Saving Bees: Proteggere le Api fa Bene all'Ambiente e all'Economia

Saving Bees: Proteggere le Api fa Bene all'Ambiente e all'Economia
Ultima modifica 01.02.2022
INDICE
  1. Introduzione
  2. Le Api e l’Uomo
  3. Api e Sostenibilità
  4. Cosa c’è da Sapere sulle Api?
  5. Approfondimenti Ecologici

Un'agricoltura sostenibile non può prescindere dalla conservazione delle api.

Introduzione

A causa dell'uso di insetticidi in agricoltura, dell'inquinamento atmosferico e della riduzione delle aree verdi, la popolazione naturale delle api va drammaticamente riducendosi.

Stiamo parlando di un danno ecologico senza precedenti, al pari - o forse peggio - dell'effetto serra e dell'acidificazione degli oceani.

L'importanza di questi insetti alati è talmente significativa per l'ecosistema da essere potenzialmente responsabile di gravi criticità anche a breve termine.

Proteggere le Api Shutterstock

Quasi tutti conoscono le api in virtù dei prodotti che si possono ricavare dall'alveare (favo o arnia) - quali miele, propoli, cera d'api, pappa reale e polline - o per la loro eccellente organizzazione sociale.

Nell'immaginario comune, "ape operaia" è l'antonomasia di specializzazione e laboriosità.

Purtroppo, ciò che molti non sanno è che le api costituiscono il principale veicolo di impollinazione vegetale naturale. È quindi logico che la loro riduzione stia compromettendo la fecondazione di moltissime piante spermatofite angiosperme - parte delle quali destinate alla produzione alimentare umana.

Pur non costituendo l'unico mezzo di impollinazione - alla quale partecipano anche altri insetti ed il vento - una carenza di api nell'ecosistema potrebbe compromettere totalmente la resa di un appezzamento terriero coltivato a frutteto. Com'è deducibile quindi, il danno non è solo ecologico, ma anche economico e sociale.

Per approfondire: Sostenibilità: Cosa Significa e Come Migliorarla

Le Api e l’Uomo

Rapporto di mutualismo tra le api e l’uomo: l’apicoltura

L'apicoltura (meliponicoltura, nel caso delle api senza pungiglione), cioè l'allevamento delle api messa in atto dall'uomo, è un'attività che risale "almeno" ai tempi dell'epoca classica.

Parliamo di un rapporto vecchio di millenni, nato come "sfruttamento" da parte dell'uomo a scapito delle api, ed evoluto in una sorta di simbiosi ecologica, economica e sociale. Potremmo definirlo un mutualismo con obbiettivo di sostenibilità.

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Sebbene si concentrino principalmente nell'emisfero settentrionale, le api compaiono fin dai tempi antichi nella mitologia, nel folclore e in tutte le forme d'arte.

Oltre che in Antica Grecia e in Antico Egitto - dove l'apicoltura era molto diffusa - in Mesoamerica, i Maya praticavano la meliponicoltura intensiva su larga scala sin dall'epoca precolombiana.

Api e Sostenibilità

Adottare uno sviluppo sostenibile per la tutela delle api

Ruolo ecologico, economico e sociale umano delle api

Preservare le api, selvatiche e allevate, non è solo sostenibile, ma fondamentale.

Questo perché, mentre la maggior parte delle pratiche umane non sostenibili causa problemi nel lungo termine, il danneggiamento delle api è capace di pregiudicare nell'immediato l'ecosistema naturale e una discreta parte del settore agricolo.

L'impollinazione da parte delle api è molto importante sia dal punto di vista ecologico che economico e sociale.

Cosa sta uccidendo le api? L'attività umana sconsiderata

Le popolazioni di api selvatiche sono oggi in grande sofferenza numerica. I principali responsabili sono:

  • L'uso di fitofarmaci ad azione insetticida ad ampio spettro;
  • L'inquinamento atmosferico;
  • Il cambiamento climatico - come segnalato dal "Intergovernmental Panel on Climate Change" nel 2014;
  • L'eliminazione delle aree naturalmente popolate da queste specie, quali prati e macchie boschive, sui quali devono abbondare le piante da fiore (un appezzamento coltivato a frumento, ad esempio, non avrebbe alcun valore).

