Fattori che influenzano la resa di alcune droghe

Ultima modifica 11.12.2019

L'evoluzione della farmacognosia riprende argomenti della botanica farmaceutica applicata, riflessi sulla droga e non sulla pianta medicinale. Influenze di natura endogena ed esogena identificano fattori interni, che appartengono al patrimonio genetico della pianta, fattori che fanno parte del ciclo ontogenetico di quella determinata specie, così come fattori naturali che influenzano la qualità della pianta, ma che alla fine devono riflettersi sulla droga intesa come sua espressione salutistica. Tutti questi elementi, endogeni ed esogeni, così come i fattori propriamente detti artificiali, influenzano enormemente la qualità di una droga e dei suoi princìpi attivi, sia in termini qualitativi che quantitativi; per questo motivo il controllo di qualità è molto importante sia sul piano chimico che biologico.

Numerosi fattori influenzano la qualità di una droga in termini di espressione chimica, come quantità e qualità dei princìpi attivi, ed in termini biologici, relativamente al suo aspetto, alla sua dimensione, quindi alla sua caratterizzazione morfologica. Alcuni esempi:
Altea officinalis: famiglia Malvacee, si utilizza la radice che costituisce la droga. I princìpi attivi sono le mucillagini, che dal punto di vista chimico rientrano nella categoria degli eteropolisaccaridi; sono cioè delle molecole ad alto peso molecolare di natura carboidratica, con una caratterizzazione polimerica dove i singoli monomeri sono diversi. Queste mucillagini possono variare in concentrazione dal 5 al 9%, rispetto al peso secco della droga.
Amamelide: Hamamelis virginiana, famiglia Amamelidacee; arbusto di origine americana, di cui si utilizzano prevalentemente le foglie; i princìpi attivi sono i tannini, molecole ad alto peso molecolare di natura polifenolica, con azione rassodante, che possono variare dall'1 all'8%.
Belladonna: Atropa belladonna, famiglia Solanacee; è una pianta medicinale di cui si utilizzano le foglie, ricche di alcaloidi; si tratta di molecole che generalmente hanno proprietà basiche in soluzione; possono variare nella Belladonna dallo 0,3 all'1% rispetto il peso secco della droga.
Carciofo: Cynara scolymus, è una pianta della famiglia delle Composite di cui si utilizzano le foglie; i princìpi attivi del carciofo appartengono a diverse categorie, i flavonoidi, però, possono variare di concentrazione dallo 0,5 al 1%.

Tutto questo per dire che i fattori endogeni, esogeni ed artificiali sono elementi che possono influenzare drammaticamente la concentrazione di princìpi attivi, quindi determinare in modo estremamente significativo la sua appartenenza ad un settore salutistico piuttosto che ad un settore "semplicemente" dietistico.
China: è una pianta tipica delle Ande, si utilizza la corteccia ed i princìpi attivi sono titolati in chinina. La chinina è il principio attivo che caratterizza la qualità del fitocomplesso e che può variare dal 9 al 12% del peso secco della corteccia; i fattori che influenzano la china nella sua qualità sono fattori di tipo genetico o fattori di tipo esogeno, come l'altitudine. Importanti sono anche quelli ibridativi: diverse specie, ma affini, sono incrociate per dare piante di china ibride con quantità di princìpi attivi vicini al massimo della concentrazione. Anche l'altitudine è importante: se la china viene coltivata in pianura cresce bene, ma non con qualità officinali.
Oppio: droga caratterizzata dal lattice rappreso che sgorga dalle capsule immature del Papaver somniferum, pianta annuale coltivata, la cui coltivazione è ammessa solo per scopi officinali e solamente in alcuni paesi. Dall'oppio si ottengono degli alcaloidi importantissimi in campo salutistico, come la morfina, ma anche molti altri. La concentrazione può variare dal 7 al 20%.
Senna: Cassia senna, arbusto di origine africana, coltivato anche in India; si utilizzano le foglioline ed i frutti. I princìpi attivi, detti sennosidi, sono antrachinoni, molecole con proprietà lassative stimolanti; la senna può variare il proprio contenuto di princìpi attivi in ragione del 50% rispetto a fattori non solo endogeni, ma anche climatici: è una pianta che vive in climi caldi e secchi.



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