Ultima modifica 26.02.2020

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Come anticipato, l'intero sistema renina-angiotensina viene primariamente regolato a livello renale. Il passaggio in circolo della renina è infatti stimolato da tuttti quei fattori che determinano ipotensione, come ipovolemia, deplezione di sodio, vasodilatazione e fattori che la favoriscono (glucagone, bradichinina, PGE2, PGE1). Per contro, il passaggio in circolo di renina, e con esso gli effetti ipertensivi dell'angiotensina II, sono inibiti dall'ipervolemia, dall'ipertensione, dalla ritenzione di sodio, dalla vasocostrizione e dai fattori che la favoriscono (mineralcorticoidi, vasopressina-diuretina, che induce anche ipervolemia favorendo il riassorbimento idrico a livello renale). Esiste, infine, un controllo feed-back negativo per cui la produzione di renina è inibita dal suo stesso prodotto, che è appunto l'angiotensina II. Renina Angiotensina

La regolazione del sistema renina angiotensina è altresì, pesantemente, influenzata dall'attività dell'ACE, dal momento che l'angiotensina I generata dal taglio proteolitico della renina incrementa nettamente la sua attività soltanto dopo essersi trasformata in angiotensina II ad opera del suddetto enzima di conversione. Tale enzima è particolarmente espresso a livello dell'endotelio vascolare polmonare; cosa molto importante, agisce anche sulla bradichinina (che ha azione vasodilatatoria), trasformandola in prodotti inattivi. I tessuti dell'organismo, comunque, non sono un semplice "bersaglio" dell'angiotensina, ma sono essi stessi in grado di produrla localmente tramite diversi enzimi. Aldilà delle azioni fin qui descritte e note ormai da tempo, in questi ultimi anni l'attenzione dei ricercatori si sta concentrando sul sistema renina-angiotensina (SRA) tissutale, chiamato in causa in eventi quali la formazione di placche ateromasiche e fenomeni proliferativi delle pareti vascolari.

In molte persone il sistema renina-angiotensina circolante e tissutale è eccessivo od abnorme, fino a rivestire un ruolo patologico caratterizzato essenzialmente da ipertensione. In questi casi vengono utilizzati i cosiddetti farmaci ACE-inibitori, che riducono la sintesi di angiotensina II e di aldosterone, riequilibrando i valori pressori. Altri medicinali di più recente produzione, i sartani, espletano lo stesso effetto bloccando i recettori AT1 dell'angiotensina.

Oltre a favorire la contrazione delle cellule muscolari lisce, l'angiotensina - se prodotta cronicamente in misura eccessiva - ne stimola anche l'iperplasia. Gli ACE-inibitori vengono quindi utilizzati nel trattamento della micro e macroangiopatia diabetica, grazie anche al loro effetto vasodilatatorio mediato dall'inibizione sulla degradazione della bradichinina (che porta ad un aumento della produzione di ossido nitrico ed altre sostanze vasoattive, come l'EDFH, con effetto antiaggregante ed antiproliferativo). L'aumento della bradichinina e di altre chinine, tuttavia, determina anche alcuni effetti collaterali tipici di questi farmaci, come la tosse secca stizzosa e l'angioedema. Questi farmaci vengono inoltre impiegati nel trattamento dei post-infartuati, dello scompenso cardiaco cronico (riducono la pressione arteriosa e l'ipertrofia miocardica, e influenzano positivamente il rimodellamento ventricolare dopo infarto miocardico) e della nefropatia diabetica; probabile anche un effetto antitrombotico - antiaterogeno e la conseguente utilità nella prevenzione secondaria della cardiopatia ischemica. I sartani, al contrario, non inibiscono la degradazione della bradichinina e di altre chinine, ed hanno quindi minori effetti collaterali.