Ultima modifica 20.09.2016

LIOFILIZZAZIONE: consiste nell'allontanamento per sublimazione dell'acqua dalla droga; la droga viene congelata in liofilizzatori che, in condizioni particolari di pressione e temperatura (tenendo conto del diagramma di stato dell'acqua), fanno sì che essa si allontani per sublimazione (passaggio diretto dallo stato solido allo stato gassoso, senza passare per lo stato liquido). È un metodo che garantisce l'allontanamento dell'acqua dalla droga, fino a raggiungere percentuali anche inferiori al 5% in modo molto rapido.

La liofilizzazione si applica alle fonti particolarmente ricche di acqua, che per questo rischiano di andare velocemente incontro a processi di degradazione post-raccolta. Questa tecnica viene applicata proprio per evitare tali alterazioni e consentire una buona conservabilità della droga; si tratta di un metodo molto costoso ma anche piuttosto diffuso.

I moderni processi di liofilizzazione ed essiccazione (piccolo locale chiuso ed essiccatore dinamico) garantiscono la migliore conservabilità della droga nel tempo. Il piccolo locale chiuso è il compromesso migliore per ottenere un blocco temporale degli enzimi idrolitici ed impedire la non riproduzione di batteri, muffe e funghi; inoltre, la temperatura favorisce la disinfezione della droga stessa.
Oltre a quelli visti sinora, esistono altri metodi per favorire la durata di una droga; i più utilizzati sono la STABILIZZAZIONE e la CONSERVAZIONE (aggiunta di conservanti). Entrambi determinano un'inibizione dell'attività enzimatica illimitata nel tempo, perché alterano le strutture e le funzionalità degli enzimi, provocandone una denaturazione.

Il processo di stabilizzazione denatura gli enzimi in modo irreversibile, quindi la droga subisce alterazione solo se aggredita da agenti esterni, mentre non potrà subire alterazioni da attività endogena. La stabilizzazione, infatti, è un processo drastico che si realizza attraverso l'uso di un'autoclave ed opportuni solventi; la droga più adatta ad essere stabilizzata è quella molto facilmente e rapidamente soggetta a degradazione per attività enzimatica endogena. Il processo di stabilizzazione deve quindi essere svolto immediatamente dopo la raccolta della fonte.

L'autoclave è una "pentola a pressione" dove temperatura e pressione (stabile a determinati valori) svolgono un ruolo fondamentale nel processo di stabilizzazione; il solvente utilizzato può essere alcool o acetone. La droga fresca viene posta all'interno di un cestello carico di solvente, dentro l'autoclave. La temperatura e la pressione vengono quindi portate a livelli costanti: 120°C per la temperatura, mentre la pressione aumenta ad intervalli di 0,5 unità fino ad arrivare a valori due o tre volte superiori a quella atmosferica. Quando la pressione ha raggiunto le 0,5 unità superiori alla pressione atmosferica, e la temperatura i 105-110°C, la droga si trova nelle condizioni adatte alla stabilizzazione vera e propria, che viene protratta per un tempo variabile dai 5 ai 15 minuti. La corretta esecuzione del processo di stabilizzazione prevede che le condizioni operative limitino al massimo la fuoriuscita del succo vacuolare dalla droga; è correttamente eseguito quando il passaggio di tale succo nella soluzione è praticamente non significativo.

Il processo di stabilizzazione in autoclave porta alla completa e totale denaturazione di proteine ed enzimi (proprio grazie alle alte temperature e pressioni raggiunte). Così, queste molecole proteiche perdono permanentemente le proprie caratteristiche funzionali; ecco perché la stabilizzazione è un processo irreversibile. La droga stabilizzata potrà alterarsi soltanto se esposta a fattori esogeni sfavorevoli.

La droga, una volta stabilizzata, non è pronta all'utilizzo, perché si trova ancora immersa nel solvente; questo liquido verrà allontanato ponendola in una stufa (80°C). Dopo un certo periodo a tali temperature la droga è secca, perché insieme al solvente viene allontanata anche l'acqua. In ultima analisi, si riduce la droga in polvere, in modo che sia pronta per l'utilizzo salutistico: stabilizzata e polverizzata.

Se nell'autoclave, dentro al solvente, la quantità di princìpi attivi è trascurabile, allora la stabilizzazione è avvenuta in modo corretto. Se invece questa quantità è apprezzabile, il processo non è avvenuto correttamente; in tal caso, esistono particolari procedure per recuperare la droga in esso dispersa (si allontana il solvente per evaporazione ed i princìpi attivi, così ottenuti, sono incorporati alla droga essiccata e polverizzata).

 

Da ricordare: la stabilizzazione è un processo adottato per migliorare la conservazione di quelle droghe che subiscono un rapido degrado endogeno post-raccolta; tuttavia, bisogna sempre considerare la stabilità dei princìpi attivi. Se ad esempio la droga è fortemente degradabile e i princìpi attivi sono termolabili, è evidente che essa non potrà essere stabilizzata, poiché le temperature raggiunte sono troppo elevate per mantenerne la qualità.



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