Cos’è la Calvizie
La calvizie è una condizione patologica caratterizzata dalla perdita parziale o totale dei capelli.
Le cause che possono indurre la caduta dei capelli patologica sono numerose: comportamenti scorretti, traumi meccanici subiti dalla chioma, diete drastiche, disfunzioni ormonali e varie malattie sistemiche. Per questo motivo, quando la perdita media giornaliera supera i 100 capelli e si protrae a lungo (oltre 4 settimane), è importante non sottovalutare il problema e rivolgersi al proprio medico per intervenire nel modo più corretto. Solo con un quadro molto preciso, infatti, è possibile scegliere la terapia più mirata e prospettare un obiettivo realmente raggiungibile.
Tipi di Calvizie
Quali sono le principali forme di Calvizie
Il termine calvizie è estremamente generico: può essere utilizzato, infatti, per indicare una serie di patologie molto diverse tra loro, sia dal punto di vista delle cause, che del decorso, per non parlare della terapia.
Ad esempio, la calvizie può essere:
- Circoscritta o diffusa (sulla base di come la perdita di capelli è distribuita)
- Temporanea o definitiva (a seconda della reversibilità o meno del processo)
La forma di calvizie più comune è l'alopecia androgenetica (nota anche come calvizie androgenetica), ma di frequente riscontro sono anche l'areata, la cicatriziale e quella da farmaci (es. chemioterapici).
La calvizie androgenetica colpisce l'80% degli uomini e il 40-50% delle donne (in particolar modo, dopo la menopausa). Negli uomini, l'alopecia androgenetica è caratterizzata da un diradamento progressivo dei capelli, che parte dell'attaccatura alle tempie (impropriamente definita "stempiatura") e zona apicale della testa ("chierica") e si estende su tutto il cranio, con eccezione della regione sopra le orecchie; nelle donne, è caratterizzata, invece, dal diradamento diffuso della parte alta della testa.
Cause
Cosa provoca la Calvizie?
La calvizie androgenetica, comunemente nota come calvizie, è la forma più comune della malattia. In questo contesto, la perdita dei capelli è causata dalla combinazione di fattori ormonali e genetici: in soggetti predisposti, infatti, la malattia è determinata dall'eccessiva sensibilità dei follicoli pilo-sebacei agli ormoni androgeni, che porta i capelli ad indebolirsi progressivamente. In altri termini, la sovrabbondante presenza di diidrotestosterone (DHT) risulta altamente dannosa per la capigliatura: dapprima, l'ormone agisce accorciando la fase di crescita (anagen), poi provocando una progressiva miniaturizzazione del follicolo, che produrrà uno stelo sempre più assottigliato, fino a raggiungere l'atrofia. Se non si interviene per tempo, questo processo progredisce inarrestabilmente, con velocità e gravità dipendente dalla propria predisposizione genetica.
Quali sono i fattori responsabili della Calvizie?
Vari fattori rilevanti che possono intervenire producendo un'aumentata caduta dei capelli, sia nell'uomo, che nella donna, sono:
- Stati infiammatori: un'infiammazione che si protrae nel tempo può danneggiare le cellule del bulbo pilifero dando come risultato un capello debole, fragile e tendente alla caduta;
- Fattori ormonali: si possono verificare alterazioni con sull'equilibrio con effetto negativo la crescita dei capelli (es. azione del diidrotestosterone nell'uomo).
Esistono poi condizioni in cui i capelli possono cadere in maniera abbondante, come in caso di stanchezza psico-fisica, diete drastiche o abuso di alcool, durante l'allattamento e la menopausa, come pure per l'assunzione prolungata di certi farmaci ed in relazione a patologie sistemiche (malattie della tiroide, anemia, diabete ecc.) o interventi chirurgici. Anche la predisposizione genetica, i raggi UV ed il fumo di sigaretta possono essere annoverati tra i possibili fattori concausali.
Quando preoccuparsi
Calvizie: quali sono i campanelli d’allarme?
La calvizie è patologica quando cadono più di 100 al giorno, per oltre 2-3 mesi.
A seconda dell'eziologia, altri sintomi che possono accompagnare la calvizie comprendono:
- Sensazione di prurito e bruciore a livello del cuoio capelluto, talvolta estesa anche alle zone del corpo in cui è presente peluria;
- Dolore all'attaccatura dei capelli riferito più spesso al vertice (tricodinia);
- Infiammazione perifollicolare;
- Aumento della produzione di sebo (iperseborrea, che periodicamente si complica in dermatite seborroica);
- Unghie fragili che tendono a spezzarsi.
Calvizie: quando rivolgersi al medico?
