e stimolanti (risveglia l'appetito e combatte l'astenia). Per questo motivo la noce vomica è particolarmente utilizzata in campo omeopatico. È tuttavia fondamentale utilizzare molta prudenza, poiché gli effetti curativi si manifestano a dosi molto vicine a quelle tossiche.

La stricnina è una sostanza dotata di spiccati effetti eccitatori sul sistema nervoso, dove agisce promuovendo un blocco selettivo dei processi inibitori. Eliminando tali freni, la stricnina e le droghe che la contengono (noce vomica e fava di Sant'Ignazio) producono convulsioni: i muscoli volontari si contraggono violentemente ed insorgono grossi sbalzi di pressione. La morte sopraggiunge per arresto respiratorio (asfissia), a causa della contrazione del diaframma e dei muscoli toracici e addominali.