L'analisi di 353 specie di api selvatiche e sirfidi in tutta la Gran Bretagna (dal 1980 al 2013) ha rilevato che gli insetti sono andati perduti nel 25% della superficie.

Com'è ovvio, si tratta esclusivamente di variabili legate all'attività umana e al suo impatto verso il pianeta. È quindi logico che l'unica soluzione sia quella di rendere lo sviluppo umano più sostenibile.

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Cosa possiamo fare? Svilupparci in maniera sostenibile

Dal 2013 l'Unione Europea (UE) ha limitato alcuni pesticidi per impedire un ulteriore calo delle popolazioni di api.

Nel 2018 l'UE ha deciso di vietare l'uso sul campo di tutti e tre i principali neonicotinoidi (Clothianidin, Imidacloprid e Thiamethoxam), che rimangono consentiti nell'uso veterinario, in serra e nel trasporto su veicoli.

Poiché il declino demografico delle api ha aumentato l'importanza dell'impollinazione da parte degli alveari (arnie) gestiti dall'uomo, oggi come oggi l'apicoltura (beekeeping) è da considerare come una delle miglior forme di tutela ambientale e di sviluppo sostenibile.

L'apicoltura è così diventata non solo un'attività commerciale per la produzione e la vendita dei frutti dell'arnia, ma anche un aspetto fondamentale per la sostenibilità agricola, nonché un "atto d'amore" per la conservazione dell'ecosistema.

Saving Bees! L'apicoltura è Green: adotta anche tu un'arnia!

Esistono diverse organizzazioni (ad es. l'italiana Saving Bees), oltre alle istituzioni preposte, che si occupano della tutela delle api.

Ciò che ognuno di noi, persone fisiche o aziende, può fare per dare il proprio contributo alla salvaguardia delle api, è sostenere queste attività; ad esempio adottando un'arnia, oppure acquistando miele o altri prodotti delle api che mostrino una provenienza "rispettosa".

Parliamo dello stesso sentimento che ci spinge a riciclare e compostare, a scegliere il pesce sostenibile e la carne da allevamenti sostenibili, a progredire nello sviluppo di forme di agricoltura alternative come il vertical farming, a scegliere mezzi di trasporto meno impattanti e a migliorare la prestazione energetica della propria abitazione.

Saving Bees e Green Pace per le Api sono due progetti nati con l'obbiettivo di diffondere l'apicoltura, creando quella che viene anche definita come api-coscienza: senza le api, non c'è la vita!

Proteggere le api e promuovere l'apicoltura non dev'essere interpretato solo come un obiettivo di sviluppo antropocentrico, consapevole ma "arido" in sé e per sé, bensì come una forma di integrazione nell'habitat stesso, un vero e proprio atto d'amore verso il Pianeta e le nostre generazioni future.

Gestione delle aree verdi: come aiutare le api?

Alveari in ambienti frequentati dall'uomo: come comportarsi?

Iniziamo sottolineando che l'avvistamento di un favo (alveare naturale) non deve assolutamente innescare la paura di un "attacco" da parte delle api.

A queste creature, in realtà, non interessa nulla della presenza umana. Possono difendersi se attaccate o se percepiscono, in qualche modo, una minaccia esterna; quindi è sufficiente "girargli alla larga".

Pertanto: mai tentare di distruggere un alveare selvatico!

Inoltre, non dimentichiamo che, dopo aver punto, quasi tutte le api muoiono - il pungiglione è uncinato e collegato all'apparato digerente; rimangono quindi "arpionate" al tessuto bersaglio e, una volta rimosse, ovviamente decedono.

