Covid-19: post-pandemia nessun boom di nascite

Covid-19: post-pandemia nessun boom di nascite
Ultima modifica 15.12.2020
INDICE
  1. Covid-19: l'Istat conferma il crollo delle nascite
  2. Post pandemia: nessun baby boom. Lo studio dei ricercatori italiani
  3. Fattori che determineranno il calo delle nascite
  4. Covid19: il calo del desiderio

Covid-19: l'Istat conferma il crollo delle nascite

I mesi di restrizioni e chiusure imposte dalla pandemia da Covid-19, erano stati considerati, in previsione, come momento proficuo per un incremento demografico. In realta, i lockdown vissuti in Italia, come confermato dall'Istat, non sono stati un'occasione per le coppie di allargare la famiglia, ma che anzi si assisterà ad un crollo delle nascite.

Culle vuote n questo fine 2020 (a ancor di più lo saranno nel 2021) per paura del futuro, instabilità economiche, scenari incerti, e calo del desiderio sessuale, stretta conseguenza del clima di ansia e stress, e delle limitazioni imposte dalle norme anti contagio. L'Istat ha previsto che quest'anno i nati saranno 408mila, dato ancora pià basso rispetto al record negativo assoluto di 420mila nascite del 2019.

Secondo la base delle tendenze recenti, "I 420 mila nati registrati in Italia nel 2019, che già rappresentano un minimo mai raggiunto in oltre 150 anni di Unità Nazionale, potrebbero scendere a circa 408 mila nel bilancio finale del corrente anno – recependo a dicembre un verosimile calo dei concepimenti nel mese di marzo – per poi ridursi ulteriormente a 393mila nel 2021".

Post pandemia: nessun baby boom. Lo studio dei ricercatori italiani

La storia ha insegnato come a seguito di catastrofi, conflitti, epidemie e guerre, le coppie riprendevano ad unirsi in matrimonio, a pianificare gravidanze, e ad avere figli. Si verificava il cosiddetto "baby boom".

Questo incremento delle nascite, però, rischia di non verificarsi nel post pandemia di Covid19. A studiare e delineare le prospettive demografiche della ripresa dal Coronavirus, sono stati i ricercatori della Bocconi Arnstein Aassve, Nicolò Cavalli, Letizia Mencarini, Samuel Plach, e Massimo Livi Bacci dell'Università di Firenze che, con lo studio La pandemia di Covid-19 e la fecondità umana, pubblicato anche sulla prestigiosa rivista Science, hanno dimostrato come dopo il Covid19 la fertilità potrebbe diminuire a causa di molteplici fattori, quali "l'incertezza economica e l'aumento degli oneri a carico delle famiglie per la cura dei bambini".

Ma non solo, a deterimare la sospensione o il rimandare una gravidanza, ci sarebbero anche l'organizzazione della vita familiare causate dal prolungato isolamento, la gestione dei figli a seguito della chiusura delle scuole e dal peggioramento delle prospettive economiche. "Un calo delle nascite, sottolineano i ricercatori, comporterebbe invecchiamento della popolazione e declino demografico, con implicazioni per le politiche pubbliche.

Fattori che determineranno il calo delle nascite

Le motivazioni che causerebbero la contrazione delle nascite nel 2020, e ancora di più nel 2021, sono diverse, e diretta conseguenza della pandemia di Covid-19. Paura per il futuro, mancanza di certezze, perdita del lavoro o diminuzione del potere economico, separazioni dal parnter, accesso alle cure sanitarie più complicate, organizzazione della quotidianità.

La previsione è che "l'attuale crisi sanitaria ed economica possa influire negativamente, oltre che sul numero decessi, anche sulla stessa frequenza annua di nati", ha sottolineato negli scorsi giorni il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo "è legittimo ipotizzare che il clima di paura e incertezza e le crescenti difficoltà di natura materiale (legate a occupazione e reddito) generate dai recenti avvenimenti orienteranno negativamente le scelte di fecondità delle coppie italiane".

Uno dei motivi per cui le coppie fanno meno figli è anche la scelta di molti uomini di ricorrere alla vasectomia climatica.

Covid19: il calo del desiderio

Non solo aspetti socio economici determineranno il calo delle nascite, ma a non giovare alle relazioni di coppia è stato anche il calo dell'attività sessuale durante la quarantena, e ciò che sarà durante il post pandemia, ossia un disagio psico sessuale a lungo termine.

Lo dimostra una ricerca presentata a giugno da Durex/Anlaids che ha coinvolto in Italia 500 persone comprese tra i 16 e i 55 anni. L'83% degli intervistati in Italia ha confessato una generale diminuzione del desiderio e della pratica sessuale durante il periodo del lockdown, con solo il 23% che ha invece sostenuto di aver mantenuto un livello di attività sessuale quasi uguale al periodo pre-quarantena. Tra le principali motivazioni del calo di desiderio individuate dai ricercatori ci sono: ansia, paura del contagio, presenza di bambini in casa, limitazioni negli spostamenti, e obbligo di distanziamento sociale. 

Il timore per la diffusione del virus, gli spostamenti vietati ed il distanziamento sociale, avrebbero limitato ulteriormente i rapporti tra persone non conviventi e per i single, ma la ricerca ha evidenziato come la quarantena abbia determinato un calo dell'attività sessuale anche per coppie che vivono sotto lo stesso tetto, o consolidate da anni: per il 65% degli intervistati i rapporti sessuali si sono ridotti.

Per il 62% c'entra anche il calo del desiderio.  Anche i livelli di soddisfazione dagli incontri con il partner, sono notevolmente cambiati durante i periodi di lockdown di questo 2020: dalla ricerca di Durex e Anlaids è emerso che la percentuale di soddisfatti della propria attività sessuale è passata dal 73% al 58%, mentre gli insoddisfatti sono aumentati: dal 17% al 22%.