Ultima modifica 15.02.2021

Durante l'infanzia e l'adolescenza, l'osso è interessato a continui processi di rinnovamento ed accrescimento, che lo portano a raggiungere, intorno ai 20-25 anni, l'assetto definitivo in termini di lunghezza e robustezza.

Il picco di massa ossea (PMO) è la quantità di tessuto minerale osseo presente alla fine dell'accrescimento; viene raggiunto intorno ai 16-18 anni per le femmine e intorno ai 20-22 nei maschi. Nel corso del terzo decennio di vita si verificano ancora dei minimi incrementi del contenuto minerale osseo.

Da questo momento in poi la densità e la dimensione ossea non aumentano più e si mantengono costanti per tutta l'età adulta. Nonostante ciò, l'osso continuerà ad essere sede di un continuo processo di rimodellamento, durante il quale la percentuale di osso riassorbito verrà compensata da una pari quantità di osso neoformato. Nell'anziano, invece, questa sostituzione non è più bilanciata e si ha prevalenza del riassorbimento sulla deposizione. Si tratta di un processo lento e graduale che coinvolge sia l'osso spugnoso che quello compatto; il risultato, in molti casi, è una malattia nota come osteoporosi.

Se paragoniamo il picco di massa ossea ad un conto in banca, un importante investimento di capitali in età giovanile (attraverso adeguata attività fisica e dieta), fornirà abbastanza interessi per spenderli, senza rimanere in rosso, mano a mano che si invecchia.

La perdita di massa ossea inizia tra i 35-45 anni nelle donne e tra i 40-50 anni nell'uomo; per entrambi è stata stimata in 0,3-1% all'anno, anche se negli anni a cavallo della menopausa può salire intorno all' 1-5% all'anno (a seguito della ridotta secrezione di estrogeni da parte del tessuto ovarico).

Possiamo quindi riassumere le variazioni di massa ossea nei seguenti stadi:

  • Accrescimento: dalla vita fetale alla pubertà
  • Consolidamento: raggiungimento del picco di massa ossea
  • Maturità: mantenimento della massa ossea raggiunta
  • Invecchiamento: progressiva riduzione del contenuto minerale osseo

Massa ossea ed osteoporosi

L'osteoporosi è una malattia caratterizzata dalla progressiva rarefazione del tessuto osseo, che diventa più fragile e suscettibile alle fratture, soprattutto a livello delle vertebre e del femore.

Un ridotto picco di massa ossea in età giovanile aumenta il rischio di osteoporosi in età avanzata, quando diminuisce l'azione protettiva dagli ormoni sessuali (testosterone per gli uomini ed estrogeni per le donne).

L'introduzione di una dieta adeguata in contenuto di calcio e vitamina D influenza positivamente il rischio di osteoporosi e delle conseguenti fratture da fragilità.

La regolare pratica di attività fisica durante il periodo adolescenziale/giovanile, abbinata ad una dieta equilibrata, ricca di calcio, e ad un'adeguata esposizione solare, favorisce il massimo sviluppo minerale osseo, allontanando il rischio di osteoporosi nell'età senile.

Per contro, ragazzi che seguono una dieta ipocalorica durante l'età adolescenziale e l'abbinano ad un'eccessiva attività fisica, sono più esposti al rischio di osteoporosi, già in età giovanile (vedi triade dell'atleta donna).

La forma di esercizio più consona ad accrescere o mantenere la massa ossea è quella gravitazionale (esercizio in posizione eretta che impone il carico del peso corporeo, come la corsa e le attività che la prevedono); meno efficaci risultano esercizi svolti in scarico, come il nuoto od il ciclismo. Gli atleti praticanti discipline sportive di potenza presentano, in genere, una massa ossea superiore rispetto a quelli a cui è richiesta una resistenza di lunga durata. Probabilmente, ciò si verifica a causa del maggiore massa muscolare dei primi (più peso = più stimolo gravitario), della maggiore sintesi di ormoni anabolici in risposta all'attività fisica e ad altri elementi minori.

La legge di Wollf afferma che l'osso si adatta in continuazione al variare dei carichi e delle sollecitazioni statiche e dinamiche, rimodellandosi in modo da rispondere alle situazioni funzionali e impegnando la minima quantità necessaria di tessuto osseo.

In altre parole:

l'osso necessita di stimoli per mantenere la sua forma e densità.

Da considerare, inoltre, che l'aumento di massa ossea è specifico nella sede scheletrica utilizzata nel movimento. Anche per questo si consiglia un'attività fisica di tipo globale (polivalente, polisportiva, multilaterale) durante l'età dello sviluppo.

In caso di riposo a letto e in assenza di gravità (astronauti) si ha una perdita di massa ossea.


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Notare la freccia più spessa sotto i fattori genetici, a sottolineare il maggior peso di questo elemento sugli altri. Il ruolo della genetica nella variabilità della massa minerale ossea (BMD) tra gli individui è quantificabile intorno al 60-70%.


L'attività fisica a carico gravitazionale, anche di intensità moderata ma meglio se intensa (salvo controindicazioni), non è importante soltanto per raggiungere un picco di massa ossea elevato, ma anche per attenuare la perdita minerale con l'invecchiamento.

Numerose malattie (ipogonadismo, ipercortisolismo, tireotossicosi, iperparatiroidismo) e terapie prolungate con cortisone, immunosoppressori od ormoni tiroidei, possono indebolire le ossa; analogo discorso per gli stili di vita costellati da alcolismo, tabagismo e dall'abuso di caffeina.

Misurare la massa ossea

Oggi, esistono due, principali, esami strumentali in grado di quantificare con esattezza la massa ossea di un individuo. Molto utili per monitorare l'evoluzione delle malattie ossee e valutare l'efficacia del loro trattamento, sono del tutto sicuri, indolore e durano pochi minuti. Il primo, è chiamato DEXA ed utilizza un debole fascio di raggi X, non pericoloso per la salute del paziente. Il secondo, si avvale degli ultrasuoni.

 


 

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