Saggi istochimici su droghe fresche ed essiccate

Ultima modifica 28.09.2017

Per alcune categorie di droghe esistono specifici parametri di ordine microscopico, istologico e citologico, che aiutano a determinarne, attraverso la semplice osservazione, la qualità indipendentemente dalla loro identità.

Se l'indice stomatico è una valutazione biologica, che parte dal macroscopico ed arriva al microscopico, esistono anche dei saggi chimici che danno indicazioni di ordine generale sull'identità e la qualità della droga. Questi saggi chimici sono sostanzialmente delle titolazioni, oppure dei saggi integrati con quelli di tipo biologico e che per questo vengono detti saggi istochimici (isto: biologico, chimico: uso di reagenti). Se si analizza una foglia di Amamelide, dalla quale si ricavano i tannini (con proprietàrassodanti, astringenti e disinfettanti), dopo aver compiuto tutte le analisi descritte in precedenza, occorre sottoporla anche ad un saggio istochimico. La droga viene allora messa a contatto con un reagente, in questo caso ferro-cloruro, specifico per i tannini. L'interazione tra i due fa precipitare i tannini e gli evidenzia cromaticamente; ecco allora che di fronte a valutazioni biologiche e botaniche si può affiancare una valutazione di tipo chimico, per valutare ad esempio l'effettiva presenza di tannini nella droga. Si possono anche costruire scale di valutazione cromatica per ottenere, sulla base dell'intensità di colore, una stima del contenuto in tannini; più il campione si colora e maggiore sarà la loro concentrazione.

Nel controllo di qualità di una droga, si ottiene una valutazione approfondita solo con una determinazione istochimica, cioè integrando un saggio biologico con un saggio chimico.

Come eseguire un saggio di tipo istochimico su una droga essiccata, dal momento che al microscopio una struttura biologica disidratata non trasmette nulla? Come si può valutare colorimetricamente la droga al microscopio dal punto di vista dei princìpi attivi?

Per farlo, bisogna prima di tutto idratare il campione, lasciandolo in acqua per diverse ore; le strutture biologiche, però, non sono vive, ma ormai quasi totalmente compromesse; l'idratazione, quindi, non sarà mai tale da consentire un'osservazione ottimale della droga come se fosse fresca, il ché rappresenta un'oggettiva diffiicoltà nel successivo controllo. A questo punto, il tecnico farmacognosta deve associare la fonte naturale alla droga reidratata, e accompagnare lo studio con valutazioni di tipo botanico e biologico.

La visione, inoltre, viene spesso ostacolata dai pigmenti e l'osservazione dei margini cellulari è compromessa rispetto alla droga fresca; la struttura biologica non si disporrà più su un piano ordinato, in modo da consentire la stessa tipologia di fuoco ottico, ma si disporrà su più piani perché la reidratazione non sarà mai completa. Oltretutto, i pigmenti ancora presenti ostacolano la visione di quei parametri (indice stomatico, tipologia degli stomi ecc.) apprezzabili solamente quando i margini cellulari sono ben distinti. Molto spesso conviene decolorare il campione dopo averlo reidratato; a tale scopo, viene messo a contatto con dei reagenti che allontanano i pigmenti dalle strutture cellulari; i reagenti, ovviamente, sono diversi a seconda della droga, anche se generalmente viene utilizzato ipoclorito di sodio. Una volta decolorata, le strutture saranno più facilmente osservabili, i princìpi attivi potranno essere evidenziati con specifici reagenti e le eventuali sostanze contaminanti potranno essere meglio identificate.



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