Mineralcorticoidi
I mineralcorticoidi sono un gruppo di ormoni steroidei prodotti dal surrene nella sua porzione più esterna, detta corticale o corteccia surrenale; per questo rappresentano una sottocategoria dei corticosteroidi. La divisione di questi ormoni su base funzionale vede infatti i mineralcorticoidi - attivi sul metabolismo idrominerale - suddividersi da una seconda categoria, quella dei glucocorticoidi, attiva sul metabolismo del glucosio. Inoltre, mentre la sintesi dei mineralcorticoidi avviene nella zona glomerulare (più esterna) della corteccia, i glucocorticoidi vengono prodotti nella zona fascicolata e reticolare (più interne).
Come anticipato, i mineralcorticoidi regolano il ricambio idrico e salino, trattenendo sodio ed acqua a livello renale, e favorendo l'eliminazione di potassio ed idrogenioni mediante un processo di secrezione attiva. Di conseguenza, aumentano il volume plasmatico (volemia) e di riflesso la pressione arteriosa.
Come tutti gli ormoni steroidei, i mineralocorticoidi esplicano la propria azione attraverso il legame con un recettore specifico (in questo caso un recettore citoplasmatico per mineralocorticoidi), che a livello nucleare influenza l'espressione dei geni responsivi. Tale meccanismo d'azione, piuttosto lento, è affiancato da una via biochimica più rapida, mediata dall'interazione dei mineralcorticoidi con appositi recettori di membrana, la cui attivazione dà il via ad una cascata di segnali intracellulari.
L'affinità dell'aldosterone per il recettore citoplasmatico dei mineralcorticoidi è analoga a quella del cortisolo, un importante glucocorticoide che circola nell'organismo a livelli circa 100 volte superiori; la sua attività mineralcorticoide viene tuttavia inibita dall'enzima 11 β-idrossisteroidi deidrogenasi (11 β-HSD), che converte il cortisolo in cortisone diminuendone di gran lunga l'affinità per i recettori citoplasmatici dei mineralocorticoidi. La liquirizia, ed in particolare il suo principio attivo, l'acido glicirrizico, può inibire l'attività di questo enzima, inducendo nell'organismo uno stato di iper-pseudo-aldosteronismo (nonostante i livelli di aldosterone risultino normali, il quadro clinico suggerisce un sottostante rialzo degli stessi).
L'attività mineralcorticoide è massima per l'aldosterone ed i suoi precursori (11-desossicorticosterone e 18 idrossi 11-desossicorticosterone), mentre risulta decisamente inferiore - ma non certo trascurabile - per i glucocorticoidi come il cortisolo ed il cortisone, e per altri ormoni, come il progesterone. Stiamo quindi parlando, come già esposto, di una suddivisione in termini funzionali prevalenti.
Tra i farmaci dotati di elevata attività mineralcorticoide, ricordiamo il fludrocortisone, che a differenza dell'aldosterone esplica anche un'importante azione glucocorticoide. A fini terapeutici, i mineralcorticoidi vengono utilizzati nella cura del morbo di Addison e nei gravi stati ipotensivi.
La sintesi dei mineralcorticoidi subisce l'importante influenza del sistema renina-angiotensina. La renina viene prodotta dalle cellule iuxtaglomerulari delle arteriole renali (particolarmente sensibili alle variazioni della pressione sanguigna e soggette anche a controllo simpatico) ed agisce sull'angiotensinogeno (proteina di origine epatica) trasformandolo in angiotensina. Su quest'ultima agisce poi un altro enzima, chiamato ACE (angiotensin converting enzyme), espresso nei polmoni, nelle cellule endoteliali e nel plasma. Si origina così l'angiotensina II, che nell'ottica di un globale effetto ipertensivo, stimola anche la secrezione di aldosterone.
Il sistema appena illustrato viene stimolato dall'ipovolemia, dall'iposodiemia e dall'ipotensione.
La secrezione di aldosterone è regolata anche dai livelli ematici di sodio e potassio, oltre che da un fattore ipofisario definito ASF (Aldosterone Stimulating Factor) e dall'ormone adrenocorticotropo (ACTH), sempre di origine pituitaria, che esplica comunque un ruolo marginale. Un effetto inibitorio sul rilascio di aldosterone è invece esercitato dal fattore natriuretrco atriale, un ormone peptidico secreto dalle cellule del miocardio atriale in risposta alla distensione della parete dell'atrio destro indotta dall'ipervolemia (aumento eccessivo del volume ematico).