Kava Kava: Cos'è?
Kava Kava è il nome conferito alle parti sotterranee (radici e rizoma) di Piper methysticum Forst., arbusto eretto di circa 3 metri, coltivato nelle regioni di Polinesia ed Oceania. Appartenente alla famiglia delle Piperaceae, la stessa del pepe presente sulle nostre tavole (Piper nigrum), la pianta deve il proprio nome a Piper, che in latino significa pepe, ed a methysticum (che intossica). In effetti, ad alte dosi il kava kava presenta effetti tossici piuttosto marcati e può provocare arresto cardiaco. Nonostante ciò, i polinesiani hanno da tempo imparato ad assumere la droga nelle giuste concentrazioni, frammentandola e lasciandola macerare in acqua per beneficiare delle proprietà ansiolitiche e sedative del kava kava, oggi ampiamente confermate anche dalla medicina occidentale. Non a caso, nelle regioni native, il kava kava vanta una lunga tradizione di impiego per risolvere litigi tra persone, commemorare i defunti facilitando la comunicazione con l'aldilà, e rilassare e promuovere le capacità di socializzazione in vista di eventi particolari, come un matrimonio.
Proprietà del Kava - Kava
Il Kava - Kava è dotato di proprietà ansiolitiche, sedative, ipnotiche, anticonvulsivanti, miorilassanti ed anestetico-locali (gli estratti acquosi riducono la sensibilità delle mucose della bocca). Tutte queste proprietà sono ampiamente documentate in letteratura, e sono state dimostrate anche con studi in doppio cieco, meta-analisi e revisioni sistematiche. Da questi studi emerge che le proprietà ansiolitiche - sedative del kava kava sono da attribuirsi a principi attivi ribatezzati kavalattoni o kavapironi, quali kavaina (1-2% della droga), diidrokavaina (0,6-1%), metisticina (1,2-2%) e diidrometisticina (0,5-0,8%). Gli stessi principi attivi vengono utilizzati per standardizzare gli estratti di kava kava presenti in commercio, che dovrebbero contenere almeno il 3,5% di kavapironi, calcolati come kavaina. Spesso, comunque, si raggiungono concentrazioni nettamente superiori, nell'ordine del 30-60%, per un totale di 60-150 mg di kavalattoni a compressa. Cosa molto interessante è che le proprietà sedative del kava kava sembrano scorporate da qualsiasi effetto collaterale a livello centrale; gli estratti, infatti, non sembrano dare assuefazione, dipendenza fisica e psichica, né tanto meno causare una riduzione della memoria o del tempo di reazione; in compenso, esibiscono un'efficacia terapeutica paragonabile ai farmaci convenzionali (benzodiazepine). Tali caratteristiche hanno spinto la commissione E tedesca a raccomandare il kava kava nel trattamento dell'ansietà nervosa, degli stati di tensione eccessiva e dell'insonnia. Gli estratti di kava kava possono altresì essere d'aiuto per combattere lo stress e riequilibrare la sfera affettiva e dell'umore in presenza di nervosismo e conflittualità interne alla coppia. Non a caso, i ricercatori hanno dimostrato che questi estratti accrescono l'attività di un neurotrasmettitore cerebrale, chiamato GABA, che contribuisce a dare un senso di rilassatezza.
Sicurezza ed effetti collaterali
Dalla disamina della letteratura ad oggi disponibile, emerge che l'utilizzo di kava kava si associa ad una bassa incidenza di effetti collaterali. A dosaggi terapeutici, l'utilizzo della droga sembra scevro da rischi, eccetto che per una percentuale compresa tra l'1,5 ed il 2,5% di pazienti, nei quali l'assunzione di kava kava provoca reazioni allergiche, problemi gastrointestinali, cefalea o capogiri. Per contro, l'abuso cronico di kava kava (dosaggi superiori a quelli terapeutici per lunghi periodi) può indurre pesanti effetti collaterali a carico della pelle, degli occhi, del fegato e del cuore. L'uso dei preparati di Kava Kava non dovrebbe eccedere i tre mesi.
E' altresì importante rammentare che l'azione tranquillizzante del Kava Kava è potenziata dall'assunzione contemporanea di alcolici, per questo controindicati anche a piccole dosi.
Ormai da qualche anno, in Italia è stata vietata la commercializzazione di estratti di Kava Kava sotto forma di integratori, sulla scia di segnalazioni, perlopiù provenienti da Svizzera e Germania, circa possibili effetti epatotossici della droga. Tale rischio potrebbe essere dovuto all'assenza congenita, registrabile in particolari gruppi di popolazione, di enzimi deputati al metabolismo di alcuni componenti della droga, alla presenza di sofisticazioni con parti aeree della pianta, oppure all'utilizzo di estratti di kava kava contenenti alte concentrazioni di kavalattoni, ma poveri di glutatione. Questo tripeptide, la cui integrazione avviene sotto forma di acetil-cisteina, svolge un ruolo cruciale nei processi di detossificazione epatica di varie sostanze, inclusi farmaci come il paracetamolo; la ridotta disponibilità di glutatione, conseguente l'aumentato metabolismo di tali sostanze, può indurre un danno epatico anche piuttosto serio. Ancora una volta è affascinante notare come nella pianta Piper methysticum glutatione e kavalattoni si trovino in un rapporto vicino ad 1:1, rapporto che si sposta notevolmente a favore dei kavalattoni in alcuni estratti etanolici o acetonici di kava kava; il fitocomplesso, ovvero la ricca miniera di sostanze presenti in una fonte vegetale, ancora una volta dimostra un'azione più equilibrata e sicura rispetto ai singoli principi attivi da essa isolabili. In caso di utilizzo di estratti di kava kava, pratica assolutamente controindicata in caso di malattie epatiche, potrebbe quindi essere utile - sotto consiglio medico - la contemporanea integrazione di acetil-cisteina.