Cardiomiopatia ischemica: cos'è, cause e fattori di rischio

Cardiomiopatia ischemica: cos'è, cause e fattori di rischio
Ultima modifica 07.11.2022
INDICE
  1. Cos'è la cardiomiopatia ischemica?
  2. Sintomi della cardiomiopatia ischemica
  3. Chi colpisce la cardiomiopatia ischemica?
  4. Quali sono le cause di cardiomiopatia ischemica?
  5. Fisiopatologia della cardiomiopatia ischemica
  6. Bibliografia

La cardiomiopatia ischemica è un problema che riguarda il cuore (la "pompa" del sangue).

Più precisamente, si tratta di una condizione disagevole che interessa il miocardio - un tessuto muscolare specifico.

Il miocardio, come tutti i tessuti, dev'essere costantemente irrorato dal flusso sanguigno - questo, oltre a nutrirlo e ossigenarlo, lava via i residui catabolici.

L'irrorazione del miocardio avviene grazie alle coronarie (rete di vasi sanguigni).

E' quindi in genere l'ostruzione di questi vasi a provocare il deficit di flusso ematico, che solitamente ha come prima conseguenza l'ipossia / anossia, alla quale può seguire la necrosi (morte) di una parte più o meno rilevante del tessuto miocardico - e conseguente perdita della funzione cardiaca.

Facciamo ora alcuni piccoli approfondimenti sul miocardio e sul cuore, in modo da poter successivamente comprendere meglio i contenuti dei prossimi paragrafi.

Miocardio e cuore: di quanto ossigeno hanno bisogno?

In condizioni basali, il cuore consuma circa 6,5-10 ml/min di ossigeno per 100 g di tessuto.

Tale dispendio serve:

  • 3-5% per l'attività elettrica;
  • 20% per il mantenimento dell'integrità cellulare;
  • 72-75% per l'attività contrattile.

A livello miocardico, per l'elevata estrazione di ossigeno (circa il 70%), l'unico meccanismo di compenso in caso di aumentato fabbisogno è rappresentato da un proporzionale aumento del flusso coronarico, determinato da una vasodilatazione del distretto coronarico arteriolare (vasi di resistenza).

La capacità massima di vasodilatazione secondaria a uno stimolo metabolico è definita Riserva Coronaria.

Fattori che regolano il circolo coronarico

  •  Anatomici: (origine dei seni di Valsalva, spessore parietale del ventricolo sinistro, presenza di circoli collaterali);
  •  Meccanici: (portata sistemica, resistenze vascolari, compressione sistolica, riflesso miogeno, viscosità ematica);
  •  Neurogeni: (Alfa recettori, Beta2 recettori, azione vagale);
  •  Metabolici: (pO2, pH, K+, adenosina, prostaglandine).

Nota: il circolo coronarico, e quindi il miocardio - di conseguenza l'intero cuore - di una persona sana dal punto di vista metabolico generale e funzionale del cuore, che pratica regolare attività fisica e che segue una dieta bilanciata, è estremamente più protetto dalla cardiomiopatia ischemica.

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Cos'è la cardiomiopatia ischemica?

Per cardiomiopatia ischemica si intente uno spettro di malattie a diversa eziologia che interessano il cuore, in cui il fattore fisiopatologico unificante è rappresentato da uno squilibrio tra la richiesta metabolica e l'apporto di ossigeno al miocardio (il tessuto contrattile).

Questo squilibrio causa un'alterazione dell'attività elettrica e della capacità di contrazione delle zone colpite.

Gli elementi peculiari della cardiomiopatia ischemica sono:

  • carattere ischemico della lesione;
  • segmentarietà delle alterazioni;
  • espressività clinica del danno miocardio.

Sintomi della cardiomiopatia ischemica

I sintomi della cardiomiopatia ischemica possono variare da caso a caso.

Il dolore toracico da angina pectoris è il più comune. Esso è legata a uno squilibrio transitorio tra domanda e apporto metabolico al miocardio.

In alcuni casi nei quali non si presentano altre manifestazioni cliniche, l'ischemia "potrebbe" essere reversibile e non provocare danno anatomico permanente.

Il senso di oppressione retrosternale, anche associato a bruciore, è un altro sintomo prevalente; può manifestarsi dolore atipico epigastrico - ragione per la quale in certi casi il soggetto confonde le problematiche cardiache con quelle digestive.

Non sono rare le irradiazioni all'arto sinistro.

Altri sintomi possono includere: dispnea, iperidrosi, panico, astenia.

Nel caso non infrequente in cui l'ischemia miocardica non si associ a sintomi, si parla di ischemia silente.

