
La paleodieta o dieta paleolitica è una filosofia alimentare che si basa sull'esclusivo consumo dei cibi che l'essere umano consumava prima che apprendesse le tecniche avanzate di pesca, l'allevamento, l'agricoltura e i metodi di lavorazione degli alimenti (ad es. per la loro conservazione).
Come suggerisce il nome, tale regime alimentare "dovrebbe" somigliare a quello rispettato in epoca preistorica (era paleolitica).
È bene specificare fin da subito che l'autore di questo articolo si asterrà dal consigliare o sconsigliare la paleodieta. Piuttosto, si limiterà ad analizzarla mettendone in luce gli aspetti positivi e negativi, commentandola sulla base delle proprie conoscenze tecniche e dell'esperienza lavorativa ambulatoriale.

In cosa consiste?
In cosa consiste la paleodieta?
La paleodieta consiste nel nutrirsi secondo un bilancio nutrizionale completamente diverso rispetto a quanto oggi ufficialmente riconosciuto come "equilibrato".
Partiamo dal presupposto che, per essere tale, la dieta paleolitica dovrebbe prevedere di "mangiare quando si ha fame".
D'altro canto, in epoca preistorica il procacciamento del cibo era un'attività energeticamente molto dispendiosa, che impegnava quasi l'intera giornata.
Pertanto, trasponendo il concetto ai giorni nostri, ogni assunzione alimentare dovrebbe essere preceduta da attività motoria – questo non è specificato nel testo di riferimento della paleodieta ma, come natura comanda, per mangiare è necessario muoversi.
Un'altra caratteristica della paleodieta è la scelta dei cibi giusti, ovvero quelli sui quali l'organismo umano si è "evoluto". Vengono tendenzialmente inclusi tutti i prodotti locali della raccolta e della piccola caccia stagionale – anche di creature che, ad oggi, reputiamo obsolete. Sono invece esclusi i prodotti dell'agricoltura, dell'allevamento, della grossa pesca e della grossa caccia.
Ripartizione dei Macro Energetici
L'alimentazione paleolitica prevedeva una componente proteica (ad alto valore biologico) superiore a quella consigliata oggi.
La carne era logicamente costituita da selvaggina (carne nera), più magra e forse diversa – è impossibile averne la certezza – nella composizione dei grassi rispetto alle carni oggi commercializzate, e includeva sempre l'interezza delle frattaglie commestibili senza lavorazione (cuore, fegato, pancreas ecc.).
Nota: la quantità di purine nella dieta paleolitica è elevatissima. Non si presta assolutamente a chi soffre di iperuricemia.
Nella dieta paleolitica compaiono le uova, ma non il latte e i derivati.
I grassi sono comunque una componente essenziale ed importante della dieta paleolitica; derivanti soprattutto dai semi oleosi di stagione, questi sono principalmente di tipo insaturo.
Per quanto riguarda i carboidrati, la dieta paleolitica ne contiene davvero pochi, e prevalentemente costituiti dal fruttosio dei vegetali. Viene quindi a mancare l'intera branca dei cibi ricchi di amido, quali semi di vario genere (cereali, pseudo-cereali, legumi ecc.), tuberi (patate, batate ecc.) e alcuni frutti (castagne, frutto dell'albero del pane ecc.).
Quali cibi si mangiano?
Come organizzare una dieta paleolitica?
- Meglio tanti piccoli pasti che pochi e abbondanti;
- Mangiare soprattutto carne aviaria e cunicola; saltuariamente grossi animali e non dimentichiamo di consumare anche le frattaglie;
- Consumare pesce da piccola pesca, ovvero quei prodotti che potrebbero essere reperiti anche autonomamente (non fanno parte di questa categoria, ad esempio, tonni, pesci catturati a largo, crostacei e molluschi abissali ecc.);
- Eliminare latte e derivati;
- Inserire sistematicamente le uova;
- Limitare i carboidrati al solo fruttosio, prediligendo i vegetali stagionali e da "raccolta" (tarassaco, radicchio, frutti di bosco ecc.); sarebbe utile capire quali frutti dolci siano stati oggetto di incrocio umano od OGM (quasi tutti);
- Evitare proprio pasta, pane, biscotti, fette biscottate, riso e tutti i derivati dei cereali;
- Consumare semi oleosi del territorio, nella stagione giusta (ad es. nocciole e pinoli in estate, noci e mandorle in autunno ecc.);
- Dissociare correttamente gli alimenti, cioè evitare di mischiarli;
- Fare la giusta attività fisica, ovvero lunghe camminate (non corsa di fondo), trekking e arrampicata, ginnastica pesante (pesi), corsa veloce e tutto ciò che può fedelmente emulare i gesti e le intensità "naturali" per l'organismo umano.
Conclusioni
La dieta paleolitica fa male? Probabilmente no, ma un soggetto più delicato o fragile potrebbe non sopportarla e andare incontro ad effetti indesiderati.
E' fondata su un principio "logico", ma non necessariamente "corretto".
È da evitare assolutamente in caso di patologie importanti, come insufficienza renale od epatica, in gravidanza e nella prima infanzia.
Chi soffre di alterazioni glicemiche lievi potrebbe trarne vantaggio, ma un diabetico grave potrebbe andare incontro a conseguenze negative.
Poiché tendenzialmente apporta meno calorie di una dieta "normale", la paleolitica è un sistema nutrizionale che promuove il calo ponderale. Meglio evitarla nelle persone che soffrono o che hanno un trascorso di disturbi alimentari.
Per approfondire: Esempio di Paleodieta