In presenza di un diradamento di entità significativa o particolarmente protratto nel tempo, il consiglio sempre valido è quello di rivolgersi al proprio medico o al dermatologo di riferimento, in modo da individuare la causa della caduta dei capelli, qualora non fosse già nota. Bisogna sottolineare che le moderne tecniche diagnostiche consentono ormai di determinare precisamente la natura della caduta dei capelli, scegliendo così, con la consulenza di un medico esperto, la terapia più appropriata.
Test per la diagnosi
Calvizie: come distinguere le varie forme?
La diagnosi di calvizie può essere confermata attraverso alcuni esami del capello quali il pull test, la dermatoscopia ed il tricogramma; è importante, infatti, esaminare al microscopio i capelli che cadono e confermare che si tratta di capelli in telogen, in quanto un'aumentata caduta di capelli può essere segno di molte patologie, con cause e risposte ai trattamenti molto diverse.
- Il pull test permette di valutare se la caduta dei capelli è normale o eccessivamente aumentata. Il test viene effettuato in diverse aree del cuoio capelluto dal dermatologo, che esercita con la mano una leggera trazione; quando si estraggono meno di 6-10 capelli, il risultato del test è considerato nella norma. Per una corretta interpretazione, è necessario che i capelli siano puliti.
- La dermatoscopia del cuoio capelluto è lo strumento diagnostico più valido per la diagnosi di alopecia androgenetica. Questo esame non invasivo prevede l'uso di una videocamera collegata ad un monitor che consente di memorizzare le immagini acquisite. Con questa tecnica si evidenziano le condizioni del cuoio capelluto e la variabilità del diametro del capello, che rappresenta il segno precoce della malattia. Se la dermatoscopia dimostra una variabilità maggiore al 20% è possibile formulare la diagnosi, anche se la capigliatura è in apparenza molto folta.
- Il tricogramma consente, poi, di distinguere con precisione la percentuale di capelli in anagen, cioè in crescita, rispetto a quelli in telogen che stanno per cadere. Per l'analisi, viene strappato un piccolo ciuffo di capelli con un'apposita pinza, per essere osservato al microscopio.
Trattamento
Prima di tutto, il trattamento della calvizie dipende dalla diagnosi, ma anche da altri parametri quali l'età, il sesso e la gravità della condizione.
In molti casi, la calvizie è gestibile, soprattutto nelle sue fasi iniziali, con terapie farmacologiche in grado di arrestare la caduta o indurre una ricrescita del capello. All'assunzione di farmaci specifici, poi, è possibile associare trattamenti cosmetici (come lozioni, shampoo e fiale), integratori per bocca ed altre terapie locali (laser, PRP/Plasma Ricco di Piastrine ecc.), a seconda delle necessità del paziente.
È possibile fermare la caduta dei capelli?
Per trattare le varie forma di calvizie, è necessario rivolgersi al medico specialista che prescriverà la terapia, sia locale che sistemica, ritenuta più idonea per risolvere il problema.
Al contempo, risulta essenziale risalire alla causa scatenante per intervenire su di essa in modo specifico.
Altro approccio utile all'eccessiva caduta dei capelli è quello di smettere di fumare, migliorare le abitudini alimentari e, nei limiti del possibile, evitare l'assunzione di farmaci non indispensabili.
Il ciclo del capello prevede tempi piuttosto "lunghi", quindi è importante ricordare che l'efficacia di questi trattamenti può risultare solo dopo un uso continuo e costante (almeno 3 mesi).
Cosa fare in caso di Calvizie androgenica
Fortunatamente, però, esistono vari trattamenti farmacologici (sistemici e topici) che possono rallentare o arrestare il decorso della malattia. Tra questi rimedi, c'è il minoxidil. Questa molecola è usata per combattere l'alopecia androgenetica - sia negli uomini, che nelle donne - nelle prime fasi della malattia. Con tale trattamento, i primi risultati iniziano a vedersi 6-7 mesi dopo l'inizio della somministrazione, a patto che l'uso del farmaco sia continuativo.
Altra molecola utilizzata è la finasteride a basso dosaggio, che funziona, però, solo per la calvizie di tipo maschile, inibendo la conversione del testosterone a diidrotestosterone.
In entrambi i casi, trattandosi di terapie ormonali, sono possibili effetti collaterali, come il calo della libido e la perdita dell'erezione, che tendono, però, a scomparire alla fine del trattamento.
La terapia medica può essere utilizzata in combinazione con cosmetici anticaduta (fiale, sieri, lozioni, shampoo ecc.), affinché possano agire sinergicamente per favorire la ricrescita dei capelli.
Oltre ai trattamenti farmacologici esistono, comunque, altri possibili interventi, come l'autotrapianto di capelli, che si associa quasi sempre ad ottimi risultati.