Costo del Benessere: Quanto Spendono gli Italiani per Fare Sport?

Introduzione
Il seguente sarà un articolo piuttosto breve ma incisivo; parleremo, in termini anche provocatori, del peso che danno gli italiani alle attività sportive o motorie.

Va da sé che, parlando di "benessere", dovremmo analizzare non soltanto le varie modalità di esercizio fisico, ma tutto ciò che partecipa al cosiddetto wellness: dieta e nutrizione, screening, mind health e fullness, educazione emozionale ecc.
Tuttavia, come abbiamo già ampiamente discusso in molti articoli, quello della pratica motoria è un elemento che impatta su diversi fronti. Ecco perché, con tutta probabilità, si tratta di uno dei fattori più importanti al benessere del singolo e della collettività.
Ciò nonostante, le risorse dedicate a questo ambito non sembrano proporzionali; ma perché?
Cosa intendiamo per “sport”?
Con i termini di sport, attività fisica ed esercizio motorio raggruppiamo tutte quelle pratiche (agonistiche o amatoriali, professionistiche o dilettantistiche) che richiedono un'attivazione volontaria e rilevante – seppur differente, in base alle casistiche – dell'apparato locomotore finalizzata a sé stessa.
Il “Prezzo” della Salute
Effetti dello sport sulla salute e sulla vita
Statisticamente, chi pratica sport vive meglio e più a lungo di chi è sedentario.
- Aiuta a controllare il peso;
- Migliora la fitness generale (muscolo-tendinea, articolare, cardiocircolatoria, broncopolmonare, metabolica ecc.);
- Previene e cura le malattie del benessere (ipercolesterolemia, diabete, ipertensione ecc.);
- Riduce i disagi osteo-articolari (dall'osteoporosi all'artrosi);
- Abbassa l'incidenza di eventi cardio-vascolari;
- Migliora il tono dell'umore, previene e partecipa a curare alcuni sintomi psicologici come ansia e depressione;
- Ottimizza il sonno;
- Favorisce la socializzazione;
- Allontana le sindromi d'abuso (tossicodipendenza, gioco d'azzardo ecc.);
- Migliora la qualità della vita;
- Riduce le possibilità di morte precoce per tutte le cause;
- ecc.
Non parliamo di correlazioni solo indirette, ma anche di un legame diretto.
Dal lato opposto, è inoltre dimostrato che i sedentari hanno maggiori possibilità di ammalarsi e di morire precocemente. Ovvero, rispetto a un'aspettativa di vita media, chi non si muove a sufficienza vive di meno e peggio.
Con queste affermazioni, supportate da numerosi studi – ne citiamo uno per correttezza: Health benefits of physical activity: the evidence – ci auguriamo di stimolare con efficacia anche l'interesse dei lettori più pigri.
La salute non ha prezzo… a meno che si parli di sport!
E pensare che, per la salute, quasi tutti sono disposti ad investire tempo e denaro. Medicine, visite specialistiche, terapie ecc. sono tutti servizi abbondantemente richiesti, ma per lo più di interesse curativo.
D'altro canto, sembra importare poco il fatto che il costo di una singola risonanza magnetica potrebbe coprire un protocollo preventivo, come l'abbonamento a un centro fitness o ad una piscina, di più mensilità. Non parliamo poi del peso dei servizi sanitari pubblici.
Giungiamo al nocciolo della questione, quanto spendono gli italiani per fare sport?
Spesa per lo Sport
Qual è il costo del benessere in Italia?
Anticipiamo che la pandemia da COVID-19 ha stravolto completamente gli andamenti statistici e con essi il flusso economico di tutti i settori.
Negli ultimi 15 anni circa, fino a alla primavera del 2019, gli italiani hanno tendenzialmente aumentato il proprio interesse nei confronti dell'allenamento fisico.
Secondo l'indagine Doxa, l'interesse pubblico del Bel Paese si attesta intorno ai 100 euro annui pro capite (a seconda dell'anno); "bene ma non benissimo", come si suol dire.
Gli oltre 60 milioni di italiani invece, di tasca loro, prima dell'avvento pandemico, investivano circa 8,6 miliardi di euro (circa 3,5 miliardi per l'iscrizione in palestre, piscine e corsi; 2,4 miliardi per l'abbigliamento e attrezzature; circa 900 milioni per comprare app o altri strumenti tecnologici di supporto).
In sostanza, l'italiano medio spendeva poco più di 143 euro all'anno per lo sport, meno di 12 euro al mese, da dividere tra strutture, professionisti, abbigliamento, strumenti ecc. Il dato non entusiasma.
È interessante notare che, mediamente sulla penisola, un bicchiere di vino (scadente) al bar costa circa 3,5 euro. Quindi, ciò significa che per prevenire le malattie, vivere di più e meglio, ridurre lo stress psicologico, socializzare, rimanere più in forma e più belli, gli italiani investono l'equivalente di meno di 4 bicchieri di vino al mese.
A questo inoltre, dobbiamo aggiungere che se da un lato circa 8 adulti su 10 sembrano impegnati in una qualsiasi forma di esercizio motorio, dal walking allo sport agonistico, dall'altro lato un adolescente su cinque è totalmente disinteressato al movimento. Soprattutto per questo, 1,7 milioni di bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni hanno problemi di eccesso di peso.
