Ultima modifica 18.07.2019

Il luppolino è una droga derivata dal luppolo, utilizzata nella fermentazione della birra; è una droga di colore brunastro, untuosa al tatto, che si caratterizza per l'insieme delle squame secretrici presenti nella parte interna delle brattee dell'infiorescenza femminile del luppolo.

Il carbone, altra droga polverizzata di origine animale o vegetale, è facilmente distinguibile dalle altre per via della colorazione nera altamente pronunciata. Il carbone animale è derivato dalla carbonizzazione degli scarti della macellazione (ossa, cartilagini), quello vegetale, invece, è derivato dalla carbonizzazione senza fiamma di legni di faggio o betulla. L'utilizzo del carbone vegetale è molto pronunciato in ambito erboristico e fitoterapico perché ha proprietà adsorbenti molto evidenti. E' innanzitutto un prodotto antitossico; nel caso si ingeriscano accidentalmente determinate sostanze tossiche, la successiva assunzione di carbone sia vegetale, che animale, trattiene e limita la metabolizzazione di tali sostanze.

Il principale utilizzo erboristico del carbone è invece quello carminativo (anche se questo termine viene utilizzato impropriamente, poiché le droghe carminative favoriscono l'espulsione, e non l'assorbimento, dei gas intestinali); grazie alla sua capacità di assorbire i gas intestinali è indicato in presenza di meteorismo o eccessiva flatulenza.

Il carbone è senz'altro una droga che si presenta, nei criteri di individuazione e distinzione, con caratteristiche molto semplici.
L'obiettivo della farmacognosia non è solo quello di identificare, caratterizzare e discriminare, ma anche di valutare la qualità della droga una volta identificata. A tale scopo è necessario adottare degli strumenti che permettano di determinare la qualità di tutte le droghe di interesse erboristico, dietistico e cosmetico, comprese quelle non presenti in Farmacopea.

La valutazione delle ceneri totali è un criterio farmacognostico che ci permette di apprezzare l'entità delle contaminazioni inorganiche; si tratta di un metodo "distruttivo", poiché prevede la completa distruzione della droga e di tutte le parti organiche che ne fanno parte. La droga, dopo essere stata pesata, viene posta in una muffola (una stufa) ad alte temperature, fino a 200°C. Il calore distrugge completamente le parti organiche, ma lascia inalterata la componente inorganica; dalla pesata di questo residuo inorganico, rapportata al peso iniziale della droga, si ottiene la percentuale di contaminazione inorganica. Ovviamente, queste valutazioni vengono fatte su campioni significativi.

Vi sono anche strumenti per identificare il tipo di materiale inorganico presente nella droga in qualità di contaminante; pertanto, non ci si ferma solo alla quantità dell'inquinante ma lo si arriva a riconoscere; ad esempio, lo si può individuare valutando la solubilità o l'insolubilità delle ceneri ottenute in acidi forti, come l'acido cloridrico. Queste valutazioni sono di ordine generale, non finalizzate ad una determinata categoria di droga, bensì ad accertare la qualità e l'identità delle droghe in ordine generale.



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