Questo per spiegare che, a conti fatti, non avrebbero alcun interesse nel pungere se non costrette.

L'atto di puntura dell'ape corrisponde ad un gesto estremo dell'animale, che prefeisce morire piuttosto che mettere a rischio la comunità in cui vive. Senza troppo romanticismo, potremmo sostenere che queste creature sono "programmate" per la salvaguardia dell'alveare, o meglio, dell'ape regina.

Può capitare tuttavia, che il favo sorga adeso nei pressi di abitazioni o in luoghi ampiamente frequentati dall'uomo. In tal caso, la prima cosa da fare è avvisare i vigili del fuoco, i quali sono a loro volta in stretta collaborazione con gli apicoltori.

Essi provvederanno alla rimozione del favo, preservando l'ape regina, in tutta sicurezza per la popolazione e per le api stesse.

Attirare e nutrire le api: cosa coltivare a scopo ornamentale e di auto-produzione ortofrutticola

Senza le api, le nostre piante da frutto e perfino le piccole piante da orto avranno enormi difficoltà ad impollinarsi e produrre.

Ne deriva che sia nel nostro interesse attirare più possibile le api circostanti - che possono giungere anche da molti chilometri di distanza.

Per dire il vero, oggi come oggi è molto in voga la produzione di giardini pensili a solo scopo nutritivo per le api. Un modo estremamente "green" di abbellire un balcone anche in pieno centro urbano.

Ovviamente, non tutte le piante fioriscono nello stesso periodo; quindi, sarebbe molto saggio scegliere piante con diversi momenti di fioritura, in modo da dilazionare il nostro contributo per le api.

Sono utilissime allo scopo alcune piante aromatiche anche "da vaso" e di fioritura multipla (ma soprattutto primaverile-estiva) - che peraltro richiedono pochissima acqua - come: la lavanda, il rosmarino, l'erba cipollina, la salvia, la maggiorana, il timo, l'origano, finocchio selvatico, menta, basilico, la salvia all'ananas (anche invernale) ecc.

Chi invece ha la fortuna di possedere un piccolo appezzamento di terra - sono sufficienti pochi metri quadri - può scegliere di piantare una flora a zero consumo idrico come, ad esempio, la macchia mediterranea (incluse, ad esempio, ginestre, Anacyclus radiatus Loisel, Anthemis tinctoria L., Centranthus ruber, Cistus monspeliensis L, Satureja montana L ecc.) e alcuni agrumi (limoni, bergamotto, chinotto ecc.).

Tutte le piante aromatiche menzionate sopra fanno parte di questa categoria. In aggiunta, possono essere utili allo scopo numerose erbacee da fiore come: girasoli, achillea, malva, calendula, borraggine, amici del sole, margherite, violette, tarassaco ecc.

Anche le piante normalmente usate per le siepi o arbusti possono partecipare a nutrire le api; parliamo del gelsomino, del glicine, del falso gelsomino, del ligustro, dello osmanto odoroso ecc.

Infine, come "ciliegina sulla torta", è possibile far letteralmente "impazzire" le nostre piccole amiche scegliendo di mettere a dimora un tappeto erboso di Phyla nodiflora (frog fruit, in inglese).

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Phila nodiflora

Questa Verbenacea (visibile in foto sopra), originaria del continente americano, è famosissima per la sua totale indipendenza dall'irrigazione (ad eccezione del trapianto), per la sua rapidità di crescita su qualsiasi terreno (attecchisce addirittura tra le crepe della pavimentazione in autobloccanti), per il fatto che "cresce strisciando" e non necessita rasatura, per la sua resistenza anche a temperature inferiori allo 0°C e superiori a 40°C e, infine, per la sua grossa produzione di piccoli fiorellini bianchi (quasi tutto l'anno) che attirano enormi quantità di api.

La Phyla nodiflora, come anche il trifoglio rosso o bianco - e, di nuovo, le aromatiche menzionate sopra - viene ampiamente utilizzata dagli agricoltori di ultima generazione per attirare le api e ottimizzare l'impollinazione nei frutteti.