Ciò nonostante, l'incidenza dei disagi psicologici legati al proprio aspetto non accenna a diminuire in modo considerevole.
Questo significa che gli italiani sono mediamente più interessati all'aspetto fisico piuttosto che a rimanere in salute e, al tempo stesso, non sono disposti ad investire quantità idonee di denaro.
Ma perché avviene tutto questo? Semplicemente perché lo sport è sottovalutato.
Lo Sport è Sottovalutato
Perché lo sport è mediamente sottovalutato?
Esistono molte ragioni per le quali la maggior parte di noi tende a sottovalutare l'importanza dello sport o dell'attività fisica in genere. Di seguito le principali.
L'educazione non tiene il passo con i tempi
Il fatto stesso che "ci si muova per il gusto di muoversi" costituisce il primo elemento discriminante.
Gli strascichi educativi di una o due generazioni passate continuano a pesare moltissimo sul comportamento attuale della popolazione. Dopo tutto, è impensabile che si possano dimenticare certi schemi mentali in poche decine d'anni.
Per chi lo ricorda, un tempo si evitava di utilizzare l'automobile durante la settimana per conservarla nel miglior stato possibile.
Seguendo lo stesso principio, e considerando la situazione "media" (economica, stato nutrizionale, livello di attività motoria giornaliera, incidenza di obesità e malattie del ricambio ecc.) – con eccezione di chi perseguiva il professionismo sportivo – in passato quasi nessuno aveva motivo di cimentarsi nell'esercizio fisico.
Ciò detto, le necessità del giorno d'oggi non si avvicinano nemmeno a quelle di mezzo secolo fa. Ci vuole quindi, prima di tutto, la forza di non approvare certe linee di pensiero e il coraggio di prescindere dall'approvazione altrui.
Questo non significa "disobbedire" o "rifiutare", bensì di ragionare con la propria testa.
Obbiettivo e motivazione stabiliscono le priorità, non il contrario
Per quanto si "predichi bene", ancora pochissimi riescono ad inserire l'allenamento tra le "cose da fare" costi quel che costi.
Chi non sente la necessità di muoversi ha una fortissima attitudine a spostare questo impegno in fondo alla lista degli impegni quotidiani; "se c'è tempo bene, altrimenti pazienza".
Dopo tutto, <<molte altre cose sembrano essere molto più importanti in quel momento>>: lavorare, fare la spesa, passare del tempo con la propria famiglia, rilassarsi un po' sul divano, dormire ecc. Ovviamente non è così.
Chissà quanti lettori staranno rabbrividendo alla lettura di questa "egoistica e presuntuosa" interpretazione delle priorità.
Tuttavia, se analizzassimo oggettivamente (e onestamente) quanto esposto ci potremmo rendere conto del fatto che: quasi tutte le attività che di norma hanno la precedenza sull'esercizio fisico sono in realtà degli alibi; basterebbe organizzarsi al minimo indispensabile per potersi allenare con regolarità.
Alla luce di ciò, pare ovvio che a mancare non siano il tempo o le risorse, bensì la giusta motivazione; per molti, questa è strettamente correlata allo scopo, cioè alla finalità.
Inutile nascondere la testa sotto la sabbia. Se "non lo si sente per davvero", questo obbiettivo non potrà mai darci la motivazione necessaria.
Un semplice "desiderio" non è sufficiente a stimolare la forza di volontà quanto serve; ci vuole passione.
Pensiamo al mondo dell'estetica, il più effimero, perché in tal caso l'allenamento costituisce un "tramite" e (a parere di molti) non deve necessariamente generare piacere o soddisfazione in chi lo pratica.
Quanti di noi, guardandosi allo specchio, si lamentano e avanzano continuamente "buoni propositi" che poi si perdono al primo calice di vino o in una brioche?
Per quasi tutti coloro che vorrebbero migliorare la propria composizione corporea, la motivazione è quindi il problema sostanziale. Ma perché?
Semplicemente perché manca un bisogno prioritario; risulta invece tendenzialmente più forte la necessità di svagarsi, di staccare la spina, di provare piacere a tavola.
Pensiamo ora invece alla terapia motoria di un cardiopatico, di un iperteso grave, di un diabetico ecc. La compliance è molto più elevata, perché il focus sull'obbiettivo viene mantenuto saldamente da forti preoccupazioni.
Non stiamo dicendo che per essere costanti sia indispensabile preoccuparsi; tutt'altro, è un'altra la variabile sulla quale intervenire, ovvero il piacere dell'attività. Anche a scopo estetico, quindi, risulta determinante praticare l'esercizio fisico che piace di più – a prescindere dalla presunta efficacia.
Di sicuro, chiunque riorganizzerà molto più volentieri la propria agenda con l'obbiettivo di cimentarsi in un'attività che ama, piuttosto che in una pratica che non gradisce.
Questo punto di vista dovrebbe ridimensionare (finalmente) l'opinione che la maggior parte di noi aveva nei confronti degli sportivi "invasati", che si applicano anche sotto la pioggia, la neve, alle 21:00 o alle 6:00, nel mese di agosto, o che percorrono centinaia di chilometri in macchina per trovare uno specchio d'acqua o una vetta montuosa.
Come fanno? Saranno matti? No, semplicemente amano ciò che fanno.