Ultima modifica 03.07.2019

I lattobacilli di Doderlein devono il nome al loro scopritore, Albert Doderlein, ostetrico tedesco che nel lontano 1892 identificò e descrisse le caratteristiche salienti di questi batteri. Oggi sappiamo che i lattobacilli di Doderlein appartengono principalmente alla specie Lactobacillus acidophilus, la stessa sfruttata nella produzione di alcuni degli iperpubblicizzati "yogurt da bere ricchi in probiotici".

Lattobacilli di DoderleinQuando si parla di lattobacilli di Doderlein si fa preciso riferimento alla popolazione di lattobacilli caratteristica dell'ambiente vaginale. Accanto alla specie predominante, Lactobacillus acidophilus, ve ne sono numerose altre, sempre appartenenti al genere Lactobacillus: Lactobacillus fermentum, Lactobacillus plantarum, Lactobacillus brevis, Lactobacillus jensenii, Lactobacillus casei, Lactobacillus cellobiosus, Lactobacillus leichmanii, Lactobacillus delbrueckii, Lactobacillus salivarius.

In condizioni normali, durante l'età fertile, i lattobacilli di Doderlein rappresentano circa il 90% dei microrganismi vaginali totali. Si tratta di batteri particolarmente utili per mantenere le condizioni di salute di questa delicata regione, che proteggono attraverso svariati meccanismi. La caratteristica più importante è la loro capacità di metabolizzare il glicogeno presente nel trasudato vaginale producendo acido lattico. Ne consegue una diminuzione del pH (< 4.5): tale acidità costituisce un'importante difesa dell'ambiente vaginale contro gli attacchi di germi patogeni.

La presenza di estrogeni influenza sensibilmente la quantità di glicogeno a disposizione dei lattobacilli di Doderlein: quando le concentrazioni di questi ormoni sono particolarmente basse, come nei primi periodi di vita sino all'adolescenza, ma anche durante la menopausa, la disponibilità di glicogeno diminuisce e questo limita la proliferazione dei lattobacilli: il pH vaginale aumenta e con esso la suscettibilità alle infezioni da patogeni (soprattutto di origine intestinale).

La colonizzazione vaginale da parte dei lattobacilli di Doderlein avviene alla nascita, durante il passaggio nel canale del parto per diffusione dei microrganismi provenienti dall'ambiente vaginale materno; nei primi giorni di vita, la presenza residua di estrogeni di produzione placentare favorisce la rapida moltiplicazione dei lattobacilli di Doderlein, grazie all'alto contenuto in glicogeno della mucosa vaginale.

Oltre all'acidificazione dell'ambiente vaginale, i lattobacilli di Doderlein proteggono quest'area dai patogeni anche attraverso un meccanismo di competizione biologica per il nutrimento e per i siti di adesione alla mucosa. Inoltre, sintetizzano perossido di idrogeno (acqua ossigenata) ed altri agenti antimicrobici ad ampio spettro.

L'integrazione della flora vaginale con lattobacilli di Doderlein, tramite applicazioni locali, rappresenta una valida opzione terapeutica in presenza di vaginiti batteriche. Tra i vari ceppi di lattobacilli, i più adatti a tale scopo sembrano quelli produttori di perossido di idrogeno. L'integrazione per via orale sembra invece meno efficace a tale scopo, anche se possiede un importante ruolo preventivo per l'effetto esplicato a livello intestinale, dove riduce la proliferazione di patogeni (come Candida albicans) che potrebbero alterare la normale flora vaginale. Queste pratiche dovrebbero divenire comuni in associazione ai trattamenti antimicrobici impiegati nelle affezioni vaginali, che rischiano - decimando anche la flora del Doderlein - di cronicizzare la malattia. Per la stessa ragione, Il ripristino della flora batterica vaginale assume la stessa importanza del reintegro di quella intestinale dopo terapia antibiotica prolungata; dovrebbe quindi avvenire, soprattutto nelle donne maggiormente sensibili alle vaginiti batteriche, ogni volta che viene prescritta una terapia antibiotica (per qualsiasi malattia, ad esempio per la cura della bronchite).

Tra i principali nemici dei lattobacilli di Doderlein, oltre alla carenza cronica di estrogeni, ricordiamo l'utilizzo di spermicidi come mezzi contraccettivi (ad es. il Nonoxynol-9), i rapporti sessuali non protetti, l'assunzione di contraccettivi orali, le terapie antibiotiche, l'uso di biancheria sintetica colorata, l'eccesso di igiene intima.