Per correttezza divulgativa segnaliamo che, attualmente, molte aziende di progettazione del verde e manutenzione dello stesso si occupano di costruire giardini pensili e aree verdi a "zero consumo idrico" e nel rispetto della sostenibilità.

Tra queste, spiccano per qualità estetica, sostenibilità e convenienza nel mantenimento (soprattutto nel lungo termine), le attività che promuovono il "verdarido" (verde+arido).

Quali prodotti usare nel nostro verde per non danneggiare le api?

Tutti questi accorgimenti sarebbero totalmente inutili se poi, alla fine, utilizzassimo dei fitofarmaci per prevenire e curare le parassitosi nel nostro "angolo verde".

Pertanto, anzitutto, è necessario bandire qualunque tipo di pesticida - inclusi, se ci è concesso, i prodotti contro le muffe e i batteri.

Ciò sarebbe utile da considerare anche nel trattamento contro altri insetti fastidiosi, come le zanzare, le mosche, i tafani, le blatte, i moscerini ecc.

Ovviamente, non stiamo chiedendo di lasciare vagabondare sciami di insetti all'interno delle mura domestiche. È tuttavia giusto fare appello alla propria coscienza, ad esempio, quando si pianificano i trattamenti contro le zanzare. Sappiamo che sono molto fastidiose, soprattutto nelle zone verdi dei locali pubblici, ma ricordate che ogni trattamento elimina qualsiasi insetto con cui viene a contatto - comprese le api.

Sulle piante è molto meglio agire preventivamente con rimedi biologici e naturali, ad esempio la stessa propoli delle api - facendo inoltre attenzione al tipo di propoli, o meglio, a come viene prelevata dalle arnie e poi lavorata - cenere, rame e zolfo (per le muffe), polvere di roccia (per alcuni bruchi) ecc.

Se le piante continuano ad ammalarsi, è ovvio che qualcosa non va. Non è detto che sia colpa di qualcosa o di qualcuno; semplicemente il microclima dell'habitat in questione non è compatibile con la specie scelta.

Per fare un esempio banale - ma non troppo, in realtà - coltivando albicocche e pesche a livello domestico, capita spesso che le piante si ammalino per colpa dell'umidità, degli sbalzi termici ecc. Quasi sempre, le patologie si sovrappongono le une alle altre, come ad esempio le coccidiosi e le infezioni micotiche.

Se ciò si ripete continuamente, non significa che è necessario usare determinati prodotti, ma semplicemente che quelle piante non andrebbero coltivate lì - e forse, nemmeno nella maggior parte degli appezzamenti sui quali vengono riversate tonnellate di fitofarmaci.

Cosa succederà se non interveniamo a tutela delle api?

Il calo demografico delle api ha pesanti conseguenze non solo per il ciclo di molte specie vegetali - che faticano a riprodursi - ma anche per alcune forme di agricoltura e l'economia che ne deriva.

Una minor impollinazione diminuisce la produttività degli appezzamenti, riducendo la disponibilità e aumentando i prezzi.

Ciò potrebbe portare ad una riduzione tale della produttività da sconvolgere totalmente non solo i mercati mondiali dell'orto-frutta, ma anche le abitudini alimentari stesse dell'essere umano.

Per qualcuno, la scomparsa delle api provocherebbe una notevole difficoltà di sopravvivenza anche per l'essere umano.

Per approfondire: Sostenibilità Alimentare: Cosa Significa e Come si Applica

Cosa c’è da Sapere sulle Api?

Cosa sono le api e classificazione biologica

Le api sono insetti alati e dotati di una struttura sociale molto complessa.

Al vertice troviamo la regina (visibile in foto), colei che da' origine all'alveare. Questa creatura vive 4-5 anni e può originare diversi nidi nel corso della sua esistenza.

