Ultima modifica 03.01.2020

Definizione

La lebbra - anche conosciuta come morbo di Hansen - è una patologia infettiva cronica che interessa soprattutto la cute, le mucose del tratto respiratorio superiore, gli occhi e i nervi periferici. A differenza di quello che si può erroneamente credere, la lebbra non è una malattia estremamente contagiosa e può essere efficacemente curata.
Esistono tre diverse forme di lebbra: la lebbra tubercoloide, la lebbra lepromatosa e la lebbra borderline.

Cause

La lebbra è provocata da un'infezione batterica sostenuta da un particolare microorganismo: il Mycobacterium leprae.
Si ritiene che il contagio avvenga attraverso la diffusione aerea di goccioline di saliva e secrezioni nasali attraverso tosse e starnuti degli individui infetti.
Tuttavia, è importante sottolineare che molte delle persone che vengono infettate non sviluppano la malattia, grazie all'adeguata risposta del loro sistema immunitario.

Sintomi

Il periodo d'incubazione del Mycobacterium leprae varia da pochi mesi fino a 7-10 anni.
Fra i primi sintomi che compaiono nei pazienti affetti da lebbra, troviamo intorpidimento, debolezza, mancata sensibilità al tatto ed edema causati dall'affinità del M. leprae per le terminazioni nervose periferiche. Inoltre, sulla cute compaiono macchie ipopigmentate caratterizzate da ipoestesia.
La patologia può evolvere favorendo la comparsa di macule, papule o lepromi (in funzione della forma di lebbra che si sviluppa) che - a loro volta - portano all'insorgenza di gravi ulcerazioni e alla distruzione dei tessuti.
La lebbra può colpire anche altri organi e tessuti provocando, danni alla mucosa nasale, danni agli occhi, fotofobia, glaucoma, cecità, danni ai reni fino ad arrivare all'insufficienza renale cronica, disfunzioni erettili, ginecomastia e sterilità.
Se non adeguatamente trattata, la lebbra può causare danni permanenti a nervi, occhi, naso, muscoli, ossa, testicoli e reni.


Le informazioni sui Lebbra - Farmaci e Cura della Lebbra non intendono sostituire il rapporto diretto tra professionista della salute e paziente. Consultare sempre il proprio medico curante e/o lo specialista prima di assumere Lebbra - Farmaci e Cura della Lebbra.

Farmaci

Trattandosi di una malattia su base infettiva, i farmaci impiegati nella cura della lebbra sono gli antibiotici.
Più nel dettaglio, il trattamento della lebbra prevede la cosiddetta terapia multifarmaco, ossia l'utilizzo di due o più farmaci in associazione.
Inoltre, il medico può decidere di prescrivere farmaci corticosteroidi per ridurre l'infiammazione e l'edema causati dalla stessa malattia.


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Di seguito sono riportate le classi di farmaci maggiormente impiegate nella terapia contro la lebbra ed alcuni esempi di specialità farmacologiche; spetta al medico scegliere il principio attivo e la posologia più indicati per il paziente, in base alla gravità della malattia, allo stato di salute del malato ed alla sua risposta alla cura.

Antibiotici

Il trattamento di prima linea che viene intrapreso per la cura della lebbra è costituito dall'associazione di due antibiotici: il dapsone e la rifampicina (Rifadin ®). Il dapsone deve essere assunto ogni giorno alla dose di 100 mg. La rifampicina, invece, deve essere assunta una volta al mese alla dose di 600 mg. A questi due farmaci si può aggiungere un ulteriore principio attivo: la clofazimina, che deve essere assunta quotidianamente alla dose di 50 mg.
La terapia è molto lunga e può avere una durata che va dai sei mesi fino a due o più anni.
In qualsiasi caso, il trattamento deve essere effettuato sotto lo stretto controllo del medico che dovrà stabilire anche le dosi esatte di farmaci che devono essere somministrate.
Un altro farmaco che può essere impiegato nel trattamento della lebbra è la:

  • Claritromicina (Macladin ®, Klacid ®, Veclam ®): la claritromicina è un antibiotico appartenente alla classe dei macrolidi. Quando somministrata per via orale, la dose di claritromicina abitualmente impiegata negli adulti e negli adolescenti con più di 12 anni di età è di 250-500 mg di farmaco, da assumersi ogni 12 ore.
    Nei bambini dai sei mesi di vita ai dodici anni di età, invece, la dose abitualmente somministrata per via orale è di 7,5 mg/Kg di peso corporeo, da assumersi due volte al giorno.
    Ad ogni modo, l'esatta quantità di principio attivo da utilizzare deve essere stabilita dal medico.

Corticosteroidi

I corticosteroidi possono essere utilizzati per tenere sotto controllo l'infiammazione e per ridurre l'edema a carico delle terminazioni nervose periferiche provocati dalla malattia.

Generalmente, i corticosteroidi vengono somministrati per via orale. Quello maggiormente impiegato è il prednisone (Deltacortene ®). La dose di mantenimento non dovrebbe superare i 10-15 mg al giorno. 

In ogni caso, l'esatta quantità di prednisone da assumere deve essere stabilita dal medico che può decidere di somministrare una dose iniziale più alta e poi ridurla gradualmente - in funzione della risposta del paziente alla terapia - fino ad ottenere un adeguato controllo dei sintomi.


Autore

Dott.ssa Ilaria Randi

Dott.ssa Ilaria Randi

Chimica e Tecnologa Farmaceutica
Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche, ha sostenuto e superato l’Esame di Stato per l’Abilitazione alla Professione di Farmacista