Le manifestazioni cliniche (segni clinici) della cardiomiopatia ischemica sono:

  • Arresto cardiaco primario: esso evolve rapidamente verso la morte improvvisa, in assenza di manovre rianimatorie o quando la rianimazione è inefficace;
  • Infarto miocardico: consegue a un'ischemia miocardica protratta, che porta a danno cellulare irreversibile o necrosi miocardica;
  • Scompenso cardiaco: esso può manifestarsi come complicanza di un infarto acuto o pregresso, oppure può essere precipitato da episodi di ischemia miocardica transitoria o da aritmie. Nei casi senza segni clinici e/o elettrocardiografici di cardiopatia ischemica, la diagnosi è sempre presuntiva;
  • Aritmie (ad es. fibrillazione ventricolare): esse possono anche essere l'unico segno di una cardiopatia ischemica, ma più spesso si verificano a posteriori dell'evento. In questo caso la diagnosi è solo presuntiva, a meno che con esami strumentali non si dimostri una sicura ischemia miocardica oppure una coronarografia non evidenzi una coronaropatia ostruttiva.

Chi colpisce la cardiomiopatia ischemica?

In Italia le malattie cardiovascolari sono causa di circa la metà della mortalità globale.

La cardiopatia ischemica, da sola, è a sua volta responsabile di circa il 35% dei decessi dovuti a malattie cardiovascolari (negli anni normali, escludendo quindi la pandemia da COVID-19).

Si stima che la mortalità annuale per le forme tipiche della cardiopatia ischemica (angina, infarto e morte improvvisa) sia tra 70.000 e 80.000 casi.

In Italia, quindi, vivono circa un milione di soggetti affetti da cardiopatia ischemica nelle sue forme più tipiche.

Quali sono le cause di cardiomiopatia ischemica?

L'aterosclerosi coronarica è di gran lunga la causa più frequente di cardiopatia ischemica, quasi esclusiva.

Numerosi studi epidemiologici, condotti negli ultimi venticinque anni, hanno consentito di individuare alcune variabili individuali che si associano a un maggior rischio di malattia; queste variabili sono state definite fattori di rischio coronarico.

Fattori di rischio coronario

Fattori di rischio non modificabili:

  • Età
  • Sesso
  • Fattori genetici e familiarità per C.I.
  • Storia personale di malattie cardiovascolari.

Fattori di rischio parzialmente modificabili:

Fattori di rischio modificabili:

Fisiopatologia della cardiomiopatia ischemica

I vasi coronarici possono essere suddivisi in:

  •  vasi di conduttanza (grossi rami epicardici e loro diramazioni);
  •  vasi di resistenza (rami intramiocardici e arteriole).

Le resistenze coronariche sono regolate da fattori estrinseci (azione compressiva del miocardio ventricolare) e da fattori intrinseci (di natura neuroormonale, miogena e metabolica).

Fattori meccanici che incidono sulla cardiomiopatia ischemica

Il flusso coronarico si attua soprattutto in diastole, poiché in sistole i rami intramurali vengono virtualmente occlusi dalla contrazione ventricolare.

Ne consegue che la tachicardia predispone allo sviluppo di ischemia, poiché, accorcia il tempo di diastole.

Gli strati subendocardici sono generalmente i più esposti all'ischemia, soprattutto perché maggiormente esposti alla pressione diastolica endocavitaria.

Fattori neurogeni che incidono sulla cardiomiopatia ischemica

Le arterie coronarie sono innervate dal S.N.A.

La stimolazione dal ganglio stellato (ortosimpatico), provoca vasodilatazione (mediata dai recettori Beta) ma al contempo aumento della contrattilità e della frequenza cardiaca. Il blocco recettoriale Beta induce la comparsa di effetti alfa-mediati (vasocostrizione).

Fattori metabolici che incidono sulla cardiomiopatia ischemica

L'aumeno della richiesta metabolica del miocardio determina idrolisi di ATP e conseguente liberazione di adenosina nell'interstizio.

L'adenosina induce una vasodilatazione (antagonizzando l'ingresso dello ione Calcio all'interno delle cellule muscolari lisce) soprattutto a livello dei vasi di resistenza, con un conseguente aumento del flusso coronarico proporzionale all'aumento delle richieste metaboliche.

L'adenosina non è la sola sostanza implicata nel processo, (il sistema degli eicosanoidi, l'attività nitrossido sintetetasica) ma è verosimilmente la principale.

 

 

Due sono i fattori che intervengono nella genesi dell'ischemia miocardica:

  • La riduzione del flusso coronario.
  • L'aumento del consumo miocardico di ossigeno (MVO2).

Riduzione del flusso coronario

In caso di aumento delle richieste metaboliche, il circolo coronarico non è più in grado di far fronte alle richieste con comparsa di ischemia.

L'ischemia interessa inizialmente gli strati subendocardici.

Una modulazione del tono coronarico legato a fattori neuroumorali può modificare temporaneamente la riserva coronarica; questo spiega la variabilità della soglia ischemica che abitualmente si osserva in clinica anche nello stesso soggetto.

Determinanti del consumo miocardico di O2

Il cuore è un organo aerobio e, fisiologicamente, la determinazione del fabbisogno miocardico di O2 fornisce un indice accurato del suo metabolismo complessivo.

I principali determinanti del consumo miocardico di O2 sono:

  • Frequenza cardiaca.
  • Contrattilità.
  • Tensione di parete.

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