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Per procreare, dando i natali alle cosiddette api operaie e guardiane (inizialmente sotto forma di uova, poi di larve), dev'essere fecondata dal fuco, un'ape maschio priva di pungiglione - che morirà dopo l'atto.

Le api operaie sono incaricate della costruzione strutturale dell'alveare (costituito prevalentemente da cera, prodotta da ghiandole specializzate delle api stesse), mentre le guardiane alla raccolta del nutrimento (acqua, nettare, polline, necessari a sfamare le larve) e della propoli (una protezione dalle infezioni), nonchè all'elaborazione della pappa reale - il cibo della regina.

Oltre a sacrificarsi pungendo e morendo per il bene della colonia, le api al termine del ciclo vitale naturale o infette si allontanano,  per evitare di contaminare la colonia. Curioso notare come le api siano dotate di più "umanità" degli umani stessi.

La specie più nota è, ovviamente, l'ape mellifera occidentale - quella che produce miele - ma non è certo l'unica.

Sul piano biologico, quello delle api è un lignaggio monofiletico della Superfamiglia Apoidea e Clade Anthophila.

Le famiglie delle api sono 7: Andrenidae, Apidae, Colletidae, Halictidae, Megachilidae, Melittidae, Stenotritidae - nelle stesse, vengono riconosciute oltre 16.000 specie.

Distribuzione planetaria e attitudine sociale delle api

Contrariamente a quanto si possa dedurre, solo il 10% delle specie di ape vive organizzato in colonie (ad es. le api del miele, i bombi e i Melliponini); oltre il 90% - comprese le api muratrici, le api Osomia, le Xylocopae, le Megachile - hanno attitudine solitaria.

Le api si trovano in tutti i continenti, in ogni habitat che contenga piante da fiore da impollinare, ad eccezione dell'Antartide.

Le più comuni nell'emisfero settentrionale sono della Famiglia Halictidae, anche se la maggior parte di noi tende a confonderne la maggior parte delle specie per altri insetti.

Le api più piccole sono lunghe meno di 2 millimetri (mm), e le più grandi possono raggiungere una lunghezza di 39 mm.

Regime alimentare e predatori naturali delle api

Le api si nutrono di nettare e polline, il primo principalmente come fonte di energia e il secondo come sorgente di proteine e altri nutrienti; la maggior parte del polline inoltre, viene utilizzata come cibo per le larve.

Tra i predatori vertebrati delle api possiamo citare: alcuni mammiferi (tasso e addirittura alcuni primati), uccelli (piccoli rapaci ecc.), aracnidi (soprattutto ragni) e altri insetti (ad es. mantidi religiose e libellule).

Per approfondire: Cibo Sostenibile: Come Acquistare nel Rispetto dell’Ambiente

Approfondimenti Ecologici

Predatori, parassiti e agenti patogeni delle api

Tra i predatori vertebrati delle api riconosciamo soprattutto uccelli.

Alcuni di essi, come rondoni e rondini, volano quasi di continuo catturando insetti.

Il falco pecchiaiolo attacca i favi delle api e ne mangia le larve.

L'indicatore maggiore interagisce con gli umani guidandoli verso i nidi delle api selvatiche; gli umani rompono i nidi e prendono il miele e l'uccello si nutre delle larve e della cera.

Tra i mammiferi, alcuni predatori come il tasso, scavano distruggendo i nidi dei bombi e mangiano sia le larve che il loro cibo immagazzinato.

Esistono anche predatori specializzati delle api, come alcuni ragni e insetti, tipo libellule e mantidi religiose, che aspettano sulle piante da fiore - è ormai nell'immaginario comune la forma mimetica della mantide orchidea.

Alcune grandi vespe come la Philanthus triangulum attaccano abitualmente le api. Una singola colonia di queste potrebbe uccidere diverse migliaia di api in un giorno.

Le api mellifere sono colpite da parassiti tra cui l'acarina e l'acaro della varroa. Tuttavia, si ritiene che alcune api abbiano una relazione mutualistica con certi acari.

Nel 2010 è stato dimostrato che il virus iridescente degli invertebrati e il fungo Nosema ceranae si trovano in ogni colonia uccisa e, se in combinazione, sono mortali.

Interazioni tra api e fiori

La maggior parte delle api è generalista, nel senso che raccoglie il polline da varie piante da fiore.

Solo alcune sono specializzate, in quanto raccolgono il polline esclusivamente da una o poche specie di piante strettamente imparentate tra loro.

Sono esempi di impollinatori specializzati (atipici) le api che raccolgono "oli floreali" invece del polline, e i maschi di specie che prediligono composti aromatici dalle orchidee - comportamento molto singolare per un'ape.

Le api sono in grado di percepire la presenza dei fiori attraverso il pattern ultravioletto degli stessi, gli odori e persino i campi elettromagnetici.

Una volta atterrata, l'ape valuta la qualità del nettare e il gusto del polline per decidere se continuare sui limitrofi o spostarsi.

Alcune specie vegetali vengono efficacemente impollinate solo da una sola specie di ape, ragione per la quale possono risultare fortemente minacciate dalle problematiche di questi insetti. Fortunatamente, la maggior parte delle piante è visitata da più specie di api specializzate.

Api come imitatori e modelli

Molte api sono pigmentate in modo aposematico, tipicamente arancione e nero, avvertendo i potenziali antagonisti della loro capacità di difendersi grazie al pungiglione.

In quanto tali, le api sono usate come modelli per il mimetismo batesiano da parte di altri insetti tuttavia innocui, i quali traggono il beneficio di un ridotto pericolo di predazione.

Le api stesse, tuttavia, sono imitazioni mulleriane di altri insetti aposematici aventi la stessa combinazione di colori, tra cui vespe, licidi e altri coleotteri, molte farfalle e falene (lepidotteri). Tutti gli imitatori mulleriani, comprese le api, beneficiano del ridotto rischio di predazione.

Le api sono imitate anche da alcune piante - come l'orchidea delle api - che imita sia l'aspetto che il profumo di un'ape femmina; le api maschio, tentando di accoppiarsi (pseudocopulazione), impollinano il fiore.

Api come parassiti della covata

I parassiti delle covate interessano diverse famiglie di api.

Le femmine di alcune specie della sottofamiglia Nomadinae sono prive di strutture di raccolta del polline e non costruiscono i propri nidi. In genere, entrano nelle logge delle specie che raccolgono il polline e depongono le uova nelle celle fornite dall'ape ospite. Quando la larva dell'ape intrusa si schiude, consuma il polline della larva ospite e spesso anche l'uovo ospite. L'ape artica Bombus hyperboreus è particolarmente aggressiva, attaccando e schiavizzando altre api dello stesso sottogenere.

Nell'Africa Meridionale, il parassita A. m. capensis distrugge gli alveari delle api africane (A. mellifera scutellata). Questi sfuggono al controllo delle api preposte e portano alla distruzione della colonia.

Le api cuculo nel sottogenere Bombus Psithyrus assomigliano molto ai loro ospiti per aspetto e dimensioni. Questo modello ha dato origine al principio ecologico noto come "regola di Emery".

Api notturne

Quattro famiglie di api (Andrenidae, Colletidae, Halictidae e Apidae) contengono alcune specie crepuscolari.

La maggior parte sono tropicali o subtropicali, ma certe vivono in luoghi aridi e a latitudini più elevate.

La loro capacità di volare di notte consente loro di evitare molti predatori e di sfruttare i fiori che producono il nettare in queste ore.

Per approfondire: Miele: Proprietà e Benefici Per approfondire: Propoli Per approfondire: Pappa Reale Per approfondire: Cera d'Api Per approfondire: Polline d'Api

Autore

Riccardo Borgacci
Laureato in Scienze motorie e in Dietistica, esercita in libera professione attività di tipo ambulatoriale come dietista e personal trainer